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Autore: LeInvisibiliGemelle    17/10/2016    0 recensioni
Otto personaggi si muovono in un'università fuori dal normale.
Fra intrighi amorosi, sparizioni misteriose, demoni e fantasmi, come si concluderà questo anno scolastico?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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USSA, la scuola dei misteri









Leonore:
Stamattina iniziano le lezioni. Le mie compagne di camera non mi hanno vista né ieri (sono arrivata quando già dormivano) né oggi (sono uscita quando dormivano ancora).
Ieri sera ho scoperto con sorpresa che la Reginetta non c’era ma il suo letto era comunque occupato da un ragazzo dall’aspetto femmineo. Evidentemente hanno fatto cambio; non ne ero stata informata, ovviamente, ieri sono stata tutto il giorno a leggere nel labirinto, era impossibile che qualcuno mi trovasse. Spero sia simpatico, anche se, come ho già detto, non mi interessa più di tanto. Ad ogni modo non può essere peggio della Reginetta.
Al momento sto camminando nel reparto della biblioteca dedicato alla filosofia, visto che sarà quella la prima materia che avrò in mattinata. È un lungo corridoio ben illuminato dalle alte finestre munite di davanzali imbottiti per potersi sedere che si alternano lungo il muro con delle grandi librerie piene di volumi di ogni forma e dimensione.
Estraggo il libro che stavo cercando dallo scaffale, mi siedo e comincio a leggere. La polvere nell’aria è visibile grazie alla luce che entra dalla finestra, con una splendida vista sul mare. Questo è il luogo perfetto per rilassarsi e leggere in santa pace.
Dopo un bel po’ guardo l’orologio e noto che dovrei già essere a lezione da un paio di minuti. Chiudo pigramente il libro, mi avvio con calma verso il reparto poesia e poi appaio esattamente dietro alla prof, che sta facendo l’appello, cosa che accade solo il primo giorno di scuola. Proprio in quel momento dice: «Leonore… ah, non c’è, per fortuna, è inquietante quella ragazza…»; io le tocco la spalla dicendo con la mia voce più spettrale: «Ma io sono qui…»; la professoressa fa un salto in avanti di tre metri e poi balbetta: «Ah. S-sì, c-certo… p-prego, vai al tuo p-posto».
Sghignazzando divertita scompaio per poi riapparire una frazione di secondo dopo seduta al mio posto intenta a leggere un libro preso in biblioteca, nel frattempo mi concedo di guardare di sottecchi gli altri: tutti tremano e cercano di scansarsi e stare il più possibile lontani da me. Sorrido: adoro terrorizzare la gente.
La lezione è piuttosto noiosa, soprattutto visto che avevo già letto tutto nel libro di prima. Lo finisco e comincio quello di poesia che ho preso venendo qui. Credo che durante la prossima lezione, poesia appunto, parleranno di quello che c’è scritto qui. Spesso leggo libri prima delle lezioni sapendo quindi in anticipo di cosa tratteranno. Dopo però starò attenta: a differenza di questa, quel professore mi piace molto.
Mi guardo attorno annoiata. Non avendo niente da fare qui, decido di andare a fare una passeggiata nel parco. Là incontro il mio apprendista, l’altro fantasma della scuola: ha un anno meno di me, fa terza. Questo rappresenta una vera svolta nella mia mattinata, decido di passarvici tutto il tempo, prima di pranzo perché poi ci separiamo.
 

Iris:
La prima lezione della mattinata è scrittura di informazione. Detto fra noi non ho ancora ben capito di cosa dovremmo parlare ma poco importa.
Entriamo in classe. È immensa e i banchi sono disposti a semicerchio su delle gradinate tutto intorno alla cattedra.
Per un bel pezzo rimango ferma sulla porta a fissare l’interno con dietro di me Alex che mi incita “educatamente” a muovere le chiappe e prendere posto poiché la lezione sta per cominciare.
Io non sono mai stata in un posto del genere, la scuola in cui andavo prima cadeva a pezzi, le aule erano microscopiche e… oh, al diavolo! Qui è uno spettacolo punto e basta!
Entro tirando un respiro liberatorio e mi accomodo in uno dei primi banchi, fra Alex e Sofia, la quale mi ha riferito di essere un tantino in imbarazzo quando c’è l’altro, dice che ha paura che lui si sia preso una cotta per lei. Non sono mai stata un granché brava a capire tutti i pensieri contorti delle ragazze innamorate, forse perché con la mia ex non ho mai avuto grandi problemi, ci siamo messe insieme subito e ci siamo lasciate rimanendo amiche, e poi non ho provato più niente per nessuno.
Entra un professore alto, pelato, pancione e con gli occhiali da talpa. Sembra proprio simpatico… (per chi non lo avesse capito, ero ironica).
Inizia a fare l’appello, manco fossimo alle elementari, squadrandoci via via tutti con sguardo inquieto, sembra voglia dirci: “vi prego, trattatemi bene, non ho la spina dorsale”. Ma che razza di professore ci è capitato? Alla prima ora poi! Anzi… alle prime due. Sì perché ogni lezione dura due ore.
Il prof inizia a parlare balbettando. Non si capisce niente di quello che dice.
La mia mente si mette a divagare, pur di non seguire quella noia: va all’ora di pranzo quando ci incontreremo con Aisha in mensa. Lei ci ha proposto di visitare il labirinto stamattina e noi abbiamo accettato senza esitare. Chissà se è stata una buona idea… ho sentito che là dentro si perde un sacco di gente, non voglio fare la loro fine. Gira voce che uno studente ci abbia messo tre giorni ad uscire. Bah, io non credo che il labirinto cambi come dicono, dai, ci vorrebbe la magia per fare una cosa del genere!
La lezione prosegue tranquilla, o almeno credo, io ero persa nel mondo dei sogni. Fortuna che ho registrato tutto, non avrei voluto dover usare gli appunti di Sofia, scrive malissimo quando deve andare veloce.
La lezione dopo è assolutamente fantastica! Abbiamo linguaggio del corpo; un corso facoltativo che abbiamo scelto tutti e tre. La professoressa che lo insegna è giovane e energica, riesce a coinvolgerti.
Non ho imparato un granché poiché era solo il primo giorno, però è stato divertente vederle dare delle dimostrazioni pratiche di quanto si possa essere più chiari a volte con il corpo che con la lingua o con la penna.
 

Aisha:
Aspetto i miei nuovi amici all’entrata della mensa. Ho usato un passaggio segreto, dunque sono arrivata prima di loro. Alla scorsa ora è stato annunciato che questo pomeriggio non ci saranno le lezioni per problemi interni all’apparato scolastico. Meglio così, non era detto che saremmo riusciti a tornare in tempo.
Finalmente i miei tre amici arrivano, pranziamo insieme e tutto si svolge come nei giorni precedenti, tranne per la Reginetta che, per oggi, ha deciso di starci il più lontano possibile.
Finiamo di mangiare in fretta e furia e subito ci precipitiamo fuori, verso il viale lastricato che ci porterà al labirinto.
Arrivati alla meta ciò che si apre alla nostra vista è una siepe di centinaia e centinaia di metri. Dobbiamo percorrerla tutta per trovare un cancello aperto. In tutto nel labirinto ci sono quattro cancelli, che però non stanno sempre aperti. Infatti quello da cui siamo entrati si richiude subito alle nostre spalle. I miei amici si girano a guardarlo spaventati. E come dar loro torto, anche io ho dei brividi gelidi che mi scendono lungo la spina dorsale.
Deglutisco rumorosamente per poi sfoggiare un sorriso incerto e indicare loro l’unica strada che si presenta dinnanzi a noi.
Camminiamo per un bel po’ prendendo strade a caso.
Iris esamina attenta ogni particolare per poi descriverlo a Sofia che lo porta su carta, il tutto mentre io e Alex ci stringiamo in un abbraccio di puro terrore. Com’è che quelle due sono rimaste così distaccate?
Ad un certo punto raggiungiamo il centro del labirinto. Saranno ormai due ore che camminiamo e io sono così stanca che mi lascio cadere a peso morto sulla soffice erba verde chiara da cui è composto questo posto. Gli altri provano ad parlarmi e urlarmi contro per farmi alzare ma io non voglio sentire ragioni. In fondo mica chiedo la luna… solo due minuti di riposo!
Dopo dieci minuti abbondanti che stiamo fermi io mi alzo di scatto sentendo una presenza dietro di noi. Mi volto piano e noto un grazioso volto pallido che ci fissa con gli occhi stralunati. Scuoto i miei amici di modo che si voltino verso di lei.
Rimaniamo così a fissarci, in una specie di stallo, per un tempo indefinito prima che il fantasma ci indichi una botola aperta nel centro del prato che noi, ovviamente, non avevamo notato. Dopo essermi voltata per guardare cosa indicava torno con lo sguardo su di lei che però ora è scomparsa.
Ho la pelle d’oca!
Entriamo nel passaggio quando ormai s’è fatto buio e decidiamo di tornarcene in camera.
 

Alex:
Dopo l’impegnativa giornata di oggi siamo tornati in camera. Devo dire che le mie compagne di stanza mi stanno proprio simpatiche, però vorrei conoscere meglio l’ultima, Leonore, che ho solo intravisto oggi nel labirinto.
Le altre stanno chiacchierando allegramente sul primo giorno di scuola, quando io sento il bisogno di andare al bagno. Lo annuncio e faccio per uscire, ma mi ritrovo la strada bloccata dalle tre amiche, che mi guardano con aria truce. «Che c’è? Devo solo andare in bagno. È permesso, no?» Aisha chiede: «In quale bagno andresti?» Che domanda stupida. «In quello in fondo al corridoio, no?» Io proprio non riesco a capire perché non mi fanno passare. Le tre si guardano con aria spazientita. «Ehi, che problemi ci sono? Ho bisogno di andare al bagno e ci vado!» mi stanno proprio facendo innervosire. «Che corridoio è quello là fuori?» Altra domanda stupida. «Quello del dormitorio femmini…» oh… ora ho capito… non posso andare a quel bagno, perché è quello delle femmine! «Vorrà dire che salirò al dormitorio dei maschi». Altra occhiata fra le tre.
Ma che hanno oggi le ragazze? Non mi potrebbero dire qual è il problema e basta?
Finalmente il mio desiderio viene esaudito da Iris: «Ma è ovvio, no? Di sopra ci sono i bulli che ti gonfierebbero di pugni e qui ci sono le ragazze che ti gonfierebbero di pugni ugualmente perché sei un maschio nel bagno delle femmine».
Resto a bocca aperta. Hanno ragione, non ci avevo pensato. Per fortuna mi hanno fermato! Piagnucolo: «Ma allora io come faccio ad andare al bagno?» le tre si siedono e cominciano a pensare.
Anch’io rifletto: dai maschi non posso andare, dalle femmine nemmeno, o almeno non così… giungo all’unica conclusione possibile, alla quale è arrivata anche Iris, a giudicare dal ghigno e dallo scintillio nel suo sguardo. Scuoto la testa implorante, ma non serve a nulla.
«Sofia, tu hai dei vestiti femminili, non è vero? Ah, e servono anche dei trucchi!».
Lei ha capito e, sghignazzando come l’amica, fornisce il necessario.
«No, ragazze, vi prego, io non…» Indietreggio, ma loro mi saltano addosso in tre. Senza poter fare niente mi trovo sul petto un reggiseno pieno di carta, due piccoli cuscini su fianchi e natiche, un abito a fiori con le maniche corte e lungo fino alle ginocchia, le gambe depilate, scarpe col tacco a spillo, le unghie tinte di rosso, i capelli acconciati in modo vaporoso, la faccia colma di fondotinta, rossetto scarlatto sulle labbra, ombretto e matita sugli occhi e orecchini con la clip.
Davanti a me le tre amiche si sbellicano dalle risate: «Ciao Alexia! – mi saluta Iris – Che bel pensiero, venire qui a trovarci!» Io sono quasi in lacrime, ma capisco che è necessario. Finalmente posso andare in bagno.
Evito di guardare in direzione dello specchio sopra i lavandini. Non voglio vedere come mi hanno conciato.

Sera: sono a letto.
A quanto pare mi avevano conciato decisamente bene, non c’era ragazzo che a cena non mi facesse gli occhi dolci. Un bel po’ si sono beccati uno schiaffo dalla fidanzata per questo.
Ora, io dico, posso sopportare di tutto, ma questo no! Già mi scambiano per una femmina normalmente, figuriamoci se vado a zonzo così! No, non può proprio andare. Perché queste cose devono capitare sempre a me?








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Angolo autrici: 

Eccoci con il nuovo capitolo! 
Povero il nostro Alex! Costretto a vestirsi da donna per andare in bagno! Cosa gli succederà da adesso in poi? E alle altre?
Fateci sapere che ne pensate! ;)

 
   
 
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