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Autore: OnnanokoKawaii    26/10/2016    3 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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I giorni trascorrevano lenti e monotoni. Oikawa cercava di mantenere un profilo basso, di non lasciare mai trapelare la sua profonda tristezza, il senso di vuoto che sentiva nel petto.
Alla lunga il continuo fingere lo stava logorando. A scuola, sotto lo sguardo sempre attento e vigile dell’Istruttore, a casa sotto gli sguardo ansiosi dei suoi genitori da quando avevano saputo anche di Iwaizumi si era ammalato.

Tooru non poteva abbassare la guardia.

Si trascinò per quasi un mese, a scuola si sforzava di socializzare, di ridere alle battute insignificanti e di sopportare la compagnia di alcuni compagni di classe.
A casa cercava di intavolare e pilotare le conversazioni serali lontano da se stesso, sempre lontano da sé stesso come se inconsciamente avesse deciso di abbandonare la nave della sua mente che affondava nell’abisso in balia del dolore.
Si ritirava a studiare presto e aspettava  che i suoi dormissero per fuggire da quella che non sentiva casa sua perché nemmeno lì era al sicuro.
Nessuno era al sicuro dal programma.

Scappava nel parco, andava  a nascondersi tra le radici della vecchia quercia o si  sdraiava sul prato a guardare le stelle ripetendosi che non tutto era perduto, che Hajime non era morto e che avrebbe avuto la possibilità di farlo innamorare ancora, di averlo ancora... di poterlo amare ancora.
Tornava a casa stanco poco prima che iniziasse ad albeggiare per prendere parte alla replica di uno spettacolo messo in onda troppe volte di cui sapeva ormai a memoria il copione.

Vestiti.

Scendi in cucina e mangia.

Sorridi.

Cammina.

Sorridi.

In classe compilava il questionario, ma anche se ormai era passato del tempo era terribilmente doloroso rispondere a quelle domande.

Ricomponiti.

Rilassati.

TI SEI SENTITO TRISTE O DEPRESSO NELLE ULTIME VENTIQUATTRO ORE?

Era doveroso rispondere che no, non poteva essere più felice eppure più di una volta gli era tremata la mano mentre tracciava una X su quella bugia.

HAI AMICI O PARENTI CHE SI SONO SUICIDATI?

Ed ecco il vero scoglio. Ogni mattina, ogni dannata giornata iniziava con quella domanda che volente o nolente gli riportava alla mente il corpo di Issei sotto quel telo bianco, il pianto straziato di sua madre, l’inizio della fine di tutto. No. Tutto era iniziato con Hana.

Respira.

Rilassa le spalle.

Con  la mano salda come quella di un chirurgo Tooru barrò il SI.

Posa la penna.

Vai a consegnare.

Ormai la sua esisteva era uno scandirsi di freddi comandi, di azioni pilotate.
Quante volte aveva sorriso perché sapeva di doverlo fare?
In quante occasioni aveva partecipato alle conversazioni anche se non gli interessavano?
Ogni minuto.
Di ogni ora.
Di ogni giorno.
Stava uscendo da scuola con un gruppo di compagni quando l’istruttore che lo aveva preso in “simpatia” gli si avvicinò.

-Tooru, ti trovo bene. Sei un ragazzo incredibilmente forte.

La voce melliflua e viscida gli scorreva sulla pelle con fare suadente alla ricerca di una breccia.
Sorridi.

-Me la cavo piuttosto bene come vede.

La cordialità sparì dal tono dell’uomo.

-Ti consiglio di fare un salto al Centro Benessere, ho visto dalla tua cartella che  sono diverse settimane che non ci vai.

Hanamaki  è quasi sempre lì negli orari extrascolastici.

Respira.

Rilassati.

Sorridi.

-Credo abbia ragione... anzi, è un’ottima idea, credo che domani andrò a trovarlo.

Voltati lentamente.

Cammina.

Una mano grande  calò sulla sua spalla con decisione.

-Sono occhiaie quelle che vedo Tooru? Se hai qualche tipo di problema a dormire puoi parlarmene. Sai che io posso aiutarti. Il
Programma può aiutarti.

Sorridi.

-La ringrazio, terrò a mente la sua generosità per quando ne avrò bisogno.

Si voltò e sforzandosi di mantenere un passo rilassato si allontanò.
Mentre camminava verso casa nella silenziosa solitudine che accompagnava ogni suo spostamento riflettè sulle parole dell’Istruttore. Non era mai andato a trovare Hanamaki.
Era stato uno dei suoi migliori amici e nonostante questo non aveva mai sentito il bisogno di rivederlo.
Sapeva perché.
Anche se non era razionale, anche se non era giusto, anche se Hana era una vittima... non poteva non incolparlo per la morte di Matsukawa.

Un brivido lo percorse.

Sapeva che non era volontario, che l’amico di sicuro era rimasto sorpreso e che era scappato spaventato perché realmente non ricordava ma nella sua mente, tra i mille pensieri che gli vorticavano in testa, c’era una scintilla di speranza: la speranza che i ricordi e gli affetti più cari rimanessero nel cuore anche di coloro che passavano attraverso il Programma.
Mentre entrava in camera sua in silenzio, godendo della prospettiva di quasi tre ore in solitudine senza la pressione  di dover fingere costantemente un buonumore e una felicità che non provava, quasi sorrise.
Occupò tutto il tempo a pensare, a ricordare come avrebbe riempito quel tempo morto se non fosse rimasto solo.

Dopo una lunga meditazione sui pro e sui contro, sulla possibilità di scoprirsi troppo e sulla necessità di ritrovare qualche frammento di sé, decise che il giorno dopo sarebbe andato al Centro Benessere.
Voleva risposte.
Voleva conferme.
Voleva Speranza.
E fu così che la mattina seguente si alzò con il cuore più leggero.
L’idea di avere un impegno, o forse solamente la prospettiva di avere una possibilità di ricostruire una parte di quel che credeva distrutto e perduto per sempre lo avevano riportato ad uno stato mentale quasi stabile.
Si rese conto che il sorriso fatto a sua madre uscendo era stato sincero, che non gli fu così fastidioso accodarsi a un gruppo di compagni per andare a scuola e nemmeno lo fu partecipare alla conversazione.

Il momento del questionario  fu penoso come ogni giorno.
Ogni volta che rispondeva alla seconda domanda la sua mente gli riproponeva la triste scena dell’ultimo viaggio di Issei sotto al lenzuolo immacolato mentre la mano nell’abbandono della morte faceva capolino dalla coltre penzolando inerte.
Alla seconda ora, come aveva pianificato si fece fare la richiesta per una giustificazione in modo da avere la documentazione necessaria per andare al Centro Benessere con il benestare della scuola.
Quando un’ora dopo uscì dall’aula per dirigersi alla fermata dell’autobus, l’istruttore lo scrutò in silenzio con uno sguardo carico di ingordigia tenuta a freno a stento.

“Non avrai la soddisfazione. Guardami pure quanto vuoi. Guarda quanto ti fotto...”
Sorridendo appena Tooru si diresse verso la fermata cercando di mantenere la calma mentre il momento di vedere Hanamaki si avvicinava.

Il centro Benessere era una struttura moderna, sembrava quasi un bar molto grande, con tavolini e divanetti all’aperto o in discreti separè, le pareti tinteggiate di un tenue e fresco color acquamarina che ben si intonava al tono più intenso delle piastrelle. L’atmosfera era sempre gioiosa; il brusio delle chiacchiere cullato da melodie allegre e tintinnanti.
Era lì che i Rientranti potevano avere i loro primi contatti con il mondo esterno alla famiglia dopo la cura nel Programma.
Erano facilmente distinguibili coloro che erano freschi di cura; impossibile non notare le spalle rigide e l’espressione di chi sorride per non sembrare strano.
Nei loro occhi l’ombra della paura e della confusione offuscava lo scintillio della risata.

Come facevano tutti a non vedere quanta tristezza e crudeltà c’erano nel “reintegrare” qualcuno in una realtà che era stato costretto a lasciare e a dimenticare?
Come poteva essere una risposta?
Dopo qualche momento passato ad esaminare la folla in cerca della zazzera color fragola del vecchio amico Oikawa ricordò che anche quel particolare non esisteva più.
Si concentrò così a cercare i tratti spigolosi  tra le tante facce che lo circondavano. Stava quasi per andare a chiedere alla reception quando udì una risata inconfondibile.

Un suono scampanellante, gioioso e contagioso.
Quella risata... quanto tempo era passato dall’ultima volta? Non ricordava, quindi doveva essere decisamente troppo.
Seguendo il suono si trovò a incrociare un paio di occhi brillanti di ironia, appena velati di agitazione su un viso decisamente familiare. Con la sensazione del sorriso sulle labbra Tooru si avviò verso il vecchio amico.
Forse fu l’euforia, forse fu la felicità contagiosa della sua risata ma l’irruenza con cui si avvicinò tramutò l’espressione gioiosa di Hanamaki in una maschera rigida di terrore a stento trattenuto.
Si arrestò di colpo a qualche passo da lui. Le chiacchiere al suo tavolo si interruppero e tre paia di occhi sconosciuti si piantarono insistentemente su di lui.

-Io... ero... un suo caro amico... volevo solo...

Voleva solo cosa?
Vederlo?
Parlargli?
La calma e poi una lieve ironia venarono lo sguardo del Rientrante.

-Quindi ci conoscevamo?

Con cautela l’alzatore annuì.

-Noi... ci conoscevamo... eravamo amici sin da piccoli... Abbiamo sempre giocato a pallavolo insieme... io te  e...

Gli si ruppe la voce.

-E chi?

Il tono sinceramente curioso e gentile di Hanamaki lo riprotrasse al presente.

-E altri amici. Ma adesso non importa.

Si riscosse.

-Come... come stai?

Cavolo. Era lì, davanti ad un amico eppure si comportava come un perfetto estraneo nonostante quello non lo stesse guardando con lo stesso terrore con cui aveva guardato Issei.

-Sto bene, ora sono meno spaesato, mi sono fatto degli amici e anche a scuola sono un pò più a mio agio, sai com’è... quando hai la memoria a buchi... rattopparla è dannatamente difficile.  Adesso ho Akira che mi aiuta e mi sostiene...

Un movimento attirò lo sguardo di Tooru: la pallida mano di Hana cercò e strinse una grande mano.
Quella zampa olivastra apparteneva ad un ragazzo moro che anche da seduto era robusto e imponente come un toro. Una zazzera nera e due occhi indolenti che lo scrutavano guardinghi appartenevano al gigante che con un sardonico sorriso sulle labbra gli rivolse un cenno del capo senza parlare.
L’aspetto, la stazza, lo sguardo... tutto in quello sconosciuto gridava Issei Matsukawa. Tutto mostrava come nonostante la cura del Programma qualcosa fosse rimasto. Forse il sentimento, forse un’immagine, forse qualcosa di inspiegabile molto simile a una sensazione.
Ma nonostante questo pensiero dovesse scaldarlo, riempirlo di speranza, vedere l’amico stringere un’altra mano, affidare la propria vulnerabilità a qualcuno che non fosse Mattsun lo fece sentire come svuotato.

-s-sei fortunato...

Sentì quelle parole uscirgli dalle labbra come se il pilota automatico avesse preso il sopravvento in un momento di ambasce. Doveva mantenere la facciata nonostante tutto.
Hajime sarebbe stato fiero di lui.
Era il momento di andare via prima di perdere un altro pezzo di se stesso cercando di rimettere in asse un mondo in cui per lui sembrava non eserci più posto.
Salutò con educazione e un sorriso radioso promettendo di tornare.
Ma sapeva in cuor suo che mai avrebbe mantenuto quella promessa.

Il tragitto del ritorno fu rapido e silenzioso. La mente svuotata. Non voleva provare nulla Oikawa ed era diventato dannatamente bravo ad anestetizzare ogni cosa. Tornò a casa senza nemmeno provare a tornare a scuola e proprio quando credeva di potersi nascondere in camera per metabolizzare il tutto il suo cellulare trillò.
Con uno sbuffo controllò lo schermo.  Watari Shinji gli aveva mandato un messaggio. Si erano un po’ persi da quando la squadra di pallavolo si era sciolta a causa della chiusura del club.
Incuriosito aprì il messaggio e il suo sangue ghiacciò all’istante.

Poche parole che avevano ribaltato l’universo. Ancora una volta lui precipitava nel vuoto. Perdeva qualche pezzo prima di rimettersi dritto.

“Hajime è tornato a casa.”


ANGOLO DI ONNANOKOKAWAII

Allora... Hanamaki sta bene, non bene come vorremmo ma è felice e beatamente ignorante, Tooru... a perso qualche altro pezzo qui e là ma resiste e Hajime... è finalmente tornato a casa dopo quasi un mese nelle mani del Programma.
Chissà quale ricongiungimento li aspetta? Quale reazione avrà il moro nel momento in cui reincontrerà Oikawa?

Alla prossima puntata!!!
   
 
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