Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    27/10/2016    3 recensioni
Il padre di Ben bussa alla porta di casa di Semir, è preoccupato perché non riesce a contattare il figlio. Entrambi si recano nell’appartamento del giovane poliziotto e lì fanno una agghiacciante scoperta . Ben è scomparso. Rapimento? E se fosse così, per mano di chi? In questa nuova FF Semir dovrà ancora una volta tentare di salvare la vita al suo socio, in una lotta contro il tempo e non solo.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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I fratelli Raisser

Semir si aggirava per l’appartamento di Ben come un leone in gabbia, aveva telefonato al distretto, parlato direttamente con il commissario Kruger per avere l’assoluta certezza che Ben non stesse svolgendo qualche missione sotto copertura.
Kim Kruger gli aveva assicurato che era così, Semir le aveva creduto, la sentiva preoccupata.
Fu proprio lei a sollecitare l’immediato invio della squadra della scientifica, dopo che Semir le aveva detto della porta forzata che dava sulla grande terrazza.
Nel frattempo il padre di Ben se ne stava immobile in piedi in mezzo al grande salone.
In quell’appartamento Konrad aveva la sensazione di sentirsi quasi un estraneo.
Appese alla parete c’erano chitarre di tutti i tipi, e il vecchio riconobbe subito tra esse quella che sua moglie Elizabeth aveva regalato al figlio quando aveva pochi anni.
Sopra ad un modernissimo mobile foto che ritraevano Ben in vari momenti della sua vita: mentre suonava con la band, testimone al matrimonio della sorella, da piccolo con la madre ed Helga, in compagnia dell’intera famiglia Gerkhan, il giorno in cui si diplomò all’accademia di polizia, abbracciato ad una sorridente Livyana.
Ma di lui con Ben, nessuna foto.
Sembrava che nella vita del ragazzo lui non esistesse.
Semir si avvicinò al vecchio imprenditore, notando che Konrad aveva gli occhi lucidi.
Gli mise quindi una mano sulla spalla.
“Per Ben non esisto, lo vedo dalle foto” disse con un filo di voce.
“Non è vero, Ben le vuole bene, solo che entrambi avete un modo un po’…contorto per dimostrarvi affetto” lo rincuorò Semir.
“Apprezzo la sua diplomazia, ispettore” rispose il vecchio asciugandosi furtivamente una lacrima.
“Vedrà lo troveremo, fosse l’ultima cosa che faccio al mondo… lo troverò…”
Il vecchio tentò di abbozzare un piccolo sorriso di gratitudine.

Pochi minuti dopo si presentò nell’appartamento di Ben la polizia scientifica, capitanata da Hartmut Freund.
“Ciao Einstein” lo accolse Semir “Dai entra”
“Ciao Semir” rispose con fare professionale il tecnico della scientifica. Indossava già la tuta bianca, gli occhiali protettivi, i guanti e le sovra scarpe.
“Sai quello che devi fare, io accompagno a casa il padre di Ben. Spero di non aver ‘inquinato’ la scena del crimine…io e il signor Jager non potevamo immaginare che…sì insomma…” Semir non voleva far preoccupare ulteriormente il padre di Ben, ma la faccia del vecchio imprenditore era a dir poco spaventata “Comunque torno dopo, per le prime…” ma fu interrotto da Hartmut.
“Semir ci vuole tempo per queste cose lo sai…” puntualizzò il tecnico con fare professionale come al suo solito.
Ma questa volta fu il padre di Ben a spiazzare tutti.
“Non so se mio figlio abbia tutto questo tempo, non sappiamo se si sia allontanato di sua spontanea volontà e qualcuno poi si sia intrufolato nell’appartamento o se invece…” e il vecchio non osò nemmeno formulare l’ipotesi “La prego signor Einstein faccia il possibile per scoprire cosa è successo a Ben”
Hartmut avrebbe voluto dirgli che il suo cognome era ben altro ed ‘Einstein’ era il nomignolo che i suoi amici ispettori gli avevano affibbiato anni or sono, ma capendo lo stato in cui versava Konrad Jager si limitò a dire:
“Le prometto che faremo il possibile signor Jager” lo rassicurò Hartmut vedendo la disperazione negli occhi del vecchio.
“Signor Jager, lei ha l’auto a casa mia, ma se vuole la riaccompagno alla villa…” si preoccupò Semir scendendo con l’ascensore, al piano terra.
“No grazie, guidare mi rilassa e mi aiuta a pensare. Quando mi vedrà Livyana vorrà sapere perché Ben non è venuto a prenderla, devo studiare cosa dirle, come rassicurarla. Non posso raccontarle bugie, sa che il lavoro di Ben a volte è pericoloso”
Semir si aspettava la solita ramanzina da parte di Konrad sul motivo per cui Ben avesse scelto di diventare poliziotto, ma questa volta non ci fu nessun rimprovero da parte del vecchio imprenditore, forse l’uomo aveva capito finalmente che malgrado tutto quella era la vita che si era scelto il figlio e cascasse il mondo lui non avrebbe mai potuto fargli cambiare idea.

Mentre il piccolo ispettore accompagnava a casa sua Konrad Jager la squadra della scientifica si mise a perlustrare minuziosamente l’appartamento di Ben.
Pennellini per rilevare impronte, lampade speciali, vetrini, ogni cosa stava passando sotto lo sguardo attento e professionale della squadra del KTU.

Un’ora dopo Semir fece ritorno nell’appartamento dell’amico, mentre Konrad di ritorno alla villa avrebbe dovuto affrontare Livyana e spiegarle che la sua tanto desiderata settimana di campeggio con Ben era stata rinviata a data da destinarsi a causa di forze, purtroppo decisamente, maggiori.
Konrad Jager non lo avrebbe ammesso mai, ma la ragazzina stava con la sua dolcezza, innocenza e semplicità avvicinando lui al figlio, come fosse l’anello di congiunzione tra due mondi opposti, certo le foto che aveva visto a casa di Ben sembravano dire altro, ma chissà magari col tempo…ma forse ora era troppo tardi.
Appena Livyana udì arrivare la Jaguar del padre di Ben subito corse giù per la grande scalinata che abbelliva l’entrata della lussuosa villa.
La ragazzina non aveva dato nessun soprannome al vecchio imprenditore, nessun zio Konrad meno che meno nonno, per lei era soltanto e semplicemente Konrad.
“Konrad, notizie di Ben?” chiese preoccupata, vedendolo scendere dall’auto solo mentre dietro di lei Helga scendeva le scale per sapere in tempo reale perché Ben quella mattina non si fosse presentato alla villa.
“Purtroppo Ben…ecco…” farfugliò il vecchio.
“Purtroppo cosa?” chiese spaventata.
“Ben è scomparso” rispose laconico, senza tanti giri di parole.
Livyana restò come pietrificata, alle sue spalle le sembrò di sentire Helga che soffocava un gemito portandosi una mano alla bocca.
“Ma l’ispettore Gerkhan lo sta cercando…” cercò di dire Konrad, ma sentendo la sua voce incrinarsi si bloccò.
La ragazzina, se anche avesse avuto il coraggio di dirle altro, non gli lasciò finire la frase, di corsa e in lacrime risalì le scale per andare a sfogare tutto il suo dolore nella sua cameretta.
“Livyana aspetta” cercò di richiamarla l’imprenditore, purtroppo la ragazzina era già lontana.
“Povera piccola” replicò sconsolato Konrad.
“Signor Jager” si preoccupò Helga “Cosa è accaduto al ragazzo?”
“Non lo so, proprio non lo so” rispose triste l’uomo.
Dopo poco la governante raggiunse la stanza di Livyana.
La ragazzina stava piangendo disperata e quando sentì la porta aprirsi capì subito che era la governante.
“Non lo rivedrò più, Helga…lui dice di essere ‘maledetto’ invece sono io che gli porto sfortuna…da quando mi ha conosciuta…”
“Coraggio piccola, devi essere forte e coraggiosa, Semir lo troverà” cercò di confortarla, di rassicurarla, ma la cosa in quel momento era quasi impossibile.
“Mi dite sempre la stessa cosa, di essere forte e coraggiosa, ma io non lo sono…” singhiozzò con la testa sotto il cuscino come se dovesse proteggersi da qualcosa o qualcuno.
“Ben dice di sì, vedrai Semir lo troverà…” le ripeté la donna sedendosi accanto.
“Lo so zio Semir lo trova sempre, ma come? E in che condizioni??? E ogni volta è…è sempre peggio”
Helga la lasciò sfogare, non sapeva nemmeno cosa dirle per confortarla, amaramente pensò che al momento l’unica cosa che potevano fare era pregare ed aspettare.

Intanto Hartmut sollecitato da Semir stava ricavando dai rilievi i primi risultati.
“Allora nell’appartamento ci sono tracce lasciate dai dermatoglifi…” cominciò lezioso Hartmut.
“Hartmut…è così banale dire impronte digitali?” sbroccò Semir alzando gli occhi al cielo.
“Uff” sbottò il giovane tecnico “Comunque ci sono tracce di Ben e della ragazzina che ha in affido, tue, del signor Jager e di una donna, credo che Ben ecco…insomma…” tergiversò Hartmut.
“Scusa dove vuoi arrivare?” lo sollecitò Semir.
“Dicevo che molte tracce della stessa persona sono presenti in svariati documenti che riguardano l’affido della ragazzina, sono presenti in ogni stanza dell’appartamento, anche…beh ecco…sì insomma sul comodino, la testiera del letto…e in cucina. Nell’acquaio ci sono due bicchieri sporchi di vino rosso e uno con tracce di un tenue lucidalabbra” concluse una punta di malizia Hartmut.
“Scusa un attimo” lo interruppe Semir “Mi stai dicendo che Ben e la Kladden…questa poi…me ne sarei accorto. Pazzesco Ben è riuscito a tenermi nascosto…chissà se pure la piccola…” Semir era sbigottito, ma poi tornò coi piedi per terra richiamato dal tecnico.
“Dicevo” continuò Hartmut “La cosa più interessante e più strana è che ho un riscontro su un capello che non è di nessuna delle persone che ho citato prima, il DNA è presente nei nostri data base, o meglio qualcosa di molto simile ti ricordi di Steffen e Thorben Raisser?”
Semir sbiancò.
“Ma i due fratelli sono in carcere, li abbiamo arrestati entrambi, ti ricordi? Il caso è quello in cui misero me e Ben uno contro l’altro. Avrei dovuto ucciderlo per avere salva la vita della mia famiglia. E in ogni caso adesso che ci penso bene uno è morto due anni fa, in seguito ad una rissa in carcere e l’altro vittima di un infarto sempre durante la detenzione…”
“Sì, ma non il terzo fratello…Horst Raisser”
“Cosa? Mi stai dicendo che c’è un terzo fratello? Cavoli e come mai non ne sapevo niente?”
“Veramente sono più di tre…sono quattro” sentenziò Hartmut.
“Ma porca miseria…devo…dobbiamo rintracciali subito, tutti…”

Intanto nel carcere di massima sicurezza di Colonia un giovane uomo si stava chiedendo come e perché fosse rinchiuso in una cella di tre metri quadrati, quando la porta della cella si aprì automaticamente.
Il ragazzo a fatica si mise in piedi avvicinandosi alla soglia della cella, si teneva un braccio attorno allo stomaco e dal dolore camminava curvo, strascicando i piedi. Aveva la testa che gli pulsava dal male e le orecchie che gli fischiavano da renderlo quasi sordo. Davanti a lui, come fossero in processione, decine di uomini vestiti tutti con la tenuta da carcerato, la stessa che indossava lui, si stavano dirigendo verso quella che al ragazzo sembrò l’uscita per il cortile.
“Ehi galeotto, ti vuoi sbrigare, l’ora d’aria è di sessanta minuti…dai mettiti in fila e segui gli altri” gli urlò sprezzante una guardia vedendolo imbambolato sulla soglia della cella.
Il ragazzo si avviò verso l’uscita, obbedendo al comando non tanto perché aveva capito cosa gli aveva detto il secondino, ma per come aveva accompagnato la frase con gesti ed espressioni del viso alquanto eloquenti.
Stava quasi per raggiungere il cortile quando qualcuno lo prese per le spalle scaraventandolo a terra.
“Ma guarda chi si vede, Jager lo sbirro che mi ha sbattuto in galera” e detto ciò cominciò a colpirlo ripetutamente con dei calci violenti alle costole già malconce.

Nel frattempo Semir nell’appartamento di Ben si stava riprendendo dallo shock dopo che Hartmut gli aveva detto che molto probabilmente in casa di Ben era entrato un membro della famiglia Raisser.
I due fratelli Raisser avevano letteralmente giocato con la vita dell’intera famiglia Gerkhan. A quanto pare non era bastato consegnarne due alla giustizia. Morti Steffen e Thorben, Semir pensava che ora tutto fosse finito, ma forse non era così.
Un turbinio di pensieri cominciarono a tormentarlo.
Possibile che i restanti due fratelli rimasti in vita volessero vendetta?
E se fosse così, si erano vendicati di lui tramite Ben, come avevano fatto gli altri due?
Ma in che modo stavolta?
Conoscendo i fratelli morti, non certo con una semplice esecuzione, se quella che cercavano e volevano era vendetta sarebbe stata terribile.

Intanto lo spirito di conservazione di Ben ebbe il sopravvento.
Anche se a terra e con le costole che chiedevano quasi pietà, il ragazzo afferrò il piede dell’uomo che lo stava picchiando prima dell’ennesimo calcio. Lo scaraventò a terra e come una furia gli si avventò contro cominciando a sua volta a colpirlo. Ne seguì una lotta furibonda che alla fine portò il giovane poliziotto ad avere la meglio.
“Ehi tu mani in alto o sparo” urlò un agente alle sue spalle, mentre due agenti aiutavano l’uomo che aveva picchiato Ben ad alzarsi e altre guardie facevano uscire velocemente nel cortile tutti i detenuti che si erano fermati a guardare i due che si prendevano ferocemente a pugni.
Ben alzò le mani in segno di resa voltandosi lentamente. Non riusciva a stare dritto i colpi presi lo avevano ulteriormente debilitato, il ragazzo non sapeva bene il perché, ma sentiva che poteva fidarsi di un uomo in uniforme.
“Senta agente, mi deve aiutare” supplicò Ben ansimando, si sentiva confuso, la testa continuava a fargli male, le orecchie continuavano a ronzare da rendere tutto così maledettamente difficile, anche il più semplice discorso “Non so come sono finito qua, non ricordo chi sono…quell’uomo che mi ha aggredito…mi ha chiamato Jaser, Leder…non ho capito bene…ha detto che sono uno sbirro…io non capisco…la prego… mi aiuti…”
“Senti avanzo di galera, se stai cercando rogne…” l’agente si avvicinò minaccioso sventolandogli in faccia il manganello.
“Non sto cercando di prenderla in giro…non mi ricordo chi sono, la prego mi aiuti…le chiedo solo di aiutarmi a capire come sono arrivato qui…” Ben era disperato soprattutto perché quello che stava dicendo al secondino era vero: non si ricordava nulla, nemmeno il suo nome.
L’agente lo guardò torvo, ma poi cambiò espressione.
“Vieni con me, ma prima è meglio se ti porto in infermeria e ti faccia medicare, vedo che ti stai tenendo il costato, hai uno zigomo che sanguina, Traber ti ha picchiato duro, ma vedo che anche tu non scherzi, visto che lo hai steso. Poi ti porterò da chi di dovere, va bene?”
“Grazie agente…” il ragazzo lasciò in sospeso la frase per sapere con chi stava parlando.
“Raisser” rispose l’agente accennando un mezzo sorriso “Horst Raisser”
 
Angolino musicale dalla padella alla brace direi…brutti sogni, anzi incubi per tutti, nessuno escluso…attendo le vostre impressioni.
Grazie a tutti e un abbraccio speciale ai miei recensori.
Metallica ‘Enter Sandman’ (entra l’uomo del sonno)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=CD-E-LDc384
Dì le tue preghiere, piccolo Non dimenticare, figliolo Di includere tutti Ti rimbocco le coperte, così starai al caldo E non peccherai Fino all’arrivo dell’uomo del sonno Dormi tenendo aperto un occhio Stringi forte il tuo cuscino La luce scompare Arriva la notte Prendi la mia mano Andiamo nel paese immaginario Qualcosa non va, spegni la luce Stanotte farai pensieri gravi Non penserai a Biancaneve Ma sognerai la guerra, sognerai le menzogne Sognerai il fuoco del drago E cose che mordono Ora vado a letto e cerco di dormire Prega che Dio custodisca la mia anima Se dovessi morire prima del mio risveglio Prega che Dio si prenda la mia anima Non parlare piccolino, non fiatare E non fare a caso al rumore che odi È solo l’Orco che giace sotto il letto, dentro il tuo armadio, dentro la tua testa…
 
  
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