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Autore: Ormhaxan    19/10/2016    4 recensioni
Scozia, XI secolo. Edith di Scozia è la prima figlia di Malcolm III e Margaret del Wessex; cresciuta secondo i precetti cattolici, a soli sei anni viene condotta, insieme a sua sorella minore Mary, presso il convento inglese di Romsay, dove sua zia materna, Christina, è badessa.
Henry di Normandia è il quartogenito di William il Conquistatore, un giovane uomo ambizioso che, pur di arrivare al trono lasciato vuoto dopo la prematura scomparsa di suo fratello William II, è disposto a tutto.
Quando la sua pretesa al trono d'Inghilterra vacillerà, sarà proprio Edith, discendente dei sovrani sassoni e del valoroso Alfredo il Grande, a salvaguardare la corona di Henry attraverso il sacro vincolo del matrimonio.
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Romsay Abbey, Inghilterra – Castello di Tour Le Comte, Coutances, Normandia – AD 1091
 
 






Corse a perdifiato, fino a quando le sue gambe lo consentirono; corse a perdifiato, desiderosa di allontanarsi il più possibile da quel convento divenuto la sua prigione, fino a quando i suoi piedi non incespicarono nell’odiata tunica monacale e non si ritrovò con le ginocchia e le mani, livide a causa delle punizioni corporali che Lady Christina continuava imperterrita a infliggere alle nipoti, affondate nel terreno ancora impregnato e reso fangoso dalla copiosa pioggia caduta nei giorni appena trascorsi.
Furiosa e con le guance rigate di lacrime piene di rabbia e disperazione, Edith si strappò dal capo il tanto odiato velo, simbolo sensibile della sua infelice condizione, scaraventandolo tra le foglie d’erba punteggiate di rugiada del mattino e iniziando a calpestarlo con tutto il peso del suo esile corpo: poco le importava che si sarebbe completamente imbrattato di terra fangosa, neanche il pensiero di una severa punizione – probabilmente il digiuno, sicuramente la verga - per quel gesto apparentemente blasfemo l’avrebbe fatta desistere dallo sfogare tutto il suo malessere, frutto di quella sua misera vita che, contro ogni sua volontà, era costretta a vivere.

Il cielo era così azzurro quella mattina, così limpido da far quasi male agli occhi; il sole, sfera di calore che ruotava attorno alla Terra1, dava ai suoi capelli finalmente liberi dal giogo del velo una tonalità di rosso scarlatto e riscaldava le sue guance già accaldate dalle lacrime che, da qualche istante, avevano smesso di rigare il suo viso.
Per Edith sembrava quasi impossibile che, non molto lontano da Romsay, i nobili inglesi fossero in lotta tra loro, divisi tra la fedeltà al legittimo sovrano d’Inghilterra, William II, e il di lui fratello maggiore, Robert di Normandia, uomo orgoglioso e disposto a tutto pur di prendere possesso del trono che, a suo dire, gli spettava di diritto.
Persino il suo nobile zio, fratello minore di sua madre, Edgar Ætherling2, unico erede maschio del casato di Cerdic e discendente dalla casa reale del Wessex, sovrano proclamato ma mai incoronato della terra che il Bastardo aveva conquistato con il sangue, si era schierato pochi mesi prima con Robert, andando contro l’ira di Rufus: quando, mesi più tardi, Robert aveva dovuto ammettere l’amara sconfitta e chinare il capo davanti al fratello minore, Edgar, come del resto gli altri nobili giudicati come traditori, si era visto confiscare le sue terre e aveva cercato asilo presso la corte scozzese di Malcolm III.
 Come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, i vecchi asti fra la Scozia e l’Inghilterra stavano lentamente riaffiorando e le voci di viandanti e soldati che giungevano all’abbazia in cerca di ristoro sussurravano di un imminente scontro al confine tra i due regni, i quali avrebbero combattuto per le terre che, molti anni prima, il Conquistatore aveva donato alla Scozia come simbolo di pace.

Se una guerra tra i due regni sarà inevitabile, la mia vita e quella di Mary saranno a rischio? Se le cose dovessero diventare critiche per qualsiasi delle due fazioni, potrei diventare un ostaggio del nemico?
Tutte quelle paure facevano apparire ridicole le difficoltà che ogni giorno affrontava nel convento, persino le punizioni corporali e le umilianti parole di Lady Christina. Forse, pensò Edith, essere costretta a portare quei vestiti severi e quell’odioso velo era un modo per proteggerle, per farle sembrare delle comuni novizie e non delle principesse scozzesi – delle principesse scozzesi come tante, senza dote e senza un futuro certo, come soleva ripeter loro Lady Christina.

Edith sospirò: se solo suo padre le avesse richiamate a corte per prendere il posto che spettava loro di diritto; se solo la sua mano fosse stata promessa, nonostante la sua giovane età, a qualche lord influente e i preparativi per le future nozze già organizzate.
Solo il mese prima, all’età di undici anni, Edith era finalmente diventata donna: le sue candidi vesti erano state macchiate dal purpureo simbolo di fecondità, trasformandola a tutti gli effetti in una donna, in una fanciulla in età da marito.
Presto, — continuava a ripetersi — un messaggero giungerà dalla Scozia con la notizia del mio fidanzamento e io sarò finalmente libera di lasciare questo porto e iniziare a vivere. Presto, diventerò una nobil donna e farò il mio ingresso nelle corti più influenti dell’isola con tutti gli onori che si confanno ad una principessa scozzese.

Immaginò come sarebbe stato tornare a casa, ritrovare i suoi genitori e i suoi fratelli: chissà che faccia avrebbero fatto nel vederla così cresciuta, un fiore dai colori caldi sul punto di sbocciare.
Ancora adesso, nelle notti insonni e nei momenti di malinconia, ripensava alla sua casa in Scozia, cercando di non far sbiadire le fugaci memorie d’infanzia nascoste ai confini della sua mente, forme nebbiose sempre più labili, ombre di ombre.
Di tanto in tanto ricordava la risata di suo fratello Edmund, gli occhi vispi di Edgar, i preziosi consigli di Edward; ricordava i sorrisi fugaci e rari di sua madre, i buffetti di suo padre e i momenti spesi tutti insieme a leggere passi della Sacra Bibbia o gesta di eroi leggendari vissuti secoli e secoli prima.
Chissà che tipo di bambino era diventato David, si domandò assorta nei suoi pensieri, a chi dei suoi fratelli somigliasse di più; era ancora un bambino in fasce quando lei era andata via, di lui non aveva alcun ricordo se non le guance paffute e le urla assordanti che, di notte, rimbombavano nei corridoi delle stanze riservate ai più piccoli.

Raccolse il velo dalla nuda terra in cui lei lo aveva scaraventato e, come meglio riuscì, lo ripulì e si avviò con andatura lenta verso l’abazia: in quel momento, Edith avrebbe tanto desiderato sentire nuovamente le risate dei suoi fratelli e le disperate esclamazioni delle sue balie, ma, suo malgrado, tutto ciò che avrebbe udito sarebbero state le inclementi esclamazioni di Lady Christina e il rumore della verga di legno che fendeva l’aria.
 

 

**
 



“E così i miei fratelli si sono alleati contro di me, - Henry sorrise con sarcasmo – molto gentile da parte loro.”
Portò la pergamena alla vivida fiammella di una candela, osservandola bruciare lentamente: dopo più di un anno di guerra per il trono inglese, sia William che Robert erano venuti alla reciproca conclusione che, oltre che la pace, ognuno sarebbe divenuto l’erede dell’altro in caso di prematura morte senza eredi. Henry, al contrario, sarebbe stato escluso da qualsiasi successione, cancellato completamente dalla loro linea di sangue.
Non che li biasimasse, certo, non dopo ciò che era successo e il suo comportamento ambiguo e pretenzioso tenuto sin dalla morte del loro non poi così tanto compianto padre: prima aveva chiesto a Robert, il primogenito divenuto Duca di Normandia, un titolo e delle terre da amministrare in cambio di parte della sue eredità monetaria, somma che al maggiore era servita per rinforzare le casse del suo regno e per attaccare William Rufus pochi mesi dopo; da quello scambio, Henry aveva ottenuto il titolo di Conte di Coutance, delle terre situate nell’omonima regione della bassa Normandia in cui aveva stabilito la sua dimora e stretto alleanze preziose, molte delle quali sarebbero continuate per tutto il corso della sua vita.
Allo stesso modo, si era recato in Inghilterra presso suo fratello Rufus, ora William II, per ottenere parte dell’eredità materna situata nella contea di Gloucester, situata sul versante ovest dell’Inghilterra e al confine con il regno del Galles: aveva ottenuto ben pochi risultati da quel viaggio, Rufus non si era mostrato incline ad assecondare le richieste, a suo dire sfacciate e arroganti, mosse dal minore e per questo motivo si era visto costretto a tornare a mani vuote in Normandia nell’autunno del 1089.
E così altri tre anni erano trascorsi per Henry tra guerre, prigionie scaturite da false dicerie e cospirazioni, le quali avevano portato suo fratello Robert, preda della paranoia, a comandare al suo prelato leccapiedi, tale Odo, Arcivescovo di Bayeux, di arrestarlo con l’accusa di tradimento e di tenerlo rinchiuso, sotto la sua rigida custodia, durante tutto l’inverno successivo nei freddi appartamenti di Neuilly-la-Forêt: in quei mesi, Robert lo aveva spogliato di ogni titolo e ricchezza, desideroso di sbarazzarsi di lui una volta per tutte, ma i nobili normanni erano stati di opinione differente e il Duca si era visto costretto a rilasciarlo suo malgrado e a permettergli di ritornare ai suoi domini.

“Cos’avete intenzione di fare, mio caro? – Sybilla era con lui quando, nel cuore della notte, era giunta la notizia – Combatterete o cercherete di far tornare loro il buon senso?”
“Dubito che ai miei fratelli sia rimasto buon senso. – rispose algido, continuando a fissare un punto indefinito davanti a lui – Non mi resta altro da fare se non radunare i pochi nobili che ancora mi sono fedeli, assoldare un esercito di mercenari che aumenti le fila dei miei soldati e, se necessario, ritirarmi a ovest, a Mont-Saint-Michel, unica roccaforte ancora sotto i miei comandi che potrebbe resistere ad un assedio di qualche mese.”
Sybilla si morse un labbro, preoccupata: quel piano era rischioso, non c’era alcun dubbio, ma sembrava l’unica via per riuscire ad avere salva la vita o, almeno, morire in modo degno di un grande condottiero normanno.
“E quali ordini hai per me, per nostro figlio e per quello che, presto, vedrà la luce?”
Henry si voltò, osservando il viso contratto di Sybilla, il suo ventre ampio e sempre più prominente: la sua amante stava per portare a termine la sua seconda gravidanza, mancavano pochi mesi alla nascita del bambino e questo rendeva le cose ancor più complicate per il figlio del Conquistatore  e la sua amante.
“Robert non vi farà alcun male. – rispose nella speranza di sembrare convincente – Non vi ha arrecato alcuna offesa quando mi ha imprigionato per un lunghissimo inverno a Neuilly-la-Forêt e non lo farà neanche adesso. Inoltre, non posso rischiare di portare voi e nostro figlio in un luogo che presto verrà assediato, condannarvi ad un parto che avverrebbe in situazioni precarie, ancor più pericolose per la vostra vita e quella del nostro secondogenito.”
“Il nostro, certo, ma non il tuo. – Sybilla si strinse nelle spalle e fece un passo indietro – Vi ho lasciato andare un’unica volta, ancora troppo provata dalla nascita di Robert per seguirvi oltremare, e questo è bastato per farvi cadere tra le braccia di un’altra donna e procreare un secondo e anche un terzo figlio.”
“Sybilla, vi prego, non parliamo nuovamente di quella donna e dei gemelli nati da fugaci incontri generati da ore di bagordi e coppe di vino bevute con troppa ingordigia. – le strinse una mano e, seppur insofferente, Sybilla non la ritrasse – Non spendiamo gli ultimi momenti insieme a parlare di una donna che non amo, che non significa e mai significherà nulla per me.”

Ansfride, questo il nome della donna che aveva intrattenuto Henry presso la corte inglese di suo fratello Rufus, era la vedova di un nobile minore, tale Lord Anskill, perito qualche anno prima durante una campagna di guerra comandata dal Conquistatore.
Le aveva dato un figlio, William, un fanciullo di dieci anni di robusta statura e promettente nell’arte della spada, ma ben poco era stato il sostentamento che la vedovanza aveva portato.
Voci di corridoio sostenevano che Ansfride fosse stata per alcuni mesi l’amante di Rufus, ma che ben presto lui si era stufato di lei; nonostante questo, però, il sovrano le aveva concesso di rimanere a corte e le aveva donato un vitalizio annuale di poco più di una dozzina di sterline per condurre una vita degna di una donna nata e vissuta tra gli agi.
Com’era accaduto con Rufus, anche Henry non era stato immune al suo fascino e, ebbro del vino, aveva passato quasi due settimane in sua compagnia, permettendole di scaldargli il letto durante le solitarie notti inglesi. Nove mesi dopo, Ansfride aveva dato alla luce due gemelli, un maschio e una femmina, battezzati rispettivamente con il nome di Richard e Juliane.3

“Eppure avete riconosciuto quei bambini, vi siete offerto di crescerli con ogni riguardo degno della prole di un principe, - Sybilla non era ancora riuscita a perdonare quel tremendo affronto, l’aver scoperto del tradimento tramite una lettera che annunciava la gravidanza di quella donna a lei sconosciuta era stato un duro colpo, un tradimento che, nonostante gli sforzi di Henry per fare ammenda, aveva intaccato profondamente il loro rapporto – Dite di amarmi e io vi credo, vi ho sempre creduto, eppure sapere di essere così facilmente rimpiazzabile…”
“I piaceri della carne non sono paragonabili al balsamo che siete voi per il mio spirito, tantomeno all’amore profondo e incondizionato che provo per voi e per nostro figlio. – Henry fu in piedi in un baleno, si inginocchiò al suo cospetto come tante altre volte aveva fatto in quei mesi trascorsi – Voi siete la mia unica fonte di gioia, la mia sola felicità. Senza di voi la mia vita non avrebbe alcun senso, niente avrebbe senso. Vi amo con tutto il mio fragile essere di uomo, Sybilla, e questo non cambierà mai.”
“So che mi amate, so che le vostre parole sono sincere, eppure non posso dimenticare. – passò la piccola mano tra i capelli e sul viso del bel principe normanno – Non posso far finta che ciò che è accaduto non sia mai avvenuto, tantomeno posso dimenticare la mia condizione: sono la vostra amante, Henry, una qualsiasi e un giorno, chissà quando, potrei essere messa da parte insieme ai nostri figli e a questa incerta vita che stiamo condividendo.”
“Sapete che non posso sposarvi, non adesso. – Henry si alzò in piedi e prese il pallido e stanco viso della giovane tra le sue mani dai polpastrelli callosi – Non ho nulla da offrirvi, Sybilla, non un titolo e neanche una dimora degna di voi. Sono figlio di reali, certo, ma a momento non ho alcuna pretesa sul ducato di Normandia, tantomeno sull’Inghilterra.”
“Inoltre rimanere celibe vi consente di potervi legare in qualsiasi momento con un qualche saldo regno come la Francia o la Scozia. – concluse Sybilla per lui, sottraendosi ancora una volta dalle sue carezze – Non sono sciocca, Henry: sono nata e cresciuta tra giochi di potere, io stessa sono stata praticamente scaraventata nel vostro letto da mio padre con la vana speranza che voi mi sposaste; so come vanno queste cose, so bene che rimarrò sempre e soltanto la vostra amante e questo mi sta bene.”
Deglutì a fatica, cercando di non cedere alle forti emozioni a cui la gravidanza e quel momento delicato la stavano sottoponendo: “Abbiamo questo. – continuò, portando le mani dell’uomo che amava sul suo ventre e sorridendogli – Abbiamo il nostro amore, i nostri figli e questo mi basta. Fino a quando mi amerai incondizionatamente, fino a quando il vostro cuore sarà mio e mio soltanto, questo mi basterà.”
“E se un giorno dovesse giungere una donna straniera, qualche principessa decisa a reclamare questo mio cuore?” chiese provocatorio, senza sapere che quel giorno sarebbe giunto insieme ad una fanciulla scozzese dalla chioma dai colori del sole al tramonto.
“Se quel giorno dovesse mai arrivare, - rispose lei prima di baciarlo – combatterò con tutte le mie forze per difendere e preservare ciò che da sempre mi appartiene.”
 



*


 
1. In quegli anni si seguiva il Sistema Tolemaico o Geocentrico, istituito nel II secolo, che vedeva la Terra fissa al centro dell'Universo, con il Sole che orbitava attorno ad essa.
2. Edgar Ætherling, figlio di Edward l'Esiliato, fu proclamato re d'Inghilterra nel 1066, ma per la sua giovane età non fu mai incoronato e a lui si preferì il Conte del Wessex, Arold Godwinson, poi Arold II, il quale venne successivamente ucciso in battaglia dal Conquistatore. Edgar è anche conosciuto con l'epiteto di re perduto d'Inghilterra.
3. E' molto improbabile che Richard e Juliane fossero gemelli, anzi posso dire che questa è una licenza che mi sono presa, in quanto non è mia intenzione approfondire il legame tra Henry e Ansfride, la quale fu per alcuni anni una delle amanti ti Henry I. Nonostante ciò, entrambi i figli avuti da lei hanno avuto una parte importante nelle vicende legate al regno di Henry e, più in generale, in alcuni avvenimenti storici degni di nota.






Angolo Autrice: Salve, gente! Lo so, questo capitolo arriva con molto ritardo, ma come aveva anticipato nel precedente è stato un periodo movimentato e, mio malgrado, scrivere questo sesto episodio è stato più lungo del previsto. Per farmi perdonare, però, l'ho ampliato notevolmente, così da avere un capitolo più lungo rispetto ai precedenti. Spero, infine, che vi sia piaciuto e ringrazio tutti colore che hanno letto, che seguono la storia e chi vorrà lasciare e ha lasciato una recensione! ;)

Alla prossima,
V.
  
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