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Autore: Yavanna97    03/11/2016    1 recensioni
"Ma,ma tu sei di fuoco!?"
"Ti sbagli,Mastro Hobbit,io SONO il Fuoco!"
Alhara dei Cinerei, metà Haradrim e metà Demone di fuoco, è il decimo membro della Compagnia dell'Anello. Acuta,testarda e particolarmente incline all'insubordinazione,custodisce in sé un potere immenso e terribile capace tanto di creare quanto di distruggere. La sua storia si intreccerà irrimediabilmente con le vicende dei Nove Compagni e porterà Alhara a crescere e a combattere per le persone che ama, a sconfiggere i suoi demoni, a dimostrare che le donne sanno essere forti e combattive quanto gli uomini e perché no anche a trovare l'amore.
Questa è la storia della Stirpe di Fuoco, i cui membri influenzeranno e cambieranno per sempre la storia di Arda...
STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

La Compagnia dell’Anello si precipitò fuori dalla sala correndo il più veloce possibile. Dovevano raggiungere assolutamente l’uscita di quelle Miniere maledette oppure sarebbero rimasti lì per sempre come le centinaia di scheletri disseminate sul suolo di Moria.Gandalf era in testa e guidava tutti illuminando la via col bordone, lo seguivano: Legolas, Aragorn che stringeva una fiaccola, Alhara e Boromir, Ghimli e per ultimi i quattro Mezzuomini. Intorno a loro Nanosterro brulicava di Goblin: sbucavano dai crateri e dai pozzi minerari come se fossero formiche, sciamavano dall’alto soffitto agili come ragni, gracchiando, squittendo e agitando le tozze spade arrugginite. Sembrava che ogni anfratto, ogni angolo del reame nanico vomitasse letteralmente quegli esseri. Presto li avrebbero accerchiati.

I Dieci avevano corso come se ne dipendesse della loro vita ma era stato vano: i Goblin, quelle immonde creature, li avevano circondati. Sebbene fossero alti poco più di un metro e il loro aspetto incutesse ribrezzo, le loro armi li rendevano avversari temibili quanto ogni altro servo di Melkor1 . La loro pelle virava al verde o al giallognolo, i piccoli occhi erano simili a quelli dei rettili e la bocca era irta di zanne appuntite. Emettevano versi striduli e gorgoglii inarticolati lanciando ordini a destra e a manca.

“Feccia disgustosa!” sibilò Alhara rivolta al nugolo di nemici che aveva di fronte. I membri della Compagnia si erano schierati schiena contro schiena in un cerchio che man mano diventava più piccolo. Gli occhi di tutti erano attenti e vigili, i muscoli tesi e pronti a scattare, il cuore pompava sangue all’impazzata battendo forte contro il torace. Sembrava una situazione senza via di scampo: gli Orchi2 erano troppi e sconfiggerli sarebbe stato impossibile. La Cinerea si sforzava di trovare un modo per scappare, una breccia in quel mare brulicante e gracchiante ma niente,nulla. Finché… “State indietro!” ordinò rivolta ai suoi amici. “Che hai intenzione di fare?” chiese tra l’allarmato e l’ostile Legolas. “Ho detto: indietro. Fidatevi di me!” ribatté la giovane guardando implorante il Principe: non era quello il momento di controbattere ogni parola, bisognava agire. La donna avanzò di un paio di passi stringendo le nocche e ammantandole di fiamme. “Alhara no! E’ troppo pericoloso!” esclamò Gandalf intuendone i pensieri. “Oh, Alhara sì!” e con fluidi gesti delle braccia innalzò un imponente muraglia infuocata che circondò i Dieci bruciando i Goblin più vicini. “Ma, ma tu sei di fuoco!” balbettò Frodo incredulo: l’Haradrim era completamente avvolta da fiamme scarlatte e il suo viso era coperto di arabeschi cremisi, incedeva fiera mentre il muro intorno a loro si allargava facendo arretrare gli Orchi. “Ti sbagli Mastro Hobbit, io SONO il fuoco!” esclamò Alhara con voce profonda. Con un movimento brusco fece divampare un incendio attorno a loro bruciando e carbonizzando i nemici che avevano osato avvicinarsi. Tuttavia per ogni Goblin morto altri dieci sbucavano da crepacci, pozzi e colonne.

Con squittii e stridii la marmaglia si preparò ad un massiccio attacco quando un boato risuonò cupo per i corridoi e le sale di Moria. Un bagliore lontano e un ringhio sordo fecero ritirare tremanti e terrorizzati Orchi e Goblin: qualunque cosa o creatura stesse per mostrarsi sarebbe stata pericolosa e agguerrita. Niente di buono. “Adesso basta.” Sibilò l’Elfo col viso ovale contratto dall’ira distogliendo la Cinerea dalla trance in cui era piombata, scuotendo la testa la donna spense le fiamme. Un nuovo prolungato ringhio mise tutti in allarme: l’Arciere incoccò una freccia mentre una dopo l’altra le spade venivano sguainate. “Cos’è questa nuova diavoleria?!” chiese turbato Boromir rivolto allo Stregone. Gandalf non rispose limitandosi a chiudere gli occhi e a concentrarsi, la luce della gemma brillò più intensamente al suono cadenzato di passi in avvicinamento. Di colpo rinvenne e mormorò concitato:”Un Balrog3 . Un Demone del mondo antico. È un nemico al di là delle vostre forze. Fuggiamo!” ordinò iniziando a scappare. Contro una tale nemesi solo la ritirava si frapponeva tra la vita e la morte. Alhara lo affiancò e col fiato corto esclamò:”Posso batterlo, Mithrandir! Lasciami provare.” L’Istari scosse la testa e rispose deciso:”Non contraddirmi, ragazza. Sei potente ma in uno scontro col Balrog periresti immediatamente. Non sei ancora capace di attingere appieno al tuo potere senza perderne il controllo.- continuò impedendo alla giovane di replicare- Scappa finché hai forze per farlo!” La Cinerea fece una smorfia di disappunto ma obbedì al comando del Mago.

I Dieci percorsero a rotta di collo gli ampi saloni di Nanosterro, attraversarono una porta geometrica e per poco non caddero in un precipizio. Boromir, il primo della fila, fu prontamente salvato dal Principe mentre gli altri si bloccavano sul ciglio del burrone. “Conducili fuori, Aragorn. Il ponte è vicino.” Ordinò Gandalf indicando un punto all’orizzonte: un cavalcavia slanciato che univa due imponenti corridoi. Grampasso scosse la testa ma lo Stregone abbaiò:”Fa' come ti dico! Ormai le spade non sono più utili!” Il Ramingo grugnì e si precipitò verso la direzione scelta dall’Istari. La Compagnia iniziò a scendere una serie di tortuose e ripide scale in pietra sospese nel vuoto mentre intorno a loro il rumore dei passi cresceva d’intensità. Dopo la terza scalinata i membri si fermarono: un pezzo dei gradoni si era staccato lasciando un baratro ampio un paio di metri. Con un balzo felino Legolas raggiunse l’altro lato della scalinata. Ad un cenno del Principe, Gandalf saltò e lo raggiunse. Sibili di frecce allarmarono i Dieci, l’Arciere ed Aragorn risposero lanciando micidiali dardi abbattendo i nemici. Alhara istintivamente evocò una palla di fuoco e la scagliò contro le feritoie bruciando una serie di Goblin ma Mithrandir la fermò intimandole di non utilizzare il suo potere col Balrog nelle vicinanze. Cessato momentaneamente l’assalto, Boromir prese sotto braccio Merry e Pipino e con una piccola rincorsa superò l’abisso. Un boato e parte degli scalini crollò lasciando una voragine ancor più ampia, in aggiunta i Goblin ripresero a scoccare frecce mentre il Ramingo e l’Elfo rispondevano all’attacco. “Sam, Alhara. Tocca a voi.” Li incitò Aragorn. La Cinerea afferrò lo Hobbit da sotto le ascelle e, presa la rincorsa, saltò il dirupo rovinando contro Boromir. I tre si rialzarono barcollando pronti ad aiutare gli ultimi rimasti sulle scalinate. A questa scena Ghimli scosse la testa e puntando i piedi per terra esclamò scorbutico rivolto a Grampasso: ”No, nessuno può lanciare un Nano.” L’Uomo sbuffò e fece esattamente il contrario delle parole pronunciate: Ghimli atterrò sul ciglio dal burrone e per poco non precipitò. Con uno scatto Legolas acciuffò la lunga barba rossiccia scatenando l’indignazione del Nano che venne issato al sicuro tra borbottii di fastidio e collera. Scricchiolii cupi accompagnarono il crollo del resto della scalinata lasciando Aragorn e Frodo in bilico su un moncone di pietra. Altri scricchiolii segnarono il cedimento della base della struttura. Lo Hobbit tremava dalla paura ma il Ramingo, con un’abile stratagemma, fece sì che la scala si inclinasse in avanti e sbattesse contro l’altra parte consentendo ai due di riunirsi con il resto della Compagnia e fuggire.

I Dieci fuggirono attraverso Moria costantemente inseguiti da Orchi e Goblin e con la presenza incombente del Balrog. L’uscita era sempre più vicina e tutti speravano di guadagnare la libertà e la luce senza combattere e soprattutto senza subire perdite di alcun genere. Raggiunsero un’enorme salone circondato da fuoco, da lì si scorgeva il ponte e la fine delle Miniere. Gandalf indirizzò tutti verso il cavalcavia quando le fiamme si innalzarono e un ringhio risuonò cupo: il Balrog era infine giunto. Il mostro si palesò ululando minaccioso. Era imponente, alto fino al soffitto: il corpo scuro era avvolto dal fuoco e da una foschia nera. Braccia e gambe erano muscolose e sfoggiavano artigli affilati, la testa era taurina e presentava due corna ricurve mentre sul viso brillavano occhi rossi come il sangue. Si erse in tutta la sua grandezza rivelando un paio di grandi ali che spalancò ruggendo. Lo Stregone impallidì e ordinò a tutti di correre più veloce che potevano: dovevano fuggire. La creatura iniziò ad inseguirli procedendo ad ampie falcate. “Mithrandir! Posso farcela! Lasciami provare, non ti deluderò!” esclamò Alhara rivolgendosi al Mago: era sicura di poter sconfiggere il Balrog, era il Kayla, dannazione! Non avrebbe permesso a nessuno di far del male ai suoi amici. “No! Non puoi, non ora. Credo in te, bambina, ma non è saggio rischiare!” ribatté l’Istari mentre insieme ai Dieci raggiungevano il ponte di Khazad-dûm.

Il cavalcavia era stretto e lungo con una forma arcuata e uno dopo l’altro i membri della Compagnia lo attraversarono. Purtroppo il mostro li raggiunse impedendo a Gandalf di raggiungere sano e salvo l’altra parte. “Tu non puoi passare!” gridò l’Istari rivolto al Balrog. Frodo sbiancò e si precipitò verso il ponte, Boromir prontamente lo afferrò tenendolo stretto. La creatura spalancò le ali e sguainò una micidiale spada fiammeggiante. “Sono un servitore del Fuoco Segreto e reggo la Fiamma di Anor!- la gemma del suo bordone si illuminò rischiarando l’oscurità -Il Fuoco oscuro non ti servirà a nulla, fiamma di Udun!” tuonò lo Stregone. Il Balrog calò l’arma che si disintegrò a contatto con la magia protettrice di Mithrandir. “Ritorna nell'ombra.” Ordinò il Mago, il mostro ruggì in preda all’ira ed evocò una lunga frusta di fuoco. Alhara aveva intuito cosa stava per succedere e decise di intervenire: l’Istari era la figura più vicina ad un padre per lei e per niente al mondo lo avrebbe perso. L’Haradrim si slanciò giù dalle scale che portavano all’uscita, sfoderò la scimitarra e la ammantò di fiamme. Aragorn la chiamò e la bloccò impedendole di agire. La creatura fece scoccare la frusta minacciosa e avanzò facendo tremare il ponte. Gandalf alzò il bordone e la spada, la luce della gemma brillò più fulgida che mai. “TU NON PUOI PASSARE!” gridò mentre con un gesto solenne colpì la roccia creando una cupola candida e lucente. Il Balrog avanzò mentre sotto di lui la pietra crollava spalancandosi su quelle oscure profondità. Il mostro precipitò nell’abisso ululando e dimenandosi: il pericolo era passato. Lo Stregone tirò un sospiro di sollievo e fece per incamminarsi quando la frusta infuocata dalla creatura lo afferrò per la caviglia trascinandolo verso la fine del ponte. Il Mago riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza rimanendo sospeso nel vuoto. Frodo iniziò a chiamare il suo nome. Alhara era semplicemente bloccata, pietrificata. “Fuggite, sciocchi!” fu tutto quello che Mithrandir riuscì a bisbigliare prima che il peso del Balrog lo trascinasse nella voragine insieme a lui. Uno sciame di frecce riportò i Dieci alla realtà: Legolas rispose all’assalto ma erano troppi. Boromir, tenendo ben saldo il Portatore, salì l’ultima ripida scalinata seguito a ruota da tutti. La Cinerea era come in trance e l’ultima cosa che sentì prima di uscire dalle Miniere fu il grido straziante del Mezzuomo risuonare per le sale di Moria.

1) Gli Orchi furono "generati" da Melkor nella Prima Era e da allora si diversificarono in un gran numero di razze. I Goblin sono Orchi leggermente più bassi dei normali e vivono sottoterra.

2) Nell'opera originale di Tolkien, "Goblin" non è altro che un sinonimo di Orco.

3) I Balrog sono Maiar sedotti da Morgoth (chiamato anche Melkor), il Principio del Male e primo Oscuro Signore della Terra di Mezzo. Al pari di Sauron, erano i suoi servitori più potenti. Dominano il fuoco, come il loro signore. È importante precisare che pur essendo spiriti immortali, nella Terra di Mezzo possono essere comunque uccisi per via del fatto che al servizio di Morgoth si sono incarnati in corpi materiali.

________Antro dell’Autrice_______

Eccomi qui con il capitolo che più di tutti mi ha fatto penare: volevo rendere bene tutti gli avvenimenti e dar sfoggio del potere della nostra Alhara. Come avrete sicuramente notato il capitolo è molto Alhara-centrico, viene mostrata la forza dei suoi poteri, la sua voglia di combattere per le persone che ama e l’affetto che nutre per Gandalf.

Nel prossimo capitolo si approfondirà meglio la conseguenza che ha generato la morte del caro Stregone e si arriverà finalmente a Lothlórien.

Ringrazio chi legge e recensisce, chi legge solo e chi segue :3

A presto,

Yavanna 97

   
 
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