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Autore: Emmastory    22/10/2016    3 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XXI

Prodi cavalieri

È trascorso appena un giorno, e andando alla ricerca di aiuto e conforto, Stefan ed io ci siamo subito rivolti a suo padre. Ha saputo consigliarci anche prima dell’inizio di quest’insensata guerra, ragion per cui ci fidiamo. Ad ogni modo, la sua risposta ci colpì duramente, lasciandoci interdetti. “Non posso aiutarvi.” Disse, a capo chino in segno di tristezza. “Cosa? Ma è impossibile!” replicai, sentendomi quasi tradita. “Mi dispiace, dovete credermi, ma sono sicuro che ce la farete. In fondo sapete difendervi, e siete insieme. Pensateci, non è questo ciò che conta?” continuò, ponendoci poi quella domanda con aria seria. Un sorriso si dipinse poi sul suo volto, e rinfrancata da quelle parole, lo guardai. “Ha ragione.” Osservai, posando il mio sguardo su uno Stefan completamente diverso. Teso, nervoso e pronto all’azione, appariva preoccupato. Quasi privo del dono della parola, continuava a guardarmi, e non appena il suo sguardo cadde sul mio ventre, lo toccai. “Starà bene, te lo prometto.” Dissi in un sussurro, avvicinandomi al solo scopo di confortarlo. Come ero ormai abituata a fare, tentavo in ogni modo di mantenere l’ottimismo, e anche se stava diventando progressivamente più difficile, non demordevo. “Dottor Patrick, la prego, noi abbiamo davvero bisogno di aiuto. Lei è l’unico che può farlo.” Aggiunsi poi, con gli occhi dolenti e la voce pregna di insicurezza. “Rain, ve l’ho detto, non posso!” fu la sua risposta, che giunse forte e chiara alle nostre orecchie. Con fare sconsolato, mi voltai fino a dargli le spalle, e con una sottile vena di rabbia nello sguardo, Stefan lo fissò. Sapevo bene che non lo odiava essendo suo figlio, ma in quell’istante, i suoi occhi parlavano chiaro. Si sentiva tradito, pugnalato alle spalle dal suo stesso padre, e per tale ragione, iroso. In quel momento, una voce ruppe il silenzio creatosi nella stanza, interferendo con il flusso dei nostri pensieri. “Ti prego, nonno, aiutaci.” Voltandomi, la vidi. Era Terra. Una bimba di soli quattro anni d’età, che nonostante tutto sembrava aver ormai compreso la gravità dell’intera situazione. Anche se con termini blandi e a lei comprensibili, sia Stefan che suo zio Drake avevano cercato di spiegarle tutto, e ascoltando come un’attenta scolara, aveva capito ogni cosa. A quelle parole, il dottor Patrick non rispose, e chiudendo gli occhi, parve mosso a compassione. “Ascoltate, io non verrò con voi, ma c’è una sola cosa da fare.” Dichiarò, apparendo serio come mai prima d’ora. “Faremo ciò che è necessario.” Risposi prontamente, irrigidendomi di colpo e avvertendo la tensione impadronirsi nuovamente di me. “Bene allora, raggiungete Aveiron, e andate alla Casa. La Leader vi aiuterà.” Concluse, guardandoci dritto negli occhi e sembrandoci stavolta molto più fiducioso. “Sarà fatto.” Replicai soltanto, per poi voltarmi e iniziare a camminare al fianco di Stefan. Fermandosi a guardarmi, mi prese per mano, e mentre nostra figlia non faceva che seguirci, entrambi ci preparavamo al momento della verità. Una vera battaglia ci attendeva, e il piano era semplice. Ai miei occhi, l’intera faccenda appariva incredibile. Forse ce l’avremmo fatta, e forse avremmo salvato il regno, ma in questo momento, nulla è scritto né certo. Fortunatamente, ogni uomo è artefice del proprio destino, e mentre la sabbia all’interno di tante piccole e metaforiche clessidre scende lenta, ci sentiamo pronti. Pronti ad agire, perché diventeremo, nel nostro piccolo, dei prodi cavalieri pronti a mostrare i propri volti sul campo di battaglia.
   
 
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