Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Kiri94    14/10/2016    1 recensioni
Questa saga tratta eventi successivi alla Kiri no Gemini - Zero Arc, pertanto invito a leggere questa saga solo nel caso si abbia già letto le saghe precedenti.
La storia entra nel suo arco narrativo finale: due anni sono trascorsi dalla battaglia contro gli Zero, ed è il momento di risolvere i problemi alla fonte, confrontandosi direttamente con la mente dietro ogni avvenimento nefasto della storia... gli Insyder!
Ma una cupa ombra nera sta lentamente divagando per il mondo, corrompendo la serenità ed un clima di pace apparente... una minaccia senza precedenti, che rischia di avere pesanti ripercussioni sull'umanità stessa e l'intero ecosistema del pianeta.
Gli Insyder vanno fermati in tempo, mentre le lancette del countdown alla catastrofe scorrono inesorabili, ma l'impresa si rivelerà più ardua del previsto...
In una storia che trascende le barriere del tempo, la Famiglia Kokuyo dovrà dare il meglio di sé per poter, finalmente, mettere la parola "fine" alle macchinazioni della mente dietro tutto e tutti... ce la faranno?
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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Erano ormai passata circa un'ora e mezza da quando la Barriera di Gravità era stata eretta: superato l'attimo di sconforto, Katie aveva ripreso la marcia verso le stanze successive, decisa a proseguire sebbene iniziasse a pentirsi amaramente dell'impulsività che l'aveva fatta allontanare dal gruppo – Sono stata una stupida... perché prima sono fuggita così? Kurai-nii e Mirai-nee sono stati così carini con me nonostante quello che ho fatto... volevano semplicemente aiutarmi ed io come ringraziamento me ne sono andata... – sospirò, continuando a camminare attraverso i lunghi ed ampi corridoi, completamente immersa nei suoi pensieri – Eppure continuo a non capire... cosa significano quei "flash" che mi vengono ogni tanto? E' come se... come se il mio cervello andasse in blackout ed agissi per istinto, così che quando riprendo il controllo il danno è fatto e mi ritrovo disorientata e confusa, finendo con il farmi sopraffare dal panico. Mi chiedo... quanto sono pericolosi questi scatti? Potrei arrivare perfino a ferire un amico? O è semplicemente uno dei molteplici "effetti collaterali" a cui aveva accennato il signor Byakuran prima di attivare il processo per il risveglio dei miei ricordi? Ah! – come se avesse preso la scossa i pensieri di Katie tornarono immediatamente a focalizzarsi sulla missione – Ma che sto facendo?! Non è il momento di pensarci! Devo immediatamente ricongiungermi a qualcuno dei miei compagni, sono ancora in pieno territorio nemico! Vediamo... se non ricordo male quel che ho visto prima affacciandomi alla finestra dovrei essere al penultimo piano, e Yuniko e Vittorie erano dirette al tetto: mi conviene dirigermi lì e sperare di incrociarle allora! – esclamò con fermezza, accelerando il passo per percorrere il più velocemente possibile ciò che restava del corridoio, spalancando la porta senza esitazione ritrovandosi in una stanza immensa dalle enormi vetrate e dalle pareti decorate da immensi arazzi recanti diversi stemmi e blasoni risalenti ad epoca medievale: il soffitto era adornato da colossali candelabri in ottone, e per tutta la stanza erano disposte ordinatamente lunghissime tavolate.

Senza la benché minima ombra di dubbio, aveva raggiunto la sala da pranzo.

Con cautela, Katie varcò la soglia avvicinandosi alla vetrata più vicina, scoprendo con un sospiro di sollievo di non essersi affatto sbagliata: il tetto era esattamente sopra la sua testa, le bastava trovare una scala che la portasse al piano successivo e si sarebbe ricongiunta alle due compagne.

Tuttavia, come colpita da un fulmine, l'istinto di Katie percepì un flebile movimento provocato da una corrente d'aria che spense gran parte delle candele simultaneamente e che la spinse a spostarsi di lato, appena in tempo per evitare un micidiale pugno che si abbatté con prepotenza sulla vetrata polverizzandola in finissime schegge che brillarono alla luce lunare come polvere di diamante.

Rotolando sul fianco a distanza di sicurezza e rialzandosi con agilità con un unica serie di movimenti, Katie evocò la Kirislayer e si mise in guardia, guardandosi attorno in cerca del nemico che, con la stessa velocità con cui era arrivato, sembrava essersi volatilizzato.

Uroborus si materializzò in forma tangibile deciso a darle una mano nell'individuare il nemico e stabilendo un contatto telepatico con la ragazza in modo da minimizzare i tempi di reazione, con scarsi risultati: per qualche ragione, non riuscivano ad avvertire nessuna presenza – Uroborus... credi che se ne sia andato? – pensò la ragazza, ottenendo un responso negativo dallo Spirit – Temo di no... potrebbe essere ancora nell'area ma immobile per celare la sua presenza in attesa di tenderci un altro agguato, non abbassare la guardia! – rispose prontamente Uroborus... e così fu: non passò nemmeno un secondo che la parete attigua alla finestra sfondata esplose in una pioggia di polvere e detriti che offuscarono la vista alla ragazza, la quale fu così troppo impegnata a tossire per vedere una figura umanoide avvicinarsi a lei con velocità sovrumana afferrandola per la faccia e lanciandola con forza incredibile da una parte all'altra della stanza, spazzando via nel tragitto diversi tavoli che si ritrovarono nella sua traiettoria e causando così una pioggia di schegge di legno che si sparsero per il salone.

Il tutto avvenne così velocemente che Katie non riuscì nemmeno ad accorgersene, ma per sua fortuna Uroborus si era velocemente frapposto dietro di lei assumendo forma materiale e attutendo così l'impatto, col risultato però che la forma fisica si dissolse in una fiammata costringendo lo Spirit a rientrare nell'Hell Gear per rigenerarla.

Katie si rialzò quindi barcollando, portandosi la mano destra alla spalla sinistra ed estraendo una grossa scheggia che si era infilata a media profondità – Gra... grazie, Uroborus! Se non fossi intervenuto tu probabilmente sarei morta sul colpo... sei riuscito ad individuarlo? – domandò mentalmente mentre rimaterializzava la Kirislayer nella sua mano, ottenendo in risposta un flebile – Guarda davanti a te – da parte dello Spirit esausto.

E così fece: mettendo bene a fuoco il polverone poteva distinguere la figura umana che avanzava a passo deciso verso di lei.

Inaspettatamente, proprio mentre Katie si preparava a lanciarsi all'attacco, il nemico misterioso parlò – I miei complimenti, ragazzina. Sei la seconda persona che sopravvive a ben due dei miei assalti, il che significa che sei parecchio forte. Posso sapere il tuo nome? – domandò con una voce vagamente metallica che per qualche inspiegabile ragione risultò familiare a Katie, senza rallentare il passo.

Colta alla sprovvista, Katie decise di rispondere, senza però abbassare la guardia – Sono Katie... Katie Rokudo. E tu... tu sei...! – ma, proprio mentre stava per concludere la frase, la vista le si annebbiò e una serie di immagini prese a scorrerle davanti agli occhi talmente velocemente da sembrare un uniforme telo bianco puro, che man mano si tingeva di colori confusi, i quali assumevano pian piano forme dapprima indistinte, poi sempre più riconoscibili finché, infine, il turbinio cessò, mostrandole una realtà del tutto diversa a quella che stava vivendo fino ad un istante prima.



Un incessante pioggia cadeva sulle rovine di quella che un tempo era una ridente cittadina: ovunque vi erano scheletri di palazzi fatiscenti e costruzioni in rovina, che costituivano il desolante paesaggio di una città fantasma.

Qua e là lampeggiavano ad intermittenza luci di insegne ormai inutili e di qualche lampione sopravvissuto a tutta quella devastazione... eppure, nonostante tutto, la città non era completamente disabitata: quattro figure incappucciate sbucarono da dietro una casa crollata, correndo senza fermarsi versò chissà quale destinazione.

Dopo qualche minuto, giunsero al cospetto di una vecchia scuola media crollata per metà nella quale vi si rifugiarono senza esitare fino a giungere in quella che con ogni probabilità era stata la sala mensa dell'edificio, dove finalmente tirarono un sospiro di sollievo.

Il primo a levarsi il cappuccio fu un uomo biondo avente una grossa cicatrice all'altezza del naso – Hey, Mukuro-san... dici che l'abbiamo seminato, byon? – domandò con voce rotta dal fiatone all'uomo che reggeva in mano un grosso fagotto – Non percepisco più la sua presenza da un po', ma bisogna essere cauti.. quel bastardo è parecchio ostinato, e non abbiamo ancora fatto in tempo a riprenderci da tutte le ferite che ci ha provocato l'ultimo scontro. Nagi – disse quindi, rivolgendosi alla donna al suo fianco – Ti affido Katie – disse, passandole il fagotto – io andrò con Ken e Chikusa a sorvegliare l'ingresso e ad erigere qualche illusione a protezione del luogo. A dopo piccola! Kufufu~ – disse con un sorriso al viso della bambina che fece capolino dal fagotto di vestiti dal quale cercava di liberarsi, per poi dirigersi fuori dalla stanza assieme ai due uomini lasciando Chrome e la bimba da sole.

Con un sorriso amaro, Chrome li osservò allontanarsi finché la grossa porta non si richiuse alle loro spalle, quindi aiutò la figlia a liberarsi dagli indumenti – Ecco qua... va meglio ora, Katie? – domandò alla piccola accarezzandole la guancia: Katie annuì – Sì, mamma... ma dove siamo? Non torniamo più all'albergo? Il letto lì non puzzava ed era comodoso! – domandò agitando le piccole braccia come per dare enfasi al discorso, fissando la madre con occhioni pieni di speranza e curiosità alla cui vista Chrome non se la sentì di dirle la verità: d'altronde, come poteva spiegare ad una bambina di soli 5 anni che l'albergo in rovina, il luogo dove avevano vissuto nell'ultimo anno, era stato distrutto dall'ultimo attacco dell'agente degli Insyder mandato sulle loro tracce per eliminarli?

Fortunatamente, Katie era molto intelligente, per cui le bastò spiegare il concetto con altre parole meno dirette – Tesoro mio, l'albergo è stato rubato da quelle persone cattive vestite di nero: d'ora in poi questa sarà la nostra casa. Non avrà i letti comodi, forse, ma in compenso abbiamo un sacco di spazio, non sei d'accordo? – domandò alla piccola, che annuì con entusiasmo – Sì, hai ragione! Qui c'è tanto spazio per giocare! E poi almeno anche Zio Ken e Zio Chikusa potranno finalmente dormire comodi invece che ammassati nello stesso letto! Fa niente se non c'è il letto morbidoso, a Katie va bene così! L'importante è che tutti siano comodi! – guardandola con un faccino adorabile e sinceramente felice.

Trattenendo a fatica le lacrime, Chrome la strinse forte a sé in un abbraccio – Katie... tu sei la mia... no, la nostra benedizione. La nostra speranza. Non perdere mai questa luce capace di risplendere in maniera così intensa in questi tempi bui... puoi promettermelo? – le sussurrò all'orecchio, accarezzandole i capelli mentre lei rispondeva – Non preoccuparti mamma... Katie non smetterà mai di sorridere, perché sa che questo rende felici anche tutti gli altri! – allegramente, baciando poi la madre sulla guancia ed esclamando subito dopo – Ti voglio bene, mamma – ricambiando la stretta.



Katie tornò alla realtà, trovandosi momentaneamente spaesata per un istante – Cosa... cos'era quello? Che significa quella visione? – mormorò fra sé e sé, dimenticandosi per un istante di essere nel mezzo della battaglia: fu proprio la voce del suo avversario a riscuoterla – Hey, hai sentito quello che ho detto? – esclamò spazientito.

Udendo la sua voce Katie sussultò e si voltò di scatto verso di lui, scoprendo con sua sorpresa che nel frattempo era uscito completamente allo scoperto: si scoprì essere un uomo tonico alto all'incirca un metro e ottanta, dai vividi occhi argentei e i capelli rossi ma sfumati dalla metà in poi in bianco in una maniera che le ricordò stranamente i suoi capelli.

L'uomo vestiva la tunica degli Insyder, ma il suo istinto le diceva che non era provvisto di Emperor: l'atmosfera che lo circondava era strana, quasi irreale, come se egli non fosse nemmeno umano... tuttavia, nemmeno lei riusciva a spiegarsi il perché di quella sensazione.

Senza nemmeno rendersene conto, però, finì con l'ignorarlo di nuovo... ma questa volta il suo avversario non ebbe la pazienza di aspettarla – Ti vedo molto distratta, Katie. Forse questo ti sveglierà un po'! – disse con freddezza, scattando avanti talmente velocemente che Katie non riuscì manco a vederlo arrivare: tuttavia sentì fin troppo bene la potenza del pugno duro come l'acciaio centrarla al plesso solare spedendola a schiantarsi con forza contro il muro, con il risultato che fu a terra col respiro mozzato e sputando sangue prima ancora che potesse rendersene conto.

Implacabile, l'uomo si incamminò lentamente verso di lei – Alzati. Se voi intrusi foste davvero così deboli, Lord Augustus non mi avrebbe mai riattivato. Avanti – esclamò gelido, avanzando fino ad arrivarle nuovamente davanti: tuttavia, Katie non riusciva a respirare, figuriamoci a rialzarsi – Quindi è così... questo è tutto ciò che puoi fare. Patetico. Beh, suppongo che i dati su di te fossero errati. Katie Rokudo, proveniente da un'altra linea temporale e trasportata qui dall'Emperor IF, e successivamente sfuggita al nostro controllo: credevo saresti stata un obbiettivo piuttosto scomodo di cui sbarazzarmi. Spero almeno che i tuoi compagni siano in grado di resistere a più di un paio di colpi, altrimenti non comprendo cos'ha destato preoccupazione a Lord Augustus – tendendo il palmo della mano destra davanti al volto della ragazza: inaspettatamente, il palmo si aprì e ne fuoriuscì una canna di fucile di grosse dimensioni, che puntò alla tempia di Katie – Niente di personale, Katie – sparando una raffica di proiettili calibro 7,62 che ridussero ad un colabrodo sanguinolento la testa della ragazza, ponendo così fine alla sua esistenza.

A lavoro compiuto, l'uomo ritrasse la canna nel palmo della mano e si avviò verso l'uscita senza aggiungere altro, quando improvvisamente un boato echeggiò per l'enorme stanza, causato dal pavimento frantumato da giganteschi rovi neri come la pece, i quali si diramarono tutt'attorno ostruendo ogni via d'uscita: finestre, porte, e perfino il muro sfondato dall'attacco a sorpresa che Katie aveva subito poco prima, venne sbarrato da quei rovi oscuri e duri come l'acciaio.

Sorpreso, l'uomo si guardò intorno, constatando che inspiegabilmente Katie era in piedi al centro della sala viva e vegeta, e senza alcuna ferita – Interessante... per cui perfino un androide può cadere vittima di una illusione, uh? – mormorò la ragazza con un ghigno – Mi spiace, rottame... ma non posso permetterti di uscire vivo da questa stanza – e, come se gli avesse letto nel pensiero, Uroborus attivò l'Hell Gear – Ho sperimentato sulla mia pelle quanto tu possa essere letale. Quelli erano proiettili anticarro, dico bene? E non solo sei dotato di un simile armamentario, disponi pure di una forza disumana e una velocità incredibile, oserei dire più o meno pari a quella dell'Hell Gear di Lily-san: sei decisamente un pericolo, per cui non mi rimane altra scelta che ridurti così male che non riusciranno nemmeno a smistarti nella differenziata! – esclamò risoluta, puntando verso di lui una delle Omnislayer per poi svanire nella nebbia, riapparendo un istante dopo sopra la sua testa in caduta libera eseguendo un affondo dall'alto che l'androide prontamente evitò roteando di lato per poi tornare al punto precedente sferrando un calcio rotante, colpo intercettato prontamente dall'altra Omnislayer di Katie, la quale contrattaccò sfilando la lama infilzata nel terreno e sferrando un fendente a spazzata, ma anche questo colpo andò a vuoto con l'androide che saltò per evitarlo e a mezz'aria tirò nuovamente fuori dalla mano la canna del fucile con il quale sparò una raffica di proiettili verso Katie, proiettili che vennero bloccati da uno scudo improvvisato coi pochi rovi non utilizzati per ostruire le vie d'uscita e che le donò il momentum necessario per vibrare un poderoso fendente alla gola dell'avversario – E con questo segno la parola fine! – urlò, osservando con soddisfazione la lama fendere la superficie della pelle del collo dell'androide.

Tuttavia, il massimo che riuscì a fare fu di danneggiare il rivestimento esterno: a quanto pare, il suo avversario era principalmente meccanico, e ne uscì indenne – Esattamente come ho detto prima... patetico. Suppongo che i dati a disposizione su di te fossero davvero errati, lo farò presente: a quanto pare, l'Emperor del signor Axis è difettoso, così come le creature che richiama a sé – allungando il braccio e afferrando Katie per la gola per poi scagliarla con forza contro al muro, e stavolta per davvero: fatto ciò, si voltò di spalle senza nemmeno degnarla di uno sguardo – Non sei un'avversaria degna di me, né tanto meno un pericolo per Lord Augustus – esclamò gelido senza fermarsi dirigendosi verso l'accesso principale della stanza, ancora ostruito dai rovi.

Lentamente la vista di Katie si appannò, e respirare si fece sempre più difficile – No... io devo... fermar... – ma non riuscì a concludere la frase: l'oblio la richiamò a sé, e nuovamente le ormai familiari serie di immagini sfocate prese a vorticare davanti ai suoi occhi, cancellando la sua coscienza.



I suoni di una feroce battaglia echeggiavano per tutto l'edificio in rovina, scuotendolo fin dalle fondamenta: Chrome giaceva rannicchiata attorno ad una tremante Katie a mo' di scudo, stringendola forte per tranquillizzarla – Mamma! Che succede?! Papà sta bene, vero...? – pigolò in lacrime, più spaventata per la sorte di Mukuro che per i forti boati con conseguenti tremolii da parte del soffitto instabile: aumentando la stretta, Chrome la baciò sulla fronte – Va tutto bene tesoro mio... tuo padre è fortissimo, e con lui ci sono anche Ken e Chikusa... non perderà, stai tranquilla! – sfoderando un largo e rassicurante sorriso, prontamente imitato dalla piccola, la quale si asciugò le lacrime esclamando – Hai ragione! Papà non perderà contro quel... – ma un inaspettato silenzio di tomba che calò sul luogo la interruppe a metà frase – ...? Che succede? Papino ha già vinto? – domandò con aria curiosa e stupita, guardandosi intorno cercando di capire cosa stesse succedendo.

Chrome si morse il labbro inferiore, visibilmente preoccupata: aveva davvero vinto? O forse questo improvviso silenzio significava che era accaduto il peggio?

Scosse violentemente la testa per cancellare quel pensiero: doveva mantenere la calma ed essere positiva. Non poteva concedersi il lusso di farsi cogliere dal panico davanti a Katie.

Un rumore di passi echeggiò per il lugubre corridoio, a ritmo serrato ed inesorabile... non poteva appartenere né a Chikusa (troppo veloce) né a Ken (troppo lento) né tantomeno al marito (troppo ritmato), e questo allarmò la donna.

Con un rapido gesto, infiammò l'anello a forma di gufo evocando Mukurowl senza farsi vedere da Katie, stabilendo con lui un contatto telepatico in modo da condividerne la visione per poi mandarlo in avanscoperta nel corridoio: tuttavia, prima che potesse osservare alcunché, Mukurowl venne immediatamente distrutto confermando i suoi peggiori sospetti.

Sbiancando come un lenzuolo, Chrome trattenne a fatica le lacrime e regolarizzò il respiro: quindi, con lo sforzo psicologico più grande mai compiuto in vita sua, guardò la figlia sorridendo ed indicando la porta dietro di lei – Hey Katie, guarda! E' tornato! – cercando di mantenere un tono convincente e naturale.

Funzionò: Katie si voltò a guardare la porta esclamando – Chi è?! Zio Ken? Zio Chikusa? Papino? – distogliendo lo sguardo dalla madre, e fornendo così a Chrome l'occasione che aspettava.

Con un rapido, precisissimo colpo alla nuca, Katie svenne senza nemmeno rendersene conto: quindi, con le lacrime agli occhi, Chrome la prese in braccio e la sdraiò in un angolo della stanza, nascondendola alla vista con una potentissima illusione protettiva – Scusami, piccola mia... ma non voglio... che tu veda questo – mormorò con voce spezzata, mentre attivava il Vongola Gear della Nebbia evocando il familiare Khakkhara con cui aveva combattuto mille battaglie, impugnandolo con mano tremante mentre le lacrime iniziavano a scorrere senza controllo – ... ti prometto che proteggerò nostra figlia a costo della vita. Qualunque cosa accada... non toccherà la nostra Katie! Ken, Chikusa... vi ringrazio per tutto quello che avete fatto fin'ora... avete reso la mia vita degna di essere vissuta e regalato un sacco di momenti felici... riposate in pace, e prendetevi cura del mio amato Mukuro. Io vi raggiungerò il più tardi possibile! – esclamò, puntando l'arma verso la porta, udendo il rumore di passi arrestarsi in prossimità della soglia.

Con un colpo secco, la porta venne brutalmente scardinata e si schiantò con fragore al suolo, seguita dall'ingresso di un'alta figura di un metro e ottanta avente una chioma di capelli rossi sfumati dalla metà in poi in bianco in una maniera così simile ai capelli di Katie: immediatamente lanciò un occhiata a Chrome, squadrandola con i suoi vividi occhi argentei – Chrome Dokuro... Guardiana della Nebbia della Decima Generazione dei Vongola, nonché ultima sopravvissuta della suddetta famiglia. Mukuro Rokudo e i suoi compagni sono stati terminati, per cui ti chiedo di non opporre resistenza così da rendere il tutto il più indolore possibile. Lord Augustus mi ha ordinato solo la vostra eliminazione: non ho alcun motivo per torturarvi – osservandola con occhi glaciali.

Serrando la presa sull'arma, Chrome esclamò – Ti piacerebbe, eh, Aiden?! Ti piacerebbe eliminarmi senza fatica per poi tornare a leccare il culo a quel vecchio psicopatico, non è vero? Beh, sai che ti dico? – alzando il Khakkhara verso l'alto – Ti trascinerò all'inferno... CON ME! – e nel dirlo colpì con forza il terreno, che esplose istantaneamente come fosse cristallo, lasciando al suo posto un'infinità di immensi occhi aventi nelle iridi i kanji dall'1 al 6 ad osservarli dall'oscurità più totale, oscurità che si diffuse anche alle pareti e al soffitto, inglobando il tutto in un'atmosfera da incubo, dove Chrome, roteando l'arma, scatenò anche colossali colonne di fuoco avvolte da fiori di loto, che travolsero l'androide in pieno.

Tuttavia, Aiden emerse dalla lava senza il minimo danno, avanzando nella sua direzione come se niente fosse – Nonostante l'illusione sia di prima qualità ci vuole ben altro per ingannare i miei sensori – spalancando il palmo verso la donna ed estraendo la canna del fucile – Ripeto: non opporre resistenza, subirai un'eliminazione indolore – sparando una raffica di colpi, che Chrome evitò dissolvendosi nella nebbia e riapparendo alle sue spalle, impugnando il Gear al contrario ed esclamando – Cambio forma! – in italiano: incredibilmente, il Khakkhara mutò divenendo una lunghissima lancia a doppia punta circondata dall'anello con i sei kunai del Vongola Gear regolare, ma la fiamma che di solito ardeva in cima all'arma si era diffusa avvolgendo completamente il Cambio Forma nella sua interezza – Se le illusioni non funzionano... allora userò il corpo a corpo! – affondando l'arma verso la schiena dell'androide, che però con un movimento fulmineo intercettò il colpo e afferrò l'arma, bloccandola – Troppo lenta! – esclamò, ma non fu abbastanza rapido da accorgersi di Chrome, la quale sfruttò la lancia tenuta saldamente ferma come punto d'appoggio con cui darsi lo slancio per colpirlo al volto con un poderoso calcio – Tu dici? – esclamò con un sorrisetto molto simile a quello del defunto marito, riuscendo a spostarlo quel tanto che bastava a liberare l'arma e a portarsi a distanza di sicurezza, dove si strappò via la benda con un gesto fluido – Non ho intenzione di trattenermi nemmeno un po'... non m'importa dei danni che subirà il mio corpo, non ho nulla da perdere... – il kanji dell'occhio destro passò a 4 – ... perché quello che conta davvero... – portò la mano all'occhio e lo perforò in un'esplosione di sangue – ... è proteggerla ad ogni costo! – un'immensa aura nera avvolse la donna, mentre l'iride rosso dell'occhio destro si rigenerava recando un kanji a metà strada fra il 4 ed il 5, ed una fiamma Nebbia lo avvolgeva mentre il sangue colava rigandole la guancia come lacrime ed il lato sinistro del corpo veniva ricoperto da linee nere.

Nonostante emanasse una sensazione di potenza sufficiente a destare l'interesse di Aiden, questo ibrido fra il Sentiero degli Umani e quello dei Demoni sottoponeva il corpo della donna ad uno sforzo indescrivibile, forzandolo a superare di molto i suoi limiti: Chrome, perfettamente a conoscenza di stare combattendo un duello da cui non poteva uscirne viva, era decisa a dare tutto quello che aveva per proteggere sua figlia.

Prima che Aiden potesse proferire parola, Chrome si lanciò all'attacco sferrando una sferzata dalla potenza sovrumana, talmente forte che l'androide si ritrovò ad indietreggiare, e un'altra, e un'altra ancora, iniziando a bersagliarlo di colpi così rapidi e potenti che per la prima volta il suo avversario sembro trovarsi in seria difficoltà, incapace di contrattaccare: eppure, nonostante a prima vista potesse sembrare il contrario, non stava subendo alcun danno veramente degno di nota.

L'incessante serie di colpi e i ripetuti rumori, tuttavia, svegliarono la piccola Katie, al riparo dietro una sorta di cubo trasparente indistruttibile generato da quasi tutta la fiamma a disposizione di Chrome – ... mamma? Dove sei? – mormorò la bambina disorientata, guardandosi intorno senza trovare nessuno, finché una serie di bagliori che comparivano e scomparivano ad intermittenza attirò la sua attenzione – E quello cos'è? – esclamò sorpresa, cercando di distinguere la rapidissima figura che stava attaccando.

Non appena il suo sguardo si posò su chi stava subendo i feroci attacchi il cuore le saltò un battito: aveva riconosciuto uno dei due combattenti – Quello... quello è... Aidin! – esclamò spaventata, non riuscendo a pronunciare il nome correttamente – E quella che sta combattendo contro di lui... chi è? – sussurrò, strizzando gli occhi per distinguere meglio le figure.

Nel frattempo, Aiden aveva terminato di calcolare il tempo che intercorreva tra un attacco e l'altro, con il risultato che, respinto l'ennesimo attacco, contrattaccò con un movimento fulmineo approfittando di quella frazione di secondo per afferrare la gamba di Chrome e roteare su sé stesso lanciandola poi a cozzare violentemente contro il muro, dove la donna lanciò un urlò straziante di dolore avvertendo diverse ossa fratturarsi e una delle costole rotte danneggiarle gli organi interni, completamente separata dal resto della gabbia toracica in seguito al durissimo impatto contro al muro.

L'urlo gelò il sangue alla bambina, la quale riconobbe la voce e con un grido di puro terrore si lanciò con forza contro la parete invisibile urlando a squarciagola – NOOOOO, MAMMA! MAMMA! PERCHE' L'HAI FATTO, AIDIN? PERCHE' HAI FATTO MALE ALLA MIA MAMMA?! – scoppiando a piangere disperata, mentre colpiva coi suoi piccoli pugni disperati il muro illusorio che la proteggeva da ogni pericolo nella speranza di abbatterlo per poter correre dalla madre.

Inaspettatamente, tuttavia, l'attacco disperato e incessante sferrato da Chrome aveva sortito qualche effetto: le braccia di Aiden erano ricoperte da profonde ammaccature, e in alcuni punti la copertura metallica era addirittura saltata, lasciando allo scoperto un tessuto biosintentico molto simile alla carne viva: oltretutto, i ripetuti colpi avevano anche ottenuto l'effetto di danneggiare il sistema centrale dell'androide, che barcollava leggermente mentre camminava verso di lei per finirla – Stima dei danni subiti: 17%. Operativo ancora ad un discreto 83%. Incredibile, Chrome Dokuro: mi aspettavo al massimo un margine di danno inferiore al 2%, hai superato ogni mia aspettativa! Suppongo che voi umani definireste questa sensazione "rispetto" – esclamò gelido, continuando ad avanzare.

Constatato il fatto di non potersi muovere, e che Katie era ancora al sicuro dietro l'illusione, Chrome capì che ormai il suo tempo era agli sgoccioli: la consapevolezza di stare per morire cancellò in lei ogni paura o restrizione emotiva – Kufufu~ – ridacchiò in modo incredibilmente simile al marito – Rispetto, hai detto? Buffo... un tostapane non dovrebbe essere in grado di provare simili emozioni. Mi sbaglio, forse? Ghn...! – il solo pronunciare queste parole le costò una fatica indicibile, ma ne valeva la pena: era decisa a togliersi almeno questa soddisfazione.

Impassibile, Aiden continuò la sua avanzata, estraendo il cannone dal palmo della mano – Sono queste le tue ultime parole, Chrome Dokuro? – domandò con calma, fermandosi in piedi davanti a lei prendendo la mira verso la sua testa.

Con un sospiro, Chrome scosse la testa – A dire il vero... prima di andarmene, vorrei correggere la tua frase di prima. La stima totale dei tuoi danni, in realtà... – mormorò con tranquillità, e prima che finì la frase si udì un fortissimo stridio metallico: Aiden si ritrovò a crollare in ginocchio, incapace di controllare i suoi arti inferiori, senza nemmeno avere il tempo di capirne il motivo – ... è del 100% – concluse con un sorriso, rivolgendo uno sguardo indescrivibile a parole alla figura sanguinolenta di Mukuro Rokudo dietro l'androide mentre estraeva il tridente che aveva affondato nel corpo di Aiden – Questo è per aver ucciso Hibari Kyoya prima che potessi farlo io – esclamò, quindi con un altro poderoso affondo potenziato dalla forza del Sentiero degli Umani gli tranciò di netto il braccio destro – Questo è per aver ucciso la mia preda, Tsunayoshi Sawada, e tutti gli altri Vongola – disse nuovamente, per poi amputare anche l'altro braccio meccanico prima che Aiden potesse sparargli addosso – Questo è per aver ucciso i miei compagni! – con un calcio lo ribaltò sulla schiena per poi affondare il tridente nel ventre, premendo a fondo fino ad inchiodarlo nel terreno – Questo... è per aver ferito la mia Nagi...! – ad ogni colpo la sua furia aumentava: Chrome non lo aveva mai visto perdere la calma in questo modo prima di allora – E infine, questo... – un centinaio di tridenti illusori apparvero sopra le loro teste – ... è per aver osato rubare il futuro di mia figlia!!! Arrivederci, Aiden... ci vediamo all'inferno! KUFUFUAHAHAHAH!! – ed emise un ultima, agghiacciante sadica risata prima che la pioggia di tridenti si abbattesse sul suo corpo tenuto in vita dal puro ed intenso desiderio di terminare l'esistenza dell'androide e su ciò che restava di Aiden, riducendolo ad un ammasso di tessuti sanguinolenti e pezzi di metallo informe.

Mukuro Rokudo aveva davvero trascinato con sé il suo avversario all'inferno.

Chrome scoppiò in lacrime, lacrime sospese a metà in quel sottile limbo che esiste fra gioia e disperazione, sollevata al pensiero che sua figlia fosse sana e salva ma disperata al pensiero di doversi separare da lei: tuttavia, il freddo diffuso in tutto il corpo e la vista che pian piano veniva meno erano un segno inequivocabile... la vita la stava lentamente abbandonando, e presto avrebbe rivisto il suo amato marito e tutti i suoi amici e compagni, con cui aveva vissuto gioie e dolori.

Tuttavia, Chrome non poteva sapere che, da dietro la barriera, Katie era sveglia e aveva assistito con i suoi occhi a tutta la scena: il rumore delle nocche insanguinate e delle grida disperate della figlia non potevano raggiungerla. Non più.



L'androide aveva appena spezzato uno dei rovi che ostruiva il passaggio, quando un movimento alla sue spalle lo costrinse a voltarsi: con sua sorpresa, vide Katie rialzarsi in piedi, con i pugni così serrati che le unghie si erano conficcate nella carne dei palmi delle mani – Aiden... – mormorò Katie, muovendo un passo in avanti – Aiden...! – ripeté ancora una volta il nome del suo avversario, con crescente odio e aggressività nel suo tono di voce – AIDEEEN!!!!!!!!!!! – urlò a pieni polmoni, scatenando attorno a sé una tormenta di petali di rosa nera affilati come rasoi che devastarono il mobilio della sala per poi prendere a vorticare attorno a lei come un'aura, tramutandosi in fiamma Nebbia-0 e poi nuovamente in petali di continuo, impugnando le Kirislayer diventate inspiegabilmente nere come la pece mentre Uroborus attivava il sigillo di emergenza all'Hell Gear per evitare che il demone approfittasse dello stato emotivo della ragazza per possederla.

L'androide osservò con interesse la scena, come se improvvisamente avesse trovato qualcosa degno del suo tempo – Quindi alla fine le informazioni che mi sono state fornite sul tuo conto non erano poi così erronee! Dico bene, Katie? O forse dovrei dire... Black Rose? – esclamò, mostrando per la prima volta una leggera variazione emotiva nel suo tono di voce mentre si preparava allo scontro.

   
 
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