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Autore: _Kurai_    01/11/2016    1 recensioni
Tornare sulla Terra era sempre stato il sogno di Oikawa, e nelle poche settimane in cui gli era stato concesso di fare il mestiere dei suoi sogni si era incantato spesso a contemplare lo splendore di tutto quel blu punteggiato di verde che galleggiava nello spazio profondo attorno a lui.
Aveva fatto in tutto tre passeggiate spaziali dopo aver passato l'esame con il massimo dei voti e con un anno di anticipo, prima di quel maledetto giorno.
Quel maledetto giorno che aveva segnato l'inizio della fine.
Ma poteva forse essere un nuovo inizio? O sarebbe stato solo un modo diverso per ucciderli?
Genere: Angst, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Through it all

 

Washijo non si sarebbe mai aspettato che la Walden si sarebbe staccata in quel modo dall'Arca: era vero che abbassando la leva aveva dato il via ad un processo che avrebbe interrotto l'ottanta per cento delle connessioni tra le stazioni, incluso il sistema di diffusione dell'ossigeno, ma non aveva immaginato un distacco così brusco.

Non era avvenuto subito: era passato almeno un quarto d'ora dal termine della riunione quando tutta l'Arca aveva vibrato forte per un istante, mentre la stazione che sarebbe diventata una sorta di vascello spaziale fantasma si allontanava lentamente nello spazio.

Probabilmente la connessione tra le stazioni era stata più debole di quanto avesse immaginato.

In ogni caso, il destino della Walden non era più un suo problema.

Se solo fosse stato più attento, così come i suoi uomini, avrebbe notato che la traiettoria dopo il distacco non era stata del tutto casuale, ed era stato talmente tanto occupato a progettare le ultime fasi di Exodus da non prendere in considerazione l'ipotesi che per qualche oscuro motivo la Walden si stesse dirigendo deliberatamente verso la Terra.

Per lui era ormai un discorso chiuso: il suo principale avversario politico in quel momento probabilmente stava respirando per i suoi ultimi istanti in una bara d'acciaio nel vuoto dello spazio, cercando di aggrapparsi agli ultimi barlumi di coscienza.

La strada era in discesa, le navicelle erano quasi pronte.

 

Aveva trascorso quasi tutta la notte in preda ai ferventi preparativi, mantenuti sotto silenzio per nascondere il fatto che solo un migliaio scarso delle persone che popolavano l'Arca avrebbero potuto lasciare la grande stazione orbitante.

Poi, poco prima dell'alba delle luci circadiane, improvvisamente altri diciotto schermi della stanza delle rilevazioni degli impulsi vitali si erano spenti, uno dopo l'altro.

Che Washijo avesse fatto delle valutazioni affrettate e le radiazioni avessero iniziato lentamente a uccidere i ragazzi sulla Terra? O forse si erano presentate le minacce a cui aveva accennato Oikawa?

Personalmente non gli interessava molto, visto che aveva deciso di puntare verso l'obiettivo iniziale della missione, ossia il monte Tsukuba, per trovarsi il più vicino possibile alla base dentro la montagna e agli approvvigionamenti. I Cento potevano benissimo essere delle pedine sacrificabili, esattamente come i waldeniti: niente più di cavie da laboratorio atte a dimostrare le concrete possibilità di sopravvivenza sul pianeta. Sarebbero rimasti in mezzo alla foresta, mentre lui avrebbe condotto al riparo la sua gente.

La missione Exodus sarebbe stata di sicura riuscita, se i dati sulla base erano esatti.

Erano necessari ancora due giorni per completare tutti i preparativi, e poi finalmente il suo sogno sarebbe diventato realtà.

 

 

Il mattino aveva portato un'aria di sconforto generale sull'accampamento distrutto.

Nessuno si arrischiava a dire nulla e gli sguardi dei sopravvissuti difficilmente si incontravano, se non per abbassarsi subito dopo per concentrarsi sui lavori per sistemare e ricostruire tutto il possibile.

Il cielo era plumbeo e denso di nuvole scure, come a volersi accordare allo stato d'animo generale.

 

Oikawa non riusciva a concentrarsi su nulla e vagava come un'anima in pena da un punto all'altro dell'accampamento, cercando di aiutare dove capitava.

Tutto il cibo era andato perso, quindi bisognava trovare una soluzione in fretta: qualcuno avrebbe dovuto muoversi per andare a caccia, ma nessuno se la sentiva molto di allontanarsi dal campo e l'incendio doveva aver fatto fuggire la maggior parte degli animali.

 

Il silenzio era talmente denso, soprattutto se confrontato col trambusto dei giorni precedenti, che i suoi stessi pensieri gli rimbombavano in testa, riecheggiando e amplificando le sue preoccupazioni.

 

Hajime, Daichi, Asahi e Kuroo stavano scavando diciassette fosse sull'estremo confine del campo, per seppellire i ragazzi morti nell'attacco.

Qualcuno aveva proposto di preparare una pira per rendere il lavoro meno straziante, ma nessuno si era sentito di accendere di nuovo un fuoco dopo il disastro della notte precedente.

Tra i quattro sembrava ci fosse una sorta di gara a chi avesse il muso più lungo, ognuno per un motivo differente.

 

Asahi affondava la rudimentale pala nel terreno con una rabbia inusuale per lui, cercando di non pensare alla discussione con Yuu.

Non avevano mai avuto uno scontro fino a quel momento, e si conoscevano da quando erano bambini. Non sapeva davvero come agire, considerando che non si era affatto pentito di aver trattenuto l'amico.

Non vedeva Nishinoya da quando era uscito con rabbia dalla navicella, e non era nemmeno sicuro di volerlo andare a cercare. Era preoccupato da morire, ma sapeva che in ogni caso Yuu non voleva parlargli.

In che altro modo gli avrebbe fatto pesare di aver praticamente lasciato andare Tanaka incontro a morte certa? Le lacrime scendevano silenziose sul viso di Azumane, che cercava in tutti i modi di concentrarsi sulle zolle di terra sotto di lui annullando tutto il resto, anche se in quel modo riusciva solo a peggiorare ulteriormente il suo umore ripensando allo scopo del suo lavoro.

Non era giusto che Yuu lo odiasse per avergli salvato la vita, oltretutto per la seconda volta in un giorno.

Era sempre stato Yuu a proteggere lui, e per una volta in cui aveva tentato di ricambiare impedendogli di lanciarsi tra le grinfie dei terrestri aveva guadagnato solo rabbia e silenzio.

 

Sentì una mano calda su una spalla: era Daichi, che non aveva uno sguardo migliore del suo ma stava cercando di farsi forza: aveva passato l'ultima ora nella navicella accanto a Koushi, che era crollato dopo aver cercato di soccorrere più persone possibili. Sicuramente si era trattato di stanchezza, visto che dai suoi racconti nei giorni precedenti non aveva avuto un attimo di pace, ma sentirlo abbandonarsi contro di lui privo di sensi lo aveva turbato e preoccupato così tanto che pensava di aver perso almeno due o tre anni di vita (non che pensasse di avere una speranza di vita particolarmente rosea, in un contesto simile).

Daichi lo aveva preso in braccio e lo aveva adagiato su una sorta di amaca che era apparsa nella navicella il giorno precedente (sospettava fosse un'idea di Kuroo, visto che ogni volta che rimaneva a fare compagnia a Kenma finiva per addormentarsi); il viso di Koushi era così pallido e stanco, le occhiaie tradivano i segni di diverse notti insonni, accumulate fin dai giorni precedenti alla partenza per la Terra.

Aveva stretto la mano dalle dita affusolate del suo Koushi tra le sue, e il ragazzo aveva socchiuso i grandi occhi castani, restituendogli una debole stretta.

Dopo un po' però il medico gli aveva chiesto (praticamente imposto) di andare ad aiutare all'esterno, puntualizzando che lui doveva solo riposare un po' e sarebbe stato bene.

In realtà Sugawara aveva dovuto insistere parecchio per cacciarlo dalla navicella, ma alla fine come al solito l'aveva avuta vinta, anche se il bacio che Sawamura gli aveva posato sulle labbra era stato disperato e intriso di parole non dette.

Pochi minuti dopo essere riuscito a mandar via Daichi il medico si era alzato dal suo giaciglio temporaneo, aveva messo a tacere un fastidioso giramento di testa e aveva iniziato a girare tra le persone che avevano subìto ferite la notte precedente, che erano tutte radunate all'interno della navicella, considerata il luogo più sicuro.

 

 

Terushima era riapparso proprio in quel momento, con lo sguardo vuoto ma quasi del tutto illeso.

Si era avvicinato a Koushi, aveva aperto la bocca come per dire qualcosa e poi l'aveva richiusa, ritenendo che le parole fossero inutili.

“Mi dispiace davvero Terushima-kun… so che era tua amica, scusami se non sono stato in grado di proteggerla” disse Sugawara, spaventato dalla vacuità negli occhi di Yuuji.

“...è tutta colpa loro. Lei non aveva fatto niente, i miei amici non avevano fatto niente” rispose il biondo con la voce che tremava.

Koushi non aveva saputo cosa rispondere e aveva abbassato lo sguardo sulle bruciature che sfregiavano il braccio del ragazzo che aveva davanti, che si stava mordendo un labbro a sangue per non lasciar sfuggire gemiti di dolore mentre il medico gli applicava il poco unguento che era riuscito a salvare.

Quando aveva rialzato gli occhi dal suo lavoro diversi minuti dopo, Yuuji era sparito.

 

 

Oikawa aveva intravisto un movimento dal lato opposto dell'accampamento, verso una breccia delle fortificazioni che non era stata ancora riparata.

Si era stropicciato gli occhi, ancora rossi e gonfi per il fumo della notte precedente, e aveva individuato Terushima Yuuji che si allontanava con passo deciso fuori dall'accampamento.

Nessun altro stava guardando in quella direzione, e Tooru accelerò il passo per raggiungerlo anche se era l'ultima persona che avrebbe voluto avere intorno in quel momento.

Gli era sembrato di vedere un oggetto conosciuto tra le sue mani, e intendeva sincerarsene in fretta.

Come era possibile che Yuuji avesse preso la sua bomba custodita al sicuro (evidentemente non abbastanza) nella navicella? Come aveva fatto a capire lo scopo di quel congegno? E soprattutto, cosa intendeva fare con più della metà del loro potenziale di attacco e difesa, soprattutto in previsione di un assalto successivo? Che volesse una vendetta personale?

Nel dubbio, Oikawa continuò a seguirlo per capire quale fosse il suo obiettivo, nella speranza di riuscire a farlo ragionare o almeno di riprendersi la bomba con la forza.

Deglutì rumorosamente, prima di mettere piede fuori dall'accampamento seguendo a breve distanza le impronte di Terushima.

 

 

Yuuji sapeva che il livello superiore della navicella era diventato una sorta di quartier generale per il piccolo gruppo che sembrava aver preso il potere nel campo, e sospettava che le armi si trovassero lì.

La sua pistola era scarica, e necessitava solo di un mezzo per attuare la sua vendetta.

Le parole di conforto di Koushi avevano solo acuito la sua disperazione, e aveva iniziato a pensare a come avrebbe potuto metterla a tacere in fretta.

Aveva spalancato la botola con forza, poi aveva iniziato a cercare armi e munizioni, ma non vi era nulla del genere.

C'erano solo una grande quantità di oggetti metallici, una tanica vuota e uno strano congegno somigliante allo scheletro di uno walkie-talkie. Il ragazzo sbuffò di frustrazione.

Poi il suo sguardo fu catturato da un oggetto di forma cilindrica, celato da un telo grigio macchiato di grasso e carburante.

Sollevò lentamente il telo, scoprendo un semplice contenitore metallico.

Lo agitò, non comprendendone la funzione, rendendosi conto che era pieno di una sostanza liquida. Svitò e sollevò il coperchio, per poi essere stordito dalla puzza del carburante: all'interno del cilindro ce n'era un altro, che Yuuji tirò fuori turandosi il naso e infilando una mano nel liquido vischioso.

Il cilindro interno conteneva una polvere grigia, che il ragazzo riconobbe come polvere da sparo, dopo aver notato decine di bossoli svuotati tra le cianfrusaglie metalliche nella stanza.

 

Nessuno conoscendolo l'avrebbe mai detto, ma Yuuji adorava leggere.

Probabilmente era per puro gusto del proibito, visto che la biblioteca dell'Arca era un luogo assolutamente off-limits senza permessi speciali (i libri cartacei erano ormai rarissimi, e tutti i supporti consultabili erano digitali e comunque non facilmente accessibili senza un foglio firmato da un insegnante o da un superiore di grado): Yuuji vi si era intrufolato più volte durante la notte, e per il piacere del rischio si era divertito a leggere i testi più disparati, tra cui alcuni inaccessibili se non con una firma del Cancelliere in persona.

Nessuno poteva fermarlo quando si metteva in testa di intrufolarsi in luoghi proibiti, nessuno.

Fu grazie a queste sue esperienze notturne che ricordò improvvisamente uno schema che aveva visto anni prima, e che lo aveva affascinato: quel congegno doveva essere indubbiamente un ordigno esplosivo, e per farlo esplodere sarebbe bastata una minuscola scintilla.

Rabbrividì ricordando di averlo scosso pochi minuti prima, poi lo richiuse e lo riavvolse nel telo sporco.

Sgattaiolò lentamente fuori dalla navicella, cercando di non attirare l'attenzione di Koushi che era ancora concentrato sulle sue medicazioni, e uscì all'esterno.

Tutti erano indaffarati nella ricostruzione e nessuno sembrò notarlo, mentre attraversò il campo per raggiungere la foresta.

Gli sarebbe bastato seguire a ritroso le impronte lasciate dal passaggio dell'orda e avrebbe raggiunto il loro villaggio.

Quei terrestri bastardi si sarebbero pentiti di avergli strappato ogni cosa.

 

 

Tooru stava camminando dietro Yuuji da quasi mezz'ora, e ancora il biondo non si era accorto della sua presenza.

Sembrava dannatamente sicuro di dove stesse andando, poiché evidentemente stava seguendo le impronte dei terrestri lasciate la notte precedente.

Oikawa non l'avrebbe mai ammesso, ma probabilmente nei panni di Terushima avrebbe fatto la stessa cosa. Aveva ormai capito quello che Yuuji si accingeva a fare, ma sapeva di doverlo fermare: per quanto potesse essere accecato dalla rabbia, non poteva sprecare in quel modo la sua bomba, tanto più che l'idiota non sapeva che nella foresta c'erano decine e decine di altri villaggi, potenziali minacce di fronte alle quali si sarebbero trovati doppiamente impreparati.

 

Era colpa sua. Era colpa sua per aver lasciato l'ordigno incustodito, per averlo costruito e per aver lasciato che Yuuji lo rubasse. Iwaizumi lo avrebbe mangiato vivo se lo avesse saputo, dopo tutto il lavoro che gli aveva fatto fare per finire in tempo quella bomba che si era poi rivelata inutile; inoltre le conseguenze di un gesto simile sarebbero state imprevedibili, e la responsabilità era soltanto sua.

Oikawa tirò fuori la sua pistola, in cui aveva lasciato un solo proiettile. Avrebbe fatto desistere Yuuji a costo di minacciarlo, a costo di rischiare la vita nel tentativo.

Camminarono ancora per uno o due chilometri, poi Oikawa decise di agire. Non poteva aspettare oltre. Il villaggio non doveva essere lontano, a giudicare dal filo di fumo che vedevano oltre gli alberi.

 

“Sei sicuro di quello che stai per fare o stai andando a suicidarti guidato dalla rabbia?” disse Tooru, facendo sobbalzare leggermente Yuuji, che però girandosi riprese il suo cipiglio strafottente.

“Se anche fosse, non ho niente da perdere. E tu non riuscirai a impedirmelo, perché ormai ho deciso” rispose il biondo, stringendo più forte l'ordigno.

Tooru sollevò davanti a sé la pistola, irritato dal comportamento di Yuuji.

“Tu non hai niente da perdere, ma l'intero accampamento grazie a questa tua bravata perderà ogni speranza di difesa contro nuovi attacchi terrestri… davvero vuoi che tutti i nostri muoiano per il tuo desiderio di vendetta? Oltretutto stanotte i terrestri ci hanno attaccati per vendicarsi di un solo morto tra le loro fila, oltretutto per legittima difesa… cosa pensi che faranno i loro superstiti se farai saltare un intero villaggio?”

“Non mi sembra che tu abbia mosso un dito per difendere tutti i miei amici quando sono stati uccisi… e le tue sono comunque solo supposizioni. A proposito, visto che fai tanto il difensore della pace e dell'armonia… davvero ora vorresti spararmi e farmi saltare insieme alla bomba, dopo tutte queste belle parole?” ghignò Yuuji, convinto di avere un asso nella manica.

“Non sarà necessario, perché ora tu mi seguirai e torneremo indietro. Pianificheremo insieme un contrattacco e potrai vendicare i tuoi amici senza metterci tutti in pericolo” puntò sulla diplomazia Tooru, che in realtà per un attimo aveva desiderato davvero di premere quel grilletto.

 

Il sentiero su cui si trovavano seguiva parallelamente il fiume, da cui li divideva un ripido declivio.

Nessuno dei due si mosse né disse nulla per qualche istante, attendendo una mossa dell'altro.

“Ok, torniamo indietro” disse Terushima, con una strana espressione.

“Sono contento che anche tu riesca ad essere ragionevole, ogni tanto. Ora dammi la bomba, per favore” aggiunse Oikawa, stupito dalla facile vittoria.

Yuuji fece due passi nella sua direzione, continuando a tenere l'ordigno avvolto nel telo con il braccio destro.

Protese in avanti le mani per porgerglielo, con estrema delicatezza.

Non lo guardava negli occhi, ma fissava la mano di Tooru che abbassava lentamente la pistola.

Fu nel momento in cui Oikawa stava per sfiorare il cilindro metallico che la spinta di Terushima arrivò imprevedibile e violenta.

Nella foga Tooru si aggrappò alla maglia di Yuuji, trascinandolo con sé nella caduta.

 

 

Nel frattempo, nella foga della ricostruzione dell'accampamento, altre persone avevano deciso per motivi diversi di allontanarsi dal campo, nella convinzione che potesse servire a qualcosa.

 

Bokuto era completamente annientato dal dramma della distruzione del cibo.

Perfino le barrette schifosissime dell'Arca erano andate in fumo, e anche se cercava di tenersi impegnato il suo stomaco continuava a brontolare più forte dei suoi pensieri.

Ad un certo punto aveva deciso di accantonare il lavoro a metà, lasciando una tenda tutta storta alla misericordia altrui, prendere una lancia e inoltrarsi nel bosco.

Il passaggio successivo rischiavano di essere le allucinazioni in cui tutti i suoi amici prendevano le sembianze di bistecche, e non voleva arrivare a quel punto. Forse era troppo drammatico, ma non mangiava decentemente da ore (esattamente come tutti gli altri) e forse quelle barrette di cui aveva abusato nei giorni precedenti davano seriamente dipendenza.

Intorno al campo non c'era nessuna traccia di animali: l'incendio doveva averli fatti fuggire per chilometri, e anche sulle rive del lago non ce n'era nemmeno uno ad abbeverarsi.

Koutarou stava per arrendersi quando vide un gran numero di cespugli pieni di bacche rosse dall'apparenza appetitosa: sicuramente sarebbero state meglio di niente, se ne sarebbe accontentato pur di riempirsi lo stomaco e avere pace.

Si avventò sulle bacche, divorandole a mani piene. Avevano un gusto fresco e dolcissimo, che gli solleticava le papille gustative.

Si sedette in riva al lago, contemplando le increspature dell'acqua.

Più ne mangiava e più sentiva i pensieri slegarsi e le palpebre diventare pesanti, mentre gli angoli della sua bocca sembravano tirare verso l'alto e la vista iniziava a sfarfallare.

Nonostante ciò non riusciva a smettere.

Improvvisamente distinse con chiarezza una sagoma alle sue spalle, riflessa nel lago.

Si girò di scatto, per poi sentire un ago pungergli violentemente il collo.

Cercò di difendersi, ma la lancia gli scivolò dalle mani inerti e i muscoli decisero di non dare più ascolto ai suoi comandi.

Gli rimase impressa nella mente l'immagine del suo aggressore, il cui viso non era visibile perché nascosto da un casco anti-radiazioni, così come il corpo era protetto da un'analoga tuta.

Annaspò, sentendo anche la coscienza venire meno.

Poi tutto perse i contorni e sfumò nel nero.

 

 

Anche Shoyo si stava allontanando dal campo, deciso a fare qualcosa per evitare di vedere distrutto per la seconda volta un luogo che avrebbe voluto chiamare “casa”.

Tobio era sparito con gli altri ad aiutare ed era particolarmente intrattabile, quindi aveva deciso di tenersi a distanza di sicurezza per un po', tanto più che alcuni dei ragazzi del campo lo guardavano con diffidenza, temendo che potesse essere una spia dei terrestri o qualcosa del genere.

Ci aveva pensato a lungo e aveva ascoltato i discorsi degli Skaikru intorno a lui, che si disperavano per la mancanza di cibo e armi e temevano di non poter resistere ad un nuovo attacco.

Si era ripreso dallo shock in fretta, e aveva deciso di fare quello che poteva per aiutarli.

All'inizio aveva pensato di andare al villaggio dal quale erano stati attaccati, nella speranza di poter risolvere la questione a parole in quanto membro del loro stesso clan, ma poi pensò che l'avrebbero considerato un traditore e avrebbe fatto una fine peggiore di Tanaka, il ragazzo che si era sacrificato perché cessassero le ostilità.

Sapeva che nonostante tutto la tregua sarebbe durata poco, e conoscendo le usanze dei Trikru doveva contribuire a trovare una soluzione, almeno nel breve periodo.

Voleva rivedere sorridere le persone che lo avevano accolto: anche se era con loro da pochissimo si stava già affezionando, e non riusciva ad evitarlo.

Tutto ciò che gli veniva in mente era quel bunker sottoterra di cui Tobio gli aveva fatto giurare di non rivelare l'ubicazione a nessuno, pieno di cibo e armi.

Sembrava l'unica soluzione percorribile, anche se non aveva nessuna intenzione di parlare di nuovo con l'odioso spilungone biondo.

Tuttavia ci avrebbe provato, sarebbe andato da solo e gli avrebbe spiegato la situazione.

Nonostante l'egoismo dei due ragazzi, sicuramente venire a conoscenza delle difficoltà che gli altri stavano affrontando li avrebbe smossi almeno un pochino, o almeno così sperava.

Corse verso il bunker più veloce che poteva, poi smosse le foglie che nascondevano la botola e scivolò all'interno.

 

 

Quei tre giorni senza la luce del sole erano stati lunghissimi per Yamaguchi, che però era felicissimo di averli trascorsi insieme a Tsukishima e al sicuro.

Gli ricordavano le lunghe giornate della loro infanzia in cui si nascondevano nella loro piccola stanza segreta, che in realtà era solo un piccolo magazzino in disuso: anche lì vi erano centinaia di oggetti inutilizzati, che erano diventati per anni oggetto dei loro giochi.

Avevano scoperto anche una grande cassettiera piena di vestiti, che conteneva alcune uniformi militari, camicie, pantaloni, un vestito da donna bianco e rosa e un sacco di strane cianfrusaglie, tra le quali ognuno dei due aveva scelto i suoi tesori.

Purtroppo da qualche ora sembrava che qualcosa non andasse.

Lui e Kei avevano passato tutta la serata precedente a parlare e a sfogliare un enorme libro sui dinosauri che Tsukki aveva dissotterrato dal fondo della pila di libri, avevano mangiato alcune delle razioni non deperibili contenute nel bunker (la zuppa liofilizzata aveva un gusto intermedio tra il fango e i broccoli, ma tutto sommato non era troppo male) e avevano assaggiato il contenuto di alcune delle bottiglie colorate che avevano trovato al loro arrivo, facendo smorfie e versi quando sentivano l'alcol pizzicargli la gola.

Si erano addormentati sul divano, appoggiati l'uno all'altro.

Non ricordava un'altra serata insieme così spensierata, nemmeno sull'Arca, e aveva chiuso gli occhi col sorriso.

 

Quando si era svegliato, Tsukki sudava freddo e aveva la febbre.

All'inizio aveva pensato che avessero esagerato con gli alcolici la sera prima, ma lui si sentiva benissimo e non aveva mai sentito di sbornie con la febbre.

Aveva bagnato il suo fazzoletto con un po' del contenuto di una bottiglia d'acqua della scorta del bunker e glielo aveva messo sulla fronte. Da quel momento era stato in apprensione, camminando in cerchio come se stesse aspettando una risposta dal cielo.

La risposta arrivò poco dopo, con le sembianze di un ragazzino terrestre dai capelli arancioni.

All'inizio aveva indietreggiato, ricordando di quando Shoyo l'aveva minacciato col coltello, ma poi aveva notato che il ragazzino era disarmato e aveva un sorriso aperto e luminoso.

“Non preoccuparti, non ho detto a nessuno che siete qui e sono da solo” anticipò Shoyo “Scusami per l'ultima volta, non intendevo davvero spaventarti… cioè, volevo spaventarti ma non intendevo farti del male” aggiunse, mettendo le mani avanti.

Yamaguchi era a disagio.

Cosa ci faceva lì il piccolo terrestre? Che fosse un bluff per farli uscire dal bunker?

“Perchè sei qui?” gli chiese con l'intenzione di essere brusco, ma gli uscì un tono dubbioso e tremante.

“L'accampamento è stato distrutto da un attacco di terrestri… non del mio villaggio, ci sono decine e decine di tribù e una dozzina di clan e alcuni sono molto agguerriti” iniziò Shoyo, di nuovo sulla difensiva “ci sono stati morti e feriti, le provviste sono bruciate tutte e le munizioni sono finite, e nel campo sono tutti molto giù di morale… ho pensato che visto che voi avete tanto cibo, munizioni e un posto sicuro potevate… fare qualcosa per i vostri… per i nostri compagni” concluse, imbarazzato.

Yamaguchi sembrava profondamente scosso, e anche meravigliato per il comportamento di Shoyo.

Davvero quel ragazzino era così ingenuo e sincero? Cosa doveva fare, con Tsukki fuori combattimento che non poteva consigliarlo sul da farsi?

“Mi rendo conto che è una situazione difficile ma… anche qui abbiamo un problema. Tsukki sta male, e non so cosa fare per aiutarlo” disse infine Yamaguchi, guardando in basso e ammettendo di avere bisogno d'aiuto a sua volta.

“Potresti anche non fidarti, visto il nostro ultimo incontro… ma io sono figlio di una guaritrice, e se posso fare qualcosa per lui lo farò” rispose Shoyo, sorridendo.

Kei si lamentò, fece una smorfia e socchiuse gli occhi quando la piccola mano del terrestre gli tastò la fronte.

Non capiva cosa stesse succedendo e sentiva tutte le membra pesantissime, ma detestava quel ragazzino e non capiva cosa ci facesse nel bunker insieme a lui e Tadashi.

“Per caso ha subìto delle ferite?” chiese il terrestre, pensieroso.

“Sì, è stato colpito da una scheggia quando siamo atterrati… ma fino a ieri sera stava benissimo!” rispose Yamaguchi, preoccupato.

“Mia madre diceva che quando una persona non cura o non tiene ben medicata una ferita il sangue diventa cattivo e la fronte scotta” ricordò Shoyo, mentre gli venivano gli occhi lucidi al pensiero della madre “Potresti applicargli un po' di questo, ma temo che le cure del vostro guaritore siano necessarie perché io non saprei che altro fare…” gli passò una scatolina di unguento verdastro e puzzolente, che Tadashi accettò prontamente.

Tagliò la gamba del pantalone dell'amico e iniziò a srotolare la benda della medicazione: al di sotto la pelle era livida e violacea, e la ferita aveva un inquietante colore giallastro.

“Vado a chiamare il guaritore Koushi…” disse Shoyo, per poi saettare verso la scala a pioli e poi fuori dalla botola. La situazione stava avendo un risvolto decisamente inaspettato.

 

 

Tooru riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un grosso insetto che si stava avvicinando alla sua faccia. Si alzò seduto di scatto, risvegliando tante piccole fitte di dolore conseguenti alla caduta.

Si portò una mano alla fronte, dove sentiva una fastidiosa sensazione viscida e fredda: aveva un taglio sul sopracciglio che sanguinava abbondantemente, ma tutto sommato gli sembrava di essere ancora tutto intero, anche se probabilmente pieno di lividi e contusioni.

Si guardò intorno.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma di Yuuji non c'era nessuna traccia.

Inoltre, come scoprì un istante dopo, non c'era nessuna traccia neppure della sua pistola.

Imprecò più volte, maledicendo il momento in cui si era fidato della risposta di quell'idiota.

Fece per alzarsi con attenzione, ma scoprì di non riuscire ad appoggiare il peso sulla gamba destra: il ginocchio era esageratamente gonfio e pulsante, e quando riuscì a mettersi in piedi appoggiandosi sulla gamba sinistra capì che se avesse dovuto contare sulla velocità per fermare Terushima non avrebbe avuto alcuna possibilità.

Zoppicava visibilmente: doveva aver preso una botta notevole nella caduta, e di nuovo imprecò ad alta voce, nonostante non fosse sua abitudine.

Decise comunque che ci avrebbe provato: se la bomba non era ancora esplosa la situazione poteva ancora essere salvata. Risalì il pendio a fatica e tornò sul sentiero, continuando a zoppicare seguendo le impronte dei Trikru calpestate da Yuuji.

Gli alberi si stavano già diradando e la foresta iniziava a mostrare i primi segni della presenza umana quando improvvisamente un boato spaventoso squarciò l'aria e mandò fuori uso l'udito di Oikawa per qualche istante.

Tooru si sentì mancare la terra sotto i piedi.

Il danno era fatto, ora le cose potevano solo peggiorare.

 

 

Yuuji non si era fatto niente nella caduta: aveva approfittato che Oikawa fosse privo di sensi per prendergli la pistola, in modo da assicurarsi un innesco più sicuro per la bomba, quindi era tornato sul sentiero e aveva corso fino al villaggio, i cui abitanti erano tutti radunati in un grande spiazzo, come se stessero aspettando uno spettacolo o qualcosa del genere.

Iniziò a pensare con preoccupazione a come avrebbe potuto arrivare fin lì e piazzare l'ordigno, ma poi si ricordò che non aveva niente da perdere. Decise che avrebbe improvvisato.

Non sapeva entro quale raggio avrebbe avuto azione la bomba, quindi decise che avrebbe dovuto avvicinarsi il più possibile, ma come? Rimase per qualche minuto a pensare, e fu in quel momento che si rese davvero conto dell'enormità di quello che stava per fare.

Per quanto non gli fosse rimasto nessuno al mondo, per quanto quei terrestri gli avessero strappato davanti agli occhi tutti i suoi affetti… davvero quelle donne e quei bambini meritavano di diventare vittime innocenti della sua vendetta? Si sentiva come dissociato: una voce, la stessa che gli aveva sussurrato di spingere Oikawa giù dal dirupo, continuava a ripetergli che anche Hana non aveva avuto nessuna colpa, e che non doveva farsi nessuno scrupolo.

Terushima stava vacillando.

 

Furono i terrestri a decidere per lui.

Un paio di uomini gli arrivarono alle spalle, prendendolo di sorpresa e trascinandolo di peso al centro della piazza.

Che volessero usarlo per suonare l'ouverture del loro concerto di morte, prima della tanto attesa esecuzione di Ryuunosuke?

“Perfetto, va bene così” disse tra sé “Non ho scelta, ma senza dubbio me ne andrò in modo spettacolare” ghignò, proprio nell'istante in cui una guardia portava all'esterno il condannato del giorno, a cui Yuuji stava rubando la scena.

Nello stesso momento anche la Comandante raggiunse la piazza, pronta a presenziare al triste spettacolo. La sua espressione era assente, come se non approvasse del tutto quella macabra tradizione ma dovesse parteciparvi per forza, perché obbligata da un retaggio ereditario di continue vendette e spargimenti di sangue.

Il cilindro metallico era rotolato a terra, e subito uno dei due uomini che l'avevano catturato lo aveva raccolto, curioso di capire di che tipo di oggetto si trattasse.

Terushima attese che l'uomo si avvicinasse il più possibile al centro della piazza, poi con un colpo di reni si liberò della stretta del terrestre che lo stava immobilizzando, prendendolo di sorpresa.

Tirò fuori la pistola e la scena si congelò.

Il proiettile partì deciso dalla canna metallica, diretto verso il cilindro, prima che chiunque intorno a lui potesse fare una mossa qualsiasi.

“È finita” pensò, nel momento in cui tutto diventava bianco e rosso e provava la familiare sensazione che aveva già accompagnato i suoi incubi, mentre il calore insopportabile inghiottiva ogni cosa.

 

 

Ryuunosuke aveva visto tutta la scena come al rallentatore.

Quando Yuuji aveva tirato fuori la pistola aveva approfittato del terrore generale per liberarsi dalla presa della guardia, intenzionato ad approfittare un'altra volta del diversivo.

Poi si era accorto realmente di cosa si trattasse, e alla fuga aveva preferito lanciarsi in una corsa disperata verso la bella Comandante dai capelli corvini.

Un istante prima dell'esplosione le corse incontro e si gettò a terra, proteggendola con il suo corpo.

 

 

Through it all, we've been thrown in the fire
We've been lost in the flame

But we will rise from the ashes again
All our hearts have been broken

We've been burned by the flame
But we will rise from the ashes again

(“Through it all”, Spoken)

 


 

Ed ecco che infine anche questo è finito... potrei definirlo l'inferno dei cliffhanger, visto che non lascio un istante di pace a queste povere creature, ma l'autrice sono io e comando io (?).
Ora siccome ho tantissimo sonno chiudo qui, sperando che la lettura vi sia piaciuta e abbracciandovi tutti in attesa del prossimo aggiornamento!

_Kurai_

 
   
 
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