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Autore: Emmastory    15/10/2016    3 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XIX

Rosa nel deserto

È passato un altro mese, e di Samira nessuna notizia. Siamo tornati ancora una volta a casa, tutti sani e salvi. Ad ogni modo, il tempo continua a scorrere, e il suo Soren è disperato, e così triste da non desiderare altro che aiuto. “Credi che stia bene?” gli chiedo, concentrando tutta la mia attenzione sui suoi occhi, azzurri come preziosi zaffiri. “Non lo so. So solo di averla persa. Quegli sporchi assassini l’hanno rapita, ed io devo ritrovarla.” Mi ha risposto, fissandomi con occhi colmi di dolore. “Ti aiuteremo noi, sta tranquillo. Disse poi Stefan, dopo alcuni secondi di silenzio trascorsi ad ascoltarci e pensare ad un piano d’azione. “Grazie. Grazie di tutto, ragazzi.” Fu la sua risposta, che denotò un animo coraggioso e una prontezza incredibile. Conoscevo Soren solo da poco, ma nonostante tutto, mi fidavo, e lui di noi. Sapevo bene che amava Samira con tutto sé stesso, e che ora, in un momento di tale calibro, avrebbe fatto di tutto per ritrovarla. Nel tentativo di infondergli coraggio, gli sorrisi, e improvvisamente, un acuto dolore alla gamba mi costrinse a chiudere gli occhi. Allarmato, Stefan mi sorresse, e facendolo, mi guidò verso la comoda poltrona del salotto. A quella vista, Soren mantenne il silenzio, ma a giudicare dall’espressione dipinta sul suo giovane volto, capii che era stavolta preoccupato anche per me. “Nulla di grave, vero?” chiese infatti, guardandomi negli occhi e attendendo una mia qualsiasi risposta. “No, è solo la mia gamba.” Dissi, per poi abbassare lo sguardo e tentare di massaggiarla e diminuire in tal modo il dolore. Per pura fortuna, il mio espediente parve funzionare, ma data l’esistenza di un rovescio per tale e metaforica medaglia, un nuovo dolore mi sconvolse, colpendomi stavolta dritta allo stomaco. Colta alla sprovvista, serrai palpebre e labbra, e quasi senza accorgermene, chiamai il nome di Stefan. “Rain! Ti prego, sta calma. Andrà tutto bene, mi senti? Tutto bene.” Disse, mentre io, sconvolta da quel gran dolore, non riuscivo davvero a sopportarlo. “Non… non può essere, è… è troppo presto!” gridai, lamentandomi sonoramente. Era vero. In fin dei conti, ero incinta di soli sette mesi, e malgrado un bimbo nato in tali condizioni avesse ottimi probabilità di sopravvivere, volevo davvero che il destino cambiasse le carte in tavola. “Non ora.” Mi ripetevo, parlando con me stessa nel solo tentativo di calmarmi e ritardare l’inevitabile. In quel preciso istante, quel dolore parve cessare e abbandonarmi, proprio come io stessa desideravo. A quanto sembrava, la mia piccola continuava a scalciare. Forse aveva fretta di nascere, venire al mondo e conoscerci lasciandosi amare dalla sua intera famiglia, o forse tentava semplicemente di comunicare la sua presenza al mio interno. Non potevo saperlo, né ne ero sicura, ma una cosa era certa. Il nostro gruppo sarebbe certamente partito alla ricerca della povera Samira, ora in mano agli sporchi e violenti Ladri, suoi vili aguzzini. Con l’arrivo della sera, Stefan ed io invitammo Soren a restare a casa nostra, e accettando, lasciò che gli parlassi. Volendo unicamente provare a consolarlo, gli chiesi di parlarmi della sua amata. “Credi che stia bene?” gli chiesi, sedendomi al suo fianco sul divano di casa e sapendo di stare toccando un nervo ora scoperto. “Sì.” Fu la sua semplice risposta, che mi diede nonostante uno stretto nodo alla gola gli impedisse di esprimersi. “Per quale ragione?” indagai, sperando di aiutarlo ad abbandonare ognuna delle sue paure, che ora parevano scuotergli il corpo in maniera sempre più violenta. Il silenzio riempì la stanza per alcuni secondi, allo scadere dei quali, ascoltai la sua risposta, la quale, apparendo tanto sincera quanto bella, mi permise di sincerarmi della realtà dei suoi sentimenti per lei. “Lei ce la farà. Ce la farà perché è forte e delicata allo stesso tempo, come un prezioso diamante o una magnifica rosa nel deserto.” Queste le parole che pronunciò, e che scolpii nella mia memoria. Proprio come quella formata da me e da Stefan, la loro era una coppia giovane, e data la felicità che avevano mostrato semplicemente guardandosi, appena prima di quello che considero un disastro, ero certa che nulla sarebbe mai riuscito a spezzare il profondo legame d’amore che i loro cuori, uniti, avevano creato.
   
 
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