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Autore: lila love    22/10/2016    1 recensioni
cio a tutti XD lo so... questa storia non è molto allegra ma è consigliatissima a tutte lepersone che come me amano kanato . i tregemiti figli di cordelia giocavano sereni nel giardino ma succede qualcosa di inaspettato che potrebbe fare addirittura commuovere cordelia... spero di avervi incuriosito , buona letura !! *^*
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayato Sakamaki, Cordelia, Kanato Sakamaki, Laito/Raito Sakamaki
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                 Capitolo 2

 
 
 
 
Dopo una sola settimana dall’intervento, Kanato era già in piedi che smaniava di tornare a giocare, ma nonostante la sua reazione più che positiva all’operazione, il chirurgo gli aveva imposto di riposarsi il più possibile.
L’intervento era stato un vero successo, ma il tumore, la perdita repentina di peso, il dolore continuo che aveva sopportato per giorni e giorni e il decorso post-operatorio lo avevano molto debilitato, e non poteva davvero scherzarci su, ma proprio non ce la faceva a stare fermo. Fortunatamente, era giunto ad un compromesso con i fratelli , la madre e il suo medico: ovvero ricoprire la camera d’ospedale di peluche e bambole per poterci parlare e giocare mentre i fratelli gli leggevano varie storie ogni pomeriggio.
Doveva ammettere di non sentirsi proprio al massimo della forma.
Avvertiva ancora dolore, e la terapia farmacologica che stava seguendo non era una passeggiata, ma la stava affrontando con grande coraggio.
Non voleva causare altre apprensioni ai suoi cari.
Ayato e Raito lo avevano trattato per tutta la settimana come un impedito, e nonostante non si fosse lamentato più del dovuto non aveva intenzione di protrarre quella situazione troppo a lungo.
I primi giorni erano stati davvero tremendi, e li aveva lasciati fare senza fiatare. il maggiordomo lo aveva servito e riverito con eccessiva premura, e aveva sistemato i vari regali dai parenti nella stanza.
Si sentiva un po’ triste al pensiero che la famiglia lo guardassero con compassione’ ma in fondo non gli importava molto , perché finalmente sua madre lo degnava di attenzioni.
Non ne aveva mai ricevute tante in vita sua.
Ne era quasi affascinato e spaventato allo stesso tempo.
Ma ora stava bene, e tutto sarebbe presto tornato come prima.
Anche se, ogni volta che il maggiordomo lo aiutava a cambiarsi e vedeva la cicatrice sul torace rabbrividiva.
Tra tutte quelle che si stagliavano sul suo corpo a causa della madre, quella era di sicuro la più spaventosa.
Ma le cose non stavano andando così bene come era sembrato all’inizio…
Dopo alcune settimane di calma piatta, kanato aveva cominciato ad avere dei dolori atroci allo stomaco.
Il medico aveva detto che poteva essere normale, soprattutto nel momento in cui avrebbe dovuto riprendere a mangiare normalmente, e per questo aveva aumentato il dosaggio dei medicinali.
 
 
 
 
Quella notte, però, non avevano avuto alcun effetto.
Kanato era stato male per tutto il tempo, ritrovandosi al mattino fradicio di sudore e stravolto dal dolore.
Non aveva emesso un lamento per tutta la notte per paura di svegliare Ayato che dormiva al suo fianco nel letto, ma arrivato alle prime luci dell’alba, non aveva più resistito.
-“A-ayato…”-
Aveva mugugnato,
-“Ayato… Ti prego… Aiutami…”-.
Ma il fratello non era stato in grado di fare molto.
Il medico era stato chiaro: non poteva prendere altre pillole se non trascorrevano un tot di ore, e l’unica cosa che poteva fare era cercare di alleviare il dolore tramite il calore.
Per questo, Ayato aveva preparato una borsa dell’acqua calda e gliel’aveva posta sulla zona dolorante, ma non sembrava aver sortito grandi effetti. Kanato aveva cominciato a tremare per il dolore, scoppiando subito in lacrime quando il fratello lo aveva lasciato per preparargli la borsa dell’acqua calda.
Non lo aveva mai visto in quelle condizioni.
Mai.
Perfino quando Cordelia lo puniva riusciva sempre ad alzarsi e ritornare a giocare…Ma stavolta tutto era diverso.
Stavolta era interno al suo corpo il male che lo stava divorando, e non capiva perché non volesse abbandonarlo in nessun modo.
Perché doveva continuare a soffrire? Perché? D’un tratto, aveva sentito sua madre parlare con qualcuno che aveva una voce tremendamente familiare.
L’avrebbe riconosciuta fra mille, quella voce, ma non riusciva proprio a capire cosa ci facesse lui lì. -“buonasera Cordelia , passavo da queste parti e mi chiedevo che cosa stessi combinando con kanato.”-.
Aveva affermato serio e autoritario Karlheinz, non appena si era accomodato .
Ma, nel notare quanto la donna fosse sciupata e quanto profonde fossero le sue occhiaie, si era bloccato di colpo, intuendo che qualcosa non andava.
-“Cordelia… Che cos’hai?”-.
Proprio mentre la moglie stava per rispondere, un tonfo seguito da un lamento straziante erano giunti alle orecchie dei presenti, facendoli rimanere di sasso.
-“Ma che succede?!!!” -.
Aveva chiesto il padre arrabbiato e allarmato.
Senza esitare un attimo, i presenti si erano precipitati al piano di sopra, trovandosi davanti ad una scena straziante….
 
 
 
 
Kanato in preda al dolore aveva alzato di colpo il busto e spinto il fratello per terra facendolo atterrare proprio su delle puntine che erano state rovesciate il giorno prima e sbattere la testa contro ad un mobile face dolo svenire.
I servi che erano corsi su dopo aver sentito il trambusto, spalancarono gli occhi alla vista di tutto ciò e presero subito Ayato portandolo subito in infermeria dopo aver iniettato a forza un grande quantitativo di anestetico al fratello minore che si era accasciato privo di sensi sul letto.
 Era stato uno shock venire a conoscenza della crudele verità.
Karl heinz non riusciva a credere alle parole della moglie.
-“kanato ha avuto un tumore allo stomaco. Era molto grave, ma lo hanno operato… E’ in via di guarigione, adesso”-.
In via di guarigione? Se quello che aveva visto era guarire, l’uomo non voleva sapere cosa significasse essere malati.
Non era mai stato particolarmente attaccato ai figli ma quella volta era riuscito a provare un senso di vuoto nel proprio cuore, voleva aiutarlo,voleva riuscire a dimostrargli che lui era li, e gli voleva bene.
Aveva provato di tutto.
Aveva provato a chiedere al migliore medico del giappone, aveva provato con la stregoneria, con la guarigione accelerata , ma nulla di tutti ciò era servito. Il figlio non aveva sortito nessun beneficio da tutto ciò.
Karl si sentiva sconfitto.
Non era riuscito ad aiutare Kanato a guarire.
 
 
 
 
Erano trascorsi quattro mesi dal giorno dell’operazione.
Le cose non erano ancora tornate alla normalità, e probabilmente questo non sarebbe più successo. Kanato era sempre più magro e sempre più stanco.
Ormai aveva quasi del tutto rinunciato ad alzarsi dal letto.
Il suo fisico gli si era completamente ribellato.
Dalle analisi era purtroppo risultato che si erano formate delle metastasi, e la chemioterapia che era stato costretto a fare lo stava consumando lentamente.
Non aveva quasi più il coraggio di guardarsi allo specchio.
L’unica cosa che percepiva quando si toccava erano le ossa che sporgevano senza alcuna pietà.
La pelle era diventata giallognola, gli occhi erano sempre arrossati, e aveva perso diverse ciocche di capelli.
Ogni mattina, al suo risveglio, trovava il cuscino cosparso da centinaia di sottili fili neri. Trascorreva più tempo che poteva rinchiuso nella camera da letto, in quella penombra che tanto odiava.
Cordelia aveva assunto un’ atteggiamento più gentile nei suoi confronti e suo padre gli stava appiccicato ogni secondo della giornata.
Tutte queste attenzioni non gli dispiacevano affatto, anche se avrebbe preferito riceverle quando era ancora salute.
Non capiva cosa fosse quel trambusto.
Erano le dieci del mattino quando aveva aperto gli occhi dopo una notte trascorsa quasi del tutto insonne, e non riusciva davvero a capire perché dovessero fare proprio tutta quella confusione. Ormai, alzarsi dal letto era diventata un’impresa. trascorreva quasi tutta la giornata sdraiato sul letto, cercando di dare meno fastidio possibile alle persone che aveva attorno e che si prendevano cura di lui.
A fatica, era riuscito ad arrivare alla finestra, sbiancando nell’istante in cui si era reso conto che in giardino c’era tutta la ciurma di amici di famiglia che erano venuti per festeggiare il suo compleanno.
Era felice ma triste allo stesso tempo, finalmente dopo tanti anni se lo erano ricordato, ma gli dispiaceva molto il fatto che lo facevano esclusivamente perché era malato.
Qualcuno lo stava osservando, in silenzio.
Si era accorto immediatamente di chi si trattasse.
Era ridotto ad uno straccio, ma era ancora perfettamente in grado di percepire le presenze altrui. Almeno quello, gli era ancora concesso. si girò verso la porta e sussurrò un “avanti” dopo aver sentito bussare, un po’ sorpreso di trovarsi davanti suo zio Richter.
-“non credevo che un moccioso come te potesse causare così tanti problemi sai?!”-.
Disse avvicinandosi per poi alzare un sopracciglio non avendo avuto nessuna risposta.
-“ma visto che oggi è il tuo compleanno potrei anche chiudere un’ occhio con te”-.
Lo prese dal colletto da dietro come si faceva di solito con i gatti e lo trascino fuori abbastanza seccato.
Dopo interminabili minuti di silenzio tirò leggermente la manica dello zio non volendo andare per alcuna ragione alla festa.
L’uomo si fermo visibilmente arrabbiato e lo lasciò cadere per terra.
-“è cosi che ringrazi i tuoi genitori per questo pensiero?!?!?!?!?! Sei solo un bambino viziato e arrogante!!!. Avevo detto a cordelia di ucciderti appena eri nato ma lei dava ascolto solo a quell’idiota di Karl heinz!”-.
Disse urlando.
Il bimbo troppo spaventato e dolorante non aprì bocca per contestare ,cosa che fece arrabbiare ancora di più suo zio.
-“BENE! FAI COME TI PARE!“- ,
Disse prima di rinchiuderlo a chiave in uno sgabuzzino buio e andarsene.
Kanato respirava a malapena e non riuscendo più a muoversi continuava a guardare il soffitto con occhi socchiusi sperando che qualcuno accorresse in suo aiuto.
Fuori gli amici di famiglia erano venuti…si , ma non sapevano che era il suo compleanno e di certo non volevano avere mocciosi tra i piedi.
Erano passate diverse ore da quando era stato lasciato li , e aveva constatato che l;unica via di salvezza era una finestra non troppo alta che si trovava vicino a lui, con grande fatica riuscì ad alzarsi tenendosi al muro per non cadere raggiunse la finestra che aprì subito.
La stanza era al secondo piano ma avrebbe preferito buttarsi piuttosto che stare ancora la dentro. Fuori il tempo non era dei migliori, infatti pioveva a dirotto, e tutti gli invitati decisero di rientrare per non bagnarsi . si guardò dietro per qualche minuto per poi uscire tenendosi attaccato al bordo della finestra senza staccare gli occhi dal suolo spaventatissimo .
Gli occhi gli si inumidirono subito e nel giro di pochi minuti scoppiò a piangere disperato on riuscendo più a rientrare .
Era bloccato li.
Le sue mani iniziavano a scivolare ma nessuno si accorgeva di lui.
Guardò per l’ ultima volta i fratelli per poi cadere nel vuoto e chiudere gli occhi appena le mani decisero di non reggerlo più…..
   
 
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