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Autore: Altair13Sirio    16/10/2016    3 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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<< Dopo di te… >> Riley agitò la mano come per fare strada ad Andy, che sembrò riluttante a passare in mezzo a quella staccionata vecchia e scardinata.
<< Sarebbe questo il luogo segreto? >> Un vecchio cantiere abbandonato non sembrava quello che si sarebbe aspettato il ragazzo, ma Riley non smise mai di sorridergli.
<< Avanti! Una volta dentro nessuno ci potrà disturbare. >> Disse lei spingendolo per farlo entrare nel territorio del cantiere.
Andy allungò un indice verso le proprie spalle. << Forse non hai visto il cartello: questo posto è proprietà del Comune, non puoi entrarci come se… >> Riley continuò a spingerlo finché il ragazzo non ebbe inciampato in una pietra sul terreno. Cadde a faccia in giù e si spinse con i gomiti con molta fatica per tornare a guardare verso l’alto. << Se ci scoprono passeremo dei guai! >> Disse con tono seccato, cercando di non fare caso al fatto che Riley lo avesse praticamente buttato a terra di sua spontanea volontà.
La ragazza tese il braccio ammanettato e aspettò che Andy si fosse rialzato, prima di avanzare e andare a sedersi su dei grossi tubi di cemento al centro di una piazzola di mattoni circondata da tubi di ferro conficcati nel pavimento e qualche parete di cemento eretta tempo addietro. << E’ proprio per questo che è il posto perfetto dove far sviluppare un po’ la tua virilità! >>
Andy cercò di prenderla più seriamente possibile, ignorando il sorrisetto di Riley atto a stuzzicarlo, e chiese:<< Che cosa vuol dire? >>
Riley sospirò alzando gli occhi al cielo. << Sei un maschio, sì? >> Si alzò avanzando verso di lui.
Sembrava una domanda trabocchetto. << Sì…? >> Rispose rapido Andy confuso.
Dapprima Riley sorrise, poi mise le mani sul petto di Andy e lo spinse indietro. << E allora comportati da maschio, porca miseria! >> Andy cadde di nuovo a terra, con meno impeto questa volta. La ragazza sembrò non sentire nemmeno il suo peso dalle manette.
<< Che cosa ti aspetti che faccia? >> Chiese adirato e un po’ sorpreso, mentre cercava di rialzarsi. << Cosa intendi? >>
Riley alzò gli occhi al cielo di nuovo, mostrandosi esasperata dalle domande del ragazzo. << Dovrebbe essere normale per te, voler provare qualcosa di nuovo… >> Mormorò offrendogli la mano per rialzarsi. Andy la fissò con sospetto, pensando che quello fosse un altro scherzo, ma quando le prese la mano, la ragazza lo aiutò a rimettersi in piedi senza fargli nessun tiro mancino. << Infrangere le regole, scappare alla polizia… Tutto questo non ti elettrizza neanche un po’? >>
Andy la fissò con un sopracciglio inarcato mentre si spolverava i vestiti con le mani. << Dovrebbe? Ho solo l’impressione di stare per cacciarmi in guai sempre più grossi… >> Si guardò intorno come preoccupato.
<< E questo è il tuo problema! >> Gli disse in faccia lei puntandogli un dito sul petto. << Pensi troppo! Smettila di pensare e buttati in un’avventura, qualcosa che dia una scossa alla tua vita! Come dovresti diventare popolare, se non riesci a uscire neanche per un istante dai tuoi limiti? >> Andy alzò una mano come per calmare la ragazza.
<< Prima di tutto: chi ha mai parlato di diventare popolare? >> E rivolse uno sguardo di rimprovero alla ragazza. << E poi, qui il problema ce l’hai tu! Quindi datti una calmata e vedi di capire cosa non va in te, per poter rimediare. >> La spinse senza mettere troppa forza nelle braccia e la ragazza tornò seduta sul tubo di cemento; sorrise intrigata, capendo di aver risvegliato lo stesso Andy che prima l’aveva ammanettata.
<< Ecco, quello sguardo mi piace proprio! >> Disse con un sorrisetto, mentre Andy faceva sparire quell’espressione di rimprovero per sedersi accanto a lei.
<< Oh… Andiamo, Riley! >> Si lamentò guardandola negli occhi. << Perché devi continuare a concentrarti su di me, quando sei tu quella nei guai? >>
Riley non smise di sorridere. << Perché io ci sono abituata. >> Disse con leggerezza. << E avverto che tu, invece, sei molto preoccupato per quello che è successo oggi… >>
Andy si alzò rapidamente allargando il braccio libero. << Ci credo che sono preoccupato! Ti ho fatta evadere e sembra che non te ne importi niente! >> Si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa. << Mi hai portato in questo posto, e non capisco ancora perché… Perché non provi ad essere un po’ più responsabile e cerchi di rimediare ai tuoi errori? >>
Riley gli rivolse uno sguardo di sufficienza; non le piaceva sentirsi fare la predica, benché meno da uno più piccolo di lei. << Io non ho nessun problema ad affrontare le conseguenze dei miei errori! >> Rispose con tono basso.
<< Ah sì? E allora perché sei voluta scappare? >> Quella domanda lasciò senza risposta Riley, che normalmente non avrebbe avuto problemi a trovarne una; non aveva pensato ancora a come spiegare il suo bisogno di fuggire il prima possibile da lì. Come avrebbe dovuto dire a Andy la verità? E sarebbe stato veramente necessario dire la verità o sarebbe bastato mentirgli spudoratamente? Se la sarebbe bevuta? Di certo non poteva dire che era scappata di casa e che aveva vissuto per strada per tutto quel tempo, sfuggendo costantemente ai suoi genitori…
Riley assunse un’espressione composta, gli occhi ridotti a fessure e la bocca stretta e serrata. << E va bene, Andy. Vuoi una spiegazione? Ti accontenterò… >> Si mostrò perfettamente sicura di sé, senza lasciar trasparire la minima insicurezza, e tutto a un tratto le parole cominciarono a fluire via dalle sue labbra.
<< E’ vero che ho fatto tante cose brutte e non mi sono neanche mai preoccupata di chiedere scusa per quello, ma se le cose stanno così è colpa del mio passato e della mia famiglia… >> Avrebbe cercato di inscenare la parte della “vittima innocente”. Già sentiva la soddisfazione nell’essere riuscita a farla franca, se la sua messinscena avesse avuto l’effetto desiderato… << Sono scappata di casa tre anni fa, abbandonando un padre alcolizzato che mi picchiava frequentemente e una madre a lui succube; i miei parenti e amici non credevano a una singola parola detta per chiedere aiuto e salvarmi da quel mostro, e le percosse erano parte della mia vita ormai… >> Si sforzò di farsi lacrimare un occhio per rendere la sceneggiata ancora più credibile, come per far credere che anche il solo rammentare quei ricordi la faceva stare male. << Finché un giorno, tre anni fa, decisi di dire “basta”! Approfittando della distrazione di mia madre, rubai dei soldi ai miei genitori e comprai un biglietto dell’autobus per portarmi il più lontano possibile da loro, così che non potessero più trovarmi. >> Sospirò distogliendo lo sguardo con rammarico. << E’ superfluo dire che allora non avessi alcuna esperienza di come sopravvivere per strada, e fu allora che incontrai Duncan, il ragazzo che si prese cura di me e mi insegnò a rubare… >> Ridacchiò sorpresa. << Sì, Duncan è stato la mia salvezza, ma è un mostro dentro… Dopo essere scampata a mio padre, in ogni caso non ho certo trovato la libertà con lui. >> Stava dicendo ogni tipo di falsità per farsi credere da Andy. << E poi, come se non bastasse, sembra che i miei genitori mi abbiano finalmente trovata… Quando quel maledetto ispettore mi ha detto che in centrale era arrivata una foto di me, mandata direttamente dai miei genitori, ho cercato di spiegargli in ogni modo il perché della mia scelta, l’ho pregato di non avvertirli, ma è stato inutile… >> Abbassò lo sguardo con tristezza. << Alla fine, gli adulti fanno quello che vogliono, e siamo noi ragazzi a rimetterci… Io cerco solo la libertà che non ho mai avuto, Andy… So che è difficile da capire, probabilmente non crederai alla mia storia, e sì, lo so che tutto quello che faccio io è sbagliato e immorale, ma… E’ la mia liberta! >> Si sforzò di assumere un’espressione di supplica. << Smetterò di rubare, diventerò una brava persona, te lo prometto, ma ti chiedo solo una cosa… >> Gli prese le mani e lo guardò dritto negli occhi, con l’intenzione di colpirlo dritto al cuore. << Non mi consegnare alla polizia, non mi tradire pure tu… Dammi la possibilità di essere libera! >>
Andy non avrebbe mai detto di no; era troppo buono e ingenuo per non credere a quella storia, e Riley era un’attrice nata. Le rivolse uno sguardo incredulo, mentre le lacrime finalmente uscivano dalle ghiandole lacrimali della ragazza; adesso la recita era perfetta, grazie a quelle lacrime tardive. Senza sapere cosa dire, Andy si sedette accanto alla ragazza e le rivolse uno sguardo dispiaciuto. << Riley… Non potevo saperlo… Mi dispiace tanto… >>
Riley si asciugò le lacrime con la manica del giubbotto. << E’ che… Ho tanta paura, Andy… Ho visto la parte peggiore di questo mondo, e non voglio tornarci… Lo so che è molto da chiederti, ma… >>
A un tratto il cellulare di Andy squillò una seconda volta, proprio come era successo prima per strada. Con uno scatto, il ragazzo vi mise la mano di sopra e guardò lo schermo; di nuovo suo zio. Senza farsi dire niente, Riley lo punzecchiò fingendo una voce al limite della disperazione:<< Bé, ma in fondo per quale motivo dovresti rischiare e mettere in subbuglio la tua vita per me? >> Inspirò a fatica con il naso tappato. << Va’ avanti, rispondi pure… >> E detto questo abbassò lo sguardo, fingendo di aver abbandonato ogni speranza di salvarsi.
Andy fissò lo schermo per un attimo, prima di alzare lo sguardo con decisione e rifiutare la chiamata con un rapido movimento del dito. << Non lo farò, Riley. >> Disse con tono rassicurante mentre tornava a voltarsi verso di lei. << Non ti consegnerò a nessuno. >> Le prese le mani come aveva fatto lei prima e sorrise; un sorriso sincero, amichevole, che voleva dire che sarebbe andato tutto bene. Era troppo facile ingannare i ragazzi come lui.
Riley inspirò di nuovo con il naso chiuso e si sforzò di fare un sorriso di gratitudine. << Andy… Grazie… >> Mormorò con più voce, mostrandosi sollevata. Le venne spontaneo tendere le braccia come per aspettarsi un abbraccio, e come aveva previsto questo non tardò ad arrivare; fu anche una liberazione per lei, che poté così distogliere lo sguardo per un attimo, senza rischiare di ridere in faccia al ragazzo alla quale aveva raccontato tutte quelle frottole.
Finito l’abbraccio, Andy si mostrò subito più interessato al desiderio di Riley di fuggire e cercò di esserle più di aiuto possibile:<< Non risponderò a nessuna chiamata, spegnerò anche il cellulare così che non ci possano rintracciare! >> E detto questo mostrò il telefonino mentre lo spegneva. << Ma… Che cos’ha di tanto speciale questo posto? >> Chiese guardandosi intorno con interesse, alla ricerca di qualcosa di particolare che potesse dargli una risposta.
Riley ridacchiò. << Questo luogo è l’unico posto dove posso rimanere da sola per quanto tempo voglio. Non c’è la polizia, non ci sono i miei genitori, non c’è Duncan… >>
<< Né quegli idioti che ce l’avevano con te l’altro giorno… >> Si intromise Andy piegando la testa di lato e sorridendo leggermente.
Riley gli sorrise, grata ancora per averla aiutata – e questa volta il suo sorriso fu sincero – e continuò a parlare. << In questo posto posso essere me stessa senza dovermi preoccupare di mostrarmi forte o coraggiosa, scaricando la tensione come piace a me… >>
Andy sorrise divertito da ciò che stava per dire. << E… La vera Riley quanto è diversa da quella attuale? >> Le rivolse un sorrisetto mentre attendeva una qualsiasi reazione; la ragazza non ci mise molto a rispondere con una risata e spingendolo dalla spalla come una vecchia amica.
<< Non ti prendere troppa confidenza adesso! >> Rise. Era una risata vera, stranamente; non era ironica e non si stava prendendo gioco di Andy. Si sentiva bene nel sapere che quel ragazzo stava provando ad essere “amico”. Ma era tutta una bugia. << Ti voglio più sfacciato per essere finalmente “qualcuno”, ma non con me! >>
Anche Andy rise e i due si dondolarono sul tubo di cemento per un po’ di tempo, prima che Riley decidesse di alzarsi e raccogliere un sasso dal terreno sterrato all’esterno di quella piattaforma su cui erano saliti prima. Si voltò con Andy al seguito e si guardò intorno, alla ricerca di un bersaglio; lanciò il sasso senza molta convinzione contro un muro di un piano superiore che era stato ultimato solo a metà. << Lanciare pietre mi rilassa… >> Mormorò la ragazza dopo aver raccolto un altro sassolino da terra e averlo fatto saltellare un po’ nella mano. Alzò il dito puntandolo lontano. << Da quella parte c’è una villa abbandonata, dietro quegli alberi… >> Andy strabuzzò gli occhi per vedere la costruzione indicata da Riley e riuscì a scorgere un tetto di tegole vecchie. << Di solito cerco di colpire i vetri di quella casa con qualche pietra trovata in giro… Ti va di provare assieme a me? >>
Andy non sembrò entusiasta dell’idea, ma non si rifiutò apertamente. << Sei sicura che… >> Lasciò la frase in sospeso quando Riley gli ebbe rivolto un’occhiata seria, non di rimprovero, ma ammonitoria.
<< Sai Andy, io forse sarò anche esagerata e vorrò infrangere ogni tipo di regola, ma credo che tu sia il mio perfetto opposto, e che abbia bisogno di infrangere qualche regola ogni tanto… >> Gli porse un sasso con la mano libera e gli rivolse un sorriso amichevole. << Provaci, per lo meno. >> E detto questo rimase a guardarlo con quella faccia.
Andy non era per niente sicuro di quello, all’inizio; pensava che avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno con quel sasso, oppure avrebbero potuto essere scoperti per quella stupidaggine, ma decise di non darsi ascolto e accettò il sasso. Riley sorrise contenta quando lo fece e saltellò un paio di volte per prendere un po’ di spazio.
<< Va bene, guarda me! >> Disse tirando indietro il braccio con cui non era ammanettata al ragazzo. Dopo aver fatto roteare un po’ la pietra nella mano, Riley la lanciò con forza nella direzione della casa abbandonata, ma non raggiunse l’obiettivo e si perse tra gli alberi.
<< Dai, provo io. >> Disse Andy facendosi avanti. Lui aveva la mano opposta libera, e senza neanche prendere troppa rincorsa, riuscì a fare un buon lancio che colpì la casa su una parete alta.
Il ragazzo ghignò divertito mentre Riley sbuffava contrariata. << E’ solo perché ho dovuto tirare con la sinistra! Adesso ti faccio vedere io… >> E andò a cercare un altro sasso da lanciare tirandosi dietro un Andy molto divertito. Dopo che ebbe scelto la pietra da scagliare contro la casa, Riley tornò alla postazione di prima e tirò indietro il braccio, sperando che Andy non la intralciasse con le manette. << Sei pronto? Uno, due… >>
<< Spero che tu abbia i miei soldi! >> All’improvviso una voce fece saltare Riley sul posto e la ragazza lasciò cadere a terra la pietra; incitando Andy a seguirla, si gettò a terra e si nascose dietro una parete di mattoni. Quella voce l’aveva già sentita.
<< Che succede? >> Sussurrò Andy acquattato accanto a lei, mentre la ragazza spiava il gruppo di gente distante una quindicina di metri da loro. Lei non rispose, continuando a cercare una risposta in ciò che vedeva: c’erano tre uomini che si avvicinavano a un ragazzo fermo nello sterrato; quel ragazzo era Duncan, e se ne stava con le mani in tasca e gli occhiali da sole sul viso per ostentare sicurezza; non ci volle molto perché Riley riconoscesse gli altri tre, che erano gli stessi tizi che l’avevano aggredita, e il loro capo, Bad Dog; il ragazzo dai capelli quasi rasati a zero se ne stava in mezzo ai suoi due sgherri, al sicuro, mentre Duncan doveva affrontarli a viso aperto in quella situazione. Si rese conto solo in quel momento che il capo aveva un tatuaggio a forma di cobra dietro la testa, e che la coda dell’animale scendeva fino alla nuca. E’ il tatuaggio di cui parlava Duncan…
<< Riley… Riley! >> La voce di Andy la destò dalla trance in cui era caduta osservando i nuovi arrivati. Gli rivolse lo sguardo un po’ confusa e lui assunse un’espressione preoccupata:<< Li conosci? >>
Riley si voltò di nuovo a guardare Duncan e i tre teppisti. << Sì… >> Mormorò preoccupata per il suo amico. Che cosa stava per succedere lì? Quel mascalzone di Bad Dog aveva voluto incontrare Duncan per farsi dare i suoi soldi?
<< Ti mentirei mai? >> Chiese Duncan allargando le braccia e rivolgendo un sorriso sicuro di sé al capo del trio; non aveva sentito cosa si erano detti negli ultimi istanti, ma era facilmente intuibile che si fossero avvicinati, e ora c’erano al massimo un paio di passi tra le due parti.
<< Mi hai preso in giro tante volte, amico. >> Disse quello fermandosi molto sull’ultima parola della frase, come per mettere pressione a Duncan, che però mostrava disinteresse nei tentativi di minacciarlo di Bad Dog.
Il ragazzo di fronte a Bad Dog sorrise ridacchiando un po’. Continuava ad andare avanti e indietro sul posto, senza mai volgere le spalle al nemico; Riley sapeva che era teso. << Questa volta è diverso… >>
<< Ah, sì? >> Chiese Bad Dog inarcando un sopracciglio. << Per quale ragione? >>
Duncan sembrò cambiare tono all’improvviso; si mise le mani in tasca e abbassò lo sguardo sorridendo leggermente. << Questa volta c’è di mezzo lei. >>
Eh?! Riley rimase a bocca aperta e perse per un attimo la concentrazione sull’incontro che stava avvenendo di fronte ai suoi occhi. Duncan stava parlando di lei, senza dubbio. Era per lei che stava rischiando così tanto? Ci teneva davvero così tanto a lei?
Le parole del suo amico non ebbero lo stesso effetto sul capo dei furfanti, che rise sonoramente a quella frase. << Quella troietta che ti porti appresso? Già, sarebbe un peccato perderla… >> Si passò una mano sulla gamba sinistra che, Riley lo notò solo in quel momento, era fasciata; quella era la ferita che lei gli aveva procurato al loro primo incontro. In effetti, Bad Dog zoppicava leggermente… << Davvero carina… >> Ringhiò con astio nella voce mentre si toccava con più insistenza la gamba ferita.
<< Eh già… E’ sempre stata una lottatrice… >> Commentò quasi nostalgico Duncan. Alzò lo sguardo tornando serio. << Joel non c’è? E’ malato? >> Chiese notando che all’appello mancava un teppista; forse quei ragazzi non si dividevano mai, per questo sembrava strano che mancasse il quarto uomo…
Bad Dog abbassò lo sguardo piegando un labbro, mentre gli altri due ragazzi a fargli da guardie del corpo rimasero con gli occhi fissi su Duncan. << L’ho mandato a svolgere un lavoretto… Non preoccuparti per lui. >>  Da come il ragazzo lo rassicurò sembrò quasi che volesse lasciare intendere che ci fosse qualcosa di più in quella faccenda, ma Duncan non fece altre domande e tirò fuori un sacchetto di tela da sotto il giubbotto; dopo averlo rapidamente mostrato ai tre ragazzi di fronte a sé glielo lanciò morbidamente, e uno dei due ragazzi ai lati del capo lo afferrò con fermezza.
<< Questo è un acconto… >> Spiegò l’amico di Riley senza mai staccare gli occhi di dosso al ragazzo in mezzo. << Non è quello che ti aspettavi, ma spero che basterà a conquistare la tua fiducia… >>
Bad Dog si fece passare il sacchetto e ci mise una mano dentro; ne tirò fuori una manciata di monete tintinnanti, suddivise in tanti spiccioli e pochi soldi interi, più qualche banconota legata con un elastico, che vi fece ricadere dentro. Alzò lo sguardo lentamente, con fare inquietante. << Manca ancora parecchio denaro… >> Disse con tono tetro.
<< Riavrai i tuoi soldi! >> Disse Duncan senza alzare troppo la voce. << Ho bisogno solo di un po’ di tempo… Una settimana. >>
Bad Dog reagì di scatto alla proposta del ragazzo:<< Tre giorni! >>
<< Cinque! >>
<< Quattro! >> Era l’ultima sua offerta. Duncan sapeva che non avrebbe potuto ottenere di meglio, e quattro giorni sarebbero stati bene accetti anche in quella situazione. Se si fosse messo di impegno per riunire i soldi, forse ci sarebbe riuscito.
Annuì abbassando la testa, come per dire che non aveva altra scelta. << Va bene, Dog… Quattro giorni sono sufficienti. >>
<< E allora perché non li hai proposti prima? >> Chiese con voce roca il ragazzo al centro del trio. Duncan gli lanciò un’occhiataccia, ma non fece altro, sapendo che avrebbe potuto cacciarsi in guai più grossi.
Il trio di malviventi cominciò ad agitarsi per lasciare quel posto, ma Duncan li chiamò ancora una volta e li costrinse a voltarsi di nuovo verso di lui. << Riley non deve essere toccata! >> Scandì sollevando un dito. Il suo sguardo deciso mostrava anche quanto fosse nervoso mentre faceva quella richiesta a Bad Dog, ma nonostante se la stesse facendo letteralmente sotto non esitò a rischiare; Duncan non era mai stato un tipo coraggioso, ma aveva di sicuro una grande forza d’animo.
Bad Dog sembrò sorpreso quando Duncan gli si rivolse con quel tono; un sorrisetto sorpreso affiorò sul suo volto mentre i due ragazzi accanto a lui si avvicinavano al ragazzo. << Oh, ma certo! >> Disse con un largo sorriso. << Ma qualcuno dovrà pur pagare per tutto quello che la tua puttanella ci ha fatto! >> E detto questo, il suo sorriso si trasformò in un ghigno perfido.
Riley se lo stava aspettando, sapeva che sarebbe successo, e non appena vide uno dei due ragazzi dare un pugno in pieno stomaco al suo amico, si costrinse a distogliere lo sguardo, tornando a nascondersi dietro al muro che copriva lei e Andy e coprendosi il viso con le mani.
Andy si sporse un po’ di più per vedere la scena: dopo quel primo colpo, Duncan si piegò per tenersi la pancia dove era stato colpito e ricevette subito un altro pugno sulla schiena, che lo mandò a terra in un attimo; una volta finito nello sporco e nella polvere, i due ragazzi cominciarono a prenderlo a calci, e quando si resero conto che non avrebbe opposto resistenza, lo sollevarono e lo tennero stretto dalle braccia.
Bad Dog si avvicinò sorridendo meschinamente, infilando tra le dita un tirapugni dall’aspetto inquietante, mentre Duncan sputava un grumo di sangue a terra e alzava lo sguardo infuriato verso di lui. << Perché mi fai questo? Ho detto che ti porterò i tuoi cazzo di soldi! >>
Il ragazzo di fronte a Duncan si piegò leggermente in avanti e sorrise beffardo. << Lo so, Duncan, lo so… >> Mostrò i suoi denti bianchi con grande perfidia e si preparò a colpire l’amico di Riley. Il pugno fu sferrato con malizia e impeto, e Duncan non poté fare nulla per evitarlo, a parte urlare per manifestare il proprio dolore. << Ma se non posso fare niente a lei, mi toccherà scaricarmi con te. >> Sorrise di nuovo e lo colpì un’altra volta nello stomaco.
Andy si ritirò dietro al riparo e si voltò contrariato. << Aspetta… >> Disse pensando a qualcosa. << Duncan… E’ lui il ragazzo che vive con te? >> Puntò il pollice alle proprie spalle.
Riley riuscì ad annuire a malapena, tenendo sempre nascosto il viso dietro alle mani. Cercò di ignorare le urla di dolore del suo amico mentre Bad Dog lo colpiva ripetutamente.
<< Stavano parlando di te? >> Chiese Andy avvicinandosi a lei per farla stare un po’ meglio. Ancora una volta Riley annuì in silenzio.
<< Quelli sono i ragazzi da cui mi hai salvata l’altro giorno… >> Mormorò mostrando finalmente il volto provato da quella situazione. << Lui gli doveva dei soldi, e hanno voluto prendersela con me… >>
Andy la guardò incredulo, poi si voltò di nuovo a guardare per un attimo la scena che stava avendo luogo a pochi metri da loro. Fece una smorfia immaginando quello che dovesse provare in quel momento il ragazzo che stava venendo picchiato brutalmente e a un certo punto tornò a parlare con Riley. << Ma… Aspetta un momento… Se quello è Duncan, mi è sembrato molto diverso da come me lo hai descritto. >>
Riley alzò lo sguardo confusa, chiedendo una spiegazione ad Andy.
La spiegazione del ragazzo non tardò ad arrivare:<< Mi è sembrato che ci tenesse a te… >>
Riley non seppe come rispondere. Rimase a fissare Andy con gli occhi atterriti, in cerca di una risposta plausibile; non era nei piani che Andy incontrasse Duncan, quindi aveva pensato che non ci sarebbero stati problemi nel raccontargli una bugia su di lui. Non trovò nessuna risposta adatta a spiegare la sua situazione, e decise semplicemente di troncare la discussione lì. << Dobbiamo andarcene da qui. >> Disse a bassa voce, cominciando ad alzarsi. Andy la seguì con lo sguardo. Le avrebbe chiesto perché, visto che non erano stati scoperti, ma capì dall’espressione sul suo viso che avrebbe voluto allontanarsi da quel luogo il più velocemente possibile.
<< D’accordo… >> Mormorò alzandosi a sua volta e rimanendo dietro di lei. << Dove andiamo? >>
Riley si guardò intorno con circospezione, prima di adocchiare la casa verso la quale avevano lanciato i sassi precedentemente. << Là! >> Disse allungando un dito in quella direzione. << E’ un luogo disabitato e lontano dal centro; nessuno verrà a cercarci lì, almeno per oggi… >>
<< Per me va bene… Muoviamoci. >> Rispose annuendo Andy.
Riley avrebbe preso la guida e avrebbe scelto come allontanarsi da lì senza farsi scoprire, quindi si sporse leggermente da dietro il muro dove si erano riparati e lanciò un’altra occhiata al gruppo di ragazzi non distante da loro; fece una smorfia quando vide il viso esausto di Duncan e pregò che il ragazzo non sapesse mai della sua presenza a quell’incontro. Nessuno rivolgeva lo sguardo verso di loro, e sembrava che le urla di Duncan avrebbero coperto ogni suono che avrebbero potuto produrre, quindi la ragazza fece segno ad Andy di seguirla e cominciarono ad allontanarsi in silenzio.
Un altro pugno, un altro urlo. Poi il silenzio, improvvisamente. << Credo che così basti… >> Mormorò Bad Dog togliendo dalle nocche il tirapugni indossato prima. I due sgherri del ragazzo lasciarono andare l’amico di Riley e Duncan cadde pesantemente a terra, schiacciandosi sullo sterrato. << Che ti serva da lezione: nessuno può fottermi! >> Poi con un gesto, Bad Dog disse ai suoi compari di seguirlo e cominciò ad allontanarsi. Si fermò dopo pochi passi e tornò a voltarsi un’ultima volta. << Bad Dog! >> Scandì con rabbia, facendo nascondere il viso a Duncan, che temette di ricevere un altro colpo. << Nessuno mi chiama “Dog”! >> E con questo ultimo avviso, Bad Dog e i suoi se ne andarono.
<< Merda… >> Mormorò Riley, che si era bloccata a guardare la scena. << Andiamo, non possiamo tornare indietro. >>
Andy sembrò contrariato:<< Ma… Se ne stanno andando. Potremmo aiutare il tuo amic… >>
<< Ho detto, andiamo! >> Scandì con rabbia Riley rivolgendogli uno sguardo assassino. Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di completare la frase, ma annuì tristemente, riprendendo la marcia silenziosa.
La sfortuna volle che proprio Andy inciampasse su uno dei sassi che lui e Riley avevano buttato a terra prima di nascondersi; il ragazzo capitombolò sul cemento del fabbricato lasciato a metà e tirò a terra con sé Riley, che si lasciò sfuggire un urlo di sorpresa. Sia Duncan che i tre malviventi udirono quella voce e all’istante Bad Dog e i suoi tornarono indietro a controllare cosa stesse succedendo.
<< Tommy, Ryan! Vedete cosa succede laggiù! >> Ordinò agitando una mano nella direzione da cui era arrivato l’urlo.
<< Merda! >> Ringhiò a denti stretti Riley, mentre cercava di togliersi di dosso la carcassa lenta e goffa di Andy.
<< Scusa, scusa, scusa…! >> Balbettava lui cercando di aiutarla a rialzarsi.
Quando da dietro una parete comparì uno dei due ragazzi mandati da Bad Dog, Riley si rialzò rapidamente, costringendo Andy a fare lo stesso, e si mise a correre. << Merda, merda, merda! >> Urlò mentre quello lanciava un urlo per avvertire gli altri della loro presenza.
Andy arrancava dietro di lei, tirando dal polso per cercare un po’ di stabilità in più; Riley era più veloce e agile di lui, e anche se non avesse molta forza, riusciva a tirarselo dietro senza troppi problemi. << CORRI! >> Gridò voltandosi per un istante, sapendo che Andy avrebbe eseguito l’ordine. E infatti il ragazzo fu quasi spinto da quell’urlo, e cominciò a correre quasi più veloce di lei; mentre sentivano delle urla alle proprie spalle, Riley vide con la coda dell’occhio la testa di Andy che spuntava alla sua destra, e capì che stava facendo di tutto per essere all’altezza della situazione. Poteva vedere la fatica nel suo viso, ma anche la determinazione a non deludere la ragazza e tutto l’impegno che stava mettendo per riuscire a correre il più velocemente possibile.
A un ordine della ragazza, i due saltarono una pila di mattoni e continuarono a correre nella stessa direzione per non perdere tempo; sicuramente il fatto che fossero ammanettati insieme avrebbe giocato a loro svantaggio, ma cercarono di proteggere in tutti i modi il vantaggio che avevano sui loro inseguitori. Passando vicino a una serie di stecche di ferro legate assieme, Andy ebbe l’idea di slegarle e lanciarle contro i due ragazzi alle loro spalle per rallentarli un po’; quando lo vide fermarsi di colpo, Riley non capì immediatamente cosa stesse facendo e si mise a urlargli contro, ma quando lo vide lanciare i ferri per terra, facendo così incespicare i due ragazzi in mezzo ad essi, sentì quasi di essere stata superata in astuzia da quel ragazzo. << Forza, andiamo! >> Fece lui tirando per la prima volta le manette, costringendo Riley a ricominciare a correre a perdifiato.
Per non perdere la faccia, la ragazza cercò di rimproverare Andy mentre si allontanavano da lì:<< Quando ti dico di correre, tu corri! >>
<< Eh?! >> Esclamò quello senza capire. Le fece spazio per farla passare per prima in mezzo alle assi scardinate della staccionata che accerchiava il cantiere e le disse di sbrigarsi con un gesto rapido della mano. Riley fece una smorfia di disappunto e passò in mezzo alla staccionata, riprendendo a correre non appena Andy fosse passato dietro di lei e si inoltrarono nella vegetazione che divideva il cantiere abbandonato e la vecchia casa fatiscente.
Il terreno non era solido come nel cantiere, in alcuni punti si rischiava di inciampare o sprofondare, e la strada da percorrere era perlopiù in salita; per questo Riley urlò più volte avvertimenti al ragazzo assieme a lei, oltre che per far valere la sua autorità.
<< Forza! Manca poco… >> Lo incitò quando furono davanti a una salita troppo ripida da fare in piedi. C’era una montagnetta di terra alta un paio di metri di fronte a loro, e oltre di essa potevano vedere il profilo della vecchia casa stagliarsi verso il cielo che cominciava a coprirsi di nuvole; dietro di loro però potevano udire le urla dei loro inseguitori farsi sempre più vicine. Non potevano cercare un’altra strada, dovevano arrampicarsi subito, ma Riley pensava che Andy non sarebbe riuscito a farcela.
<< D’accordo, segui me… Okay? >> Disse voltandosi verso di lui. Il ragazzo le rivolse uno sguardo allibito e lei si lanciò contro la montagna di terra, arrampicandosi il più rapidamente possibile e raggiungendo la vetta dopo aver trovato qualche appiglio nella scalata; radici scoperte, rocce sotterrate… Si sorprese quando vide Andy accanto a lei che ultimava la sua scalata senza troppi problemi; in effetti non aveva sentito le manette tirare, erano sempre stati allo stesso livello così che la loro condizione non li rallentasse. << Come hai…? >> Lasciò perdere la sua domanda inutile e si alzò tirando a sé il ragazzo per farlo mettere in piedi. << Non importa, corri! CORRI! >> Quell’ultimo urlo fu quasi una liberazione per la ragazza, che adocchiò con la coda dell’occhio i ragazzi che ancora dovevano affrontare quella scalata, e si lanciò subito verso la casa.
<< Giriamo dall’altro lato! >> Esclamò lei preoccupandosi di farsi sentire dai ragazzi alle loro spalle. << Li semineremo! >>
<< Che stai dicendo? >> Chiese Andy ansimando, voltandosi verso di lei nel bel mezzo della corsa.
Riley mostrò i denti fulminandolo con lo sguardo. << Zitto! >> Soffiò come un gatto mentre i due ragazzi correvano paralleli alla parete esterna dell’abitazione. Adocchiò una finestra rotta e la indicò al compagno:<< Di qua. >> Disse in fretta poggiando le mani sul davanzale e sollevando una gamba per scavalcare.
Andy capì solo in quel momento la strategia della ragazza e aspettò con impazienza che la strada fosse libera perché potesse scavalcare a sua volta ed entrare nella casa; dall’altra parte Riley gli fece segno di sbrigarsi con le mani, muovendo la bocca come se stesse parlando ma senza rilasciare alcun suono. Una volta dentro, Riley spinse Andy a terra e si schiacciarono entrambi sotto la finestra, in attesa che il pericolo passasse.
Sentirono dei passi pesanti sul terreno, poi i loro inseguitori si fermarono per fare il punto della situazione. Udirono i loro pesanti respiri e poi uno prese la parola:<< Vedi niente? >>
<< No… Correvano come lepri… >>
Ci fu silenzio per alcuni istanti, poi il secondo ragazzo ad aver parlato riprese la parola.
<< Ci siamo allontanati parecchio, e con quella gamba Tobias non ce la farà mai ad arrivare fino a qui… >> Fece un’altra pausa. << Torniamo indietro e diciamogli che non li abbiamo raggiunti. >>
<< Va bene. >> Acconsentì l’altro smettendo di ansimare. << Ma non chiamarlo Tobias, o ti spaccherà la faccia! Hai visto come ha conciato Duncan per averlo chiamato “Dog”… >>
<< Già… Povero bastardo. >> E a poco a poco le loro voci si fecero sempre più distanti, fino a sparire del tutto.
Solo quando Riley non sentì più nulla provenire da fuori la finestra, si concesse di respirare; aveva trattenuto il respiro per così tanto tempo che pensava sarebbe morta. Lo stesso valeva per Andy, che però sembrava aver bisogno di meno ossigeno per riprendersi da quella corsa.
Ancora una volta, Riley sentì le energie che l’avevano spinta pochi istanti prima defluire dal suo corpo, mentre tutta l’adrenalina che le aveva dato quella corsa la lasciava e i muscoli si rilassavano. Erano sfuggiti a una bruttissima eventualità, ma lei non si sentiva per niente euforica, diversamente da Andy, che sembrò davvero esaltato da quella fuga appena conclusa; lei aveva una grande quantità di dubbi e sensi di colpa per la testa che non pensava di poter provare.
Aveva messo Duncan nei guai, aveva quasi rischiato di vanificare tutto il suo lavoro, e adesso non poteva nemmeno tornare a casa da lui e chiedergli scusa, né ringraziarlo.
Siamo nei guai, ragazzi…
Ancora una volta, non era stata in grado di combinare nulla di buono.
La depressione sta tornando.
   
 
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