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Autore: Maty66    16/10/2016    3 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EROE

Capitolo 17
La materia rossa
 
“Enterprise non siete autorizzati al distacco. Spegnete immediatamente i motori”
La voce che usciva dai trasmettitori era metallica, ma lasciava trasparire tensione e sorpresa.
“Enterprise, ripeto non siete autorizzati al distacco. Spegnete i motori o interverremo con la forza” gracchiò ancora la voce, con tono sempre più nervoso.
“Signor Scott  a che punto siamo?” chiese Spock, seduto sulla poltrona di comando, dopo aver azionato l’interfono.
“I motori sono ancora in buone condizioni. La mia ragazza funziona ancora bene” fu la risposta dalla sala macchine.
“Che danni riporteremmo se ci distacchiamo di forza dal molo di ancoraggio?” chiese ancora il vulcaniano con aria assolutamente neutra.
“Noi pochi… ma  ci porteremmo dietro metà della banchina…” rispose Scotty perplesso.
“Possibili vittime?” chiese ancora Spock.
“Nessuna signore, i ganci vengono azionati automaticamente. Non c’è nessuno lì attualmente”
“Aspetta un attimo Spock… vuoi distruggere metà dello spacedock di S. Francisco?” fece allibito McCoy, che stazionava vicino alla poltrona di comando.
Sulu, Chekov e Uhura erano ai loro soliti posti e guardavano il vulcaniano preoccupati.
“Non c’è altra possibilità di liberarci dai ganci di attracco, dottore” chiosò tranquillo Spock.
“Spock l’ammiraglio Barnett sta cercando di comunicare…” intervenne Uhura.
“Chiudi i canali” fu la risposta secca.
“Signor Sulu, proceda pure” ordinò poi al timoniere.
L’asiatico guardò gli altri solo per un attimo in silenzio, poi con un leggero sorriso sul volto si girò ed azionò i comandi.
“Sì signore” disse mentre la nave veniva bruscamente proiettata in avanti.
“Enterprise che state facendo?? Fermatevi immediatamente” fece la voce nell’interfono, sovrastata dal rumore metallico dei ganci che cedevano sotto la spinta dei motori della grande nave.
“Distacco avvenuto signore” informò Sulu, dopo un ultimo scossone.
“Enterprise fermatevi subito. I portelloni di uscita sono chiusi” ora la voce nel comunicatore era isterica.
McCoy sbarrò gli occhi alla vista, sul grande schermo, dei portelloni di uscita dalla spacedock ermeticamente chiusi.
“Spock…” chiamò debolmente.
“Spock… i portelloni sono chiusi!” ripeté mentre l’immagine delle due grandi porte chiuse si faceva sempre più grande sullo schermo.
“Ne sono consapevole dottore. Signor Sulu continui così” rispose calmissimo il vulcaniano.
“Oh mio Dio…” balbettò il medico, mentre la nave si avvicinava sempre più senza che la situazione cambiasse.
“Spock…” chiamò ancora  preso dal panico, chiudendo gli occhi ed aspettando l’impatto.
Ma dopo vari secondi non accadde nulla.
Riaprendo gli occhi, McCoy sospirò di sollievo alla vista delle grandi porte di accesso che si aprivano e consentivano il passaggio della nave.
“Abbiamo rischiato grosso…” borbottò il medico.
“I vulcaniani non rischiano dottore. C’era solo lo 0,1 % di possibilità che il Comando di Flotta non aprisse i portelloni, con ciò cagionando la distruzione dell’intero spacedock” ragionò il vulcaniano.
“Signor Sulu, warp 4” ordinò poi.
 
 
Jim aprì gli occhi, carezzando con lo sguardo la figura sottile che dormiva accanto a lui.
Per la prima volta da molti mesi era riuscito a dormire senza incubi.
“Beh… è sempre vero che il sesso contribuisce a far diminuire lo stress” pensò ironico.
Ma subito dopo si disse che quello che era successo nella notte con Nuhir non era stato solo sesso.
Se avevano ceduto alla solitudine, al bisogno di supporto reciproco, o solo all’attrazione fisica non sapeva dirlo, ma di certo non era stato solo sesso.
Rimase per molti minuti fermo immobile a guardare Nuhir respirare tranquilla.
Era una donna davvero bella, intelligente, sensuale e coraggiosa e condivideva con lui il dolore antico di non essere mai stata davvero accettata dalla propria famiglia.
Solo che Jim alla fine era stato fortunato, aveva trovato la sua vera famiglia nell’equipaggio dell’Enterprise. Era stato fortunato,  ma per poco tempo, visto che quella famiglia l’aveva persa.
Aveva cercato di scacciare dalla mente l’immagine di Bones, pallido, dimagrito, con la barba incolta che lo fissava sconvolto, ma c’erano momenti in cui la nostalgia del suo migliore amico si faceva così acuta che quasi non riusciva neppure  respirare.
E ora quasi gli pareva di sentire il suo borbottio, mentre lo rimproverava per essersi buttato  di nuovo a capofitto nelle braccia di una donna.
“Ehi, buongiorno” fece Nuhir con voce calma, fissandolo che i suoi grandi occhi neri.
“Buongiorno a te” rispose con un sorriso Jim.
La giovane romulana si mise a sedere, raccogliendo la coperta attorno a sé.
“Senti Jim… quello che è successo fra noi ieri notte… non dobbiamo dargli molta importanza”
Kirk quasi si mise a ridere. Di solito era lui a fare quel discorso la mattina dopo.
“Siamo soli qui, senza aiuto a combattere per i nostri pianeti, e tu sei una persona attraente” continuò la donna senza guardarlo in faccia.
“Ok Nuhir… ci siamo capiti. Ma possiamo essere amici, giusto?” provò ad alleggerire Jim.
“Certo” fece subito la ragazza, balzando fuori dal letto e precipitandosi nel piccolo bagno.
Inspiegabilmente Jim provò una fitta di delusione e dispiacere.
 
 
“Signor Spock, siamo nel punto esatto in cui il signor Scott ha rilevato le tracce del teletrasporto del capitano Kirk” annunciò Chekov.
“Cosa speri di trovare qui?” chiese McCoy sempre vicino alla sedia del capitano su cui stava Spock.
“Ad essere sinceri non lo so… come diceva sempre Jim ‘ da qualcosa si deve pur iniziare’” fu la risposta sorprendente del vulcaniano.
“Signor Chekov la navetta su cui è precipitato il capitano che velocità poteva raggiungere?”
“Warp 4 signore, ma  secondo le poche informazioni cui ho avuto accesso aveva evidenti problemi proprio ai motori, per questo è precipitata. Il capitano è stato molto fortunato ad uscirne vivo”
McCoy sentì un brivido passargli sulla schiena al pensiero di quello che poteva accadere.
“Quindi non doveva essere partita da molto distante, vista la scarsa autonomia…” ragionò Spock.
Il vulcaniano rimase per un attimo in silenzio e poi continuò.
“Signor Chekov faccia una mappatura individuando le possibili destinazioni raggiungibili con l’autonomia dei motori della navetta”
“Sì signore” rispose il russo.
“Signor Scott novità sul tracciamento del teletrasporto adoperato  dal capitano?” chiese ancora nell’interfono.
“Negativo signore. Hanno usato un trasporto a transcurvatura, ma l’incrociatore  su cui è arrivato era dotato di un sistema di occultamento con i fiocchi. Non hanno lasciato tracce” fu la risposta secca.
“Anche in questo caso una nave con quel sistema di occultamento non poteva andare lontano. Signor Chekov…”
“Sì signore sto già incrociando i dati” lo anticipò il giovane russo.
“Molto bene” 
Le dita del navigatore volavano sulla tastiera, mentre eseguiva i suoi calcoli.
“Ecco signore” annunciò mentre sullo schermo venivano proiettate varie mappe.
“Non ci sono molte possibilità…” fece Sulu.
“Infatti. Romulus…” disse Spock.
“Credi davvero che siano su Romulus? Non sarebbe troppo pericoloso? E dove si nascondono con un incrociatore di quel genere?” chiese McCoy.
“L’alternativa è Remus” rispose Spock.
 
“Mi raccomando signori, concentrati. Attivate le tute appena fuori di qui”
Jim lanciò un’occhiata infastidita a Gary Mitchell che si aggirava con aria tronfia dando ordini a destra e a manca.
“Non abbiamo bisogno dei tuoi suggerimenti, umano” fece stizzita Nuhir, mentre passandogli accanto, gli dava uno spintone per niente casuale.
“Infatti quel di cui abbiamo bisogno  è di gente affidabile, romulana” rispose stizzito Gary.
“La considerazione mi trova d’accordo” lo sfidò la donna guardandolo con aria dura.
“Signori basta. Tiger,   il comando nelle missioni esterne è mio, e sappiamo cosa fare” intervenne Jim.
Mitchell si fece indietro con un falso sorriso.
“Certo Eagle, certo”
“Siamo pronti? Bene andiamo” disse Jim agli altri tre della squadra.
Appena usciti i quattro attivarono le tute in cui erano fasciati e divennero del tutto invisibili alla vista.
 
Eagle, attento, la guardia sta  venendo dalla tua parte”
La voce di Nuhir risuonò nel casco di Jim, calma e bassa.
“L’ho visto” sibilò Jim muovendosi nell’ombra.
Si accostò ad un muro pronto ad intervenire e appena la guardia romulana gli passò davanti la stese con un colpo netto alla nuca.
Assicuratosi che nessuno avesse assistito alla scena Jim trascinò il corpo esamine dietro ad una roccia e lo perquisì in cerca della chiave magnetica per aprire l’enorme portellone di accesso.
“Via libera” sussurrò nel microfono, una volta trovata la chiave, avviandosi verso l’entrata del laboratorio sotterraneo.
Pur invisibili all’occhio, i cinque della squadra dovevano stare attenti in quanto tracce del loro passaggio erano comunque possibili.
“Nuhir con me, andiamo a sinistra gli altri a destra. Teniamoci in contratto” ordinò Jim una volta che la squadra era penetrata  all’interno.
Il laboratorio, evidentemente ricavato all’interno di un cratere, si sviluppava in una serie infinita di corridoi e cunicoli.
“Di qui” indicò Jim alla snella figura di Nuhir che riusciva a vedere grazie ai sensori inseriti nel casco.
I due proseguirono per un po’ senza incontrare nessuno, ma man mano che procedevano verso il basso le voci ed i rumori aumentavano.
“Attento” sussurrò Nuhir alla vista dei due romulani che avanzavano verso di loro.
Jim  e la giovane si appiattirono contro la parete, lasciando i due romulani passare.
Sempre appiattiti, proseguirono lungo il corridoio, fermandosi di tanto in tanto non appena vedevano qualcuno arrivare.
Era evidente che si stavano avvicinando al centro del laboratorio.
Ed infatti dopo una curva si ritrovarono all’ingresso di un’ampia passarella in metallo che dava sul fondo del cratere, ove centinaia di  remani stavano lavorando alacremente attorno ad enormi macchinari.
I due rimasero per un attimo  a guardare stupefatti e solo all’ultimo minuto si accorsero del gruppetto che sopraggiungeva alle loro spalle.
Veloce Jim tirò Nuhir contro la parete di roccia, appena in tempo per non essere travolti.
 
“Senatore Argertran, come vede le sue istruzioni sono state seguite alla lettera e siamo quasi pronti per il collaudo definitivo” fece una delle donne del gruppetto che circondava il cugino di Nuhir.
Il romulano, alto e corpulento, vestito con gli abiti  e le insegne tipiche del Senato, annuì soddisfatto.
“Visto Lai? Non c’era nulla di cui preoccuparsi” disse rivolgendosi a chi gli stava a fianco.
“Argertran ritieni davvero che il Senato approverà quello che stiamo facendo?” chiese a sua volta  quest’ultimo.
“Il Senato approverà quando l’Impero romulano dominerà sull’intero quadrante” fu la risposta secca.
“Ma per ora non sanno nulla,  e Aerv…” obiettò ancora Lai.
“Aerv è uno sciocco, crede ancora che l’onore dei romulani venga sopra ogni cosa. Non si è reso conto che la guerra non ammette onore” interruppe Argertran.
“Sì, ma potrebbe crearci problemi”
“Non se viene neutralizzato…” ridacchiò Argertran, mentre si avviava con gli altri sulla passerella, scendendo verso il cratere.
Jim e Nuhir rimasero per vari minuti immobili e poi si avviarono anche loro giù per la passerella.
“L’abbiamo trovata, abbiamo trovato l’arma” fece sottovoce nel microfono Nuhir.
“Sembra che manchi poco al suo completamento” rispose Jim con tono preoccupato.
“Dobbiamo dare un’occhiata più da vicino e capire cos’è”
I due proseguirono cauti lungo la passerella.
Giunti a metà strada ebbero una visione più chiara del meccanismo su cui stavano lavorando centinaia di operai.
Sembrava una sorta di enorme cannone laser, ma quello che attirò immediatamente l’attenzione di Jim fu la macchina quadrata di fianco allo stesso.
Vi lavoravano meno persone, ma tutte sembravano muoversi con estrema cautela. Al centro della macchina una specie di enorme provetta con varie gocce rosse in sospensione in un liquido chiaro.
La vista privò Jim del respiro, appena capì di cosa si trattava.
“Cosa stanno costruendo?” chiese Nuhir guardano verso il fondo del cratere.
“Materia rossa… vogliono ricostruire la materia rossa…” rispose Jim con la voce strozzata dal panico.
 
 
 
 
Spoiler per il prossimo capitolo
Eagle,  vieni via” urlò la voce nel microfono.
“NO!!! Non lo lascio” urlò a sua volta Jim, reggendo il corpo esanime ed insanguinato di McCoy fra le sue braccia.
 
  
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