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Autore: Antonio Militari    24/10/2016    0 recensioni
«I miei informatori non mentono mai»
«Nutre fiducia, nella sua rete» lo stuzzicò Frank, per divertirsi.
«Non conosco il significato di questa parola!» Fece stizzito l'altro.

Una giovane donna viene assassinata a sangue freddo, e nel caso sembra implicata la nobiltà. Il giovane Granduca di Verdebosco accompagnerà nuovamente il Tenente Frank nel cercare di fare luce su un mistero mistero sempre più strano.
P.s.: I fatti sono ambientati dopo quelli narrati nella One-shot Duke Master, ed è quindi presente un piccolo spoiler...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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II
«Non voleva forse conoscere i miei metodi di indagine?»
«Questo si, ma girare a quest'ora della notte»
Il ragazzino alzò le spalle «è a quest'ora che i topi migliori escono dalle tane» vestito come un garzone del popolo faceva uno strano effetto. Certo sotto il risvolto della camicia portava cucito il simbolo della casata, ma per chi non poteva saperlo appariva come un qualsiasi ragazzino che si incontra per strada. Anche l'espressione stessa, riusciva a mascherarla per nascondere quel suo ciglio scorbutico che lo accompagnava costantemente, nelle vesti nobiliari.
«Io comunque non mi sento tranquillo»
Il sorriso del ragazzo lo umiliò moltissimo «Se vuole tornare a casa faccia pure, non lo dirò a nessuno»
L'omone mosse il braccio con un gesto scocciato «Per piacere»
Finalmente raggiunsero il locale prescelto. Era un piccolo pub dall'aspetto minaccioso, pieno di omoni grossi e omini viscidi. Il ragazzo entrò come se niente fosse e si diresse al bancone, seguito dall'ispettore.
«Buona sera Jorge, come te la passi?» Sentendolo parlare in questa maniera sembrava proprio un monello di strada.
«Non male, devo ammetterlo, e chi ti porti dietro, Tom? Non mi piace l'aspetto» Frank si sistemò la giacca colpito nell'orgoglio.
«Chi è lui non ha importanza... Sai cosa voglio, non è vero?»
Jorge sospirò, rigirando il bicchiere di alcool che teneva in mano...
«è una richiesta strana quella che mi hai fatto, te ne rendi conto?»
«Suvvia... Non mi è mai capitato di ritrovarti a mani vuote, in tutti questi anni»
L'altro sospirò nuovamente, buttando giù d'un fiato il bicchiere pieno che aveva davanti. A Frank bruciò la gola solamente guardandolo.
«Effettivamente ho qualcosa... Ma cosa ci ricavo io?»
Il ragazzino si alzò sulle punte dei piedi per sussurrargli qualcosa all'orecchio, dando l'impressione di essere uno scolaretto che sussurra una cosa alquanto imbarazzante ad un professore. Frank era però convinto che, qualsiasi cosa gli stesse rivelando, certamente non sarebbe venuta in mente a nessuno scolaretto... probabilmente a nessun ragazzino in generale.
Jorge reagì in maniera strana: si ritirò sulla sedia, mentre il ragazzo lo osservava sorridendo angelicamente, e iniziò a torcere il lembo della giacca con le mani. La faccia era disgustata, come se stesse considerando una situazione alquanto spiacevole, sapendo di non avere nessuna via di fuga.
«Sei solo un piccolo bastardo... Come sempre» sputò tra i denti, senza muovere le labbra.
«Puoi credermi o verificare le fonti: tanto sai che è la verità»
L'uomo, a disagio, cercò di scolare il bicchiere già vuoto davanti a se, quindi lo sbatté con forza contro il legno del bancone.
«Sei solo un piccolo bastardo» Ripeté nuovamente, con le lacrime agli occhi.

«Posso sapere che cosa avete ottenuto da questa visita notturna?» La strana coppia stava tornando verso la casa del Duca, cercando di non dare troppo nell'occhio.
«Informazioni generali riguardo la vita della vittima, ma comunque nessuna informazione che già non possedessi» Il ragazzino sembrava già essersi dimenticato della scena a cui il povero ispettore Frank aveva dovuto assistere.
«Nessuna informazione? L'avevo detto che era meglio restare a casa» sospirò l'omone, felice di aver avuto ragione.
«Voi mi fraintendete, Frank. Non ho mai detto di non aver ricavato nessuna informazione»
«Ma voi...»
«Nessuna informazione che già non possedessi. Le ho già spiegato i rischi nel riporre la fiducia in qualcuno. Se le mie fonti non vengono confermate da almeno due o tre informatori non mi ritengo soddisfatto»
L'uomo sembrava stizzito dall'affermazione
«Dunque cosa avete scoperto da quell'uomo?» Le uniche parole del fantomatico Jorge erano state: 'è tutto vero'.
«La vittima era una serva di villa Marshall, addetta alla compagnia della signora, con cui andava molto d'accordo, si recava tutti i giovedì al mercato dove, però, non acquistava mai niente, faceva sesso tutti i sabati con un garzone della terza strada, ancora inesperto, ed era incinta»
Frank si fermò in mezzo alla strada, stupito «Incinta?»
«Cosa c'è? I vostri 'scientifici' non sono riusciti a capirlo?»
L'ispettore riprese a seguire il giovane «Oh, andiamo... Non dite sciocchezze, l'unico modo per scoprire se la vittima è incinta o meno sarebbe quello di aprirla!»
«E perché no? Si potrebbero capire tante cose aprendo un morto...»
L'ispettore fece un gesto infastidito con la mano, rabbrividendo al pensiero «Suvvia! Non diciamo fesserie»

Erano seduti nel salotto, evidentemente aspettando qualcuno. Il ragazzino aveva ripreso il grosso tomo dell'etica nicomachea, seduto sulla poltrona accanto al caminetto, ma aveva un'espressione accigliata sul volto, come se fosse infastidito da qualcosa. Improvvisamente il maggiordomo entrò, senza far rumore, nella stanza «è arrivato» Si limitò a dire, per poi farsi da parte e far passare il nuovo arrivato: era, con somma sorpresa del tenente, un garzone!
«Ehilà, ragazzi! State bene?» Doveva avere più o meno l'età del duca, ma vestiva abiti alquanto semplici e sgualciti, era sporco in viso e i capelli arruffati erano di un colore indecifrabile. L'aspetto solare e gioioso, però, compensavano perfettamente l'aspetto sciatto.
«Sei in ritardo» Si limitò a dire il duca, alzandosi dal divanetto e chiudendo con un gesto secco e rumoroso il libro «è inaccettabile»
«Dovete scusarmi» Il ragazzo si esibì in un esagerato e ironico inchino «Milord, ma impegni di strada mi hanno trattenuto in... Beh, in strada» concluse sollevando le spalle, e rinfilandosi il berretto consumato in testa «Mi aspettavi con ansia, Mon chere?»
Per tutta risposta il nobile rabbrividì di rabbia.
«Suvvia, non ti scaldare o ti esploderà la testa. Ho con me quello che ti serviva»
«Allora dimmi il prezzo» Rispose secco l'altro
«Lo conosci, due bignè alla crema di frutti di bosco e... una partita a scacchi»
«Non ho tempo per queste sciocchezze» Cercò di scapparne il duca
«Niente partita, niente premio»
«Ma sei incredibilmente lento! E poi non sai giocare!» Per una volta il nobile dimostrava gli anni che aveva veramente.
«Guarda che sono molto migliorato, che credi?»
«No! Non se ne parla nemmeno!»

Frank si ritrovò a pensare che, effettivamente, il ragazzo era lento e maldestro: dopo poche mosse il duca vantava il possesso del centro e teneva inchiodati due dei pezzi forti dell'avversario.
Il ragazzo si impegnava con tutte le sue forze, spremendosi letteralmente le meningi, mentre il nobile sedeva sulla poltroncina, davanti alla scacchiera, sfogliando il solito libro. Dopo che la mossa era eseguita, alzava un momento gli occhi, dava un rapido sguardo e rispondeva immediatamente. Dopo qualche interminabile minuto Frank si trovò ad intervenire «No aspetta! Il Cavallo non può muovere così!»
Senza alzare lo sguardo il nobile rispose annoiato «No, lasciate fare... Se non bara un paio di volte a partita non è contento»
«Io non sto barando! è l'ispettore che si sta sbagliando!» Rispose l'altro, simulando perfettamente un sincero stupore.
«Sono un tenente, e voi avete...»
«Lasciate  fare, Frank. Non preoccupatevi» Con quella mossa illegale, però, il conte perdeva Donna e, probabilmente, anche la Torre.

«Uffa, non è giusto»
Il duca richiuse il libro e osservò la scacchiera, con il piccolo capolavoro che aveva creato «Te l'avevo detto che non sapevi giocare» poi gettò un'occhiata al pendolo «E mi hai fatto perdere tutto il pomeriggio»
«Eppure riuscirò a batterti, prima o poi»
Il duca sospirò «Non credo che questo succederà mai»
«Lo vedremo!»
«Ora puoi darmi ciò che mi spetta?»
Il garzone lo fulminò con lo sguardo, strappò dalle mani del cameriere il piatto con i due dolci grossi e pieni e, solo dopo, estrasse dalla tasca un piccolo involucro, che lanciò contro il coetaneo. Se Frank non avesse messo la mano in mezzo all'ultimo momento, lo avrebbe probabilmente colpito in faccia.
Dopo un attimo di smarrimento, il ragazzino fece per rincorrere l'altro, che però, ormai, era già fuggito lontano «Bastardo!» sussurrò piano, cogliendo di sorpresa Frank, che non lo aveva mai sentito esprimersi in questa maniera.

«Che ragazzino insolente» disse Frank, per cercare di spezzare l'atmosfera pesante che si era venuta a formare.
«purtroppo è uno dei migliori ladruncoli in circolazione, è il capo di tutti i monelli di almeno tre quartieri diversi e gestisce anche un piccolo spaccio di sigarette di contrabbando» Il duca stava riprendendo il proprio contegno, sistemandosi il vestito.
«Ma non è possibile! ha solo... quanti anni saranno?»
«è nato e cresciuto per strada, Frank. Si cresce in fretta o si muore» Il tono del ragazzino era triste, il che stupì Frank più dell'espressione di rabbia precedente. Per distrarre l'attenzione e dare al duca un momento privato aprì il pacchetto che ancora teneva in mano. Si trattava di un portagioie, di piccole dimensioni ma di bell'aspetto, completamente rivestito in oro e madreperla; sollevò il coperchio lentamente, sotto, la foto della vittima e un piccolo ciuccio, evidentemente destinato al bambino che doveva nascere.
«Ma cosa...»
Il ragazzo si voltò vedendo il tenente con il piccolo oggetto in mano, si mosse rapido e, con ferma dolcezza, glielo tolse «Questo serve a me, grazie»
«Ma in che modo può aiutarvi? Contiene qualche indizio importante?» Il tenente non sapeva più che pensare... Stavano capitando troppe cose strane quella sera
«No. Non può aiutarmi in nessuna maniera ma, paradossalmente, è proprio ciò di cui ho bisogno» Rimase a guardare il portagioie con fare triste, contemplandone ogni singolo dettaglio «Sa qual'è la parte più difficile delle mie indagini?» Frank spalancò gli occhi: gli stava confidando qualcosa? «Quando mi immedesimo in un assassino, riesco a ragionare come lui, a provare ciò che prova lui, a sentire rabbia, disgusto, follia. Cosa mi distingue da loro? Che cosa mi trattiene dalla parte dei buoni?»
Frank capì improvvisamente cosa voleva dire, sollevò una mano verso di lui, sentendola pesante e impacciata «Il portagioie»
Il duca non spostò lo sguardo dall'oggetto, con le lacrime ferme sul ciglio dell'occhio «Il portagioie» ripeté con la voce rotta.
   
 
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