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Autore: Eustachio    25/10/2016    1 recensioni
Una casa su zampe di gallina spunta alle porte di Borgo Barboso seminando il panico. Ma non c'è da avere paura: si tratta della Strega Bianca, una delle poche streghe buone al mondo.
Il problema è quando arrivano le streghe cattive.
***
«Non esistono streghe buone».
«Il mondo non è bianco o nero. È solo nero. Tutti i colori delle streghe messi insieme».
«Cos’è il bianco…?»
«… se non l’assenza di ogni colore?»
«Lo sanno tutti» dissero in coro.
«Io sapevo che era il bianco l’insieme di tutti i colori» disse Eustachio.
«È perché sei un idiota» disse Mirta. «Non mi mettere in imbarazzo».
Genere: Comico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La delegazione delle streghe

«Vi prego, fermate la musica… No, grazie, non ho fame, davvero… Per favore, basta con i coriandoli» stava dicendo la Strega Bianca quando cinque streghe — una dal nord, una dall’est, due dal sud e una dall’ovest — scesero in picchiata sulla piazza, ognuna a cavallo di una scopa. Una strega del sud, Lilla, inciampò sulla statua e la fece cadere con un gran fracasso. L’orchestra smise di suonare e i cittadini si dispersero, chi nelle viuzze e chi in casa.

L’atterraggio delle streghe sollevò un gran polverone che diede il tempo anche ai musicisti di dileguarsi. Alla fine in piazza restarono solo la Strega Bianca e le altre streghe, ognuna con la scopa in mano e un sacco in spalla. Si avvicinarono alla Strega Bianca, la scrutarono e la annusarono. Lei rimase impassibile.

«O Bianca, Bianca, Bianca, ma perché sei così bianca?» disse Mirta, la strega dell’ovest. Le folte sopracciglia verde scuro erano aggrottate in un’espressione di dispiacere.

«Non hai neppure un neo peloso!» esclamò Lilla.

«Ci fai arrossire dall’imbarazzo!» disse Vermiglia, che già aveva il naso rosso di suo.

«Perché loro non hanno nei pelosi?» Ocra, la strega dell’est, indicò i cittadini nascosti con un cenno del doppio mento. «Perché le staccionate sono riverniciate? Perché gli adolescenti non hanno problemi di acne? Perché gli innamorati stanno insieme? Perché i bambini non faticano con i compiti?»

«Quello che faccio non vi riguarda» disse la Strega Bianca a denti stretti.

«O Bianca, Bianca, Bianca». Zaffira, la strega del nord, scosse la testa. «Sei sciocca quanto incolore. Tutto quello che fai ci riguarda».

«Sei la nostra vergogna e insisti anche a rimanere bianca!» disse Lilla.

«Arrossisci un po’, su su». Vermiglia le sfiorò la guancia col manico di scopa.

«Potresti diventare verde, piuttosto» disse Mirta. «Verde dall’invidia di fronte a streghe di successo come noi».

La Strega Bianca fece un passo indietro. «Sto bene come sono. Andate via».

Zaffira schioccò la lingua. «Non possiamo andare via».

«Sei tu che ci hai chiamato».

«Non è vero!»

«Invece sì, cara».

«Quello che hai fatto è evidentemente una richiesta d’aiuto» disse Zaffira.

«E noi l’abbiamo ascoltata» disse Ocra. «Perché in fondo abbiamo un cuore. E sotto quel cuore abbiamo un altro paio di orecchie strappate a qualche bambino».

«Siamo molto brave ad ascoltare». Mirta si ficcò il dito in un orecchio e si pulì il cerume sul mantello.

«È per questo che ti abbiamo portato qualche assaggio» disse Lilla.

«Così per ricordarti di che colore sei davvero». Vermiglia le fece l’occhiolino.

Le streghe, radunate attorno alla Strega Bianca in circolo, aprirono i sacchi e rovesciarono il contenuto a terra.

Dal sacco di Zaffira uscì un bambino smilzo che piangeva a dirotto.

Dal sacco di Ocra uscì un bambino biondo, con gli occhi sgranati e una cicatrice dove un tempo doveva esserci il naso.

Dal sacco di Mirta uscì Eustachio, un bambino dall’aria più scocciata che terrorizzata.

Dal sacco di Lilla uscì un bambino cicciottello e rubicondo con le mani sporche di marmellata.

Dal sacco di Vermiglia non uscì nulla, perché il tragitto era stato lungo, lei aveva fame, e comunque c’era già Lilla a rappresentare le streghe del sud e lei non sarebbe dovuta neanche venire. Le altre streghe le lanciarono un’occhiataccia, ma nessuna commentò.

«Avevi detto che mi avresti portato dalla Strega di Marzapane» disse Eustachio a Mirta. «Mi hai mentito».

«E tu mi hai mentito quando hai detto che saresti stato buono e non avresti cercato di fuggire, Pistacchio caro». Mirta gli strizzò una guancia. «Siamo pari, no?»

Eustachio sbuffò. «Mi chiamo Eustachio».

«Cos’è successo al naso del tuo?» chiese Zaffira a Ocra.

Ocra ridacchiò. «Gli ho fatto uno scherzetto».

«L’hai… mangiato… davvero!» disse Senza Naso senza fiato. «Sei orribile!»

«Lo so!» Ocra gli spettinò i capelli affettuosamente.

Vermiglia si schiarì la gola. «Zaffira cara?»

«Sì?»

«Potresti gentilmente far smettere di piangere il tuo bambino prima che gli cavi gli occhi?» cinguettò Vermiglia. «Sta disturbando il mio».

«Ma se non ne hai portato neanche uno!»

«Parlavo del bambino interiore». Vermiglia si accarezzò la pancia. «Cioè il bambino che ho mangiato strada facendo. Sai com’è, non voglio che mi torni su».

«Il maleficio del pianto eterno è un tocco di gran classe». Zaffira mostrò la lingua blu a Vermiglia. «Non intendo rovinare il pasto della Strega Bianca per fare un favore a te. Lei ha la priorità adesso».

Le cinque streghe diedero un calcio ai loro bambini (quello di Lilla era abbastanza grasso da poter essere calciato anche da Vermiglia) e dissero: «Scegli».

«Non voglio scegliere» disse la Strega Bianca. «Ho già scelto. Sono una strega buona. Aiuto le persone e non mangio i bambini. Andate via».

«Sei sciocca quanto incolore».

«Non esistono streghe buone».

«Il mondo non è bianco o nero. È solo nero. Tutti i colori delle streghe messi insieme».

«Cos’è il bianco…?»

«… se non l’assenza di ogni colore?»

«Lo sanno tutti» dissero in coro.

«Io sapevo che era il bianco l’insieme di tutti i colori» disse Eustachio.

«È perché sei un idiota» disse Mirta. «Non mi mettere in imbarazzo».

Zaffira si schiarì la gola. «Se sei una strega mangi i bambini e acquisisci un colore. Se non lo sei muori».

«Non puoi essere una strega senza mangiare bambini».

«Non puoi essere una strega senza avere un colore».

«A meno che tu non sia la Strega di Marzapane, ma non è esattamente il tuo caso».

«Non esistono streghe buone».

«Scegli!» dissero in coro.

La Strega Bianca rimase impassibile e non guardò neanche per un istante i bambini.

«Se non ti piacciono loro, possiamo sempre prenderne degli altri».

«Senza carestie questo posto sarà pieno di bambini».

«Potremmo banchettare in tuo onore».

«Come se fossimo una famiglia».

Sia Lilla che Vermiglia si asciugarono una lacrimuccia con la manica del vestito.

Mirta sorrise. «O potremmo farci uno spuntino mentre tu decidi, no?»

«Oh sì, uno spuntino!» esclamò Vermiglia.

«Tu hai già mangiato» dissero le altre.

«Mangio volentieri un altro boccone pur di allontanarmi da quel piagnucolone».

Vermiglia saltò sulla scopa e si librò in volo. Le altre streghe non replicarono e, chi ridacchiando chi leccandosi i baffi, seguirono il suo esempio.

«Allora, Bianca?» fece Mirta. «Banchetto o spuntino?»

La Strega Bianca strinse i pugni. Non fece in tempo a rispondere che Zaffira la precedette: «Vada per lo spuntino!»

«Ma prima ci divertiamo un po’, no?» disse Lilla.

Le streghe girarono sulla piazza di Borgo Bianco ridendo a crepapelle. Ocra ricoprì di acne gli adolescenti. Mirta bucò le tasche dei cittadini, sia i poveri che i ricchi, e le monete d’oro rotolarono verso i tombini. Vermiglia bruciò le staccionate e inaridì i campi. Zaffira maledisse le famiglie degli innamorati nati sotto stelle contrarie. Lilla complicò i compiti di matematica dei bambini.

La Strega Bianca approfittò a malincuore della situazione: strizzò una zampa di gallina facendo avvicinare la casa al terreno e aiutò i bambini a salire. Quando si chiuse la porta alle spalle e la casa si rimise in equilibrio, le urla delle streghe si unirono a quelle dei cittadini di Borgo Bianco.

«Ha preso i bambini!» gridò Lilla.

«Ha preso i nostri bambini!» urlò Vermiglia.

«Tu non ne hai portato neanche uno!» sbottò Ocra.

«E tu hai mangiato il naso del tuo!» ribatté Mirta.

«Era uno scherzetto» borbottò Ocra.

«Non è importante adesso!» esclamò Zaffira.

Le streghe volteggiarono attorno alla casa su zampe di gallina, che aveva cominciato a muoversi. Le serrande erano chiuse e il comignolo sbuffava fumo.

Zaffira prese a calci la porta, ma non si aprì. Ocra si librò sul comignolo e ci ficcò dentro la testa, ma si ritrovò a tirarla fuori ricoperta di cenere e in preda a un attacco di tosse. Mirta pizzicò una zampa di gallina, ma questa la scalciò via come se fosse stata una mosca. Vermiglia e Lilla colpirono le serrande, ma il legno non cedette.

«Sei una scostumata, Bianca!»

«Noi veniamo ad aiutarti e tu ci rubi i bambini!»

«E poi, zampe di gallina, ma davvero? Cos’è, poi comincerai ad andare in giro con un mattarello gigante?»

«Non hai classe!» Mirta sputò una piuma che le era finita in bocca.

«Non potrai fuggire per sempre!»

Ma la casa su zampe di gallina non si fermò e procedette a grandi falcate ben oltre le fiamme, le urla e i brufoli di Borgo Bianco, con le streghe che le volavano attorno cercandone i punti deboli.

Cominciò a piovigginare. Per un po’ gli unici rumori furono il ticchettio della pioggia, i passi della casa, il piagnucolio ovattato del bambino di Zaffira e gli sbuffi delle streghe. Questi ultimi vennero interrotti quando, superata una collina, apparvero le cime degli alberi della foresta farfugliante.

Di poche cose le streghe hanno paura: una di queste è quello che potrebbe dir loro un albero loquace, figuriamoci un’intera foresta farfugliante.

A quel punto cominciarono a fare sul serio. Recitarono formule lanciando incantesimi, fatture, sortilegi e maledizioni contro la casa su zampe di gallina. I fulmini blu di Zaffira, le ondate gialle di Ocra, le frustate verdi di Mirta e i raggi rossi di Vermiglia e Lilla tempestarono la casa, ma non sortirono alcun effetto. Sempre più vicine alla foresta farfugliante, si misero in riga a mezz’aria di fronte alla casa, contarono fino a tre e all’unisono lanciarono l’ultima maledizione contro la porta.

I fulmini blu, le ondate gialle, le frustate verdi e i raggi rossi si scontrarono insieme sul legno della porta senza neanche scalfirlo, ma sotto la pioggerellina leggera accade un’altra magia, una magia imprevista: i colori si fusero insieme formando un leone arcobaleno. Le streghe applaudirono di fronte a quel prodigio inaspettato e Zaffira per poco perse l’equilibrio della scopa.

«Esattamente quello che volevamo fare!»

«Un leone arcobaleno, magnifico!»

«Fa sicuramente al caso nostro!»

«Adesso sarà facile far uscire Bianca!»

«Siamo proprio delle streghe eccezionali!»

Guardarono il leone e il leone guardò loro. La criniera e il manto cambiavano colore di continuo. Solo gli occhi rimanevano neri e indecifrabili. Il leone ruggì e le streghe si dispersero trattenendo il fiato.

«Straordinario!»

«Superbo!»

«Sublime!»

«Spettacolare!»

«S…» Vermiglia tossì. «S… Strano!»

«Volevi dire sensazionale?» bisbigliò Lilla.

«Sì, sensazionale!» ripeté Vermiglia.

Il leone saltò sul tetto e annusò prima l’aria, poi le tegole. La foresta farfugliante era sempre più vicina, e quando un alito di vento portò verso di lui l’odore e il farfugliare degli alberi, il leone mostrò le zanne. Si tuffò davanti alla casa, prese a testate la porta e al terzo colpo la infranse. Le streghe applaudirono. Era fatta! I bambini gridarono e il leone ruggì mentre le zampe di gallina si piegavano e la casa passava sotto i rami. Prima che la casa sparisse del tutto, il leone frantumò una serranda sul retro e saltò fuori. Si mise a percorrere avanti e indietro l’ingresso della foresta farfugliante, poi si sedette e si leccò una zampa. Le streghe tornarono a terra, si misero le scope sotto braccio e si raccolsero attorno a lui.

«Non male».

«Sei stato bravo».

«Molto, molto bravo».

«Hai addirittura danneggiato la casa».

«Non potranno restare nella foresta farfugliante per sempre. Quando usciranno, mangeremo i bambini e daremo Bianca in pasto al leone».

Le streghe risero a crepapelle e il leone si leccò i baffi.

 

 

 


Note al capitolo:

  • «E poi, zampe di gallina, ma davvero? Cos’è, poi comincerai ad andare in giro con un mattarello gigante?» Altro riferimento a Baba Jaga.
  • L'altro collegamento con Narnia: il leone. E volendo anche Eustachio, ma è un personaggio spocchioso che ho fatto apparire in così tante fiabe nere di questa "serie" che spesso dimentico che deve l'origine del nome e del caratteraccio al bambino de Il viaggio del veliero.
   
 
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