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Autore: Steno    15/10/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
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Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
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Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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Come avrete notato le pause fra un capitolo e l'altro si stanno allungando e possiamo ringraziare la tesi di questo, ma conto in ogni caso di completare la storia entro la fine dell'anno, quindi non disperate.
Forse (e sottolineo forse) scriverò un piccolo speciale di Halloween che vedrà protagonisti come sempre Ageh eYlva e come special guest un personaggio attorno al quale ruoterà la prossima storia.
Come sempre vorrei ringrziare Chelibe e The_Rolewriters: i vostri commenti mi spingono a migliorare.
Solo un'ultima nota prima di lasciarvi alla storia, in questo capitolo incontrerete due nuovi personaggi a cui non è stato lasciato molto spazio; si tratta di Gathossia e Callum. Avranno i loro momenti di gloria nei prossimi capitoli non temete.
Buon divertimento.


 
12.


Il sergente Druve Caligari sogghignò vedendo il ragazzo che si avvicinava al posto di guardia sul Ponte degli Antenati, che segnava il confine oltre il quale gli estranei non si erano mai spinti da quando la città era stata costruita.
Fare la guardia a quel ponte era uno degli incarichi più onorevoli a cui un giovane guerriero di Iohunghar potesse aspirare, essere nominato come sentinella rappresentava un automatico riconoscimento di superiori capacità nel combattimento.

Eppure il sergente Caligari non era esattamente un guerriero modello; non era neanche un esempio decente di uomo in effetti. Era basso e non particolarmente muscoloso, inoltre negli ultimi anni i suoi addominali stavano sparendo sotto un sottile strato di ciccia. Però era il cugino del re e aveva approfittato di questa situazione in maniera scandalosa. Il suo carattere sgradevole e calcolatore non gli avevano procurato molti amici, ma era riuscito a farsi strada.

Da una parte l’approssimarsi del giovane principe un po’ lo colse di sorpresa, non credeva sarebbe mai tornato in città. Ma ci avrebbe pensato lui a fargli capire la portata del suo errore. Ad un suo cenno le guardie gli sbarrarono il passo formando una specie di muraglia umana. Anche la più bassa delle ragazze lo superava in altezza di almeno un palmo, ma cosa credeva di fare?

“Buongiorno, forse non lo sapeva ma quest’area è riservata” esordì incrociando le braccia.

“Sergente Caligari! Mi lasci passare!”

Era ridicolo! Portava una qualche specie di grossa lucertola in spalla, aveva fatto crescere i capelli e Indossava una specie di vestito, sembrava una donna. Questo gli diede un’idea.

“Ma cosa abbiamo qui? Dimmi ragazzina ti sei persa?” i suoi uomini ridacchiarono ma lui si dette un contegno, dopotutto era l’ufficiale responsabile.

Il ragazzino buttò il petto in fuori facendo agitare la lucertola che frustò l’aria con la sua lunga coda.

“Sono Ageh Corion, figlio secondogenito di re Corion Dale, principe di Pozu!” proclamò con la voce più perentoria che riuscì a tirare fuori.

“Sono desolato mia cara, già come ragazza non sei un gran che, ma come maschio hai proprio fallito” le guardie risero apertamente buttando indietro la testa senza spostarsi di un passo e Caligari si voltò come per andarsene.

Ageh inarcò un sopracciglio.

 
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Una deflagrazione scoppiò in lontananza facendo voltare gli occupanti del locale. Ma Ylva non si scosse minimante. Da quando Ageh li aveva scaricati lì stava semisdraiato sul tavolo con le braccia buttate in avanti e una guancia premuta sulla superficie.

“Sicuro che non vuoi nulla?” chiese premuroso Nren.

Ylva emise un suono insofferente.

“Se vuole morire di fame è una sua scelta!” sentenziò Mellia portandosi elegantemente un boccone alle labbra. Dopo il loro incontro disastragico si era fatta più gentile ma era comunque rigida come un pezzo di ghiaccio; e quale migliore occasione di un viaggio tutti insieme per sciogliersi un po’?
Certo forse non avrebbero dovuto trasportarla sulla nave mentre dormiva. Quasi aveva strappato le ali a Nren al suo risveglio, ma dopo le dovute spiegazioni l’avevano convinta a non dare fuoco alla nave.

“Ageh mi odia!” piagnucolò ancora il biondo.

“Ragazzino inizio a pensare che tu sia stupido. Te lo ha spiegato prima di andarsene: la città è divisa in due, in questa metà sono ammessi tutti, mentre dove stava andando lui possono entrare solo i nativi!” zia Fei gli diede una potente pacca sulla schiena.

La donna, anche se avanti negli anni, era bellissima. Il suo corpo, modellato dai continui allenamenti e abbronzato dal tempo passato sotto la luce del sole, si era mantenuto tonico e flessuoso. Nonostante i primi capelli bianchi e le rughe agli angoli degli occhi emanava comunque un’aura di potenza celata.

Ageh li aveva portati nella sua pensione prima di andare ad incontrare la sua famiglia. La città sembrava affollatissima per via delle imminenti nozze reali, eppure la donna non aveva esitato un attimo a trovare un paio di stanze per loro.

Ylva si tirò svogliatamente a sedere e si dedicò dissezionare il cibo nel piatto con poca convinzione. Callum gli batté una pacca sulla schiena comprensivamente; era un possente ragazzo alto quasi due metri, superava la sua piccola sorellina di quasi tutta la testa. Inoltre lei sfoggiava una folta chioma castana, così riccia da avvolgerla come una nuvola. La carnagione olivastra contrastava con il colore pallido del fratello, che se non fosse stato per i suoi capelli rossi, quasi arancioni, sarebbe sembrato monocromatico.

Probabilmente se ci fosse stata Frenuh non sarebbe stato così abbattuto, ma la ragazza era dovuta tornare ad Aggar e il biondo non stava prendendo bene questo nuovo sentimento che era la nostalgia. Persino Gavril aveva preferito andare con Ageh. Gli sembrava che ultimamente nessuno volesse giocare con lui.

Accoltellò con cattiveria una patata, quel pensiero non gli piaceva neanche un po’.

 
°°°°°°°°°°

Re Corion Dale non credeva che quel giorno sarebbe arrivato. Mentre addestrava le nuove reclute gli avevano portato un ragazzo dai capelli lunghi e una veste femminile di dubbia provenienza. Dopo un attimo di sorpresa riconobbe in quel giovane uomo il suo unico figlio maschio.

Lo stesso figlio che quasi un anno prima aveva abbandonato il suo clan per cercare fortuna. Come se ci fosse qualcosa a cui valesse la pena dedicare la propria vita oltre i confini di Pozu.

Non credeva che sarebbe mai tornato, ma ora era lì. E non era solo. Uno strano animale giocava ai suoi piedi con un gatto decisamente sovrappeso. Sembrava una lucertola con le ali. Re Corion aveva sentito parlare di animali del genere ma doveva esserci un errore, da quello che sapeva i draghi vivevano esiliati su un’isola nell’oceano. Perché uno avrebbe dovuto accompagnarsi a suo figlio.

“Sparito!” disse ancora concitatamente Colein.

“Ageh Corion!” la sua voce potente raggiunse senza difficoltà ogni angolo della piazza d’armi zittendo i mormorii, come aveva immaginato molti non avevano riconosciuto il loro principe “Hai fatto sparire tu il Ponte degli Antenati?”

“No”

“Come scusa?” c’era qualcosa di strano in lui, nonostante il suo aspetto sembrava più uomo in quel momento di quanto non lo fosse mai stato, cosa gli era successo?

“Non è sparito, è un illusione! È contro la tradizione che rimanga incustodito, anche se nessuno sano di mente lo attaccherebbe, così l’ho nascosto fino al ritorno del sergente Caligari”

Il re si sentì rincuorato, il ragazzo sembrava aver conservato un minimo di rispetto per le loro usanze.
“E sapresti dirmi che fine ha fatto il sergente?”

Ageh lanciò una breve occhiata al gatto obeso.

Fu più che sufficiente.

“Quello sarebbe il sergente? Riportalo immediatamente al suo aspetto originale! Come osi? Lui è un tuo superiore!”

Poi accadde una cosa che re Corion Dale avrebbe ricordato per sempre.

Ageh sbuffò scostando una ciocca di capelli che gli era scivolata davanti agli occhi.

“Non è un mio superiore, padre, io non sono un soldato, sono un mago”

“Per te sono re Corion! E se hai intenzione di partecipare al matrimonio, vedi di farlo come principe di Pozu!” girò sui tacchi e marciò fuori.

Dopo di lui il campo si svuotò molto in fretta, nessuno voleva rischiare di trovarsi ad accompagnare quello sgradito visitatore.

“Principe” Colein Vomonun non sembrava ansioso di squagliarsela come i suoi connazionali “Forse non avreste dovuto far sparire il ponte…e trasformare il sergente” gli disse lentamente. Non era un cattivo ragazzo, più che altro era una persona semplice. Era un guerriero eccellente e finché gli si indicava chiaramente un nemico non si tirava mai indietro; ma alcune cose, come la politica, erano al di fuori della sua portata. Nonostante questo era una persona piacevole da avere intorno.

Come tutti non capiva la magia di Ageh, ma sembrava anche non capire come praticare la magia potesse essere un problema. Di conseguenza, nella sua ignoranza, aveva sempre trattato Ageh con il rispetto che si deve ad un principe.

Il castano sorrise davanti alla sua esitazione. Riusciva quasi a vedere quanto il poveretto fosse combattuto fra la lealtà al suo re e al suo principe.

“Forse hai ragione Colein. Congratulazioni ad ogni modo” il ragazzone s’illuminò come il sole.

“Grazie!” esclamò dandogli una poderosa pacca sulla spalla.

“Riguardo al sergente, tornerà normale fra un’oretta, posso affidarlo a te?” cercò di massaggiarsi la spalla con disinvoltura, gli sarebbe venuto un livido, come minimo.

“Certamente!” esclamò Colein poi sembrò agitarsi di nuovo “Il ponte…”

“Ci penso io sulla strada del ritorno, manda qualcuno a sorvegliarlo”

“Sulla strada del ritorno? Non andate a casa mio principe? La vostra famiglia vi starà aspettando”

Ageh si perse a guardare verso l’altra metà della città.

“Sicuramente qualcuno mi sta aspettando, ma non in quella che un tempo era la mia casa”

 
°°°°°°°°°

“Ylva! Di nuovo?” Gathossia, la gemella di Callum, squadrava con disappunto il ragazzo biondo “Devi mangiare, non puoi andare avanti così”

Ylva puntellò le mani sul tavolo e si alzò di scatto facendo cadere la sedia. Adesso tutto il suo gruppetto lo guardava e questo lo irritò ancora di più.

“Ho sonno! Buonanotte!” sbottò.

Quel pomeriggio aveva provato a raggiungere Ageh con la magia, ma per qualche assurdo motivo la zona a nord del fiume era un’immensa area sacra al dio degli umani (*), quindi era stato tutto inutile.

Aveva anche chiamato Frenuh che era stata contentissima di sentirlo e di sapere che Ageh non lo aveva ucciso dopo che si era autoinvitato a casa sua, ma quando aveva iniziato a chiederle cosa faceva in quei giorni e perché, nonostante si concentrasse con tutte le sue forze su Aggar non riusciva a contattarla, lei aveva chiuso in fretta la comunicazione senza troppe spiegazioni.

Si lasciò cadere a faccia in giù sul letto.

Voleva solo addormentarsi e finire quella giornata schifosa.

 
°°°°°°°°°

Re Corion Dale si era posizionato in modo strategico, neanche si preparasse alla battaglia. L’entrata della sua dimora dava su una sala dall’aspetto rustico.

In quel momento fissava la porta dalla sua poltrona preferita posizionata su un piano rialzato rispetto al resto della stanza, proprio vicino al grosso camino, tratto immancabile in ogni abitazione degna di questo nome.

Al suo arrivo Ageh si sarebbe trovato a fissarlo dal basso con la luce del camino in volto. Ora non rimaneva che attendere.

E lo fece.

Per ore.

Finché finalmente bussarono. Si affrettò a raddrizzarsi sulla sedia mettendo su un’espressione impenetrabile. Sua moglie Numbra aprì la porta senza commentare quella messinscena.

“Colein!” esclamò con un tono che sarebbe potuto sembrare quasi sconsolato il re in carica.

“Colein!” esclamò entusiasta Daira da un altro punto indeterminato della casa.

“Buonasera mio signore, io e la principessa andiamo a correre” il ragazzo lo salutò compostamente.

“Scendo subito!” urlò ancora la ragazza.

“Ma dov’è quel buono a nulla di mio figlio?” il re si appoggiò allo schienale meditando sulla necessità di mandare una pattuglia a cercarlo.

“Ehm…” quello era l’unico difetto del suo futuro genero, presto sarebbe stato il principe consorte e ancora non era in grado di prendere la parola con decisione “Credo che il principe non abbia intenzione di venire qui stasera”

“Prego?”

“Ha detto che lo stavano aspettando e ha lasciato questa parte della città, l’ho accompagnato personalmente al ponte”

“Non è venuto da solo?” la regina s’intromise incuriosita nella conversazione “Ti ha detto se era con dei suoi amici? O magari con una ragazza?”

“Numbra!” Corion la interruppe scandalizzato “Nostro figlio si rifiuta di tornare a casa e tu ti preoccupi solo di chi potrebbe essersi portato dietro da quel covo di matti?”

La regina si voltò lentamente verso di lui e all’improvviso il re sentì la gola inaridirsi, conosceva quello sguardo. Per molte persone era stato l’ultimo ricordo.

“Se nostro figlio non vuole tornare, caro, probabilmente tu ne sei in buona parte responsabile, ancora non ti ho perdonato di averlo messo sulla porta con due spade e un cambio d’abiti senza consultarmi, quindi cerca di non innervosirmi ulteriormente”

La donna si rivolse nuovamente a Colein sorridendo e Corion riprese a respirare. La vita domestica tendeva a fargli dimenticare che all’occorrenza la sua dolce metà era anche una delle più spietate assassine in circolazione.

 
°°°°°°°°°°

La porta della camera di Ylva si spalancò facendo entrare la luce e il ragazzo si alzò infuriato, non gli capitava spesso di essere così depresso e in quelle rare occasioni era meglio stargli alla larga.

Si stava già preparando a spedire l’intruso in mezzo all’oceano senza vestiti quando tutti i suoi intenti omicidi si dissolsero in uno sbuffo.

“Ageh?”

“Cos’è questa storia che non mangi?”

Ageh entrò con un Gavril sonnacchioso in braccio seguito da un paio di vassoi fluttuanti. La porta si richiuse da sola, il castano si sedette sul letto lasciando andare il drago che si raggomitolò contro il fianco del biondo infilando la testa sotto il suo cuscino.

“Non avevo molta fame” il biondo si era raccolto le gambe al petto, improvvisamente il suo stomaco vuoto si era risvegliato e ora protestava.

“Mangia che domani abbiamo un mucchio di cose da fare” un vassoio si posò davanti a lui e per qualche minuto mangiarono entrambi senza parlare.

“Abbiamo?”

“Si”

“E la tua famiglia?”

“Ho visto mio padre, immagino domani incontreremo anche gli altri”

“Non credevo saresti tornato qui”

Ageh si fermò con un pezzo di pane a mezz’aria.

“Non lo pensavo neanche io” diede un morso. Quando era piccolo, zia Fei gli cucinava il pane alle noci ogni volta che andava a piangere da lei, probabilmente aveva passato il pomeriggio a prepararlo. Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”


*Si tratta di Baelagal, il dio della razza umana. Ci sono diverse religioni intrecciate insieme ma in linea di massima si può dire che gli dei, non importa dove sono adorati, sono tutti parenti in qualche modo. Presto scriverò un approfondimento su di questo e anche su altri aspetti di questi popoli così diversi fra loro. Se ci sono alcuni dettagli che vi hanno incuriosito e che vorreste vedere approfonditi non avete che da dirlo, farò in modo di sanare qualsiasi curiosità.
   
 
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