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Autore: Altair13Sirio    26/10/2016    4 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Lo schermo si spense gradualmente nello stesso istante in cui Riley chiuse le palpebre, e finalmente le emozioni poterono rilassarsi.
<< E’ andata… >> Mormorò Rabbia con ancora un’espressione di incredulità sul volto. Pressò un pulsante e tutti i ricordi della giornata cominciarono a scorrere via per raggiungere gli archivi della memoria a lungo termine. << Almeno non combinerà altri guai… >> Cominciò ad allontanarsi dalla console, diretto alla sua stanza per riposare, ma Paura e Disgusto vollero spiegazioni più precise su quello che era accaduto prima.
<< Che cosa vuol dire? >> Chiese lui infastidito agitando le mani verso il basso. << Ho perso il controllo di Riley, ecco cosa è successo! >> Sembrò quasi che stesse dicendo una cosa scontata, che non fosse niente di che, ma in realtà quello poteva essere un problema serio.
<< Rabbia, non può essere una cosa normale… >> Mormorò Paura con cautela. << Siamo noi quelli che dovrebbero guidare Riley, non può decidere da sola! >>
<< E’ stato come quella volta? >> Chiese Disgusto intromettendosi nella conversazione per dare man forte all’omino viola. << E’ stato come quando siamo scappati? >>
Rabbia si fermò un istante e rivolse uno sguardo arcigno all’emozione verdastra con la coda dell’occhio. << Cosa vorresti dire? >> Mormorò con voce profonda e adirata.
Disgusto non voleva dare vita a una lite. << Tre anni fa non riuscimmo a riprendere il controllo su Riley dopo averle messo quell’idea in testa… E’ stato come allora? >>
Rabbia strinse i pugni con forza, tanto da farsi male. << No! Non è stato così, e se state insinuando che possa perdere il controllo su Riley in un modo tanto assurdo, per la seconda volta, allora potete anche fare tutto da soli! >> Si voltò di scatto puntandogli contro un grosso indice. << Vedremo quanto durerete senza di me a guidarvi! >>
Disgusto si mostrò offesa, ma non volle infierire; era ovvio che Rabbia si sentisse accusato di qualcosa e che volesse dimostrare di avere tutto sotto controllo, ma quella sua reazione mostrava decisamente il contrario, e cioè che non aveva la più pallida idea del perché, tutto a un tratto, Riley avesse continuato a parlare di cose personali senza frenarsi.
Gioia osservò la scena dalla sua solita postazione, come spettatrice incapace di partecipare attivamente; guardò Rabbia allontanarsi dal centro della sala per ritirarsi nella sua stanza, in viso dipinta un’espressione di puro sdegno, e Disgusto che cercava inutilmente di farlo voltare per parlare ragionevolmente. Notò anche l’espressione intimorita di Paura, che a pochi passi dietro Disgusto si tormentava le mani, segno che la sfuriata di Rabbia lo avesse turbato, ma il particolare che la piccola stellina non poté non notare e che la interessò maggiormente fu un movimento sul viso di Tristezza, dal suo angolino nella sala: per un istante rapidissimo, sul suo viso era comparso un impercettibile sorriso mentre assisteva a quella scena. Possibile che Tristezza stesse sorridendo? Gioia non credeva che fosse possibile, e in fondo perché avrebbe dovuto farlo?
Tristezza era la tristezza di Riley, non poteva ridere o provare altre emozioni differenti dalla tristezza, come lei non poteva provare altre emozioni diverse dalla gioia. E infatti guarda come sono felice… Riley sta bene ora, senza di me. Ma in quel preciso istante, Riley non era stata né felice, né arrabbiata, né spaventata e né disgustata; lei era stata triste in quella conversazione con Andy. Ma come era stato possibile, se Tristezza era rimasta tutto il tempo al suo posto, nel suo cerchio della tristezza?
Che Riley avesse davvero preso il controllo da sola? Ma Rabbia non sbagliava mai, lui non poteva perdere il controllo sulla loro ragazza!
Disgusto scosse la testa sbuffando e si voltò verso la console. << Lasciamo perdere… Domani gli sarà passato. >> Si diresse alla postazione di comando, dove avrebbe svolto il suo turno notturno, ma improvvisamente Paura sembrò ricordarsi di qualcosa.
<< Dove vai? >> Chiese mettendosi in mezzo.
Disgusto inarcò un sopracciglio confusa. << Cosa vuol dire? Ti avevo promesso che avrei fatto il mio turno stanotte! >> Indicò la casupola dell'omino viola alle proprie spalle con un pollice. << Tu puoi andare a riposarti. >>
Paura stava pensando ai sogni che Riley aveva avuto la notte precedente; che sarebbe successo se quella notte avesse sognato di nuovo? Cosa avrebbe pensato Disgusto alla vista di quelle immagini di Riley e Andy assieme? << No, dai… Non ne vale più la pena… >> Balbettò cercando una scusa per farla andare a letto. Nessuno avrebbe dovuto scoprire quel segreto.
<< Che significa?! Fatti da parte, smilzo! >> Sbottò infastidita Disgusto cercando di passare per raggiungere la console, ma Paura ebbe una reazione scomposta.
<< NO! >> Lanciò un urlo lasciandosi prendere dal panico e mise le mani sulle spalle di Disgusto. Dopo lo sconcerto iniziale, la piccoletta verdastra lanciò un’occhiataccia al violaceo di fronte a sé e lui cercò di sorriderle timidamente per chiedere scusa. << Cioè… Sai una cosa? In fondo non succede mai niente, e ormai mi ci sono così abituato a stare qui a controllare il Quartier Generale che non mi pesa più di tanto, e quindi… >> Paura rallentò fino a fermarsi, e in cerca di una spiegazione più esaustiva, si schiarì la voce. << Perché non vai a riposarti e lasci a me il turno di notte? In fondo è stata una giornata faticosa… >>
Disgusto sembrò non capire quell’improvvisa voglia di restare in piedi tutta la notte da parte dell’esserino viola. << Ma… Tu sei quello che ha lavorato di più oggi! Io non ho fatto niente, posso restare io… >> Cercò di passare, ma Paura si mise in mezzo un’altra volta.
<< Eh! Che vuoi che ti dica, sprizzo energia da tutti i pori. Sono come una batteria! >> Ridacchiò mettendosi le mani ai fianchi, ignorando lo sguardo perplesso dell’amica. Continuò a rivolgerle quell’espressione sicura di sé finché Disgusto non si fu convinta a lasciar perdere e si fu allontanata dalla console.
<< Grazie, Paura… >> Mormorò mentre si voltava dirigendosi alla sua stanza.
Paura rimase a sorridere nella sua posa statuaria, finché Disgusto non fu sparita dalla vista; fu allora che cominciò a disperarsi.
<< Accidenti! E ora che faccio? Per questa notte potrei anche averla passata liscia, ma domani toccherà a Rabbia, e lui è irremovibile!!! >> Gioia si affacciò timidamente dalla sua finestrella circolare e guardò l’omino andare avanti e indietro davanti alla console dei comandi. All’improvviso raddrizzò la schiena alzando un dito con autorità. << Adesso calmati, Paura! Non sai ancora se questa notte succederà la stessa cosa di ieri! >> Piegò la schiena in avanti e si mise la faccia tra le mani. << Ma dopo tutto quello che è successo oggi è sicuro che Riley sognerà di nuovo! >> Scosse la testa. << Che poi non è nemmeno questo il problema; se Riley non sognasse solo Andy, allora potremmo anche dare la notizia a Rabbia e agli altri, ma non… >>
Una piccola risata interruppe i discorsi solitari di Paura, che si voltò terrorizzato verso l’origine di quella; c’era Gioia che affacciata dalla sua finestrella lo guardava sorridendo. << Allora, Paura? Anche questa sera c’è il cinema? >> Chiese divertita dalla sua scenata.
Paura sembrò gradire poco quella battuta e si avvicinò lentamente alla casetta dell’emozione dorata. << C’è poco da scherzare, stellina! Sai quanto Rabbia detesti Andy; tu stessa hai votato per andare via, quindi neanche a te dovrebbe andare tanto a genio! >> Incrociò le braccia sbuffando infastidito. Sembrava quasi che la mancanza di ansia nell'emozione di fronte a sé lo irritasse.
Gioia sembrò non dare troppo peso agli avvertimenti di Paura e si voltò sdraiandosi sul davanzale ricurvo della sua finestra. << Ma è così interessante! Finalmente ogni notte non è più una noia mortale! >> Protestò con il tono di una bambina incontentabile.
<< Non è interessante: è preoccupante! E se Rabbia lo scopre, a chi pensi che darà la colpa? >> Paura puntò un dito verso la piccola emozione, che in quel momento emanava una leggera aura dorata, per avvertirla.
Gioia sembrò pensarci un attimo, e con le mani sulle labbra rispose:<< Tu? >>
<< Io! >> Ribatté inferocito Paura, agitando le braccia per farsi comprendere meglio. << Sono stato io a controllare il Quartier Generale nelle ultime notti, se Rabbia scopre che Riley pensa ad Andy durante il sonno, potrebbe credere che io l’abbia condizionata! >> Si voltò sconfortato a guardare la console spenta. << E chissà cosa potrebbe farmi… Potrebbe sollevarmi dall’incarico, cacciarmi dal Quartier Generale… >>
Gioia era particolarmente euforica quella notte; mosse rapidamente una mano e si dondolò avanti e indietro sul davanzale della sua finestrella. << Non può cacciarti! Il tuo lavoro è indispensabile, Paura! >>
Paura si voltò lentamente. << Tu lo credi davvero…? >> Le rivolse uno sguardo dubbioso, mentre la piccola stellina rispondeva annuendo vigorosamente senza smettere di sorridere. Paura tornò a guardare davanti a sé. << Bé… Non è quello che pensa lui. Penserebbe di poter controllare Riley da solo, e non escludo che un giorno possa accadere questo… >>
Senza preavviso, lo schermo della memoria di Riley si accese con un leggero sfrigolio: una piccola luce centrale andò ad allargarsi sempre di più, fino a mostrare una scena che avevano già visto quel pomeriggio. C’era Duncan, l’amico di Riley, in lontananza, e altre tre figure fumose si avvicinavano a lui. Paura lanciò un acuto di terrore quando sentì il suono provenire dalle casse del Quartier Generale.
<< Oh, no… >> Mormorò preoccupata Gioia non appena riconobbe quella scena.
Le tre figure estranee cominciarono a picchiare Duncan senza pietà, lasciandolo a terra dolorante e voltandosi improvvisamente verso di lei; non appena Riley si rese conto di essere stata individuata si girò e cominciò a correre urlando, ma inciampò e fu subito afferrata da qualcosa alle sue spalle. La visuale della ragazza sussultò, come se fosse stata appena colpita a un fianco, poi si voltò e vide in faccia uno dei suoi assalitori: era quella canaglia di Bad Dog e in viso aveva stampato un ghigno perfido. Inutilmente Riley cercò di difendersi, di chiedere pietà: i tre continuarono a colpirla con violenza fino a che, grazie a chissà quale miracolo, la ragazza riuscì a liberarsi e a scappare.
<< Sta avendo un incubo… >> Mormorò Paura con gli occhi fissi sullo schermo, incapace di muoversi dalla sua posizione; era la prima volta dopo tanto tempo che provava quella sensazione, la sensazione di un incubo.
Riley era esausta dopo il pestaggio; riuscì a seminare i suoi inseguitori per miracolo e a un certo punto, incapace di andare oltre, si inginocchiò a terra e cominciò a tossire e sputare sangue. Gioia digrignò i denti vedendo quella macabra scena, ma pensò che il peggio fosse passato. Ma per la ragazza la notte era finita: i suoi respiri aumentarono vertiginosamente quando si rese conto di essere ammanettata: le manette che le stringevano i polsi erano pesanti e solide, impossibili da aprire. Improvvisamente il luogo cambiò aspettò e si ritrovò nell’ufficio del poliziotto dove era stata portata quel pomeriggio: in un angolo della stanza c’era l’ispettore che le aveva parlato, e rideva con la sua voce bassa e malvagia; rideva di lei, rideva della sua invalidità causata da quelle manette. A un certo punto da una porta entrarono due facce che non aveva visto per molto tempo: i suoi genitori. Sorridevano e sembravano davvero felici di vederla, le sussurravano parole di conforto, ma più si avvicinavano a lei, più i loro visi cambiavano e mostravano la loro vera natura: dei mostri che volevano solo imprigionarla di nuovo. Riley urlò e si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduta.
<< Paura, devi fermarlo! >> Supplicò Gioia voltandosi di scatto verso l’altro.
<< Non posso… >> Mormorò atterrito lui facendo un minuscolo cenno.
Gioia tornò a guardare con occhi spalancati lo schermo e vide che Riley era riuscita a fuggire dai suoi genitori, ma ora continuava a correre in mezzo a un bosco; si voltava indietro più volte a guardare che nessuno la stesse seguendo, e all’improvviso si scontrò con qualcosa di solido di fronte a sé, e subito dopo si sentì afferrare dai polsi. Quando girò lo sguardo davanti a sé vide di nuovo Bad Dog, fuori di sé, ghignante e spaventoso, che la scrutava con minuzia e pronunciava parole incomprensibili; sentì le sue manacce su di sé, vide che le stava strappando i vestiti con ferocia. Gioia non riuscì più a guardare quella scena e pregò Paura di fare qualcosa.
<< Paura fermalo, ti prego! >>
<< Non… Non posso… >> Fu la risposta terrorizzata dello smilzo, che ormai non riusciva più a staccare gli occhi atterriti dallo schermo dove le più profonde paure di Riley si stavano liberando senza freni.
Incapace di lasciare che Riley soffrisse così, Gioia decise di infrangere le regole che si era autoimposta e lasciò di corsa la sua casetta; con uno scatto raggiunse la console dei comandi e staccò la spina urlando.
Dopo un forte colpo simile a un interruttore che si staccava, tutto divenne buio per un istante, poi le luci del Quartier Generale si riaccesero e nello schermo comparve qualcosa: Riley si era svegliata di soprassalto urlando terrorizzata. Gioia e Paura vennero scossi da una sorta di terremoto e caddero entrambi sul pavimento.
Pochi secondi dopo Rabbia e Disgusto vennero fuori dalle loro abitazioni lamentandosi, e il piccoletto rosso sbraitò ad alta voce:<< Che diavolo sta succedendo?! >>
<< Rabbia… >> Squittì impaurita Gioia cercando di nascondersi, ma rimanendo in realtà ferma sul posto. Paura si alzò rapidamente e cercò di rispondere, ma rimase a balbettare qualcosa di incomprensibile e fu spinto via con forza da Rabbia.
<< Gioia! Che ci fai fuori dalla tua stanza? >> Chiese tuonando nella sala. Gioia era spinta contro la console dei comandi e tutto quello che riuscì a dire fu una serie di versi a caso che non spiegarono nulla.
Lo sguardo infuocato di Rabbia scivolò rapidamente verso la spina staccata dalla console. Sobbalzò quando la vide. << Come ti sei permessa di staccare la spina dalla memoria a lungo termine?! >> Tuonò curvandosi verso di lei.
La povera stellina si fece piccolissima e cercò di nascondere il proprio viso dalla vista di Rabbia. Non trovò neanche il coraggio di pronunciare delle scuse e rimase impotente ad ascoltare la sentenza dell’emozione cremisi.
<< Torna nella tua stanza. >> Rabbia alzò un dito con autorità per indicare a Gioia dove dovesse andare. Senza protestare neanche un secondo, la piccoletta si alzò da terra e tornò nella sua casetta buia e solitaria, nascondendosi dagli sguardi di tutti.
Disgusto non aveva capito niente; si voltò verso Paura per chiedere qualche spiegazione, ma l’omino viola abbassò lo sguardo scuotendo la testa con amarezza.
Rabbia riattaccò la spina e disse a Paura di calmare Riley. Quello andò ai comandi e si mosse lentamente, riuscendo a far rilassare di nuovo la loro ragazza e a farle tornare il sonno; stava pensando a quello che aveva appena sognato lei, come avrebbe potuto riaddormentarsi dopo aver visto quelle cose?
Dopo pochi minuti, il Quartier Generale si era svuotato nuovamente, e al centro della sala era rimasto solo Paura. Inutilmente attese che lo schermo si riaccendesse, sperando che questa volta si trattasse di qualche cosa più felice, e proprio quando aveva perso le speranze un suono di vetro che sbatteva attirò la sua attenzione: dai canali da cui nascevano i ricordi di Riley rotolò una piccola sfera luminosa di colore violetto. Paura seguì quella sfera perfetta fino a che non si fu arrestata nel suo contenitore, in attesa di essere raccolta o spedita agli archivi.
Senza riuscire a controllare le proprie braccia, Paura afferrò la sfera e vi guardò dentro; rivide la scena appena vissuta da Riley, con la ragazza che si svegliava di soprassalto e veniva interpellata da Andy, svegliatosi a sua volta; la ragazza poi cercava di rassicurarlo e riprendeva il controllo del proprio respiro. A quel punto la scena si riavvolgeva e il ricordo ricominciava daccapo.
Che significava? Perché quel ricordo era nato in quel momento? E soprattutto, perché era viola? Era stato lui a manovrare i comandi, è vero, ma da anni ormai i ricordi di Riley non presentavano alcun colore. Che fosse importante?
Paura si voltò tenendo in mano il ricordo e lanciò un’occhiata triste alla casetta di Gioia; non si vedeva niente, nessuna luce, lei non era alla finestra e lui non sapeva cosa dedurre da ciò. Tornò a fissare la sfera con mistero e pensò che forse avrebbe dovuto disfarsene, ma poi sentì come uno sguardo su di sé. Paura si voltò confuso e adocchiò la piccola figura di Tristezza che da dietro i suoi occhialoni lo fissava inespressiva a testa bassa. E improvvisamente sentì come se fosse stata lei a fare qualcosa.
Erano in tre a conoscere quanto era accaduto quella notte: lui, che non ne avrebbe parlato con nessuno, Gioia, che non avrebbe mai trovato il coraggio di parlarne con nessuno, e Tristezza, che non parlava con nessuno da tantissimo tempo. Poteva stare tranquillo? Oppure, abbassata la guardia per un attimo, Riley avrebbe combinato qualche altra pazzia, che fosse un sogno o un’azione reale? Era davvero sotto controllo come diceva Rabbia?
   
 
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