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Autore: destroyvhvyre    23/10/2016    2 recensioni
Frank e Gerard si incontrano per la prima volta a causa di una situazione non del tutto normale e soprattutto felice; ma è da lì che inizia qualcosa che nessuno dei due può fermare.
Perchè Frank ha bisogno della presenza di Gerard.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cercavo quasi ogni giorno Frank, a scuola.
La maggior parte delle volte non lo trovavo, anche perchè non sapevo davvero dove cercarlo, e in verità non volevo neanche risultare appiccicoso.
Non lo ero, perciò non volevo rischiare di sembrarlo.

Stavo camminando con mio fratello Mikey, lungo un corridoio poco affollato.
Mikey era di qualche anno più piccolo di me, ma andavamo alla stessa scuola.
Lui al primo anno.
-Ti stanno bene, i capelli tinti così.- mi disse mio fratello, indicando con l'indice la mia testa.
Il giorno prima, prima di andare a letto, avevo deciso di colorarmi i capelli con una tinta che avevo comprato qualche settimana prima.
Adesso erano rossi, le ciocche non erano corte, ma piuttosto lunghe.
Già li amavo.
Il rosso era accesso, era praticamente impossibile non notarmi, il che da una parte mi dava fastidio, ma dall'altra mi piaceva.
-Senti Gee...- fece per iniziare mio fratello, io mi girai verso di lui per guardarlo e ascoltarlo.
-Qualche giorno fa ti ho visto all'uscita con Frank Iero.
-Come fai a sapere chi è?-lo interruppi all'istante.
Fino a quel momento non sapevo il cognome di Frank, sapevo solo il suo nome. Adesso lo sapevo.
Frank Iero.
-Beh, tra noi di prima girano voci su lui.- rispose semplicemente, scrollando le spalle. Ero sempre più curioso.
-Che tipo di voci?- aggrottai la fronte, aspettando una risposta da parte da mio fratello.
-Nulla di particolare. Tutti lo etichettano come sfigato, asociale, e roba varia, sai, le solite cose.- dentro di me montò la rabbia. -viene preso in giro spesso.- guardai mio fratello con astio.
-E tu la pensi anche così?
-Io non la penso in nessun modo. È vero che sembra davvero, sai, strano. Ma non lo conosco. Tu sì?- avevo deciso che avrei protetto Frank col silenzio.
-Ci ho parlato qualche volta.- non avrei parlato neanche con mio fratello del fatto che l'avevo conosciuto una notte, mentre stava per suicidarsi, e io solo grazie ad un colpo di fortuna ero riuscito a fargli cambiare idea, o almeno, ero semplicemente riuscito a non fargli commettere il suicidio.
Chi lo sapeva se l'idea di uccidersi vagava ancora dentro la sua mente?
E non avrei parlato neanche di altre cose che riguardavano Frank, con Mikey.
Non volevo aggravare la sua situazione.
Qualche minuto dopo lasciai Mikey con i suoi compagni, per uscire nel retro della scuola e andare a fumare una sigaretta.
Mi accesi la sigaretta, e inspirai il fumo, rilassandomi completamente contro il muro vecchio e pieno di scritte in cui ero appoggiato.
In pochi minuti riuscii a finire tutta la sigaretta, e in verità avevo voglia di fumarmene un'altra, ma la campanella di fine pausa pranzo stava per suonare, io non avevo mangiato niente, in ogni caso non avevo fame, e la mia voglia di stare seduto su una sedia ad ascoltare una lezione era pari a zero.
Ma dovevo rientrare per forza.
Percorsi il corridoio che portava nella classe di chimica, la materia che avevo in quell'ora.
Tenevo le mani nelle tasche dei miei jeans neri, e mi guardavo intorno poco interessato.
Stavo riflettendo su quanto la scuola fosse una seccatura, quando qualcuno mi sbatté contro, cadendo per terra.
Ritornai alla realtà, abbandonando i miei pensieri, e guardai la persona che si stava mettendo seduta, che si stava alzando.
Porsi una mia mano.
Riconobbi chi era la persona che stava afferrando la mia mano proprio dalla mano che prese la mia.
Era la mano di Frank, e, effettivamente, guardando bene dietro un ciuffo di capelli davanti il viso che mi ritrovavo davanti, riuscii a riconoscere Frank.
Riflettei su una cosa curiosa: prima di conoscere Frank non l'avevo mai visto o notato, invece adesso lo incontravo spessissimo.
Era sconvolgente.
Non spostò il ciuffo che gli copriva gli occhi, e non abbassò il cappuccio che teneva alzato sulla sua testa.
-Hey, Frank. Ti sei fatto male?- gli chiesi, piegando un po' di lato la testa.
-Oh, no. Cercavo proprio te, in verità.- sta volta fece un breve movimento di testa, muovendo un minimo i capelli che aveva davanti gli occhi, rivelando di poco il suo viso. -era da qualche giorno che non ci vedevamo, tutto qui.- mi spiegò, mostrando un piccolo sorriso. Era evidente che non era abituato a sorridere. Come me, d'altronde. Neanche ricordavo quali erano state le rare occasioni nella quale mi ero ritrovato a sorridere.
Probabilmente era il primo giorno da quando conoscevo Frank che non era fatto.
E non ci conoscevamo neanche da tanto, alla fine.
Pensai che Frank aveva un bel sorriso.
Era come quel tipo di cose che non vengono mostrate mai, e quando, una volta ogni tanto, vengono mostrate, risultano ancora più belle.
Così era il sorriso di Frank.
-Volevo solo...- si fermò un secondo, probabilmente per riflettere.-non so, ringraziarti. Per l'altro giorno. Che mi hai fatto alzare, da terra. Ero dannatamente fatto.- rise brevemente, in modo ingenuo. Si vedeva che era imbarazzato.
Si abbassò il cappuccio, aggiustandosi meglio i capelli scuri.
Gli sorrisi. -Oh, sì. Di nulla.- la campanella suonò.
-Bene, devo...devo andare.- dissi, facendo un passo indietro.
Frank annuì. -E comunque ti stanno benissimo i capelli così.- aggiunse alla fine mentre era girato di spalle e camminava, sparendo dalla mia vista.
Sorrisi per via del complimento che mi aveva fatto, anche se non ebbi l'opportunità di ringraziarlo.
Era stato carino da parte sua venire da me per ringraziarmi, perché, secondo un ragionamento mio, significava che era consapevole di quello che gli accadeva attorno.
E a volte non è per niente una brutta cosa, sapere cosa ci circonda.
Frank mi dava proprio l'idea di non essere mai presente, a quello che gli succedeva intorno.
Mossi i pochi passi che mi dividevano dal laboratorio di chimica, e dopo di che entrai nell'aula, accomodandomi in un posto a caso, il più possibile indietro.
Intanto che il professore spiegava delle formule di chimica scritte su una grande lavagna nera con un gessetto bianco, io mi concentravo su un foglio e sulla mia matita.
Avevo visto da poco Frank, quindi nella mia mente la figura del ragazzo era ancora abbastanza vivida da poter essere disegnata.
Iniziai disegnando i contorni nel suo viso. Passai gli occhi coperti dal ciuffo scuro di capelli, tracciai un piercing sul labbro, e poi il cappuccio alzato sulla testa.
Adoravo disegnare i particolari che notavo quando guardavo qualcuno.
Per quanto mi riguardava, Frank era pieno di particolari che ancora non avevo avuto la possibilità di scoprire.
Volevo scoprirli tutti.
Improvvisamente la voce del professore tuonò dentro le mie orecchie, facendomi quasi sussultare.
-Way? Che stai facendo?- alzai lo sguardo e vidi il professore vicino al mio posto, abbastanza vicino per vedere il foglio dove avevo disegnato Frank.
Mi sentii avvampare. -Ti sembra il momento adeguato per dare sfogo alla tua vena artistica? Se hai tanta voglia di fare altro durante la mia lezione, puoi benissimo andare fuori.-
fu così che mi ritrovai fuori dalla classe, col foglio dove avevo fatto il mio disegno piegato e stretto in mano.
Non era la prima volta che mi sbattevano fuori dalla classe, ma ogni volta era una rottura di palle.
I professori avevano sempre qualcosa da ridire, e io non avevo abbastanza pazienza per sopportarli.
Così gironzolai per la scuola, finché non arrivai ai bagni.
Erano un posto schifoso, dove a volte i ragazzi si portavano le ragazze, perciò ogni tanto si sentivano strani rumori e gemiti, ed era praticamente sempre sporco, i muri ormai coperti da scritte e disegni.
Non entrai lì dentro, ma dalla mia posizione, davanti la porta, vidi i soliti quattro bulli che, dentro un solo bagno, infilavano la testa di qualcuno dentro il water. Si sentiva il rumore dell'acqua, e le risatine dei bulli.
Era una scena che odiavo vedere.
-Dissetante, no, mezzasega?- disse uno dei bulli verso la loro vittima che io non potevo vedere, e gli altri ragazzi risero dietro lui.
Decisi che avevo visto, anzi, più che altro sentito abbastanza, e, siccome non avevo nessunissima voglia di intromettermi, visto che io da solo sarei stato pestato da loro quattro con sconvolgente facilità, andai semplicemente via, allontanandomi dai bagni, dai bulli e la loro vittima.

 

   
 
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