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Autore: Amberle_Dubhe    27/10/2016    1 recensioni
“Puoi?” Le braccia di Shizuo stanno tremando per lo sforzo di trattenersi, e Izaya potrebbe non ricevere mai più l’onore di una tale umanità. “Puoi… Farcela. Dimmi che puoi farcela.”
Per tutta l’onesta violenza di Shizuo, Izaya è attirato da lui per ciò che riesce a vedere oltre a quella -Shizuo non è che, semplicemente e dolorosamente, un uomo. E’ questo ciò che lo rende il demone che è, e così Izaya si china in avanti, pericolosamente vicino, guarda Shizuo negli occhi. “Tu puoi?”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Lime, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Per chiarezza, specifico che questa parte si svolge tutta nel passato, prima dell’accoltellamento]




 

 
 
 

C’è un treno sopra le rotaie. Ne esistono più di uno, ma Izaya ama questo in particolare perché il lampione non funziona mai molto bene. C’è anche il piacere casuale di osservare i treni che passano, con le loro piccole finestrelle dorate che illuminano l’erba e le pietre ai lati. Il suono, lo sferragliamento, l’idea di tutte quelle persone all’interno, strette tra loro o sbracate, che viaggiano da un posto all’altro e poi in un altro posto e in un altro ancora. A dirla tutta, i ponti stessi trasportano un sacco di anime perdute, la denominazione preferita di Izaya.

Attualmente sul ponte sopra le rotaie c’è una persona seduta per terra, appoggiata contro lo spartitraffico di cemento e acciaio con l’aria di non sapere cosa stia facendo lì a quell’ora, tanto per cominciare. Se non fosse per l’uniforme, Izaya lo avrebbe riconosciuto per i suoi capelli. Se non per i capelli, lo avrebbe riconosciuto per… perché è lui, insomma. L’idea di Heiwajima Shizuo seduto su un ponte alle due di domenica mattina è assurda di per sè, ma aggiungi a questo la sua postura e Izaya si ritrova con una smorfia ad increspargli le sopracciglia. Shizuo ha le ginocchia raccolte contro il petto, un gomito appoggiato sopra, e la testa reclinata contro la ringhiera. Sta fissando le nuvole.

Anche Shizuo si accorge di lui, quasi subito. E’ il quasi che lo inquieta, proprio come il mezzo secondo di intervallo fra la realizzazione di Shizuo e la sua reazione che non dovrebbe esistere, non è mai esistita prima. E’ ciò che suggerisce a Izaya di fare ciò che non ha mai fatto prima.

Guardando distintamente verso Shizuo, estrae entrambi i coltelli e li lancia in avanti; fanno in suono fastidioso mentre scivolano ai piedi di Shizuo. Izaya solleva la mani in alto e non distoglie lo sguardo.

Shizuo fissa i coltelli e poi verso Izaya. “Sei così impaziente di morire, stanotte?”

Per mano tua? Sempre. “Non sono in vena della tua magnifica compagnia, Shizu-chan.”

“Quando mai lo sei stato?” La domanda è genuina, schietta, e Izaya sbuffa una risata. E… e così fa Shizuo. Un angolo della sua bocca si curva verso l’alto, e sta ancora guardando verso Izaya, e tutto questo è così nuovo e sconosciuto che Izaya si sente sul filo del rasoio; Shizuo potrebbe averlo attirato in trappola, potrebbe volerlo buttare giù dal ponte e rompergli le ossa. E’ perfettamente possibile e più probabile di qualunque altra cosa potrebbe seguire questo strano scambio. Gli occhiali di Shizuo sono appesi alla camicia, perciò potrebbe essere pronto a sferrare un colpo in qualsiasi momento.

Dire che Izaya fosse avido della magnifica compagnia di Shizuo dopo il loro ultimo incontro sarebbe allo stesso tempo una minimizzazione e un’esagerazione. Ha sempre, sempre avuto altri affari a cui pensare e non è abituato ad avere Shizuo ad occupargli la mente, per niente. E ciononostante eccoli qua, tre settimane dopo che Izaya ha toccato Shizuo per la prima volta, entrambi così diversi e confusi che ad Izaya potrebbero volerci veri e propri minuti per esaminare tutto questo ed analizzarlo, al posto di lasciare il suo istinto ad occuparsene come fa sempre. Questa è una prima volta. Quando si tratta di Shizuo ci sono così tante prime volte , e l’amaro fervore nel suo cuore dice di volerle far diventare tutte ultime prima ancora che accadano.

“Sei ubriaco?” Prova, invece. “E’ per questo che sei così lento ad attaccare?”

“Lo sai che non posso ubriacarmi.” Ovvio che non può; il mostro. Nessuna quantità di alcol lo può stordire, e non è che Izaya non ci abbia provato con altre sostanze. Il giorno in cui riuscirà ad avvelenare Shizuo, si comprerà uno spearpoint Henry*.

“C’è sempre una prima volta.”

“Non oggi.”

Izaya ride di nuovo e respira per un attimo. Poi fa un passo in avanti, osserva Shizuo che rimane immobile. Fa un altro passo, viene più vicino, e poi è proprio accanto a Shizuo e si sta sedendo. Shizuo non ha ancora reagito; il suo sguardo lo ha seguito ma il suo corpo no. E’ così strabiliante che Izaya non riesce a credere che sia reale. Il fantasma del sorrisetto di Shizuo sul suo viso dice che nemmeno lui riesce a credere che sia reale.

“Che cos’hai-”

“Che cos’ho-”

Izaya scuote le testa per distoglierla dal suo ronzio e alza le sopracciglia nella sua direzione, che sembra altrettanto disorientato.

“Fatto.” Finisce, con un tono poco familiare. “E’ il tuo nuovo modo per fottermi?”

Se solo lo fosse. “Non lo saprai mai, Shizu-chan.”

“Che cosa vuoi?”

L’altra mano di Shizuo è per terra, le dita leggermente piegate e a pochi millimetri dalla coscia di Izaya. Izaya fissa i prevedibili calli sui palmi, e si domanda onestamente se potrebbe percorrerli col dito. I coltelli sono vicinissimi alle loro mani, giacciono lì pronti ad essere usati, e nonostante ciò sa che se oggi infrange la sua fiducia, non la riotterrà mai più. L’indiscutibile fatto che voglia mantenerla, comunque, è la causa del calore che gli serpeggia in faccia e dietro agli occhi, facendoglieli bruciare.

Seguendo il suo sguardo, allunga lentamente la mano verso i coltelli. Esita visibilmente, un dito già teso, e la tira indietro. “Com’è che si usano quelli, comunque?”

“Chiaro, non avrei dovuto aspettarmi che tu sia abbastanza sofisticato da sapere come utilizzare un coltello.”

“Senti un po’, piccolo-”

“Un giorno te lo farò vedere,” dice Izaya, guardandoli di sbieco in uno strano modo distaccato. Li ha sempre trattati come se fossero estensioni delle sue braccia; vederli giacere lì distanti è bizzarro, ma è decisamente la parte meno snervante della situazione. “Li userò su di te e te lo farò vedere.” Ovvio che lo farà. Desidera vedere Shizuo sparire, ferito, inoffensivo. Non sta realizzando nessuna di queste cose stando seduto tranquillo accanto a lui in questo momento, ma la vita di tanto in tanto acconsente ad episodi che superano il bizzarro.

E non è questo ciò che brama? Queste sono le cose per cui vive e non lo sapeva: il calore che si irradia dagli arti di Shizuo così vicini ai suoi, il modo in cui il vento leggero passa fra i loro capelli, la fragilità di tutto questo. Sotto tutto questo giace l’avversione vecchia di anni, che lo fa andare fuori di testa.

“Puoi?”

“Posso cosa?”

“Puoi usarli su di me?” La voce di Shizuo adesso è più strana, più dura. “Tutto  quello che fai è lasciarmi un graffio qua e là.”

Izaya resta in silenzio; non ha mai avuto esitazioni ad accettare i suoi difetti quando si tratta di Shizuo, men che mai di fronte a Shizuo stesso. Lo sa che i suoi pugnali non fanno alcun danno, che hanno la stessa efficacia di uno stuzzicadenti. Sa che potrebbero danneggiarlo, un danno reale, un danno permanente, se ci provasse veramente. La differenza fra la mancanza di conviNzione di Shizuo nell’uccidere Izaya e altrettanto in Izaya sta nel motivo: Shizuo non prova ad ucciderlo perché non gli interessa, e Izaya non prova ad uccidere Shizuo perché vorrebbe che per lui valesse lo stesso. E’ imbarazzante.

E’ innegabile, che gli manchi Shizuo stesso o no, a Izaya decisamente manca fare pratica delle sue arti combattive con un avversario che non verrebbe ferito in caso di errore. Con quest’idea in testa, afferra uno dei coltelli e lo fa scattare, studia la lama sotto la luce tremolante. A Shizuo ci vogliono quello che sarebbe stato un innaturale ritardo di tre secondi per muoversi, se Izaya non avesse esitato in quei tre secondi, pareggiando comunque i loro tempi di reazione. E’ così sbagliato, il ritmo è così sbagliato; il coltello, quando lo lancia, si conficca leggermente nell’angolo della manica di Shizuo prima di cadere di lato.

In un attimo, le mani di Shizuo sono intorno alla ringhiera dietro alla testa di Izaya, nemmeno lontanamente vicine al suo collo. Pensare che un giorno avrebbero avuto bisogno di simili formalità sarebbe suonato ridicolo per un Izaya che non fosse tanto sperduto quanto lo è ora. Shizuo lo sta fissando dall’alto, senza ringhiare, senza essere arrabbiato. Solo attento, calcolatore in un modo che Izaya desidera non avere mai saputo che Shizuo potesse essere.

“E’ come se una parte di me lo avesse sempre saputo, sai?” Dice Shizuo, e no, Izaya non lo sa. Nessuna parte di lui lo ha sempre saputo. “Sai, una persona che potesse. Che non avesse. Paura.”

“Kasuka-”

“Non conta, non potrei mai perdere il controllo con lui.” Due sorrisi taglienti gemelli. “Voglio dire, qualcuno che sapesse che avrei potuto attaccarlo e che se ne frega… Anche se non può farcela.”

Anche se non può farcela. Brucia più di quanto dovrebbe, e l’amato di Izaya è esattamente entro la sua portata. In un attimo, ha di nuovo il coltello alla gola di Shizuo, premuto contro la pelle dorata, avido. Questa volta Shizuo chiude gli occhi, e in quell’istante Izaya perde anche le sue ultime certezze rimaste. Non si tratta più di fiducia; c’è qualcosa di più devoto nell’ombra delle sue ciglia e nel battito pulsante contro il bordo della lama.

“Non posso farcela, Shizuo?” La voce gli trema. La voce gli trema, e odia Shizuo, quanto odia Shizuo, quanto odia il fatto che avrebbe dovuto prevederlo, quanto odia il fatto che gli sembra che questa sia l’unica cosa che ha atteso per tutta la vita, quanto odia l’idea di qualcun altro oltre a lui in grado di ricevere la rabbia di Shizuo e vivere con essa, quanto odia odiare quell’idea.

E poi Shizuo si china in avanti -l’inutile arma lo taglia a malapena- e le sue labbra gli sfiorano il padiglione, esala respiri caldi e torturati e tutto ciò che avrebbe dovuto imparare a tempo fa, tanto tempo fa, questo debito che ha nei confronti di Shizuo e il male che ha fatto a quest’uomo. Riesce a sentire il lieve punto di contatto scatenare un fuoco sotto la pelle che teme aumenterà oltre il suo controllo. Non che abbia qualcosa sotto controllo di questa situazione, ma ogni tanto gli piace autoingannarsi. Se respira abbastanza a fondo, se chiude gli occhi, forse Shizuo svanirà. Forse tutto questo svanirà e lui vivrà una triste, bella vita.

“Puoi?” Le braccia di Shizuo stanno tremando per lo sforzo di trattenersi, e Izaya potrebbe non ricevere mai più l’onore di una tale umanità. “Puoi… Farcela. Dimmi che puoi farcela.”

Per tutta l’onesta violenza di Shizuo, Izaya è attirato da lui per ciò che riesce a vedere oltre a quella -Shizuo non è che, semplicemente e dolorosamente, un uomo. E’ questo ciò che lo rende il demone che è, e così Izaya si china in avanti, pericolosamente vicino, guarda Shizuo negli occhi. “Tu puoi?”

Shizuo abbassa lo sguardo, poi lo solleva, poi lo abbassa di nuovo, gli occhi che sfrecciano veloci come i respiri che Izaya implora di prendere. Da questo perielio avvicinatosi così velocemente, Izaya potrebbe governare il mondo. Con tutti i suoi pungiglioni che avvelenano Shizuo nello spazio fra le labbra, Izaya potrebbe governare il mondo, l’aria che cambia sapore fra le loro bocche mentre si muovono uno verso l’altro invadendo i reciproci spazi e inspirano.

Lo prende: il primo colpo, annullando le distanze molto lentamente; chiudendo le labbra intorno a quello inferiore di Shizuo.

Non assomiglia a nulla di ciò che ha provato finora. Dolce, tremante, caldo; la sua pelle trasmette la sensazione fisica ma nella tua testa c’è una cosa cosa interamente diversa, lo scoppio di un incendio anche se il cielo grigio promette pioggia. E poi anche Shizuo si muove, e Izaya quasi dimentica tutti gli aggettivi.

Shizuo risponde con la violenza come in qualsiasi altra cosa fa, eccetto che questa è più lenta, più gentile, e molto più fatale. Non c’è nulla di ostile o aggressivo nei suoi movimenti, nulla di spaventoso nel modo in cui si china su Izaya e serra la presa sulla ringhiera dietro di lui, anche se ora blocca la visuale di tutto eccetto lui stesso, vestiti bianchi, neri, occhiali che penzolano abbastanza vicini da sfiorare la clavicola di Izaya e oh, oh. La linea di sangue sul suo collo. Dentro il corpo di Izaya, giù per la sua spina dorsale, c’è una fame che brucia e ritorna nell’incontro delle loro labbra e cresce lì come se si fosse appena resa conto di quanto lontana possa spingersi.

Allarmato, si stacca, si ritrae, ma poi è testimone di qualcosa che sa che non dimenticherà mai. La stessa fame si rispecchia sul viso di Shizuo, una ruga fra le sue sopracciglia, le labbra dischiuse, gli occhi puntati sulla bocca di Izaya come se si fosse a malapena accorto che Izaya adesso ha messo una distanza fra loro. Shizuo scuote la testa quanto basta perché Izaya comprenda la sua disperazione, e poi si stanno baciando di nuovo.

Prima che se ne renda conto le sue mani sono artigliate alla camicia di Shizuo e la lingua è nella sua bocca, e non sa se stavolta riuscirà a fermarsi. Ha gli occhi chiusi, adesso, il corpo che gli comunica che non ha più senso provare ad andarci cauti, ma è quasi come se riuscisse ancora a vedere Shizuo. La dannata creatura è troppo luminosa, richiede troppa della sua attenzione come sempre, lo distrae anche dal bacio con il suo odore, la sua pelle, le sua mani sul metallo, che lo curvano leggermente, che lo curvano ancora un po’-

Perché non abbia previsto questo è oltre la sua comprensione, ma di fatto, la ringhiera di spezza sotto quelle dita mostruose. Il suono è violento e improvviso, la repentina assenza di supporto dietro la sua schiena anche di più. Per un lungo momento, la parte superiore di Izaya è sospesa all’indietro sopra i binari, trattenuta solo dalla presa sulla camicia di Shizuo. Cadere sul binario di un treno merci il preciso istante dopo aver baciato Shizuo Heiwajima gli sarebbe andato bene, ma non è mai stato tanto poco propenso per la morte e altrettanto pronto come in questo momento, e così stringe la presa mentre Shizuo emette un verso allarmato e lo solleva finché non si ritrovano in mezzo al ponte.

“Merda,” sintetizza Shizuo. “Scusa.”

Merda. Scusa. Si sono saltati alla gola per anni. Merda. Scusa.

Le braccia di Shizuo adesso sono intorno a lui. Le braccia di Shizuo. Sono intorno a lui, e le labbra di Izaya sono premute proprio contro la traccia del coltello sul suo collo, come se potesse risucchiare la sua anima in un unico, doloroso respiro. Ha decisamente le vertigini. Distendendo le mani sul suo petto e muovendole per stringergli le spalle, gli sembra che se anche si schiacciasse dentro quel calore proprio adesso, non gli basterebbe. Ha gli occhi chiusi, la mascella che lavora per ingoiare un mugolio improvviso, e pensa che il treno sarebbe stato meglio.

“Merda,” dice di nuovo il bastardo, più a bassa voce.

“Sei un bel tipo,” replica Izaya.

——

“Non sei mai stato felice con lui.” Dice Kasuka.

C’è un sogno che Shizuo continua a fare ancora e ancora. Tutta Ikebukuro è vuota e silenziosa, ci sono solo Izaya e lui, che si fissano senza dire una parola. Proprio come quella sera in cui Izaya per una volta ha chiuso la sua cazzo di bocca e ha guardato Shizuo.

Ad un certo punto, si sono quasi guadagnati un posto l’uno nella quotidianità dell’altro e non solo ossessioni. Izaya è arrivato ad avere una riserva di dolci in casa, ad un certo punto. E poi ci sono state volte in cui Shizuo avrebbe perso la testa con qualcuno mentre parlava con Izaya -molto spesso con qualche giornalista che ancora non poteva credere che non stessero più cercando di uccidersi a vicenda- e Izaya avrebbe strappato la sigaretta di bocca a Shizuo. La prima volta che lo fece, Shizuo era così sorpreso che si dimenticò di rompere il culo al giornalista. Izaya aveva quell’allegro sorriso da gatto, e quello non è davvero mai finito per diventare carino. Ha sempre fatto incazzare Shizuo e sarebbe sempre stato così. Come ogni altra cosa riguardo ad Izaya.

In quel sogno, non si uccidono a vicenda. Non si toccano. La distanza fra loro rimane la stessa ogni notte, in ogni sogno. Ai tempi in cui poteva camminare accanto a lui senza volerlo ferire, aveva sentito tra loro la distanza di quel sogno come un muro doloroso. Quando stringeva Izaya fra le braccia, appariva nella forma di una pellicola fra i loro corpi, aumentando il suo desiderio per Izaya fino ad un punto che non poteva sopportarlo, e si indeboliva solo ogni tanto quando gli dava voce nella pelle di Izaya.

Un giorno, Izaya ruppe quella distanza. Il Paradiso non potrebbe separarmi da te, aveva detto, la prima e ultima volta che si era ubriacato. Quella notte fu molto più sensuale, unghie conficcate nelle braccia di Shizuo, prendendogli le mani e premendo baci bagnati, a bocca aperta contro i suoi palmi che bruciavano più che fare il solletico, Izaya lo aveva abbracciato, maledicendolo con tanta onestà che Shizuo non aveva potuto evitare di sorridere. Perché te? Perché? Era tutto calmo. Era tutto tranquillo. E poi tu.

Potrei dire la stessa cosa, aveva riso nei capelli di Izaya. Demonio. Cazzo.

“Non sei mai stato felice con lui,” dice Kasuka. “Tutto quello che faceva era farti arrabbiare.”

Shizuo non risponde. Le finestre fumè dell’appartamento di Izaya, che una volta avevano fornito un riparo, ora gli bloccano la visuale. La vista dal lato sbagliato delle finestre non mai stato un granché; qualche edificio, qualche albero. E’ sempre stato più interessato al riflesso di Izaya dietro o davanti a lui, a sorridergli nel vetro.

“Avrei dovuto ucciderlo, quindi.”

Nel sogno, Shizuo si sente sempre triste. Quando si risveglia dal sogno, è sempre triste. Pensa che magari se avesse ucciso Izaya il sogno si sarebbe interrotto e avrebbe smesso di sentirsi triste, ma forse non sarebbe successo. Pensa che magari Izaya sarebbe apparso comunque nel sogno, sarebbe comparso comunque nei riflessi dietro o davanti a Shizuo, sarebbe comparso ovunque. Dio, ma se avesse ucciso Izaya avrebbe avuto un vero fantasma dietro di sè.

Non ho bisogno di andare in Paradiso, per il momento. “Avrei dovuto ucciderlo, quindi.” Per il momento.

“Sì, continua a vivere con quei rimpianti, se hai il coraggio di definirli tali.”

——

E’ durante una delle loro pause sigaretta post-inseguimento che Izaya lo sente per la prima volta. Appoggiandosi al bancone mentre Shizuo paga, elenca mentalmente le proprie ferite. C’è del sangue che gli cola da un angolo della bocca, e ha lividi sulle nocche, il che non ha senso perché nelle loro dinamiche è Shizuo che sferra la maggior parte dei pugni. Suppone che dev’essere diventato un po’ più piacevole al tatto dopo -dopo, ma non si aspettava che andasse così oltre senza che se ne accorgesse. Non c’è semplicemente modo di sapere cosa potrebbe venirne fuori da un combattimento contro Shizuo, comunque, specialmente non più ora che la loro ferocia si è evoluta in questa strana nuova danza. Ogni angolo della città ora è giocare pulito; un vero campo di battaglia. E’ quasi come se a Shizuo bastasse quel singolo cenno di assenso da Izaya; prende ogni altra opportunità per unire le loro labbra, ora, come se fosse l’ultima. Izaya non può incolparlo; con il suo rinnovato vigore, in realtà, potrebbe finire con l’ucciderli entrambi.

E’ stato solo dopo una doppiamente tardiva riflessione che Izaya aveva realizzato la loro assurdità nel farlo ancora dopo quello che era successo. Al tempo era sembrata una parte tanto normale della loro routine (è ancora così, ma forse con una nota di divertimento) a partire esattamente dalla stessa notte sul ponte. Baciarsi, tirarsi indietro, e Izaya non si dimentica mai di ridere. E’ così facile far arrabbiare Shizuo, eppure a volte così difficile che quando ci riesce Izaya ne assapora ogni momento. Quando gli sembra di poter fingere di averne abbastanza, si assicura di guardare Shizuo, e sorride e basta. Per lui è la via migliore di esprimersi senza essere creduto, e per Shizuo è una sorta di forma di disprezzo che lo infiamma e gli fa perdere quell’espressione quasi reverente che gli si forma sul viso ogni volta che si toccano. Il limite fra il baciare Shizuo e lo scappare dalla sua ira è così sottile e labile che è un miracolo che Izaya possa resistergli.

Ma d’altra parte, questo è ciò che ha dato inizio a tutto. Puoi farcela? Puoi?

“Cosa c’è da essere così compiaciuti?” Borbotta Shizuo ora, e Izaya scuote la testa. “Ti avrei fatto il culo oggi, giuro.”

“E’ quello che dici ogni volta,” dice, seguendo Shizuo fuori dal negozio, nella strada silenziosa. E’ passata da poco la mezzanotte e le persone festanti si sono radunate nei bar e nei pub, lasciando la calma all’esterno. Come piace a Shizuo; Come a Izaya non piaceva, una volta. C’erano molte cose riguardo al brusio tranquillo che lo turbavano ed è sicuro che ci siano ancora. Ma adesso, quando Shizuo è vicino, ha una nuova incapacità a concentrarsi su qualsiasi cosa che lo liberi del buono e del cattivo di ciò che lo circonda.

“E uno di questi giorni ce la farò pure.”

“Non riusciresti ad uccidermi se ci provassi.”

Shizuo ringhia, distratto e Izaya sorride fra sè e sè. Non pensa che riuscirà mai ad abituarsi a stare in presenza di Shizuo senza avere un’immediata minaccia alla sua salute, e sa che non vuole. Interrompere i suoi tentativi di rendersi Shizuo ostile è fuori discussione e sa che anche Shizuo lo sa. Più di un passatempo, più di uno scherzo, è qualcosa che Izaya ha bisogno che continui a vivere. Non si è mai considerato al di sopra dei bisogni dei normali esseri umani; è solo diverso in certi particolari aspetti. La pelle di Shizuo, d’altro canto, è quasi coriacea con le sue cicatrici e Izaya vorrebbe che la descrizione non fosse solo allegorica. Se quell’orrida cosa non avesse la pelle come seta, che cede sotto i polpastrelli di Izaya come se potesse affondarli dritti fino al sangue caldo di Shizuo, allora forse non avrebbe così tanti problemi a resistergli. Odia dover usare la parola problema adesso, odia che sia sempre e solo con Shizuo che accadono queste cose fastidiose, odio Shizuo ma -ma oh, odia il fatto che non sia così.

“Non ha ricambiato l’abbraccio,” aveva detto una volta Shizuo, indisponente, dopo un dimenticabile rendez-vous in cui aveva memorabilmente provato ad abbracciarlo (se intrappolare Izaya contro un muro e lanciargli fissarlo confuso, e poi trascinarselo vicino con una mano sulla sua nuca conta come tentativo. Izaya era rimasto fermo finché Shizuo non lo aveva lentamente lasciato andare, entrambi pietrificati in viso e mezzi svenuti.)

Izaya, passato inosservato da Shizuo nella strada di ritorno dal bagno di Shinra, aveva avuto la fortuna che la sua risatina fosse coperta dall’ululato meno discreto del dottore.

Ricambiato l’abbraccio.” Aveva ripetuto Shinra. “Ti ha fatto investire da un autobus, e tu ti lagni perché non ha ricambiato il tuo abbraccio.

Celty aveva digitato qualcosa, al quale Shizuo aveva risposto indignato, “Lo so che me lo sto aspettando dalla persona sbagliata! E’ solo che… davvero.. Non l’ha fatto!”

E così, è durante una delle loro pause sigaretta post-inseguimento, forse la più importante di tutte, che Izaya lo sente per la prima volta. Quando Shizuo guarda da entrambi i lati prima di attraversare la strada come se la collisione con un veicolo potesse danneggiarlo in alcun modo, Izaya assorbe nella sua mente cosciente quella cura noncurante e percepisce l’inizio, o lo sbocciare passato inosservato, di una sorta di bizzarra vibrazione dentro di sè. Qualcosa che va oltre il desiderio di spingere Shizuo contro un muro tanto per cambiare e toccare le sue mani, e le sue labbra. Qualcosa che va molto oltre a quello, molto più in alto è più a fondo, forse, in un modo che in quel momento Izaya non può iniziare a capire, quando ha appena cominciato ad scorgerlo.

“Shizu-chan,” dice, e la sua voce suona nervosa, ed è passato così tanto dall’ultima volta che è successo.

“Mmh?” Non dice nulla. Non è sicuro di cosa voglia dire, in realtà. Non è sicuro di voler dire qualcosa, in realtà.

“Oi. Cosa c’è?”

Shizuo adesso lo sta guardando, dall’altro lato della strada, perché Izaya si è dimenticato di camminare. E’ così buffo, la vista di Shizuo lì in piedi lontano con la striscia d’asfalto in mezzo a loro, come se immergersi in quello spazio sia la cosa più facile del mondo se Izaya decide di renderla tale. Questo… modo che Shizuo ha di prendere i problemi in mano e di lasciare comunque la decisione principale ad Izaya e alla sua libertà, dà le vertigini nel suo assomigliare alla fiducia. Cose se Izaya fosse qualcuno di cui fidarsi, di cui ci si dovrebbe fidare, come se questa città, come se Shizuo stesso non abbia già avuto l’evidenza del contrario. Come se Izaya non continuasse a fornirgli, costantemente, ragioni per non fare il genere di cose che fa, come fissarlo ed aspettare.

“Shizuo,” prova di nuovo. “Prendimi.”

La bocca di Shizuo, finora leggermente aperta sul principio di un ringhio, si chiude, e il suo sguardo cambia. Ovviamente Izaya non avrebbe avuto bisogno di spiegarsi, ovviamente non lo farà.

Dopodichè, fra loro cala il silenzio per un po’, e Izaya riesce ad udire il suo stesso respiro, tanto fermo quanto lo era prima di dire queste infide parole. Riesce a sentire il respiro di Shizuo tanto fermo quanto lo era prima di udire queste infide parole. Il brusio di bar chiusi, i rumori lontani del traffico, il rombo di un tuono da qualche parte sopra le loro teste.

Shizuo attraversa la strada senza guardare stavolta, la mano già distesa per afferrare la maglietta di Izaya ancora prima di raggiungerlo. La forza con cui strattona Izaya in avanti è violenta, ma i suoi occhi sono calmi. “Guardami bene.”

Izaya a malapena osa, ma guarda lo stesso. Sollevando il mento con impertinenza come farebbe un bambino, di tutti i modi possibili, e guardando Shizuo più deliberatamente che può. “Sto guardando.”

Sa cosa vorrebbe chiedere Shizuo. Fai sul serio? E’ questo che intendi?

“Prendimi,” ripete, questa volta più lentamente, più fermo.

Le mani di Shizuo si spostano sul suo collo, vi allarga le dita, il pollice premuto esattamente sopra i battiti martellanti sotto il suo orecchio. “Mi stai mettendo alla prova?”

“E anche se fosse?”

C’è una risata, allora, tagliente ma almeno genuina. “Allora probabilmente fallirò.”

Izaya non può evitare un piccolo sorriso, anche se l’eco di quella risata manda un fremito già per la sua schiena. “E anche se fosse?”

“Per questo mi servirà della tequila,” dice Shizuo dopo un attimo, ed è così facile fingere che questo non l’abbia toccato da qualche parte. “Non voglio ricordare il tuo sapore.”

“Non è un po’ tardi per quello, Shizu-chan?” Il suo sorriso ora è più largo, e quando Shizuo ride, stavolta, anche la sua risata è più rumorosa.

——

Nell’appartamento di Izaya, nella sua stanza da letto, c’è una tranquillità che spera verrà presto spezzata dalla pioggia. E’ come se i cosiddetti cieli stessero aspettando un segnale per scoppiare sopra di loro, e pensa di sapere quale sarà quel segnale. Potrà anche essere stato scettico sui film fin dalla giovane età, ma alcune cose accadono con tempismo; infatti, sono molte le occasioni in cui fa affidamento su questo tempismo.

Dentro è buio, con solo l’andirivieni del raggi lunari che proiettano frammenti di inadeguato sollievo sul pavimento e sulle mani di Shizuo, e in questa luce Izaya pensa che potrebbe cadere in ginocchio e piangere per la bellezza di tutto ciò. Shizuo, alto e feroce anche nel mezzo della notte, nel mezzo di questa fredda stanza, e c’è qualcosa nel vederlo in diversi momenti della giornata che gli provoca un groppo in gola.Poter vedere Shizuo di mattina, il suo lato sonnolento, mentre strizza gli occhi alla luce del sole; poter vedere Shizuo alla sera, colorato da tutte le sfumature della luce del fuoco a cui Izaya non riesce mai a dare nomi, la punta accesa della sua sigaretta che si muove verso la sua bocca lungo una strada che solo Izaya ha percorso; poter vedere Shizuo adesso, in questi frammenti sparsi che viaggiano dalla luna attraverso il cielo attraverso la sua finestra fino allo spazio fra loro -gli rende le ginocchia deboli, e in questo momento non può più credere che ci sia stato un tempo in cui Shizuo Heiwajima gli faceva ribrezzo.

E se non altro, sembra che Shizuo stia perdendo la stessa battaglia con sè stesso. Izaya non ha mai visto un’espressione simile sul suo viso; la palese ammirazione, quella nota di disperazione che Izaya ha sempre desiderato vedere solo sul viso di una persona oltre al proprio, di essere dalla parte di chi la riceve -tutto questo, e anche più, solo nel modo in cui le sue palpebre sbattono più lentamente e i suoi respiri sono più malfermi. Ballate riguardo a questo evento aspettano di essere scritte, se solo Izaya permettesse a questo segreto di uscire dalla stanza.

Sa che potrebbero finire con lo stare fermi così per tutta la notte, dimenticando di muoversi anche col sorgere del sole. Sa che non gli importerebbe, Dio, non gli importerebbe, lui-

E questa è la prima vota che ha utilizzato questa parola come esclamazione.

La sua risata viene fuori suonando quasi come un singhiozzo, e pensa che sia meglio muoversi in avanti e appoggiare le sue labbra su quelle di Shizuo prima che il malessere cresca, ma i suoi piedi sono inchiodati al suolo e lo stesso quelli di Shizuo.

Un fulmine, rumoroso e tagliente, li risveglia dalle rispettive trance e li fa cadere in una nuova. Izaya fa un passo in avanti per ogni passo che Shizuo fa, finché non sono ad uno di distanza, fissandosi come scolaretti che non riescono ad essere all’altezza della promessa di un bisticcio avvenuto in pausa pranzo.

“Non sono coraggioso come credi,” sussurra Shizuo.

“Non ho mai pensato che lo fossi,” risponde Izaya, e allunga la mano, appoggia i polpastrelli sul petto di Shizuo.

——

Fa scivolare le braccia intorno a Shizuo, poi, lentamente, e esala un respiro quando sente quella pelle calda in contatto con così tante parti di sè stesso per la prima volta. Nonostante la misera stoffa dei loro vestiti, è elettrizzante. Il suo primo istinto è di sentire Shizuo ovunque ma cerca di controllarsi, e preme il viso contro la spalla di Shizuo. Ed espira.

Shizuo sembra crollare nella sua presa, appoggiandosi pesantemente ad Izaya, il petto che cede in una dimostrazione di debolezza che Izaya non avrebbe mai pensato di vedere. E’ quasi come se fosse esattamente il contatto che serviva a Shizuo per spezzarsi, perché dopo così tanto tempo Izaya teme per la sua vita in quel vecchio, modo familiare: le mani di Shizuo sono forti e ad un soffio dal ferirlo dove lo stanno stringendo sui polsi; i respiri sono secchi e spezzati; la rabbia che irradia potrebbe bruciare l’edificio da cima a fondo.

“O mio Dio,” sta dicendo, mentre finalmente solleva le braccia per circondare Izaya, una mano sulla schiena, l’altra nei suoi capelli, stringendogli alcune ciocche. “O mio Dio.”

——

Il rituale di svestirsi è molto più aggraziato di quanto Izaya avesse mai creduto potesse essere, ma d’altra parte, questo vale per ogni altra cosa riguardo a loro. L’idea che Shizuo possa sentire prendimi e pensare a gentilezza e non a distruzione lo commuove in una maniera oltremodo stupida. Fuori adesso piove, ma ha cominciato lentamente tanto quanto Shizuo, ogni goccia che scivola lenta sul vetro aspettando che slaccino un altro bottone prima di raggiungere il bordo. Izaya fa una battuta dicendo che si aspettava che Shizuo gli avrebbe strappato la maglietta di dosso, e Shizuo risponde mordendogli un orecchio.

Ci mettono più del dovuto perché ogni volta devono interrompersi per stringersi. Shizuo continua a fermare le sue mani su quelle di Izaya (una specie di sforzo vano per aiutarlo a slacciare quel farfallino) e a premere il viso nei capelli di Izaya, sussurrando fermo, fermo fermo. E Izaya non si ferma.

Nonostante tutto, l’universo si fa la sua risata quando Izaya inciampa nei jeans slacciati sulla strada verso il letto, ma ride anche anche di Shizuo, che lo afferra e si lascia sfuggire un sussulto al primo tocco della sua mano con in fianco di Izaya. Il contatto li porta a superare il momento di divertimento e lo trasforma in qualcosa che trascura totalmente la leggerezza dell’azione; Shizuo finalmente stringe Izaya a sè e preme le loro labbra insieme.

Sembra di nuovo come il loro primo bacio, eccetto che quello era così diverso, neanche lontanamente virginale come questo intreccio disordinato di denti e lingue, senza nessun fuoco purificatore sui polpastrelli di Shizuo e lo sfarfallio delle sue ciglia che Izaya fa appena in tempo a vedere. La dolorosa innocenza dell’atto spinge Izaya a chiudere di nuovo gli occhi, le sue dita sul petto nudo di Shizuo più tremanti di quanto ammetterebbe mai a qualcuno alla luce del giorno.

Ha sempre pensato che un giorno sarebbe stato in grado di stare al passo con tutto quel fuoco, che quel silenzio e ruggito in cui bruciano simultaneamente quando combattono sarebbero culminati in fuoco e fiamme, ma questo è così diverso, è molto peggio, che ride della sua immaginazione. Non avrebbe mai dato  abbastanza credito a Shizuo da pensare che la pressione delle sue labbra contro la gola lo avrebbe fatto sentire come se il mondo intorno a lui stesse crollando, il tifone nel suo respiro che spazza via qualsiasi cosa a cui tenga, ogni punto in cui i loro corpi si toccano che ricoprono la loro pelle di crepe  come se ogni volta che si incontrano sarà la prima e l’ultima.

Si domanda quanti dei suoi umani abbiano mai provato questo.

Qui, in questa stanza, è più semplice che mai fingersi miope e pensare che la sua vita giri solo intorno a Shizuo. La familiarità del pensiero è allarmante, ma stanotte, Izaya potrebbe accettare qualsiasi cosa. Che probabilmente è nato per questo, così come Shizuo.Che non devono nulla mondo eccetto il caos. Che non c’è nulla in questo momento, in questa stanza, in questa città, eccetto loro, che lottano contro e per diventare un tutt’uno, vincendo battaglie e perdendo guerre. Che il letto sul quale Shizuo lo sta spingendo può diventare per una notte luogo di venerazione, purificato solo dal tocco di Shizuo così che le lenzuola pungeranno la pelle di Izaya ogni volta che ci si sdraierà sopra.

“Perché fai quella faccia?”

Izaya sbatte le palpebre. Guarda accigliato Shizuo, che lo sta sovrastando, i pantaloni che minacciano di scivolare verso il basso in un modo inammissibile. “Quale faccia?”

“Sembra che tu mi odi.”

Ride di quell’affermazione, genuinamente. “Ti sembra questo il momento di accorgerti che non godi della mia benevolenza, Shizu-chan?”

Shizu non ride con lui. Si abbassa su di lui finché i gomiti sono sono su entrambi i lati di Izaya, così vicino che potrebbe pugnalarlo alla gola. “Izaya.”

La risata di Izaya muore; le sue labbra si arricciano quasi per il disgusto. “Provo così tanto per te che a malapena lo sopporto.”

Shizuo la bacia di nuovo.

——

“Sei un totale codardo,” ride, quando Shizuo preme la fronte sulla sua spalla. “Oh, cielo, è la tua prima volta. In cosa mi sono andato a cacciare?”

“Stai zitto,” dice Shizuo, gemendo quando Izaya solleva una coscia. “Non volevo uccidere nessuno.”

“Ma ti va bene uccidere me?” Nell’attimo in cui la domanda lascia la sua bocca Izaya si rende conto di quanto sia ridicola, ma la risata di Shizuo l’avrebbe confermato, se non fosse già stato smentito dai tocchi leggeri come piume delle sue dita che tracciano il profilo di Izaya. Da parte sua, Izaya si rifiuta di reagire a quelle dita, al modo in cui sono abbastanza sottili da combaciare con solchi fra le sue costole e bloccare i suoi polmoni più di quanto il proprio corpo non faccia già, il modo in cui le sua mani si espandono con tale facilità sul petto di Izaya. E’ proprio tipico di Shizuo ucciderlo così, di tutti i modi possibili.

“Ti ho detto che un giorno ti avrei ucciso,” è la risposta che alla fine ottiene, anche mentre Shizuo gli bacia il collo, anche mentre Izaya si lascia sfuggire dalla bocca un gemito acuto che non permetterebbe far udire mai a nessun altro essere umano.

Non riesce a mettere insieme una risposta; i denti di Shizuo sono troppo esigenti nel punto in cui affondano nella sua pelle, le sue labbra così morbide e insistenti che Izaya pensa di non essere mai stato persuaso su qualcosa più facilmente di così. Che Shizuo avrebbe portato la propria forza a letto era sempre stato ovvio (e intimidatorio), ma vederla sovvertita così per lui, solo per lui, gli mette così soggezione che Izaya è spaventato lo stesso. La assapora, la inghiotte e si lascia soffocare per prolungarne il retrogusto; pensa deliberatamente, mentre Shizuo sposta la bocca sulla sua spalle, a queste stesse mani di Shizuo tese per colpirlo, farlo sanguinare, spingerlo contro muri e pavimenti e alberi. Quella violenza è familiare, e confortante di fronte a questa attenzione, e lo schiaccia, lo tiene ancorato al letto con più che solamente le sue dita e piedi tremanti.

Quando si tolgono anche l’ultimo indumento, Izaya si ammutolizza per lo shock che comporta avere la propria arroganza spazzata via, ma senza il dolore -a meno che la tensione nei loro corpi, finalmente allineati e immobili e senza fiato, non valga. Il modo in cui i loro petti sono premuti uno contro l’altro, la pelle che brucia come nulla dovrebbe mai bruciare, potrebbe anche essere peggio di quando Shizuo gli gettava addosso parti della città.

La pioggia inizia a cadere sul serio quando Shizuo lo bacia con un intento che non si era accorto fosse assente dalle loro precedenti interazioni. Forse questa è la prima volta che devono concentrarsi; il bisogno di fare qualcosa di più costruttivo e definitivo che correre qua e là lanciando maledizioni. Izaya ha un nodo alla gola, causato dalla paura e da altre emozioni che non riesce a distinguere nel buio torbido. Circonda il collo di Shizuo con le braccia e resiste al bisogno di strangolarlo, e invece lo trascina vicino dopo che interrompono il bacio.

“Chi è il codardo, adesso?” Dice Shizuo, senza cattiveria, mentre Izaya si aggrappa a lui gli preme la bocca sulla spalla. Izaya lo ignora perché questa è la cosa meno codarda che abbia fatto in tutta la vita, il fatto che possa stringere Shizuo per il piacere di stringerlo, di toccarlo, di giacere qui così e lasciarsi conquistare.

Quando si separano, Izaya si rifiuta di guardarlo negli occhi. Shizuo lo incita una, due, tre volte, ed ogni volta Izaya si gira senza guardarlo finché Shizuo finalmente non ringhia “Non così, Izaya.”

A quello, lo guarda e desidera non averlo fatto. Il viso di Shizuo ha un’espressione addolcita che nessuno di loro due ha mai meritato o mostrato. E’ qualcosa di simile a quello sguardo, di nuovo, quello sul ponte, come se Shizuo portasse dentro di sè una sorta di agonia che si incendia alla vista di Izaya. Suppone che dovrebbe essere felice di poter causare a Shizuo almeno quel dolore, ma d’altronde, suppone di averlo sempre saputo. Questo, comunque, in questa luce frammentata, è dieci volte peggiore di qualunque smorfia in un vicolo qualsiasi. Mentre lo fissa e Shizuo fa lo stesso, i loro respiri si fanno sempre più affannosi nell’aria pesante senza alcun motivo se non il fatto che si stiano fissando; Izaya percepisce una serie di pensieri alla rinfusa cadere insieme alla pioggia. Devo essere io a prosperare in questi respiri, no? Devo essere io, no? Io, io, io, Shizuo, nel tuo sangue e nelle tua ossa rotte. Questa volta, è più forte con le sue mani; le loro fronti si uniscono prima che lo facciano le loro labbra, il respiro di sollievo di Shizuo viene ingoiato prima che fugga dallo spazio fra le loro bocche.

E quante ne hai, di quelle? Quante ossa rotte ospiti, mio-

Mio-

“Non riusciresti ad uccidermi, se ci provassi,” mormora Izaya secoli dopo, dopo aver stretto i denti ed essere rimasto in silenzio durante le attenzioni di Shizuo, quando Shizuo affonda dentro di lui con una lentezza tale come se dopo fosse destinato a morire. E non ci riuscirebbe, non riuscirebbe a uccidere Izaya, per tutto ciò che ha di umano. Umano, umano, umano, questa è tutta la lasciva prova che serviva a Izaya, la sua delicatezza nel mezzo di questo atto animalistico. Umano nelle sue labbra rosse, umano nei suoi occhi marroni, umano quando bacia la fronte di Izaya così a lungo. Troppo a lungo.

Poi Shizuo comincia a muoversi e Izaya inizia lentamente ad imparare il vero significato di vedere le stelle. E’ tutto troppo, tutto nello stesso tempo, travolgente; la pressione, le mani di Shizuo su di lui, la bocca di Shizuo su di lui, e il modo in cui può sentire ogni centimetro dei loro corpi connesso così, tutto contemporaneamente troppo piccolo e troppo grande per questo letto e questa città e questo mondo. Scricchiola: il letto, la città, il mondo. A malapena possono reggere il peso della devozione che provano l’uno per l’altro. A malapena possono reggere il peso della loro unione.

Non fa male. E’ Shizuo, e non fa male. Non ne è più sorpreso.

Ovviamente ci sono ferite. Shizu lascia morsi, numerosi e frequenti, e Izaya è impulsivo con le unghie tanto quanto lo è con i coltelli. I lividi di prima pulsano deliziosamente con ogni tocco e movimento, e quando si baciano le labbra di Izaya bruciano finché è certo che il taglio si sia riaperto e al mattino ci sarà del sangue. Uno dei cuscini soffre di uno sfortunato decesso per mano di Shizuo la prima volta che fa urlare Izaya, e i resti bianchi sparsi sul letto e sul pavimento in qualche modo rendono tutto più divertente.

Durante, c’è quella vena di odio, nei movimenti erratici delle loro labbra, nella piega incerta delle loro dita intrecciate, nel peso dei piedi di Shizuo in fondo al letto. Izaya non si sarebbe sentito così vivo in questo momento se non si ricordasse quanto si odiano, ancora, sempre. Non si sarebbe sentito altrettanto disperato, ferendo urgentemente con un desiderio che dura da anni, se non ricordasse che domani si sveglierà e troverà un nuovo modo per far distruggere la casa a Shizuo. Gli organi che risuonano nella sua testa contro il temporale non sarebbero così inquietanti se non sapesse quanto sia effimera questa passione- e neanche a farlo apposta, Shizuo inspira un po’ di quell’odio e si lascia andare un po’ di più.

Izaya sente loro stessi perdersi al rallentatore; tutto questo li sta spogliando di tutto, in modo che che siano buoni solo a quello e a nient’altro, e potrebbe rimanere così per sempre; incapace di fare altro che non sia baciare Shizuo e sentire i loro corpi che cedono insieme, incapace di fare altro che non sia detestare Shizuo, e come.

Shizuo lo zittisce quando inizia a suonare vicino alle lacrime, quando la semplice verità delle mani nelle mani e delle caviglie intrecciate è abbastanza da spingere Izaya a voltare il viso nel cuscino per morderlo. Non pensa di poter vivere di nuovo in un altro modo, ora che conosce questo calore che cresce troppo, ora che sa di non sapere cos’è che brucia fra loro, quale fumo si leva dal massacro e viene appesantito dalla pioggia terribile che ora sferza contro le sue finestre.

In Shizuo vi è una divinità terrificante. In questo peccato, vi è una divinità terrificante. Che possa forse essere in grado di raggiungere Dio solo attraverso questo sacrilegio-

E’ più di qualsiasi cosa Izaya possa aver mai immaginato per sè stesso, o per chiunque altro. Il fatto che stia sopravvivendo è stupefacente di per sè; il fatto che sia tutto intero anche di più. L’orgasmo gli strizza lo stomaco, un’ondata che lo scalda e gli brucia il petto come bile, e quando Shizuo se ne accorge, emette un bellissimo suono disumano e stringe Izaya fra le braccia, come se non riuscisse a credere di esserne la causa.

Shizuo rompe la testiera del letto quando viene, senza farsi sfuggire un suono. E’ silenzioso mentre si calmano, silenzioso mentre si separano con riluttanza, silenzioso quando si gira sul fianco, una mano intrecciata a quella di Izaya, l’altra a sorreggergli la testa. Quando si guardano, stanchi e trasparenti, c’è un’ebbrezza nei suoi occhi di cui Izaya può finalmente prendersi i meriti. Ma non è il pensiero di uno spearpoint che lo fa esultare quando Shizuo si china in avanti e gli bacia la fronte.

Poi: “Dio,” dice Shizuo, e Izaya lo fissa meravigliato. Un tremito scuote Shizuo, e Izaya lo fissa meravigliato. Fra le loro mani si scioglie silenziosamente un asterismo, e di fuori contro il cielo senza stelle, la luna rossa trema e si distorce e torna nitida.

 
 
 

*E’ un modello di coltello a serramanico, non sono riuscita a trovare come si dicesse in italiano
Questa è una fanart sulla pausa sigaretta post-inseguimento, mi sembra doveroso linkarla <3

 

NOTE

Sono d i s t r u t t a, questa era la parte più lunga argh. Io spero, spero che la sintassi non sia eccessivamente confusionaria, a mia discolpa posso dire che anche l’originale è così T_T idem molte ripetizioni, sono volute (non da me). eventuali suggerimenti sono più che graditi, eventualmente, perché a me capita spesso che più rileggo una frase, più mi suona giusta (?) quindi è facile che possa aver lasciato indietro strafalcioni.

Coooomunque, che ve ne pare? Io adoro questa parte, mi commuove sempre; certe frasi mi fanno venire i brividi perché sì, insomma, c’è sempre troppo tra loro. E adoro il fatto che il loro odio non sia scomparso, ma anzi, entrambi ne abbiano ancora bisogno.

Sjkdvnskjv è un po’ tardi e non riesco a mettere insieme un commento coerente, fatemi sapere quello che ne pensate! :D

A presto,

Amberle <3

 
 
   
 
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