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Autore: Melody086    02/11/2016    0 recensioni
E se in un altra dimensione dove esiste la magia 5 guerrieri combattono una battaglia contro una specie di grande nuvola nera senza un vero corpo che vuole conquistare quel mondo!?! E se per caso l'entità malvagia riuscisse a uccidere i 5 eroi che però con i loro ultimi sforzi riescono ad imprigionarlo in un altro mondo che guarda caso è propio la Terra e rinchiuderlo in un corpo umano senza che l'entità riesca a comunicarvi? E se un giorno l'entità riuscisse a persuadere l'umano anche se non direttamente che lo intrappolato a unirsi a lui?... E visto che ci siamo se anche i 5 guerrieri, percependo il pericolo, riuscissero a entrare in 5 corpi umani per finire una volta per tutte quello che avevano iniziato? E se per caso i 6 umani scelti fossero quattordicenni?!
Allora le cose si farebbero ancora più interessanti...
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarah si mise seduta di scatto sul letto. Di nuovo quell'incubo, lo stesso che faceva ultimamente, ogni sera: Sarah si trovava nel buio profondo come la notte senza stelle, dopo lunghi secondi di silenzio si vedevano cinque sfere luminose di vari colori, che non riusciva mai a distinguere bene ma uno l'ho vedeva bene: Il Blu. Il suo colore preferito, così scuro ma anche così puro,perché quello era un blu intenso, così denso che si poteva sentire il benessere che emanava. Le sfere luminose cominciano ad afievolirsi e una grande ombra nera le avvolge completamente, quasi risuchiandole nele tenebre, poi quando le sfere spariscono la nube viene verso di lei e comincia ad avvolgere anche Sarah mentre si dimena e urla inutilmente, per poi svegliarsi tutta sudata e col fiatone. Si alzò dal letto, si pettinò i capelli guardandosi nello specchio sul muro, poi si mise una maglietta viola scuro, dei pantaloni neri, le finte All-star nere e una felpa con la zip, sempre nera. Poi guardò Lucrezia sul suo letto addormentata, era bellissima anche quando dormiva, poi si girò di nuovo per vedersi allo specchio. "Perché me?"-pensò Sarah - "Perché non Lucrezia, Elisa o gli altri ragazzi dell'orfanatrofio, avevano più diritto di lei di andarsene da lì, Perché non loro? Perché propio me?" Si riscosse dai suoi pensieri e si girò di nuovo verso Lucrezia, erano diventate le otto in punto, senza esitazione prese il cuscino e lo tiro propio in faccia a Lucrezia che si sveglio di colpo. -È ora di alzarsi pigrone!- Disse Sarah cercando di rimanere seria ma divertita allo stesso tempo. Lucrezia guardò con la coda dell'occhio la sveglia e si mise il cuscino sulla testa. - Ooh, solo tu puoi svegliarti alle otto del mattino di Sabato! - Bofonchiò Lucrezia assonata. Elisa, anche lei svegliata da Sarah, sbadigliò, e senza troppi indugi si alzò per andare in bagno. Sarah senza aspettere le altre scese giù a mensa per fare colazione, prese un cappuccino, una brioche e un bicchiere d'acqua fresca, si trovò il posto più appartato di tutti e cominciò a mangiare la sua colazione. Dopo un po' la porta del corridoio si aprì ed entrò lo strano tizio dell'altro giorno, che la fissò intensamente sempre con il suo sorriso bonario e si avviò nell'ufficio della Mireni, Sarah prima di dormire aveva preparato i peggiori insulti che teneva riservati solo per le emergenze, non sarebbe andata con lui tanto facilmente, anzi non ci sarebbe andata propio! Quando finì la colazione, venne chiamata dalla bidella Giliana per andare in una piccola saletta con una scrivania con due sedie, una davanti alla scrivania e una dietro. Lei si sedette e propio davanti a lei c'era lo strano signore che sicuramente, come aveva detto la Mireni, era uno della servitù dell'uomo troppo ricco e occupato per conoscere la futura figlia! Era arrivato il momento, doveva tenersi pronta! Lo fissava con occhi infidi e vigili. Restarono in silenzio per minuti che a Sarah sembravano un'eternità, lui continuava a guardarla con il suo sorriso bonario che a Sarah già irritava. Poi lo strano signore si decise a parlare. - Io mi chiamo Jonathan, molto piacere di conoscerti!- e gli porse la mano ma ovviamente Sarah non gliela strinse. Il magiordomo la abbassò senza togliersi quel sorriso amichevole. -Sai, sono felice di conoscerti, ti ho osservata ieri e mi sembri adatta a venire con me nella villa del Signore - Rispose Jonathan sempre con tono amichevole che Sarah non ricambiava, visto che lo guardava sempre infida. Il magiordomo deve aver afferrato che a Sarah non piaceva molto l'idea, perché disse -Non mi sembra che tu sia molto contenta- senza togliere il sorriso a 32 denti. Sarah rispose seccata-Lei crede!- Disse ironica -Allora, mettiamo in chiaro una cosa, io non voglio essere la figliastara di un riccone snob, mi hanno parlato del suo "Signore" e per pensieri miei sarà uno dei soliti snob dei quartieri alti! -Lo disse quasi urlando e ritorno con il suo sguardo indifferente senza espressione, inarcando leggermente le soptracciglia arrabiata. Il magiordomo però non si scoraggiò dalle parole della ragazzina e sorrise ancora di più -Beh, gli assicuro che il Signore è la persona più brava del mondo, ma non mi sembra questo il problema che l'afligge, giusto?- Disse Jonathan paterno, e a Sarah, ovviamente, questo non piaceva e si limito a sbuffare. -Già, propio così, vero? Però che cosa gli piace di questo posto, non riesco a capire, io posso darle una famiglia.- Disse Jonathan. - Ed è proprio questo il problema, non voglio avere una famiglia!! Propio come non voglio avere una grande villa come la vostra, non voglio avere persone che fingono di amarmi e che poi mi riporterebbero qui...- Disse Sarah fingendosi triste, ma faceva parte della sua elaborata recita. Il magiordomo la guardava un po' pentito della domanda ma anche dispiaciuto per la ragazza che aveva davanti che stava fingendo esplicitamente ma non così tanto per far accorgere il magiordomo. Dopo le parole di Sarah ci fu un grande silenzio che alla fine interruppe Sarah. - E se adesso non le dispiace...- Facendo un piccolo inchino come il giorno precedente e se ne andò via lasciando l'uomo da solo. Era soddisfatta, chi voleva una ragazza con problemi del genere come figlia, l'unica cosa che si rimpiangeva era che avrebbe potuto usare un po' più insulti e se ne andò trotterellando verso la propio stanza.
   
 
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