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Autore: la luna nera    04/11/2016    7 recensioni
Rovistare nei vecchi bauli può riservare delle sorprese. Fra biancheria d'altri tempi e gioielli meravigliosi, Maddy e Alyssa trovano un sacchetto contenente due orologi da taschino dall'apparenza innocua. Ma si sa, sono proprio gli oggetti più anonimi a nascondere sorprese e le due ragazze lo scopriranno di persona, trascinando nell'avventura che stanno per vivere anche Jordan che invece ha ben altri grattacapi a cui pensare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dov’è andato?” Alyssa si guardava attorno in cerca del druido che stava lì fino ad un attimo fa.
“Andate a cercarlo, no?” Incalzò Rowanne.
“E perché dovrei andarci proprio io?”
“Siete voi che lo richiedete, a me di lui non importa. Potrebbe pure essere stato convocato da Sua Maestà che si è accorto di un ammanco nella Sala della Tavola Rotonda.” Restò in silenzio fissandola negli occhi senza batter ciglio. “Su, andate e riportate il Sacro Calice lì dove l’avete preso prima che finiate nei guai.” Le porse l’oggetto con un sorrisetto poco raccomandabile sulle labbra.
Lo prese con gran titubanza, poteva davvero rischiare la pelle e le parole della rossa damigella avevano fatto sorgere qualche piccolo timore, infatti sapeva quale grande importanza ricopriva quel Calice.
Lo nascose sotto il vestito ed uscì dirigendosi a passo svelto verso il palazzo reale.
Non si accorse però che qualcuno la stava seguendo.
 
Effettivamente c’era una gran concitazione in giro, il torneo era terminato e tutti i cavalieri sembravano intenti a cercare affannosamente qualcosa, seguendo alla lettera gli ordini di Re Artù. Approfittò di tutto quel via vai di persone per intrufolarsi inosservata all’interno del castello, corse come una matta lungo l’interminabile corridoio che conduceva a quel pesante portone e si fermò di colpo: davanti ad esso c’erano due guardie! Come avrebbe potuto riportare il Calice all’interno della Grande Sala?!
“Lady Alyssa.”
La ragazza sobbalzò temendo di essere stata scoperta. Si voltò lentamente e coi nervi a fior di pelle…. Vide Merlino in compagnia di Re Artù in persona. I due si dirigevano verso di lei con passo deciso e con l’aria poco rassicurante, tutto ciò le provocò all’istante un’intensa tremarella alle gambe unita ad una forte sudorazione. Giunsero presso di lei, la degnarono appena di uno sguardo, dopo di che il sovrano ordinò alle guardie di allontanarsi. Alyssa tremava come una foglia, Merlino sapeva che era stata lei ad impossessarsi del Calice, era stato proprio lui a chiederglielo…. Lo sapeva anche il re? Sarebbe stata imprigionata, torturata e giustiziata com’era d’uso a quell’epoca?
Come le guardie scomparvero dalla loro vista, il saggio druido fissò la ragazza, poi fece un rapido gesto con la mano destra e Re Artù sparì in una nuvola di vapore. “State tranquilla.” Esordì Merlino. “Ho creato questa illusione per darvi modo di riportare il Calice dove deve stare. Sbrigatevi dunque, io devo tornare immediatamente dal vero sovrano prima che scopra tutto!”
Alyssa riprese le sue funzioni vitali appena appresa la verità. “Grazie… Me la sono vista davvero brutta….” La sua voce ancora tremava così come tutto il resto del suo corpo.
Entrò quindi nella Grande Sala tentando di non fare alcun rumore, si arrampicò con buona difficoltà a  causa dell’ingombrante abito e finalmente depositò il Calice al centro del Tavolo, nel punto esatto in cui lo aveva prelevato. Si sentì subito più sollevata, tutto era tornato come prima ed ora non le restava che tornare da Jordan e riprendere il loro viaggio nel tempo alla ricerca di Maddy. Poggiò delicatamente la mano sulla maniglia e vi impresse quel po’ di forza necessaria ad aprire la porta il minimo necessario per verificare la totale assenza di guardie o altre persone nei paraggi.
Ma la porta non si apriva.
Provò a spingere con maggior forza ma niente, non si muoveva di un millimetro. Allora prese a strattonare quella maledetta maniglia sperando di ottenere qualcosa, qualsiasi segnale di cedimento che poteva significare libertà. Non accadeva nulla, sembrava che ci fosse qualcosa a bloccarla dall’esterno. Non c’era nessuna serratura, c’era forse un palo incastrato fra le maniglie che impediva l’apertura e se era così, chi poteva avercelo messo? Poteva forse trattarsi dell’ennesimo trucco di Merlino o qualcuno ce l’aveva con lei?
Non era facile, ma doveva assolutamente mantenere i nervi saldi e non farsi prendere dal panico. Si allontanò dalla porta e fece tre respiri profondi, riaprì gli occhi dopo lunghi secondi e li sentì umidi, le sue labbra iniziavano a tremare perché non sapeva come fare ad uscire da quell’elegante e maestoso luogo. “Dai Aly…. Guardati attorno e sicuramente troverai la soluzione….” Tentò di farsi coraggio parlando fra sé e sé, passeggiava attorno ai seggi su cui sedevano i cavalieri in adunanza con il re, ammirandone la pregevole fattura resa ancora più suggestiva dalla tenue luce del tramonto che entrava dalle grandi finestre. Sulle pareti facevano la loro bella mostra dodici meravigliosi arazzi, ognuno dei quali recava lo stemma dei cavalieri ammessi a sedere attorno alla Tavola Rotonda. Quello del re era senza dubbio l’arazzo raffigurante una roccia con una spada infilzata e si trovava esattamente sulla parete di fronte a quella maledettissima porta che non voleva aprirsi. Pian piano la luce proveniente dall’esterno scomparve e con essa anche la minima speranza di uscire dalla Grande Sala, nonostante tutti i suoi sforzi Alyssa non era riuscita a trovare una via di fuga. Si appoggiò con la schiena sulla parete lasciandosi scivolare fino al pavimento, mentre lungo le sue guance scendevano due grosse lacrime ed i suoi occhi restavano incollati su una delle finestre. Temeva seriamente per la sua incolumità, prima o poi qualcuno sarebbe entrato in quella stanza e, trovandola, le avrebbe forse chiesto delle spiegazioni che lei non sarebbe stata in grado di fornire. A quel punto non osava neanche immaginare ciò che poteva accadere. Si raccolse in un gomitolo, con la testa sulle ginocchia, stretta in una serie interminabile di singhiozzi e con l’angoscia nel cuore poiché fra l’altro non aveva la minima idea di come stesse Jordan. Merlino era stato chiaro: entro l’alba dovevano lasciare quell’epoca, altrimenti le gravi ferite del ragazzo lo avrebbero condotto a morte certa.
Dall’esterno non proveniva più alcuna luce, evidentemente il sole era già tramontato e l’aria si stava facendo sempre meno piacevole, quando all’improvviso Alyssa udì delle voci che sembravano meravigliarsi della presenza di un palo di legno infilato fra le maniglie della porta della Grande Sala della Tavola Rotonda: si trattava della voce di un uomo e di una donna che non le erano affatto familiari, perciò brancolando nel buio tentò di portarsi nell’angolo più vicino alla porta stessa, pronta a scappare non appena fosse stata aperta. Era la sua unica via di fuga, lo sapeva bene e non poteva permettersi di fallire. Ed ecco finalmente che quelle maledette ante iniziarono ad aprirsi: l’ambiente venne rischiarato dalla fioca luce di una lanterna che andava a creare delle ombre davvero inquietanti sulla parete. Alyssa vide entrare dapprima un uomo, forse un cavaliere, seguito da una donna che non riconobbe perché coperta da un lungo mantello con cappuccio. Non badò loro più di tanto, attese che si trovassero a distanza sufficiente per scattare via e infatti, non appena i due posarono la lanterna sulla Tavola Rotonda lanciandosi l’uno fra le braccia dell’altra, lei mosse frettolosamente i primi passi verso la libertà. Purtroppo complici l’oscurità e la goffaggine, inciampò sull’orlo del vestito e finì col naso sul pavimento facendosi irrimediabilmente scoprire dai due misteriosi amanti.
“Chi c’è?!” Urlò l’uomo afferrando lanterna e spada.
Alyssa, ancora dolorante, si rialzò da terra e si diresse verso il portone, lo aprì senza difficoltà e si precipitò per il lungo corridoio tenendo a mo’ di fagotto la lunga gonna che l’aveva fatta scoprire. Correva senza sosta, sentiva di essere seguita e pur non avendo la minima idea di come uscire da quelle mura, continuava  a correre a perdifiato. Naturalmente il portone principale d’accesso al castello era chiuso da pesanti spranghe di ferro ed enormi catenacci, poi chissà se e quante guardie potevano esservi all’esterno! Sentiva che i suoi inseguitori erano vicini e con loro forse la sua fine, l’unica speranza di farla franca era quella grande finestra, la aprì e grazie alla luce della luna riuscì a scorgere la presenza di un mucchio di paglia lì sotto, si arrampicò sul davanzale e si lasciò cadere giù. Se la cavò con un doloretto sopportabile al fondoschiena, si rialzò e proseguì la sua fuga nella notte senza accorgersi che da quella finestra due figure la stavano osservando in silenzio. Grazie alla luce della Luna quasi piena riuscì ad orientarsi e ritrovare la strada per raggiungere la capanna presso cui era stato portato Jordan. C’era luce all’interno e sentiva perfettamente delle voci, spinse la porta affacciandosi in punta di piedi e restò paralizzata all’istante: su quel giaciglio improvvisato Jordan e Rowanne erano avvinghiati e privi dei vistiti, non v’era alcun dubbio su come avevano impiegato il tempo trascorso dall’uscita di Alyssa da quel luogo.
“Cosa ci fate voi qui?!” La gentil donzella si scagliò contro di lei visibilmente seccata. Era completamente nuda e la sua pelle bianchissima era semi coperta dai lunghi capelli rossi come il fuoco.
Non ricevette risposta, negli occhi di Alyssa c’era incredulità e disgusto. Ci mettiamo pure della rabbia?
“Jordan…. Ma quanto puoi essere deficiente?” Le uscì un flebile filo di voce guardando il ragazzo che sembrava letteralmente sfinito.
Rowanne si tirò su coprendosi il petto. “Siete forse invidiosa? Desideravate giacere voi con lui al posto mio, ammettetelo.”
Non la degnò di considerazione, ciò che la preoccupava maggiormente era la situazione in cui versava il ragazzo: grazie alla pozione di Merlino si era ripreso a sufficienza per andarsene da quell’epoca e salvarsi la vita, ma il deficiente aveva speso tutte le forze recuperate per andare a letto con quella! Gli si avvicinò e si accorse immediatamente che la situazione non era delle migliori: la febbre era salita di nuovo, il suo respiro si era indebolito e attorno alla ferita era ben evidente l’infezione che lo stava distruggendo.
“Brava.” Si voltò verso Rowanne con le lacrime agli occhi. “Siete stata davvero brava. Non vi rendete conto di cosa accadrà adesso.”
“Certo che lo so, non sono mica stupida come voi credete! Lui andrà incontro al suo destino ed io ne uscirò senza macchia.”
“Adesso capisco tutto… Voi mi avete seguita mentre riportavo il Sacro Calice al suo posto e mi avete chiusa nella Sala per avere Jordan tutto per voi nonostante siate sposata.”
Piegò le labbra in un sorriso strafottente. “Oh, siete davvero perspicace, mia cara. Il mio consorte non mi soddisfa affatto e quando lui non c’è mi guardo attorno. Poi elimino ogni traccia, semplice no? Adesso lui spirerà per le ferite che si è procurato durante il torneo e voi, visto che ci tenete tanto, gli farete compagnia.” Afferrò un nastro e le si avventò contro tentando di avvolgerglielo al collo per soffocarla. Ne nacque una accesa colluttazione che naturalmente fu captata da Merlino che entrò nella capanna seguito da due persone: un uomo e una donna coperta da un lungo mantello ed un cappuccio.
 
 
 



 
 
Buon venerdì a tutti! : )
Come avevo già preannunciato a qualcuno, le cose si stanno complicando ancora di più e nonostante il provvidenziale intervento di Merlino, Jordan è vittima delle “spire” della focosa Rowanne. Alyssa riesce a fuggire dalla Sala in modo rocambolesco e in più due nuovi personaggi l’hanno scoperta.
Li conosceremo più avanti, intanto permettetemi di ringraziare tutti quelli che seguono regolarmente la storia ma in particolare VOI meravigliosi recensori. Non immaginate neanche quanto sia importante conoscere il vostro parere per andare avanti!
 
Vi auguro un buon fine settimana
Un Abbraccio a tutti ed in particolare a chi vive nella zona colpita dal terremoto

La Luna Nera

 
  
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