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Autore: MAFU    23/10/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 12

“Dunque, piacere di conoscervi. Sono Shura Kirigakure, vostra nuova docente traferita direttamente dalla sede Vaticana.” Annunciò la donna seduta a gambe incrociate sulla cattedra. “A quanto pare vi insegnerò cerchi magici e sigillo dei demoni… Che seccatura.” Schioccò la lingua guardando il registro. “Da dove sbuca?” sussurrò Lilith all’orecchio di Lamia intenta a fulminare la nuova insegnante con lo sguardo. “Storia lunga…” fece una faccia indifferente. Rin era l’unico a mancare all’appello. Dopo che Shura se l’era portato via Sabato non lo avevano ancora visto. Quand’ecco entrar in classe proprio il diretto interessato con una faccia da cadavere. “Rin Okumura, prego accomodati!” fischiettò l’insegnante tutta tranquilla. “Buon giorno…” biascicò il ragazzo andandosi ad accomodare. “Ma tu sei!” vedendo Shura sgranò gli occhi. “Sì, sì lo so chi sono. Accomodati e inizia a leggere, ritardatario.” Lo scialacquò con un gesto.  Lamia aveva un’espressione indecifrabile in volto mentre studiava Shura. Lilith la guardò con la coda dell’occhio chiedendosi a che stesse pensando.
Alla pausa pranzo, le sorelle uscirono dall’ala esorcisti per andare in mensa a sbavare dietro al cibo per ricchi come consuetudine. O per lo meno era Lilith a farlo e puntualmente insisteva perché Lamia la accompagnasse. Lilith posò i palmi sulla teca di vetro leccandosi le labbra. Ora che avevano fatto pace la ragazza se la trascinava da tutte le parti. Persino al cesso. “Ancora non capisco come tu faccia a sbavare dietro ste schifezze… Cento volte meglio il sangue fresco…” “Shh! Lamia, non farti sentire!” la donna roteò gli occhi. “A proposito di sangue…” mormorò tra sé e sé, “Lilith, ti dispiace se torno un attimo in stanza?” “A fare che?” la sorella di voltò guardandola confusa. “Mangiare.” “Oh…” la ragazza fece una smorfia. “Giusto…” guardò altrove. “Vai pure.” Aggiunse poi serena. “Grazie per il congedo sua illustrissima eccellenza.” Disse sarcastica Lamia con gli occhi a mezz’asta, “Che vuoi? Ti ho detto di andare!” stizzita Lilith mise il broncio, “Non che mi servisse realmente il tuo permesso. Sarei andata lo stesso.” Sbuffò la donna andandosene facendole la linguaccia. Lamia uscendo dalla mensa s’imbatté in una scena che con sua sorpresa le dette fastidio. Shura e Yukio che conversavano accanto alla fontana. Soli. Non sentiva che si stessero dicendo ma Yukio sorrideva. Assottigliando gli occhi strinse i pugni andando per la sua strada. Quella donna mostrava il seno così bellamente da darle noia. Chi si credeva di essere? Un succube? Stupida umana. Lamia accelerò il passo nervosa con la brama di sangue che saliva sempre di più.
Lilith uscì all’aperto con un grosso onigiri al salmone tra le mani. “Che delizia!” fischiettò addentandolo. Appesa al braccio aveva pure una sportina di plastica con dentro un pranzo completo da gustare in un secondo momento. Con rammarico però si accorse di essere stata di nuovo abbandonata. Sospirando si mise a passeggiare nel piazzale e quasi in automatico buttò l’occhio verso i finestroni dello studio di Mephisto.
In camera lamia stappò la bottiglia di sangue come se fosse spumante. Anche se in realtà non aveva niente da festeggiare. “Che palle!” sputò per terra un grumo di saliva attaccandosi al collo. Deglutendo sonoramente si lasciò sfuggire un gemito di soddisfazione. “Nonostante sia di pizzetto, per lo meno è buono.” Guardò la bottiglia alzando un sopracciglio. “Ma quello del professorino è ancora meglio…” sogghignò. “Urge il battesimo della succube.”.
La manina di Lilith bussò più volte alla porta. “Prego!” la voce di Mephisto risuonò dalla stanza. “Sono io, Lilith…” disse la ragazza facendo irruzione garbatamente, “Ti disturbo?” “Nient’affatto!” l’uomo seduto alla scrivania deglutì cercando di stare calmo. Era solo ma dalla sua faccia sembrava che Lilith avesse interrotto qualcosa. “Va tutto bene?” chiese lei titubante fermandosi sulla soglia. “Certamente, accomodati.” Unendo assieme le mani sogghignò imperturbabile come suo solito, al che Lilith si convinse chiudendosi la porta alle spalle. Mephisto si alzò dalla scrivania per andarle in contro. “Che porti di bello con te?” “Il pranzo…” rispose guardando il sacchetto. “Oh, vedo che hai abbandonato quell’insensata idea di fare la dieta ~⋆” Fischiettò Mephisto tutto contento fermandosi a pochi passi da lei. “Ho pensato di chiederti se ti andava di pranzare con me oggi.” La ragazza lo guardò speranzosa e Mephisto sgranò gli occhi con sorpresa. “Quale gioia, certamente mia cara.” Schioccando le dita fece comparire una tavola imbandita con tanto di candele e fiori. Lilith sussultò sbigottita e notò che nonostante la lunghezza, era apparecchiato per uno solo. “Oh? Tu non mangi?” “Mi duole informarti che purtroppo ho già consumato il mio pasto…” l’uomo si nascose gli occhi con una mano per la vergogna. “Beh… Allora direi che non importa tutta questa rigorosità per… beh, un O-bento della mensa…” Lilith si grattò una guancia imbarazzata accennando alla sportina penzolante dal suo braccio. “Oh…” Mephisto spalancò gli occhi ammutolendo. “Come desideri.” Schioccando nuovamente le dita fece sparire la tavolata in un batter d’occhio. Il vento scompigliò i capelli di Lilith spettinandola. “Ehrm… Sono venuta qui per stare un po’ in compagnia, non per farti scomodare tanto.” Sorridendo, avanzò verso la scrivania di Mephisto sedendovisi di fronte in poltrona. “Tu lavora pure, non ti disturberò promesso.” Si voltò verso di lui cominciando a scartare il pranzo. “Per te questo ed altro.” Sistemandosi i guanti, l’uomo si sedette di fronte a lei con tutta calma incrociando le gambe sotto al tavolo. “Oh… Quanta roba!” osservò stupefatta Lilith scoperchiando il cestino del pranzo. Vi erano una bella porzione di riso, frittata, verdure miste, carne e una porzione di macedonia a parte. “E che buon odore!” annusò estasiata. “Lieto che la mensa sia di tuo gradimento.” Mephisto incrociò le mani sotto al mento sogghignando intento a guardarla rapito. “Buon appetito!” annunciò spezzando le bacchette e iniziò a mangiare a piccoli bocconi. “Credo che tu sia uno dei pochi demoni che si trattiene dal mangiare con le mani. Me ne compiaccio.” Sorrise malizioso l’uomo. “C’è qualcosa di cui volevi parlarmi?” chiese poi a Lilith intenta ad assaporare un boccone di frittata. “Nulla di particolare.” La ragazza scossò il capo succhiando le bacchette, “Lamia mi ha abbandonata per andare a pranzare in stanza e io ho pensato a te. Tutto qua.” “Ne sono lusingato.” Mephisto arricciò le labbra soddisfatto. Posando la guancia su un pugno guardò in silenzio Lilith con un mezzo ghigno. “Perché mi fissi?” la ragazza alzò lo sguardo fermandosi con le bacchette posate sulla labbra, “Sei molto carina oggi.”. Lilith arrossì guardando in basso e riprese a mangiare. “E questo è niente in confronto al mio vero aspetto.” Chiuse gli occhi pavoneggiandosi, “Oh, lo so bene.” Sogghignò Mephisto ricomponendosi. “Mh, all’epoca ti confesso che non ero nemmeno un gran che rispetto ad adesso.” La ragazza era arrivata alla macedonia. L’uomo alzò le sopracciglia rapidamente riabbassandole quasi subito per non palesare la sua curiosità. “Sembra deliziosa!” Lilith prese la forchettina di plastica in allegato iniziando a spulciare la frutta. Scansò minuziosamente ogni pezzo di mela. “Vuoi?” inforcò proprio uno di quegli spicchi scartati porgendolo a Mephisto. “No, ti ringrazio.” Gli sorrise lui rifiutando con garbo. Al che il pezzo di mela tornò a venire messo da parte. Lilith lo sfilò con delicatezza dalla forchetta aiutandosi col bordo della cestina di plastica. “Tieni per ultima la tua parte preferita?” Mephisto osservò i suoi movimenti sporgendosi un po’ sulla scrivania. “Una specie…” La ragazza evitò di guardarlo negli occhi. “Che ragazza giudiziosa, condivido la tua scelta. Il meglio va sempre alla fine.” Commentò malizioso l’uomo. “Come?” Lilith alzò gli occhi con un pezzo di ananas in bocca. “Nulla… Mangia, cara.” Mephisto chiuse gli occhi facendo aria con una mano. Sazia, la ragazza posò il contenitore con soltanto i pezzi di mela sulla scrivania. “Sono piena!” annunciò massaggiandosi la pancia. Mephisto buttando l’occhio ai pezzi avanzati non commentò. “Aspetta, metto in ordine…” Lilith si alzò in piedi infilando la scatola vuota del pranzo nel sacchetto. Come allungò la mano verso gli avanzi di macedonia un rumore provenne da sopra la sua testa facendola fermare con la mano a mezz’aria. Mephisto fece una faccia allucinata e serrò la bocca sudando freddo. “Boo.” La faccia di Amaimon a testa in giù comparve all’improvviso al fianco della ragazza a pochi centimetri dal suo naso. “Amaimon!” strillò lei in preda al panico scattando di lato. “Sei tornato!” la voce le si ruppe in gola per lo spavento. “Scusami ma vedendoti non ho saputo resistere.” La guardò con quei suoi occhi spenti. “Devo prendere una cosa.” Scendendo a terra con una capriola, braccò la ragazza ribaltandola quasi all’indietro con un bacio bramoso. Mephisto senza parole inspirò profondamente facendosi torvo in viso. “Finalmente.” Mormorò il ragazzo staccandosi da lei. Rimase immobile a qualche centimetro dalle sue labbra respirando profondamente la sua essenza. Lilith strabuzzò gli occhi inerme. “Oi, io ho bussato!” Lamia spalancando la porta fece irruzione nello studio di Mephisto interrompendo le effusioni. “Lilith, sapevo che ti avrei trovata qui.” Fece due passi all’interno arrestandosi di colpo. “Oh…” sogghignò vedendo Amaimon in piedi davanti alla sorella. “Tu devi essere il famoso Amaimon…” lo studiò avvicinandosi a loro. Notò Mephisto alla scrivania e lo guardò male. “Lamia!” la ragazza sussurrò il suo nome tremando. “Scusate, ma sono costretta a riprendermi la sorella...” Senza staccare gli occhi di ghiaccio da Mephisto si avvicinò a Lilith prendendola in spalla di peso. “Oi! Ma che fai!!” protestò lei aggrappandosi alla sua gonna. “Posso camminare! Non trattarmi come una bambina!” si dimenò Lilith graffiandole la schiena, “Se ti comporti come tale, io ti tratto come tale.” “Ma sentila!” la ragazza frugando sotto la sua gonna afferrò una porzione della coda celata di Lamia assestandovi un morso ben piazzato. La donna strillando mollò la presa e Lilith iniziò a saltare da tutte le parti. “Ah! Prendimi se ci riesci!” “Lilith, non farmi incazzare!” la intimò Lamia correndole dietro su tutte le furie. Così mentre la sorella spiccava un balzo capriolando all’indietro, l’afferrò al volo a testa in giù trascinandola fuori dallo studio a forza. “Lasciami, lasciami!” scalciò Lilith con testa e braccia imprigionate nella morsa della sorella maggiore. “Finiscila.” iniziarono a battibeccare uscendo dalla stanza in un groviglio di corpi sbattendosi la porta alle spalle. Amaimon e Mephisto, allibiti dallo spettacolo fissavano l’uscio serrato senza parole. “Ah… Sorelle.” Commentò l’uomo sospirando. Amaimon voltandosi verso di lui non aprì bocca se non quando notò la macedonia avanzata rimasta sulla scrivania. “Ma guarda un po’… Non ha toccato le mele…” osservò incuriosito.
“Non ci posso credere che Pizzetto lo abbia davvero liberato di nuovo!” Lamia buttò per terra Lilith ormai lontane dall’ufficio del preside. “Io non posso credere che tu mi abbia fatto fare una tale figuraccia!” si alzò la ragazza massaggiandosi la fronte. “Sciocchezze.” Sbuffò Lamia, “Piuttosto, che stava succedendo quando sono entrata?” “N…Niente.” Lilith distolse lo sguardo riprendendo a camminare con le sue gambe. “Lilith, parla.” Lamia l’afferrò per un polso molto seria. La ragazza continuò a tacere mettendo il broncio. “Ti ha baciata, dì la verità.” “Che!? Come fai a saperlo!?” Lilith sgranò gli occhi ritraendo la mano di scatto. “Si chiama battesimo della succube, razza di idiota. Te l’ho già detto.” La sorella scossò la testa avanzando lungo il corridoio. “Ormai Amaimon dipende da te e dai tuoi baci. Vorrà sentirne sempre di più il loro sapore finché non arriverà a compiere gesti estremi per avere di più.” Lamia le dette le spalle stringendo i pugni. “Regolati in base a ciò.” Aggiunse continuando a camminare. Lilith pietrificata guardava Lamia allontanarsi. “Lamia, aspettami!” le corse dietro. “Non c’è proprio niente da fare a riguardo?” chiese in preda al panico. “Oh, ti piacerebbe…” rispose l’altra sghignazzando sarcastica, “Purtroppo no. Sarà sempre peggio.” Guardò l’orizzonte sorridendo amaramente. “L’unica soluzione sarebbe stata che Mephisto avesse continuato a tenerlo imprigionato. Ma evidentemente ora gli serve libero.” “Che intendi dire?” Lilith alzò un sopracciglio dubbiosa, “Non lo so, chiedi a pizzetto.”. “Lamia…” “Tu cerca di stargli lontano. O di dargli ciò che chiede per non farlo innervosire. In ogni caso non hai molta scelta… Auguri.”.
Lamia ormai aveva un unico pensiero fisso: Yukio. Era arrivata quasi all’ossessione. Passeggiava per l’accademia in sua ricerca. Dopo aver mollato Lilith doveva trovarlo. Era con quella donna? Che rapporto c’era tra i due? La cosa la infastidiva nonostante non ne avesse motivo. “Stando ad Assiah mi sto rammollendo.” Pensò. I sentimenti umani la stavano contagiando. Provava gelosia, un sentimento nuovo. “Lamia, ti stavo cercando.” Una voce che non si sarebbe mai aspettata di sentire provenne alle sue spalle. “Oh, Yukio…” si voltò sogghignando sensuale. “Anche io ti cercavo…” sussurrò senza farsi sentire. “Dov’è Lilith?” chiese il ragazzo guardandosi intorno. Lamia fece una smorfia adirata. “Ah, fa niente… volevo comunicarvi una certa cosa ma penso che tu possa riferirle ciò che sto per dirti.” “Ovviamente.” Rispose la donna seccata. Yukio alzò un sopracciglio. “Sembri arrabbiata…” “No, nient’affatto.” Lamia incrociò le braccia, “Avanti, che volevi?” “La professoressa Kirigakure ha organizzato una spedizione nella foresta finalizzata al vostro addestramento. Partiamo domani mattina alle 8 in punto.” Si sistemò gli occhiali mantenendo un certo rigore. “Ho capito…” al nome di Shura, la donna aveva stretto i denti in preda alla crescente rabbia. Ma non lo dette troppo a vedere. “Ci sarai anche tu con noi?” gli fece gli occhi dolci dissimulando il nervoso, “Certamente. Detto questo buona giornata Lamia.” Con un piccolo inchino, Yukio provò a congedarla con garbo. “Professore!” la donna si voltò fermandogli il passo. “Sì?” il ragazzo la guardò composto, “Se avessimo bisogno di ulteriori indicazioni come potremo contattarti?” ebbe un lampo di genio. “Oh, giusto…” Yukio si frugò in tasca, “Voi siete le uniche che non hanno ancora il mio numero…” aggiunse estraendo il cellulare. “Di norma un professore non dovrebbe dare il suo numero agli studenti. Ma non vorrei mai perdervi nel bosco.” Guardò altrove. “Oh… Sono lusingata che ti preoccupi per me.” “No ecco… È la prassi…” balbettò accedendo alla rubrica. “Prego.” Rapido porse il telefono a Lamia affinché scrivesse il suo numero. “Fatto.” La donna glielo restituì altrettanto velocemente. “Hai messo anche il numero di Lilith?” “Il suo non me lo ricordo.” “Ah… Santa pazienza.” Sospirò. “Vorrà dire che andrò a cercarla di persona.” Scrollò le spalle appesantite dalla cartella. “Potrei scrivertelo per messaggio più tardi…” Lamia sogghignò posando le mani sui fianchi. “Oh, giusto. Anche così potrebbe funzionare.” Si raddrizzò gli occhiali con un gesto rapido. Lamia pareva soddisfatta. Aveva il suo numero. “Stasera ti scriverò anche il numero della professoressa Kirigakure.” Non la degnò di uno sguardo, “Dunque, buon pomeriggio.” Yukio si avviò definitivamente per la sua strada facendo digrignare i denti a Lamia. Ancora lei…
“Lamia questa volta ha ragione…” sospirò Lilith parlando da sola. Però non si spiegava del perché continuasse a dileguarsi senza dirle dove andava. La caccia aveva dovuto abbandonarla. Quindi proprio non ne aveva idea. Anche se in minima parte aveva percepito in lei un qualche cambiamento. Era strana, come in preda a un battesimo della succube. “Qui qualcosa puzza…” mormorò grattandosi le labbra soprappensiero. “Hei, tu.” La testa di Amaimon le comparve a sorpresa davanti al naso per la seconda volta. La ragazza strillò cadendo all’indietro nel prato. Il demone la fissava a testa in giù penzolando da un albero sopra al sentiero. “Lo sai che è un peccato sprecare il cibo?” la canzonò dondolando. “Amaimon!” spalancò gli occhi Lilith. “Mi ha dato un po’ fastidio che tua sorella ci abbia interrotti proprio sul più bello.” Scese a terra cascando sui suoi piedi, “Anche perché non avevo ancora finito di parlare con te.” Si avvicinò a lei mentre si stava rialzando. “Dove sei stato fino ad ora?” Lilith s’intromise nel monologo, “Confinato.” Amaimon la fissò con gli occhi spenti. “Dunque…” continuò a parlare, “Prima non avrei potuto comunque arrivare al punto davanti a mio fratello…” era sempre più vicino, “Fatto sta che nonostante le premesse e i rimproveri, sono ancora assolutamente intenzionato a vederti trasformata.” I suoi occhi fiammeggianti erano a pochi centimetri dai suoi. Lilith boccheggiò inerme. Quello sguardo l’aveva atterrita. “Io non lo farei se fossi in te.” Bisbigliò. “Shh, non parlare.” Lui la zittì mormorando, “Non so che cosa tu mi abbia fatto ma solo sentendo il tuo odore mi vengono i brividi.” Parlò piano senza distogliere lo sguardo. “Il tuo profumo… La tua pelle… È così invitante…” le sfiorò le labbra senza alcuna espressione, “Devi essere mia.” Il suo respiro sfiorava il viso di Lilith, caldo come le fiamme. “Sei mia.” Con uno scatto prese il viso di Lilith tra le mani baciandola possessivo. La sensazione era quella che volesse prosciugarle l’anima. La ragazza non si muoveva, passivamente partecipava al rito a occhi chiusi. Strinse Amaimon con le unghie, cominciava a mancarle il respiro. La lingua del ragazzo premeva contro la sua insistentemente. Quando il bacio si sciolse avevano il fiatone. Si guardarono negli occhi per qualche istante senza proferire parola. “Ora, trasformati. È un ordine.” Il ragazzo cambiò sguardo. Pur nella sua mono espressività, Lilith gli vedeva l’ossessione balenargli negli occhi.  La tensione palpabile fu però spezzata dallo squillare di un cellulare. Era quello di Lilith. Arretrando di qualche passo rispose rapida e la voce di Lamia dall’altro capo la fece sussultare. “Lilith, non ci crederai, ho il numero di Yukio!” starnazzava come un’oca. Che c’entrava adesso Yukio? “Lamia… Posso richiamarti?” la ragazza deglutì rumorosamente vedendo Amaimon avvicinarsi di nuovo, “È un fottuto evento epocale wow! Questo a parte devi tornare subito qui. Muovi il culo, intesi!?” la sorella continuava a schiamazzare. “Capisco ma…” indietreggiando sempre di più, ad un certo punto chiuse gli occhi e quando li riaprì, Amaimon era sparito. “Lilith, ci sei!?” la voce della sorella usciva imperterrita dall’apparecchio. Senza rispondere, le chiuse il telefono in faccia e fissando le selve sentì una stranissima sensazione. 
   
 
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