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Autore: sofismi    16/10/2016    2 recensioni
Sono un'artista, dipingo. Sono sola, sono arrabbiata, o almeno lo ero. Nel momento in cui ne avevo più bisogno è arrivata una persona e ha scombinato l'intero ecosistema, è un male o un bene? Non lo so, so che non dovevano andare così le cose, non a me. Non a me che sono così grigia, e rossa. Lo so che rischiavo di diventare nera, ma ne vale davvero la pena? È giusto soffrire così, adesso? Vorrei arrendermi al nero, perchè allora non ce la faccio? È come se fossi sott'acqua, ma non riesco a capire se sto risalendo in superficie, o se sto inesorabilmente scendendo verso il fondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo

Lo caccia via, nudo, avvolto nel lenzuolo e con i vestiti in mano. Non volevo più avere nulla a che fare con lui, lui che era riuscito a leggermi dentro così in fretta senza nemmeno conoscere il mio nome. Uno sbruffone, ecco cos'era. Se la regola della prima impressione è davvero valida allora non avrei dovuto per nulla al mondo lasciarlo entrare nel mio mondo, nella mia arte.
Non riuscii a concludere nulla quel giorno, in studio. Collezionai soltanto una quantità immensa di tazze di caffè, impilate l'una sull'altra.
È sbagliato, è tutto sbagliato. Tutto ciò che vedo è buio, io sono buio. Sono così chiusa su me stessa, come un riccio, che l'arte non ha via di fuga, mi rimane appoggiata all'anima e mi fa soffrire; essendo la mia arte rabbiosa, selvaggia, non dovrebbe stare chiusa dentro un corpo. Come io non dovrei rimanere chiusa dentro una stanza.
Quella notte la passai in studio, guardai le pareti piene di colori e presi una decisione: staccai tutti i dipinti, presi tutte le tele, misi tutto in magazzino, sotto i lenzuoli. Al loro posto appesi tele bianche, pulite. Sarebbe stato il nuovo inizio. Il mio inizio.
Dipinsi tutta la notte, corpi nudi, visi spenti, mani, tantissime mani. Scelsi il verde salvia, il colore delle alghe, il rosso, il rosa carne, il viola, il bordeaux. Non mi fermai un minuto, e alle prime luci dell'alba ciò che nacque mi si rivelò come se non fossi stata io l'autrice di tutto quello. Rimasi stupefatta dalla meraviglia che avevo davanti agli occhi, lo avevo creato io. Ero io l'autrice, erano le mie emozioni quelle. Mie e solo mie. Mie e di chi mi le aveva procurate, scatenate.
Quei colori, quelle forme, quel dolore, quella rabbia. Tutto mi apparteneva.
Con l'anima più leggera mi incamminai verso l'uscita, e sui tre gradini mi fermai. Era ancora lì.
- Ti avevo detto di andartene.- dissi sprezzante.
- Ho ascoltato tutta la notte la musica che usciva dalla finestra, ti ho vista dipingere quando riuscivo. Ti ammiro, vorrei aiutarti...- ancora una volta sembrava sincero, ma io non riuscivo a fidarmi di lui. Non avevo nessuna garanzia, e la sua presenza mi infastidiva.
- Voglio comprare un tuo quadro, adesso.- mi disse deciso.
Non volevo la sua carità, non volevo nulla da lui. Me ne andai, corsi via, non mi voltai indietro, non sapevo se mi stesse seguendo, andai verso casa, non volevo, non volevo, non mi accorsi.
Improvvisamente mi resi conto delle lacrime che bagnavano il viso, chi ero io per meritarmi tutto quel dolore? Lo sentii dietro di me, mi mise delicatamente una mano sulla spalla.
- Vieni dentro dai...-
- Non toccarmi. - odiavo quel tono cattivo, ma non potei fare a meno di usarlo, mi venne quasi spontaneo trattarlo male, come al solito. Alla fine mi rendevo conto di fare sempre così, di trattare male le persone. Probabilmente è per questo motivo che sono da sola, mi dissi. A volte basterebbe cambiare il modo di approcciarsi con gli altri per smettere di essere soli.
- Sei davvero una strana ragazza.- non so se lo disse coscientemente o se non si accorse di aver dato voce ad un pensiero fugace, ma non risposi.
- Scegli quello che vuoi, appena si asciugano ci passo la vernice e te lo spedisco. Per il prezzo ci organizziamo poi.- Camminò un po' guardandosi intorno, e si fermò davanti al primo che feci quella notte.
- Penso di aver scelto.- sospirò, senza staccare lo sguardo dal dipinto. Questa volta non gli chiesi nulla a riguardo, mi morsi la lingua e mi misi affianco a lui.
- Mi affascina il modo in cui riesci ad esprimere le tue emozioni.-
- Da quando ne capisci di arte?- domandai sarcastica.
- Ho tante doti nascoste.- pensai mi stesse prendendo in giro, di nuovo, e lasciai correre.
- Bhe, sto chiudendo. Non è il caso che tu vada a casa?- non sapevo proprio come liberarmi di lui. - Mi farò vivo io.- Quell'uscita di scena così inaspettata mi lasciò con l'amaro in bocca, non mi andava giù che fosse andato via lasciandosi dietro una scia di mistero. E adesso, mi chiesi? Adesso aspetto.
Passarono giorni, poi settimane. Vendetti due quadri di piccole dimensioni e pagai l'affitto. Avevo bisogno di altri soldi però, avevo sbagliato a fare affidamento su di lui. Avrei dovuto saperlo, dato com'era andato il primo incontro. All'alba della terza settimana bussò alla mia porta. Aprii senza dire nulla:
- Ho trovato i soldi.- mi disse soltanto. Lo feci entrare, aveva davvero tantissimi soldi, troppi forse.
- Per questo pezzo il valore è 800$, non di meno, non di più.-
- Zitta e ascoltami stavolta: ti sto offrendo l'occasione di una vita, accetta i soldi di questo collezionista, se il quadro gli piace ti offrirà di partecipare alla sua mostra, se no saranno gli unici che vedrai.- mi spiegò in fretta.
- Ma che diavolo dici, che cos'hai fatto?- ero senza parole, completamente stupida, in balia di emozioni che non provavo da mesi.
- Accetta e basta, per favore.- parlava sottovoce, perché? C'era qualcosa che non andava. Aveva gli stessi vestiti di tre settimane fa.
- Dove sei stato in queste tre settimane?- gli chiesi severamente. Riconoscevo il fatto che non fossero assolutamente affari miei, ma mi sentivo in debito con lui. Mi guardò negli occhi, in silenzio. Poi si alzò e scese in strada. Dall'alto dei tre gradini mi misi ad urlare:
-Resta!-
  
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