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Autore: QWERTYUIOP00    23/10/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Il gruppo, composto da tre uomini e una donna, avanzava a cavallo lentamente, lungo la Gold Road.
Il paesaggio spoglio li accompagnava silenzioso; a un paio di miglia di distanza da loro si ergevano le mura di Anvil, coronate da una sfumatura arancione, proprio come i tetti delle case.
-Tra quanto dovremo lasciare la Gold Road?- chiese Atmah.
-Noi la lasceremo tra un miglio- rispose Sintas con tono stanco.
 -Noi?- domandò la Redguard, turbata.
-Noi- si limitò a confermare l’Imperiale, continuando a cavalcare, gli occhi rivolti all’orizzonte.
Il picchiettio causato dagli zoccoli dei cavalli che battevano sul selciato della via tornò ad essere l’unico rumore presente per un paio di minuti.
Erano tre giorni, ormai, che cavalcavano. Sintas non era voluto rimanere nella Città Imperiale dopo aver appreso la notizia della vittoria di Titus Mede a Bruma e, dopo qualche giorno di preparativi, si era dimesso dal Consiglio degli Anziani e aveva lasciato la capitale.
La notizia della sconfitta di Thules nella radura della Grande Foresta si era diffusa rapidamente in tutta Cyrodiil; nonostante tutti i tentativi di resistenza, in quel momento avevano un nuovo imperatore, che si prometteva di restituire la pace all’Impero e di riportarlo al suo splendore dell’epoca dei Septim, che, in quel momento, appariva così lontana.
Atmah ripensò a Thules, a Mede,  a Maudelaire, ai vari generali e a Sintas, e si ricordò le parole dell’ambasciatore Lewie.
“Sono così impegnati a ballare da non accorgersi di chi stia dando il ritmo”
Avevano un nuovo imperatore, ma nulla sarebbe cambiato, pensò.
“Eppure la storia va avanti” si disse, proprio come stavano facendo loro sulla Gold Road.
-Perché hai specificato “noi”?- domandò a Sintas, distraendolo dalle sue meditazioni.
-Tu hai un percorso diverso davanti a te- rispose quello –una nave sta per partire dal porto di Anvil, diretta a Daggerfall. Farà scalo a Sentinel-
-Non salirò su quella nave- dichiarò scontrosa Atmah.
-Oh, sì che ci salirai- ribatté l’Imperiale ridendo. Era da giorni che non lo faceva.
-Come diavolo ti è venuto in mente?! E senza neanche consultarmi?!- inveì la donna, sporgendosi dalla sella.
-Non sei più mia serva, sei libera, vai- continuò Sintas, ignorandola –Hai una casa che ti aspetta. Ognuno ce l’ha. Nel mondo c’è il male, il mondo è dominato dal male; ma ognuno, anche il più misero ha sempre un posto dove tornare, delle persone a cui affidarsi-
La Redguard lo fissò, silenziosa.
L’Imperiale ricambiò il suo sguardo, sorridendo.
-Un saggio uomo un giorno disse che ci sono due modi per non soffrire l’inferno. Il primo, più facile per molti, è di accettarlo e di diventarne parte al punto da non vederlo più. Il secondo, molto più difficile e rischioso, è di capire e riconoscere chi e cosa non è inferno, e proteggerlo, farlo sopravvivere, e dargli spazio- disse accarezzandole la guancia col dorso della morbida mano rugosa –Vai a casa, Atmah. Nulla è impossibile, l’importante è non smettere di crederci, qualsiasi cosa succeda. E un giorno, quando anche tu sarai vecchia, e la vita ti ripresenterà nella sua interezza, potrai ripensare a piccoli momenti, quelli belli. E il mondo non ti apparirà così terribile. Guarda tu stessa; è tutto buio intorno a noi, eppure… la vedi là in fondo quella luce? Il sole sta sorgendo. Questa è l’alba di una nuova età per tutti, ma non esserne spaventata, anzi, affrontala e rendila tua. Io ho combattuto e tramato per tutta la mia vita, fino pochi giorni fa, e sono stato battuto, infine. Ma questa è soltanto la mia opportunità per passare il tempo che mi rimane con la mia Herminia. E tu… non devo dirti io come passare la tua vita. Solo… vivila! Può accadere di tutto… ma tu vivila, la tua vita!-
Dopo qualche secondo, a Redguard si sporse dalla sella e abbracciò Sintas.
Ricambiato l’abbraccio, l’Imperiale prese dalla propria borsa un grosso sacchetto di tela e due buste.
-Questi sono un po’ di septim per permetterti di sistemarti, il lasciapassare per la nave, e una lettera che farà liberare tua sorella- spiegò porgendole i tre oggetti.
Dopo qualche momento di silenzio, Atmah prese gli oggetti, scendendo da cavallo, e ringraziò con un muto cenno di capo.
-La tua nave partirà a breve, e noi dobbiamo avviarci. Quando dovremmo arrivare a casa?- chiese Sintas continuando a guardare le donna.
Una delle due guardie scrutò pensierosa il cielo, poi posò lo sguardo sulle colline che si estendevano verso nord.
-Al tramonto, se siamo veloci- dichiarò convinto –Ma non dovremmo avere problemi-
-Allora dobbiamo partire- disse l’altro armato –non ci sono locande fuori dalla Gold Road, e la notte non è sicuro addentrarsi nelle radure-
-Non c’è bisogno che mi diate consigli- rise l’anziano imperiale –sono nato e cresciuto in queste terre-
-Però hanno ragione- aggiunse rivolto alla Redguard –è giunto il momento di separarsi-
-Addio…- sussurrò con voce fioca Atmah.
-Addio- rispose Cornelius Sintas –che tu possa tornare a casa senza problemi-
Le due guardie chinarono il capo in segno di saluto, per poi spronare i propri cavalli a partire, seguiti dal loro padrone.
Le tre sagome si allontanarono, fondendosi col paesaggio dorato.
La Redguard rimase a fissarli per un po’, per poi voltarsi verso le mura di Anvil.
Dopo aver dato un ultimo sguardo ai tre cavalieri, si incamminò verso la città.
Due guardie assonnate le aprirono i cancelli cittadini, permettendole di passare in mezzo alle case, ancora immerse nel silenzio e nel sonno; si sentivano soltanto i lontani rumori metallici causati dallo sfregamento dei pezzi d’armatura che indossavano le guardie, che pattugliavano tenendo un occhio chiuso a causa della stanchezza.
Atmah girò a sinistra e, passate le sedi delle gilde, si ritrovò davanti alla sagoma del campanile della Cappella di Dibella, di fronte alla quale si ergeva un piccolo portico sorretto da eleganti archi a sesto acuto.
Mentre vi passava davanti, l’attenzione della donna fu catturata dal suono della campana che si propagava deciso nel cielo che sovrastava la città.
“Dev’essere iniziata la settima ora del giorno” pensò “meglio sbrigarsi”
Accelerando il passo, raggiunse i cancelli che consentivano l’accesso al porto e al castello.
La costa dorata si piegava in quel punto in una piccola baia, che era stata sfruttata in dall’antichità dagli abitanti del posto per il commercio.
Su un piccolo isolotto nella parte sud si ergeva il castello, che quel giorno era splendidamente addobbato da festoni e stendardi per l’imminente ritorno dei conti Corvus e Millona Umbranox, mentre all’estremità di un piccolo promontorio a nord era stato costruito un faro, da sempre utilizzato come meta turistica per la magnifica vista che permettevano la sua altezza e la sua posizione.
In mezzo, dal lato delle mura, vi erano i magazzini, una locanda e un alloggio per marinai, mentre all’altro lato era attraccate le navi mercantili.
Ad ovest, si estendeva il Mare Abeceano, a nord vi erano Hammerfell e High Rock, e a sud si poteva arrivare fino alle Isole Summerset.
Atmah si diresse verso la seconda nave più vicina, sulla quale un gruppo di marinai stava incitando i passeggeri a salire.
-È questa la nave diretta a Daggerfall con scalo a Sentinel?- chiese a quello che pareva un ufficiale.
-Sì, signorina, siete nel posto giusto- rispose vivace quello, lanciando un paio di occhiate a dir poco “ardite”- Voi dovete essere la Redguard di cui mi avevano parlato… quella che lavora per il nobile del Consiglio degli Anziani-
-Lavoravo- precisò la donna –sì, sono io. Ecco il lasciapassare-
-Benvenuta a bordo, signorina…- esclamò l’uomo.
-Atmah- completò l’altra, per poi salire a bordo.
Dopo cinque minuti, tutti i passeggeri furono saliti e il vascello partì.
A differenza del resto dei viaggiatori, Atmah decise di rimanere sul ponte, a guardare il sole che stava ultimando la sua lenta comparsa.
Anche un giovane bretone non era andato in coperta e, dopo aver lanciato un’ultima, lunga occhiata a Cyrodiil, raggiunse Atmah sul bordo del ponte, rimanendo ad un paio di metri di distanza.
Dopo un ultimo sforzo, la dorata forma rotonda del sole fu completa; il suo viaggio nel cielo era appena ufficialmente ricominciato, ed era cominciato un nuovo giorno.
Era cominciata una nuova era per tutti, per gli abitanti della Città Imperiale, sotto un nuovo imperatore, per Sintas, ma anche per Atmah, o addirittura per il Bretone che le stava di fianco, ne era certa.
La Redguard guardò un’ultima volta la busta.
Una nuova era era cominciata, e quella volta lei era lontano da tutto il male che aveva vissuto.
Un gruppo di gabbiani passò sopra di loro, emettendo un lungo garrito che si disperse nell’aria.
Il sole continuava a salire; completamente libero dall’orizzonte, illuminò tutto l’oceano.
L’acqua si trasformò in un attimo in una distesa di vetro dorato.
La grigia nave continuava ad andare avanti.
Verso ovest.
Verso casa.
 
 
 
 
 
Uh, ce l’ho fatta.
Dopo tre storie e trentaquattro capitoli la serie di Downfall è conclusa; non penso che scriverò altro su questi personaggi, ritengo che mi abbiano dato tutto quello che potevano darmi, e spero lo abbiano fatto anche con chi abbia letto questa storia; la sua scrittura ha richiesto più di un anno di lavoro, ma mi ha dato tante soddisfazioni.
E tutto questo anche grazie a voi, a chiunque abbia letto queste storie, perciò: GRAZIE.
Grazie di tutto, in particolare a Nuanda TSP, Curse_My_Name, Royce, Helmyra, IlMareCalmoDellaSera e WindMaker9­_ per aver recensito anche soltanto un capitolo della serie.
Grazie ancora, spero di rivedervi presto, ad una storia vostra o mia.
Un saluto,
QWERTYUIOP00
 
 
 
   
 
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