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Autore: Growl    30/10/2016    2 recensioni
In una classe di venti studenti, le divergenze tra questi portano la preside a fare una scelta rivoluzionaria; dividere gli alunni in quattro Fazioni: La Teocrazia del Sol'Rosa, l'Unione dei Moderati, la Repubblica delle Banane e l'Anarchia della Fattanza. Divisi in gruppi, gli studenti non danno problemi e rimangono tranquilli, e tutti pare andare per il meglio.
Il terzo anno, però, si unisce un nuovo studente al gruppo, Filippo. Con una vita sociale pari a quella di una lucertola nel deserto, una madre estremamente vendicativa e la capacità di tollerare il genere umano ormai persa da tempo, come farà a sopportare i suoi nuovi stravaganti compagni di classe senza contemplare il suicidio? Inoltre, c'è in palio la vincita di una gita in America, e gli studenti sono così ansiosi di "fare esperienze" all'estero da ricorrere ad atti estremi... Non stupitevi se la storia finirà con una tragedia.
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Mi raccomando, ci tengo tanto alla storia, quindi se vi capitasse di leggerla, magari lasciateci anche una piccola recensione? ;P
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEGLI SCORSI CAPITOLI DI "VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA"...
Dopo aver incontrato la sua nuova, stramba e divisa classe, Filippo entra a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, e viene incaricato di scoprire di più sull'Anarchia della Fattanza. Una serie di vicende alquanto strane si susseguonono, finchè il ragazzo non è trovato sano e salvo da Elisa. Dopo aver passato in ospedale le sue giornate, Filippo torna a scuola, ed Elisa decide di mostrargli la Sgabuchiesa, ma dentro essa c'è una misteriosa figura incappucciata che tiene un coltello alla gola di Gabriele...


 
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata




AAAH: Detective cercasi

«Gabriele!» grida Elisa terrorizzata.
«C-calma..!» dice lui sottovoce.
Improvvisamente la figura misteriosa si mette la mano destra in tasca e tira fuori un machete, puntandolo a noi due.
«Da dove è uscito quel coso?»
Come ogni persona incappucciata che si rispetti, la figura misteriosa non risponde e lancia il machete poco sopra le nostre teste.
Grazie ai riflessi umani, per fortuna, riusciamo a schivare l’arma appuntita buttandoci verso destra e urtando un orologio a pendolo di chissà quale epoca, che per poco non ci schiaccia. Il machete s’inficca nel muro. Mentre siamo sconvolti da ciò che sta accadendo, la persona ignota rimuove il coltello dalla gola di Gabriele, se lo mette in tasca e inizia a scappare, chiudendo la porta della Sgabuchiesa alle sue spalle.
«Che cosa cazzo è successo!?» esclamo io, alzandomi.
«Gabriele, stai bene?!» fa Elisa correndo verso il ragazzo, steso a terra. Mi avvicino anche io. Ha gli occhi chiusi, ma respira. Sarà svenuto per lo shock. Non gli posso dare torto, eppure pensavo che l’introduzione di coltelli e altri oggetti pericolosi fosse consentita nella scuola, cavolo, l’Anarchia si porta dei super-alcolici nello zaino.
«Dobbiamo portarlo in infermeria!» continua lei.
«Sta bene! Ora possiamo rimanere qui e analizzare la scena del tentato delitto?»
«Ma scherzi? Non possiamo lasciarlo qui! E se ha qualche lesione? Qualche trauma?»
«Io ho avuto tantissimi traumi e guarda in che situazione mi trovo. Sto una meraviglia.»
Elisa non sembra essere d’accordo, ma io sono d’accordo con me e almeno questo è un progresso, non vorrei avere degli squilibri mentali o un complesso di inferiorità.
«Ovviamente puoi chiamare qualcuno, ma non possiamo andarcene da qui. Dopo che ho visto con mia nonna la Signora in Giallo e il Tenente Colombo ho capito una cosa importante: non andarsene prima di aver controllato tutti gli indizi.»
«Che stai dicendo?» chiede Elisa mentre ha Gabriele ancora tra le braccia.
«Non vuoi scoprire chi era la figura misteriosa che ha attaccato il tuo Superiore? Non vuoi evitare che colpisca ancora? Sei l’investigatrice della Teocrazia!»
«Sì, certo… mi sorprende però che tu voglia scoprirlo. Così, tutto d’un tratto vuoi renderti utile alla classe? Vuoi dire che ci tieni veramente a noi?!»
I suoi occhi brillano di gioia, ma purtroppo devo spegnere la luce.
«No, tsk. Voglio entrare nell’Unione. Con il talento di Detective!»
Interruttore spento.
«Ah. Già. Non vuoi restare in questa Fazione, giusto?»
«Ma scherzi? Hai visto che fine stava facendo Gabriele?! Io cercherò di andarmene il prima possibile, e te lo consiglio pure a te.»
Elisa sembra pensarci su, ma subito dopo prende il suo telefono e chiama qualcuno, mentre io osservo la Sgabuchiesa in cerca di indizi.
La stanza ha una dimensione di circa 3,5x3,5 metri quadri, ma io sono pessimo con le misure e non riesco mai a capire quanto grandi siano le cose, quindi poiché non ho un righello, mi stendo a terra e uso la mia altezza come unità di misurazione. La Sgabuchiesa è lunga poco più di due me. Ha una forma pressoché quadrata, quindi presumo che la sua larghezza sia molto simile.
Fortunatamente Elisa non mi vede mentre faccio queste cavolate, altrimenti mi prenderebbe per pazzo. Ma forse no, forse penserebbe che è assolutamente normale prendere le misure con il proprio corpo per gli alunni della 3°H.
Sulle pareti laterali, due coppie di scaffali ospitano una ventina di candele, che danno all’ambiente un aspetto… come dire… contemplativo? Nella parte centrale si trovano due panchine, disposte una davanti all’altra, e sotto di loro un tappeto molto elegante.
Proprio davanti alla parete di fondo si trova un altare improvvisato. E’ un piccolo tavolino con sopra un tessuto di seta. Sopra di esso un carillon, mezzo distrutto.
«A che serve un carillon qui?» chiedo ad Elisa, che ha appena terminato la sua telefonata.
«E’ il metodo con cui Gabriele contatta il Sol’Rosa. Secondo Angela, però, non è veramente efficace.»
Sono sicuro che non lo è, ma meglio non pensare a queste faccende metafisiche.
«Pensi che possa essere stato lei a distruggerlo?»
«Stai insinuando che Angela abbia fatto ciò?»
«Forse voleva venire qui per distruggere il carillon, ma le cose sono precipitate…»
«E come spieghi la sua devozione a Gabriele? Non può essere stata lei, deve essere stato distrutto per metterci fuori strada.»
Probabile. Ma se l’avesse fatto apposta per farci pensare che avremmo pensato che fosse stato messo da qualcun altro? E se il vero colpevole l’avesse fatto per farci pensare che avremmo pensato che avremmo pensato che fosse stato messo da qualcun altro? E se invece Angela avesse… no, basta con questi ragionamenti. Le frasi si farebbero troppo lunghe e perderebbero il loro significato.
«Inoltre… il tavolino è stato donato da lei, la seta ricamata da sua nonna…»
«Comunque potremmo cercare di controllare le impronte sul machete lanciato dalla figura misteriosa.» dico.
«No, è inutile. Aveva dei guanti. Li ho visti bene, sicuramente nascondevano le impronte digitali. Chiunque abbia fatto questo deve aver programmato tutto alla perfezione.»
Poi qualcuno bussa alla porta.
«Chi è?» chiede Elisa.
«Siamo noi: Angela, Federica e Teresa!»
Le tre ragazze aprono la porta prima che Elisa si possa avvicinare.
«Porto subito Gabriele in infermeria!» grida la bionda.
«Sei sicura di riuscirci da sola?» chiedo.
«No. Ma ho chiamato gli altri, sono qui vicino. Trascinerò Gabriele per qualche metro così non svelerò la posizione della Sgabuchiesa. E’ per tenerlo al sicuro. Ci vediamo dopo.» dice, chiudendo la porta dietro di sé.
Vuole andarsene subito, sospetto, a mio parere.
«Ehi, perché dobbiamo restare tutti qui?» chiede Teresa con la sua solita vocina entusiasta.
«Teresa, cerca di interessarti alla situazione. Gabriele è stato attaccato, dovresti essere preoccupata.» le spiega Federica.
«Preoccupata? Non gli è successo nulla, ed ha avuto quello che si meritava!»
«Quello che si meritava?» fa sconvolta Elisa. «Rischiava di morire!»
«E’ una punizione divina mandata dal Sol’Rosa per aver eletto Angela. Forse adesso capirà che dovrà nominarmi nuovamente Arcivescovo.»
«Teresa, sembra che tu abbia un motivo per attaccare Gabriele.»
«Che?! Mi stai accusando di aver fatto male ad una persona?! Non lo farei mai! E’ come se una docile lepre attaccasse il feroce leone sorprendendolo sotto la luce delle stelle!»
«Hai intenzione di confonderci con le tue analogie?»
«Non potete accusarmi senza prove! Solo perché ho detto che Gabriele si meritava ciò che è successo non vuol dire che io voglia provare ad ucciderlo!»
«Ha ragione.» fa Federica. «Dubito che Teresa sia in grado di uccidere una persona. A malapena si riesce ad orientare nella scuola. Le ho dovuto ricordare dove si trovava la Sgabuchiesa.»
«GRAZIE FEDERICA SEI PROPRIO UNA GRANDE AMIC- EHI!»
«Che c’è.»
«HAI DETTO CHE NON MI SO ORIENTARE! PERO’ L’HAI NASCOSTO IN UNA DIFESA NEI MIEI CONFRONTI! PENSAVI CHE NON ME NE ACCORGESSI?!»
«In realtà mi aspettavo che lo facessi per godermi lo spettacolo.»
«QUALE SPETTACOLO?! HANNO ORGANIZZATO UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE A SCUOLA??»
«Continua pure.»
«Meglio di no.» spiego a Federica. «Non vorrei essere distratto mentre investigo insieme ad Elisa. E Teresa mi distrae. Molto.»
Federica non invita Teresa a smetterla, ma mi parla comunque.
«Posso darti un consiglio? Secondo me dovresti sospettare anche delle altre Fazioni.»
«Ma com’è possibile? Pensavo che solo voi aveste le chiavi.»
«La serratura della porta è rotta. Qualcuno deve averla forzata. Siamo riuscite ad entrare senza problemi.»
«E’ vero, anche quando siamo entrati noi l’abbiamo notato! Tutto queste precauzioni per essere al sicuro…» mormora Elisa. «Dobbiamo capire se era rotta già da molto oppure la figura misteriosa l’ha fatto poco prima di attaccare Gabriele.»
«Potrebbe essere stata l’Anarchia, forse ha saputo della nostra Crociata.» presuppone Federica.
«Quelli lì? Sono costantemente fuori dal mondo, le uniche volte che prendono in mano un coltello è per creare una montagnetta di cocaina da sniffare!» dico. «E sono sicuro che non riescano a forzare una serratura da sobri, figurati da ubriachi.»
«Magari oggi non lo erano.»
«La prima ora della giornata senza il professore? Quando la settimana scorsa hanno creato il miscuglio contenente almeno quattro droghe più vino?»
Federica fa spallucce. Dice qualcosa, ma le urla di Teresa coprono la sua voce.
«Teresa, facciamo il gioco del silenzio, ok?» le sussurro nell’orecchio. «Se vinci ti darò dei biglietti per lo spettacolo teatrale.»
«VERAMENTE FILIPPO?! SEI UN FIUME NEL DESERTO CHE SCORRE FINO A UN LAGO! ADESSO RIMANGO IN SILENZIO!»
Problema Teresa risolto. Controllo se ci sono altri indizi nella Sgabuchiesa, ma non trovo nulla. Per sapere di più sul misterioso assalitore dovrò aspettare che Gabriele si senta meglio, ma posso comunque controllare chi dei membri della classe ha un alibi. 
   
 
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