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Autore: NeroNoctis    14/10/2016    1 recensioni
Jimmy è quello che la società definisce come pazzo, disadattato e persona da evitare. Convive da sempre con una voce nella sua testa, voce che lo fa impazzire e lo spinge a commettere azioni deplorevoli. In un contesto fatto di sesso, droga,violenza ed omicidi apparentemente slegati tra loro, dove Jimmy è vittima e nemico di sé stesso, riuscirà a prendere in mano la sua vita ed uscire dal casino in cui vive?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nel nostro secolo un altro cimitero deve essere aggiunto alla lista della crudeltà umana: quello dei mai nati.
- Papa Giovanni Paolo II


Lydia era intenta a preparare qualcosa, mentre la debole luce del giorno morente entrava dalla finestra. Jimmy non riusciva ad abituarsi a quell'ambiente così rilassato, profumato e colorato, ma tentava di sforzare ogni fibra del suo corpo per non vomitare. Era abituato all'odore dell'erba, non a quello delle piante casalinghe. Poi quelle pareti giallo tenue della cucina erano fastidiose, ma si dopotutto erano due personalità completamente opposte, nessuno avrebbe gradito i gusti dell'altro, anche se la ragazza aveva una cultura musicale non male per la sua... perfezione.

Perché sì, al primo impatto Lydia era perfetta: quei capelli neri lucidi come le piume di corvo, quelle labbre che apparivano soffici e quel viso che, nonostante fosse acqua e sapone, irradiava una bellezza che Jimmy non aveva mai visto in nessuna altra ragazza. Il suo dedicarsi al pianoforte, a quelle letture classiche che non aveva mai neanche preso in considerazione e il suo studiare in quella facoltà che non aveva ben capito.
Una semplice perfezione.

Una perfezione comunque scheggiata: era bastato soltanto un misero filmato finito online per distruggere la vita di quella ragazza: pianti, domande senza risposte, vergogna, il sentire le risa e gli insulti della gente, il tentato suicidio. Bastava così poco per mettere fine alla vita di qualcuno? Bastava un semplice click per ditruggere ogni cosa?

Sospirò, tentando di concentrarsi su altro. Non voleva pensare ai problemi di Lydia, non adesso. Ma non voleva neanche pensare ai suoi, di problemi. Quei problemi che improvvisamente, avevano un nome: Jack. Per la prima volta, in vita sua, pensò di essere pazzo, anche se quel pensiero svanì pochi attimi dopo. Sapeva che Jack era reale, nella sua testa sì, ma era comunque reale. E quel Jack che prendeva possesso del suo corpo aveva ucciso due dottori, ne mancavano altri due alla conta.

"E dopo averlo fatto... i gemelli del Dottor Scott saranno le nostre ultime vittime" Jimmy ripensò a questa frase detta da Jack, ma perchè i gemelli di quel dottore che non aveva mai sentito nominare dovevano essere le ultime vittime? Il volere del mondo, diceva Jack, ma perché le cose dovevano andare così? Proprio non capiva. 
L'unica cosa che voleva in quel momento era sentirsi, solo per un istante, una persona normale. Voleva che tutti lo guardassero senza timore, o senza essere fatti, proprio come faceva Lydia. Si, lei lo faceva sentire normale.

«Et voilà!» esclamò ragazza, voltandosi con un sorriso e osservando Jimmy, seduto con le braccia poggaiate sul tavolo. Il ragazzo si limitò a ricambiare quel suo sguardo, in attesa che dicesse altro. «La torta è pronta. Devo solo metterla in forno, io nel frattempo vado a fare una doccia» continuò.
Come poteva fare una doccia e lasciarlo solo là? Che ragazza ingrata. 

«Cos'è? Un invito?» rispose Jimmy, con un sorriso malizioso sulle labbra.

«Beh...» rispose lei, carezzando la guancia del ragazzo che sussultò a quel tocco «se un invito prevede una porta chiusa a chiave, sentiti libero di sfondarla. Quindi no, nessun invito! E non rovinare la torta!» la ragazza si dileguò, ancora sorridendo. Sembrava allegra, ma Jimmy preferì non fare domande, non dopo che Jack era stato con lei.

Il ragazzo poggiò la fronte sul tavolo, sentendo il freddo vetro di quella superficie. Trovava i tavoli in vetro inutili, si sporcavano subito e lasciavano vedere cosa c'era sotto, meglio quelli tradizionali. Sentì lo scrosciare dell'acqua provenire dal bagno, sforzandosi di non immaginare Lydia nuda, senza successo comunque. Quando rialzò la testa, resto immobile e senza fiato: seduto di fronte a lui c'era... sè stesso.

«Ciao Jimmy» esclamò l'altro.

«Jack?»

«Proprio così. Cosa c'è? Sei stupito del fatto che riesci a vedermi o ti stupisce il fatto che io sono praticamente te? Stessi vestiti, stesso look... certo, prima o poi lo cambierò, sei troppo darkettone per i miei gusti»

Jimmy battè la palpebre diverse volte. Stava sognando, vero? Non poteva essere reale. Sentiva diversi brividi correre lungo la schiena, la bocca asciutta e le gambe tremare. Perché era così scosso? Jack era sempre stato nella sua testa, perché adesso lo vedeva seduto lì ed uguale a lui? Doveva essere un allucinazione, per forza.

«Comunque anche io ho pensato a Lydia sotto la doccia. Dovremmo entrare e farla urlare di piacere, non trovi? Dio, quel corpo è-»

«Sta zitto» sibilò Jimmy, a denti stretti, provocando un leggero sorriso al suo interlocutore.

«Oh... lei ti piace. Non importa, proverò più soddisfazione quando porrò fine alla sua vita»

Jimmy scattò in piedi, mentre Jack rimase comodamente seduto al suo posto. Non si muoveva, si limitava a sorridere. Jimmy tentò di colpirlo con un pugno in pieno viso, ma la sua mano trapassò il corpo del ragazzo, che continuo a restare immobile. Jimmy indietreggio, sentendosi improvvisamente impotente, mentre l'altro sbadigliò, visibilmente annoiato. «Chi sei?» chiese il ragazzo a Jack, che sembrava aspettare solo quella domanda.

«Chiedi a tua madre, lei saprà darti tutte le risposte» detto questo, Jack svanì nel nulla, lasciando Jimmy da solo in quella stanza. Senza pensarci due volte, il ragazzo afferrò un foglio e scrisse un messaggio alla ragazza, uscendo subito dopo dall'abitazione e dirigendosi, dopo tanto tempo, verso la casa di sua madre.



Jimmy suonò ripetutamente, mentre tentava di riprendere fiato. Aveva corso illuminato dalla luce del tramonto, mentre il buio della notte iniziava ad inghiottire ogni cosa. Il suo cuore batteva a mille e un senso di rabbia misto ad odio stava crescendo dentro di lui, odio verso quel Jack con cui aveva convissuto sin dall'infanzia e che adesso stava iniziando a divenire una minaccia anche per lui. Mentre aspettava di ricevere risposta da quella donna che aveva così ripudiato, si chiese perché Jack l'avesse mandato da lei. Forse era solo un modo per divertirsi, o aveva davvero delle risposte... per scoprirlo, doveva continuare.

Finalmente il rumore della serratura suggerì al ragazzo di essere di fronte alla verità, di fronte alla donna che l'aveva messo alla luce e con cui aveva avuto un rapporto sempre difficile. Gli occhi di lui si specchiarono in quelli stanchi di lei, che trattenne il fiato non appena lo vide. Jimmy la ricordava diversa... adesso sembrava invecchiata, debole. I suoi capelli castani non erano curati e il suo sguardo era stanco, così come la sua espressione generale.

«Jimmy?» chiese incredula la donna, con voce rotta da qualche tipo di emozione. Il ragazzo giurò di aver visto un lampo di amore negli occhi di lei, ma doveva essere solo la sua impressione. Non importava, doveva entrare e scoprire ogni cosa.

«Posso entrare?» chiese il ragazzo, con la donna che annuì debolmente e ancora in preda a mille pensieri. Una volta varcata la soglia, il ragazzo si guardò intorno: la casa era ridotta ad un porcile: muri sporchi, vestiti sparsi un po' ovunque e stoviglie ancora da pulire. Che strano... certo, quella casa non era mai stata da trasmissione Malati del Pulito, ma nemmeno così disastrata... e poi dov'era quel pezzo di merda là?

«Dov'è lui?» chiese Jimmy, osservando l'ambiente.

«L'ho mandato via poco dopo che tu sei andato via. Iniziò a dire cose orribili su di te, continuava a picchiarmi e così ho capito che dovevo far qualcosa» rispose la donna.

«Come se ti fosse mai importato qualcosa di me»

«Jim... sei mio figlio. A me importa di te»

Il ragazzo continuava a dare le spalla alla propria madre, anche se quelle parole lo fecero sentire strano, ma non importava, niente avrebbe cancellato quei momenti difficili, niente.

«Parlami di Jack»

La madre di Jimmy impallidì non appena sentì quel nome e, anche se il ragazzo era voltato, sentì l'atmosfera cambiare di colpo. Allora era vero: lei sapeva. Restò fermo, aspettando una qualsiasi risposta. 

«Come l'hai scoperto?» chiese la madre, avvicinandosi al ragazzo.

«Non importa, parlamene e basta»

La donna sospirò, invitando il ragazzo a sedersi sul divano, cosa che fece molto svogliatamente.

«Vedi... quando restai incinta, non c'eri solo tu. Doveva essere un parto gemellare, due maschietti. Dovevate essere in due... I miei Jimmy e Jack. Tuttavia durante il parto qualcosa andò storto: il tuo cordone soffocò Jack, uccidendolo. I dottori non riuscirono a fare niente... ricordo ancora il Dottor Jensen che urlava ai suoi tre colleghi, ma nulla, non riuscirono a salvare il tuo gemello»

A Jimmy gelò il sangue nelle vene. Jack era il suo gemello e adesso tutto gli appariva chiaro. Persino il volere il mondo. Il ragazzo osservò sua madre, successivamente si alzò e si diresse verso la cucina, poggiando le mani sul bancone. Sentiva il sudore nascere sulla sua fronte, mentre un freddo respiro si poggiava sul suo collo.

«Si Jimmy, sono tuo fratello. E mi vendicherò verso quei quattro dottori che non sono riusciti a farmi nascere. Mi vendicherò verso coloro che hanno permesso la mia vita come tuo parassita. Io avrò la mia vendetta, per poi rinascere. E voglio che quella vendetta, riprenda da qui, adesso»

Jimmy cadde sul pavimento, con la madre che scattò verso di lui. La donna si chinò sul figlio, carezzandogli il viso e chiamando continuamente il suo nome. Jimmy, Jimmy, Jimmy diceva. Ma quello non era Jimmy, non più almeno. Jack si alzò, abbracciò la madre e le piantò un coltello sulla schiena, mentre questa la guardava in preda allo shock e alle lacrime.

«Io non sono morto, mamma» sibilò Jack, guardando la donna pieno di odio.

«Jack?»

La mano del ragazzo si chiuse sul manico del coltello, togliendolo dalla schiena e conficcandolo sulla gola della donna, che cadde a terra priva di vita, mentre Jack, preso ormai il controllo di Jimmy, si dirigeva verso gli ultimi obbiettivi.



Passarono cinque ore, Jimmy si risvegliò in un luogo che non conosceva, circondato dall'inconfondibile odore del sangue. Si alzò con un tremendo mal di testa, trovandosi di fronte al cadavere di una ragazza, due uomini e sua madre. Alla base del macabro mucchio di corpi, un biglietto scritto col sangue:

HAI UCCISO TUTTI, JIMMY. COMPRESI I DUE GEMELLI DEL DOTTOR SCOTT. MA NON TEMERE, UNO DI LORO E' ANCORA IN VITA. UNO DI QUEI GEMELLI E' DIVENTATO IL MIO NUOVO CORPO. VEDI? ABBIAMO VINTO TUTTI. IO HO FINALMENTE UN CORPO TUTTO MIO, IL SACRIFICIO HA FUNZIONATO. TU HAI FINALMENTE UNA VITA SENZA DI ME. STAMMI BENE, FRATELLINO.

PS. HAI DETTO ADDIO A LYDIA?
   
 
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