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Autore: Emmastory    21/10/2016    3 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XX

Ricordi fra la polvere

Il tempo scorre come limpida acqua, e oggi un uccello vola libero come sa di essere sin dal giorno della sua stessa nascita. Dal mio canto ho passato una notte tranquilla, movimentata solo dalla mia bimba che scalciava, sempre più desiderosa di nascere. Non è ancora il momento, e lo so bene, ma dopo ben sette mesi di attesa, l’ansia inizia a farsi sentire. I giorni passano lenti, e sporgendomi per guardare appena fuori dalla finestra, noto qualcosa. C’è della polvere sul davanzale. Dato tutto ciò che sta accadendo, nessuno ha mai voglia né tempo di occuparsi delle pulizie qui in casa, e a nessuno sembra importare. In fondo, ciò che importa è restare vivi in questa catastrofe. Più triste di prima, Soren non fa che rimanere muto e immobile, mentre ad occhi aperti fissa il panorama. A quanto sembra, le foglie sono mosse dal vento, e benché non sia autunno, si staccano dai rami degli alberi, cadendo poi in terra e danzando come abili e leggiadre ballerine. Improvvisamente, la sua concentrazione si spezza, e il suo sguardo cade sul pavimento. Un suo lugubre sospiro rompe il silenzio, e voltandomi a guardarlo, mi avvicino per offrirgli conforto. Quasi per istinto, Stefan gli sorride nella speranza di rivederlo felice, ma lui pare non aver voglia di far nulla. “È Samira, giusto?” azzardo, sperando ancora una volta che parlare con me della sua amata lo aiuti a calmarsi. “Già…” mi risponde, pigro come un grasso gatto acciambellato su una poltrona. “Sono qui e ti ascolto.” Continuo, sorridendo leggermente e avendo il piacere e la fortuna di vederlo imitarmi. “Sei proprio come lei, sai?” disse, riprendendo la parola solo in quel preciso istante. “Perché?” fu la mia domanda, che per quanto naturale, non lo colse di sorpresa. “Perché lei è dolce, gentile, sensibile, e… bellissima.” Mi rispose poi, dando modo alle sue labbra di dischiudersi in un sorriso. Questo le sfiorò appena, e in quell’attimo, tornò a guardarmi. Seduta al suo fianco, non proferii parola, e lo guardai con aria tranquilla, ma notando il luccicare dei suoi occhi, capii che era finalmente tornato ad essere felice. Un ricordo gli balenò in mente, e solo allora, un suo discorso ebbe inizio. “Forse non te l’ha mai detto, ma io e lei ci conoscevamo anche prima di tutto questo. Quando l’ho vista, ho capito che era quella giusta, e ci siamo subito innamorati. Ho amato quel suo lato adorabile, quel bel sorriso che non spegne mai, quei dolcissimi occhi marroni, e gliel’ho detto. Ero sorpreso, ma ho scoperto che ricambiava. Al tempo era più giovane di solo qualche anno rispetto a me, ma non importava. Abbiamo condiviso tutto, e ci siamo amati, fino ad appartenerci a vicenda.” Muta come un pesce, ascoltai quel racconto senza interrompere, ma una domanda, che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che galleggiare nella mia mente. “Poi che successe?” chiese Terra, facendo le mie veci e non desiderando che una risposta. “Qualcosa di brutto, piccola.” Le disse, guardandola con aria non più felice e quasi sconsolata. “Quel giorno, in mezzo alla neve, aveva freddo, ed era spaventata. Due tipi loschi dovevano averle fatto del male, lasciandola lì sola e incapace di difendersi. L’ho aiutata, e solo grazie a me si è ricongiunta a suo fratello, ma non lo sa. È come se avesse perso la memoria, forse complici il freddo e la paura di allora, e sin da quel giorno, è convinta di una realtà ben diversa. Crede di conoscermi da solo un anno, ed è ben felice di avermi sposato, ma non ricorda. Non ricorda i momenti che abbiamo condiviso, non ricorda la nostra unione, non ricorda gran parte del nostro amore. Certo, ora mi ama, e ne sono felice, ma è scomparsa, e la rivoglio indietro.” Continuò, completando quel discorso con la voce rotta dall’emozione e alcune lacrime sul viso. Gli occhi velati dalle stesse, e il respiro colmo di fatica. Intristita a mia volta, non sapevo cosa dire, ma ancora una volta, fu Terra a parlare. Ergendosi sulle graziose punte, chiese di essere presa in braccio, e una volta ottenuto tale risultato, sussurrò una frase nell’orecchio del mio amico. “Noi li batteremo, d’accordo?” gli disse, ponendogli quella domanda con fare convinto. “D’accordo.” Rispose semplicemente, ritrovando la calma ormai persa e sentendosi finalmente pronto ad agire. In quel momento, il mio orgoglio di madre prese il sopravvento, e guardando la mia bambina, sorrisi. Per l’ennesima volta, si era dimostrata forte e tenera al tempo stesso, riuscendo a infondere coraggio a tutti noi, impegnati a riportare a galla ricordi in noi presenti, ma tristemente coperti dalla polvere.
   
 
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