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Autore: Melody086    10/11/2016    0 recensioni
E se in un altra dimensione dove esiste la magia 5 guerrieri combattono una battaglia contro una specie di grande nuvola nera senza un vero corpo che vuole conquistare quel mondo!?! E se per caso l'entità malvagia riuscisse a uccidere i 5 eroi che però con i loro ultimi sforzi riescono ad imprigionarlo in un altro mondo che guarda caso è propio la Terra e rinchiuderlo in un corpo umano senza che l'entità riesca a comunicarvi? E se un giorno l'entità riuscisse a persuadere l'umano anche se non direttamente che lo intrappolato a unirsi a lui?... E visto che ci siamo se anche i 5 guerrieri, percependo il pericolo, riuscissero a entrare in 5 corpi umani per finire una volta per tutte quello che avevano iniziato? E se per caso i 6 umani scelti fossero quattordicenni?!
Allora le cose si farebbero ancora più interessanti...
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita stravolta… di nuovo
 
Finalmente Sarah poteva dormire tranquilla, nessuna preoccupazione, nessun impegno, nessuno che l’avrebbe adottata.
E si addormentò beata.
Si svegliò di soprassalto mettendosi seduta all’istante, aveva fatto un incubo, ma uno diverso non quello che faceva di solito di questi tempi:
C’era sempre quell’immenso buio che l’avvolgeva e che le dava sempre quel senso di angoscia, apparve questa volta solo la sfera bluastra, ma stavolta si senti una voce che sembrava venire dalla sfera stessa.
-Sarah, non nasconderti  dai tuoi problemi perché loro ti seguiranno, sempre, e non aver paura perché io ti aiuterò a superarli- e detto questo sparì nel buio; poi la stessa nube nera si attacca prima ai piedi della ragazza per poi espandersi a chiazza d’olio su tutto il suo corpo, pur dimenandosi e urlando Sarah non riusciva mai a liberarsi dall’entità e, dopo secondi interminabili di paura ed orrore si sveglia sconvolta.
Erano le quattro di notte, Lucrezia ed Elisa stavano dormendo ognuna nel proprio letto.
Sarah provava a riaddormentarsi ma non riusciva neanche a sedersi sul letto che brividi di adrenalina le attraversavano il corpo, non era la prima volta che succedeva, quando si risvegliava dal suo sonno non riusciva mai a riaddormentarsi, neanche come se avesse preso un caffè, i dottori che l’avevano visitata in orfanatrofio sostenevano che fosse solo insonnia.
“Ma l’insonnia non era quando non riuscivi proprio a dormire, o sbaglio?” Si chiedeva sempre Sarah guardando storto i dottori che, per lei nessuno faceva bene il proprio lavoro, chi fa per se fa per tre, giusto?
Si mise i vestiti che aveva usato il giorno prima e aprì la finestra davanti al suo letto, sgattaiolo fuori, si arrampicò sul muro che recintava l’edificio e fu fuori.
Non c’erano molte persone in giro per le strade a quell’ora e fece una lunga passeggiata fino ad arrivare ad un grosso parcheggio abbandonato, scavalcata la recensione si ritrovò dentro.
Andò fino all’ultimo piano per raggiungere una piccola terrazza dove si poteva vedere tutta la città, lei viveva in un piccolo paese in provincia di Torino e anche se è una città molto popolata, il paesino era un posto squallidissimo:
Non c’erano negozi, o se sene apriva uno durava per un tempo limitato per la mancanza di clienti, qualche tavola calda nei vicoletti, palazzi di tre o quattro appartamenti,  una scuola, un parchetto con uno scivolo e un’altalena rotta e l’orfanatrofio, una scuola e l’orfanatrofio, per l’appunto quando un bambino veniva adottato nell’edificio, quasi sicuramente la famiglia non è di quelle parti ma di città più conosciute  o, se si è fortunati  anche di  provincie.
 
Stava sorgendo l’alba, era stupenda.
 Sarah si mise seduta sul bordo del muretto che delimitava il vuoto e il vecchio parcheggio, una gamba a penzoloni e la schiena appoggiata su un lampione.
Contemplava silenziosamente quel breve momento che le dava forza per andare avanti con la sua problematica vita all’orfanatrofio. L’alba.
Quasi ogni giorno si chiedeva come sarebbe stata l’alba la mattina dopo, sfumata di rosso, nuvolosa, con colori tenui e spenti o luminosi e sgargianti…  pensava ogni notte nel suo letto con il beneficio del dubbio, che… sì, era un beneficio, un dubbio che le dava un motivo per continuare quella vita solitaria.
La sua alba preferita era l’alba sfumata di azzurro:
un sole arancione tenue che veniva oscurato da fili di nuvole bluastre, due colori completamente diversi diventano un tutt’uno
paradisiaco agli occhi di Sarah.
Come se madre natura gli avesse fatto un regalo l’alba era coperta da una nebbiolina bianca e blu pallido quasi azzurra, che dava un tocco di inverno a quel sole splendente di fine autunno.
Era quasi ammaliata da quello spettacolo naturale che non face caso al tempo che scorreva veloce, finche il sole non fu abbastanza alto da sentire i primi uccelli cantare  Sarah  non abbassò lo sguardo.
 
Erano le sei e mezza, anche se era Lunedì  non doveva andare a scuola, avevano sospeso le lezioni per via di un “allagamento improvviso” per colpa di qualcuno che ha “accidentalmente” rotto tutti i termosifoni delle aule, certe volte Sarah si chiedeva quanto fossero ingenui i professori.
Prese il suo Bloc-notes dalla tasca dei pantaloni, li ci disegnava il sole la mattina e certe volte ci scriveva come stava in quelle giornate di completa noia, l’ultima volta che ci aveva scritto  e non solo disegnato, aveva avuto sì o no sette anni, aveva scoperto che era una bambina… “speciale” e lo aveva appuntato, se scriveva sul Bloc-notes doveva essere una cosa abbastanza particolare.
Quel giorno Sarah ci scrisse davvero qualcosa:
-Ieri poteva avvenire una svolta che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita, per fortuna che ho estirpato subito la radice prima che la malattia potesse espandersi su tutta la pianta ;) –
Adorava mettere le faccine alla fine di ogni tipo di frase e non scrivere direttamente me con delle metafore.
Sopra alla frase ci disegno la sua alba preferita che ancora poteva vedere anche se debolmente, tanto gli veniva naturale farlo, come allenamento aveva le ore di storia o di algebra, o scienze.
Erano le sette meno dieci, doveva ritornare il più presto possibile, anche se non lo stava a vedere, aveva paura che la Mireni la beccasse in fragrante, non voleva vederle quel sorrisetto soddisfatto che dice “Ora che ti ho beccata posso farti passare le pene dell’inferno”.
Ma c’era anche un altro motivo, non voleva che gli togliessero l’unico momento di svago della giornata o se no non sarebbe sopravvissuta un altro giorno in quell’edificio.
Scese le scale che portavano alla grande terrazza, scavalcò la recinsione che sarebbe dovuta essere elettrica e saltò fuori.
Per andare dal parcheggio all’orfanatrofio Sarah ci mise poco più di cinque minuti, si affrettò ad arrampicarsi  sul muro e ad infilarsi nella finestra sempre aperta, vide Lucrezia intenta a mettersi seduta, non l’aveva vista entrare  per fortuna.
-Buongiorno Dormigliona, dormito bene- e per una volta mentre pronunciava la frase fece un mezzo sorriso, Lucrezia se ne doveva essere accorsa perché ora la guardava incredula.
-Come mai oggi sorridi?!- Chiese Lucrezia visibilmente sorpresa.
-Non posso essere felice anche io per una volta?- Disse Sarah inarcando le sopracciglia.
-Scusa ma, sai, non capita tutti i giorni- Disse Lucrezia saltando giù dal letto a castello.
Sarah, tutta sodisfatta e con un ghigno stampato in faccia rispose - Ho risolto un problema- e andò verso la mensa per fare colazione.
Scese le scale tutta soddisfatta per il trionfo del giorno prima, poi però si accorse che la Mireni la stava aspettando alla fine della scalinata.
-Buongiorno Guerrieri- Disse con un sorriso a trentadue denti.
Non andava affatto bene quando sorrideva, accadeva poche volte ma quando accadeva non succedeva niente di buono.
-Sono felice di annunciarti ufficialmente che verrai adottata- Disse ora lei soddisfatta.
 
A Sarah mancava il respiro, era sicura che non poteva succedere, non era vero, non doveva essere vero!
Sarah rimase muta, cercando di rimanere imparziale.
-Il signor Jonathan verrà fra un ora precisa, hai sessanta minuti per preparare i tuoi affetti personali e scendere – Disse la donna guardando l’orologio da polso.
Sarah si sentiva svenire, gli formicolavano le dita, il senso di angoscia che le saliva dallo stomaco, la sensazione di non riuscire a sorreggersi sulle proprie gambe, Sarah conosceva troppo bene quei sintomi, erano proprio quelli che doveva evitare di farsi venire per una ragione ben precisa.
Si tirò le maniche per coprirsi i palmi delle mani e si strinse nelle spalle, dopo aver annuito alla Mireni e vederla andare verso il suo ufficio Sarah iniziò a salire le scale barcollando di qua e di la, si mise i guanti che teneva sempre nelle tasche e andò verso la sua camera.
Quando Sarah fece il suo ingresso nella stanza c’era solo Lucrezia che si stava vestendo per andare in sala comune ma smise di farlo quando vide l’amica tremare come una foglia.
-Sarah stai bene?- Chiese Lucrezia preoccupata.
Sarah neanche la ascoltò, si diresse verso il suo letto e si mise seduta guardando un punto impreciso della stanza, dopo un po’ prese un sacchetto di carta e cominciò a soffiarci dentro.
In quel momento Lucrezia scattò vicino a lei.
-Respira, espira, respira, espira…- Diceva a Sarah come se fosse la cosa più normale al mondo, a Sarah succedeva non poche volte e ora Lucrezia c’era quasi abituata.
Soltanto quando Sarah fu calma Lucrezia chiese cos’era sccesso.
-Sarah, mi vuoi spiegare che cos’è successo?- Disse Lucrezia preoccupata.
Sarah rimase un attimo interdetta sul dirglielo o no.
-Mi hanno adottata!- Disse quasi strillando.
 
Lucrezia fu combattuta sul cosa dire.
Non voleva far sentire ancora peggio Sarah dicendogliene di tutti i colori, ma non poteva dirgli anche che era la cosa più bella di questo mondo, conosceva Sarah, comprendeva che l’essere adottata per lei era il suo peggior incubo.
Allora fece la prima cosa che gli passò in testa.
Sarah si aspettava che Lucrezia si sarebbe arrabbiate gridandogli ipocrita mentre sbatteva la porta andandosene via, ma invece fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata.
L’abbraccio di Lucrezia che venne dopo fu una stretta al cuore, non si sarebbe mai aspettata una reazione simile, ma ormai tutte le sue certezze svanivano ancor prima di supporle.
Ricambiò l’abbraccio e si godé gli ultimi momenti che avrebbe passato con una delle sue poche amiche.
 
Angolo autore:
Ciao a tutti, finalmente sono riuscita a mettere l’html… dopo la quarta-quinta crisi di nervi, ma l’importante è che alla fine ci sono riuscita.
Spero che il cap. vi piaccia, recensite a presto.
   
 
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