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Autore: perseus_jackson_x    04/11/2016    2 recensioni
In un mondo in cui Rachel e Apollo si odiano, dove Percy è così innamorato di Annabeth da dimenticarsi di dirglielo. In un mondo in cui Will è imbranato, ma Nico anche di più. Dove Piper e Jason si amano, ma sono troppo diversi per farla funzionare. Dove Hazel è sempre tra le nuovole, da non prestare attenzione a dove cammina; in un mondo in cui Frank è forte e grande, ma gentile, così tanto da salvare una giovane donzella da una caduta nel bel mezzo del corridoio della scuola. In un mondo in cui Leo fa scoppiare le cose, ma soprattutto il cuore di Calipso.
Un mondo bello ma disastroso, gioioso ma triste.
Il mondo degli adolescenti innamorati.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                         Ehy! I’m there 
 
 
Percy si alzò dal letto, sbuffando, quando la sveglia a forma di Nemo (perché ehi! Lui può) suonò. Si trascinò fino al bagno, dove passò almeno mezz'ora per prepararsi. 
Era giovedì, questo significava che avrebbe passato almeno quattro ore a osservare la chioma bionda di Annabeth. 
Questa storia sta diventando ridicola” pensò, mentre si lavava i denti. Non chiedeva molto, solo che la ragazza lo notasse, che poi si sposassero e che  avessero tre figli: Mike, Will e Eveleen. 
Sì, non chiedeva così tanto. 
Scese le scale a  due a due e trovò suo fratello –fratellastro– Tyson che faceva colazione; velocemente rubò un pancake dal suo piatto e lo inghiottì più in fretta che poteva. Quindi uscì di casa e aspettò che la sua vicina arrivasse. 
Annabeth Chase non era stupida, il contrario. La prima ad ogni corso, la più sveglia e la più furba; quindi, è lecito dedurre, che si era accorta della cotta del vicino. Inizialmente, a dodici anni, non aveva compreso il motivo dell’interesse di quel ragazzino nei propri confronti, anzi, le dava anche fastidio. Ma lentamente si accorse di provare dei forti sentimenti per lui, talmente tanto forti da non capire perché si trattenesse ancora dal dirgli la verità... o forse lo sapeva: l’orgoglio. 
Nonostante Annabeth fosse sicura dei sentimenti di Percy, non avrebbe potuto accettare un rifiuto da parte sua, le avrebbe distrutto l’animo nonché l’ego. 
Quel mattino aveva legato i capelli biondi in una coda alta, che lasciava cadere solo alcune ciocche a contornare il viso; gli occhi grigi resi felini dalla linea nera di eye-liner; la bocca color fragola grazie al suo rossetto. Era vestita semplicemente: una camicia nera, con le braccia coperte totalmente da merletti del medesimo colore, dei jeans chiari e scarpe da ginnastica. 
«Percy» disse, sorridendo, mentre si avvicinava passo dopo passo al ragazzo. 
Ogni giorno, a seconda di Annabeth, diventava più bello. Gli occhi verdi, quella mattina però, gli sembravano tristi e meno vivi del solito. 
«Annabeth, ciao» il moretto alzò una mano salutandola, sospirando. 
«Ehi, è successo qualcosa?» la ragazza aggrottò la fronte, mordendosi le labbra preoccupata. 
«Sì, domani c’è il test di algebra e non riesco neanche a capire cosa c’è scritto nel libro» abbassò lo sguardo imbarazzato, tamburellando con le dita sui jeans.
«Posso aiutarti io» iniziò la bionda, alzandogli il mento con le dita «sì, insomma, ho fatto quest’esame l’anno scorso e sono decisamente in grado di spiegarti queste cose» Annabeth lesse gratitudine nei suoi occhi, poi però questi si posarono sulle labbra della bionda e poi di nuovo nei suoi occhi. 
Annabeth lasciò che la propria mano arrivasse dietro al collo del ragazzo e, mentre si alzava sulle punte, chiuse gli occhi. 
«Percy? Annabeth?» 
Tac. Magia rovinata. 
I due protagonisti si separarono imbarazzati, non riuscendosi a guardare negli occhi. 
Percy si girò verso la voce che prima aveva parlato; un elfo ispanico si piazzò davanti i loro occhi, sorridendo maliziosamente. Era uno di quei sorrisi che prevedeva un'esplosione e questa cosa non piaceva affatto ai due. 
«Leo, ma che piacere» disse ironicamente Percy, alzando gli occhi al cielo. 
«State aspettando l’autobus oppure cercavate un posto dove limonare senza essere disturbati?» il sorrisetto maligno non era ancora stato cancellato dal volto di Leo, segno che non era l’ultima battuta su quel... come chiamarlo... quasi bacio. 
Leo Valdez era un ragazzo vispo, che captava ogni singola debolezza per piazzare una delle sue battute pessime, come quella di prima. 
«NOI NON- Noi non stavamo limonando» Percy era divento completamente rosso per l’imbarazzo, avrebbe voluto ucciderlo, ma anche se avesse potuto non l’avrebbe fatto, era troppo leale anche solo per picchiarlo. Insomma, Percy teneva tanto all’amicizia... forse era per quest’ultima che non aveva mai parlato dei propri sentimenti alla bionda. 
Leo li fissava divertiti, finché il proprio sguardo non fu portato su altro: la causa che gli toglieva il sonno da  giorni, oramai. 
«Devo andare perdenti, ci si vede!» corse subito via, lasciando i due ragazzi interdetti e imbarazzati. 
 
***
Calipso –nonsailsuocognome— si era trasferita da poco in città, proveniva da un’isola orientale poco nota; i capelli color miele, gli occhi di cerbiatto e il profumo di cocco avevano stregato il Latino. 
«Calipso! Mio fiorellino, dolce scoiattolino, ti posso portare la borsa?» eccolo lì, Leo, con tutta la spavalderia del mondo. 
Calipso roteò gli occhi e sorrise  fintamente. 
«Leo, mia rottura personale, fastidiosa palla di fuoco, credi che io non possa portarla da sola? Non sono forte abbastanza, per caso?» chiese, sapendo di mandare il ragazzo in difficoltà. 
Difatti il sorriso sul suo viso vacillò per un attimo, ma poi trovò la risposta da dare. 
«Io trovo che tu sia fortissima, ma anche bellissima! Vuoi rovinare la tua bellezza portando una borsa pesante?» pensava di averla vinta, ma cavoli se si sbagliava. 
«Ah, quindi tu pensi che io sia bella? Io non sono solo bella, ho anche un cervello» iniziò, camminando lontano dal ragazzo «ora lasciami in pace, mi hai offesa!». 
Calipso sospirò di sollievo quando notò che il ragazzo non l’aveva seguita, mancavano pochi metri alla propria scuola quando si accasciò a terra, non curandosi del vestito indossato. 
Lei non era cinica come era sembrata, voleva solamente allontanare Leo; non che le dispiacessero le sue attenzioni, ma non poteva farsi piacere quel ragazzo o qualsiasi ragazzo, non se avessero potuto trasferirla di nuovo.
 
 
***
«...E quindi –la campanella suonò, distraendo il professore per pochi attimi— ehi! Non scappate. Studiate dal paragrafo 5. al 6.5» 
Leo uscì sbadigliando da quella noiosissima lezione di Filosofia. Cavolo, lui sognava di diventare un inventore, non un filosofo! 
Non riusciva a non pensare a quello che era successo in precedenza, doveva assolutamente rimediare al disastro con Calipso. 
Mentre camminava pensieroso non si accorse di una lattina di gassata lasciata sui pavimenti del corridoio e la fece cadere, sbattendola  con il piede. 
«Ciao, Hazel» salutò meccanicamente, mentre una sua carissima amica gli passava accanto correndo. 
Hazel Levesque non si era neanche accorta del ragazzo, stava correndo al piano superiore: nell’aula di disegno. 
Disastrosamente scivolò a causa del laghetto di gassata creatosi, ma stranamente non cadde a terra, due braccia la stava reggendo saldamente; era in completo stato di confusione, con gli occhi sgranati e le piccole braccia che stringeva quelle del ragazzo difronte. 
Frank non doveva neanche esserci in quel corridoio, doveva essere da tutt'altra parte, ma fortunatamente era capitato nel posto giusto al momento giusto. 
Gli occhi dorati  della ragazza lo stupirono a tal punto da ammutolirlo, mentre ancora la stringeva forte a sé. 
«Hazel, tutto bene?» fu una terza persona a interrompere quello scambio di sguardi; la mora si girò e notò suo fratello, be’ fratellastro, Nico che la guardava preoccupato –accanto a lui c'era, irrimediabilmente il suo migliore amico Will. 
Hazel si staccò dal ragazzo asiatico e si ricompose «Sto benissimo, grazie a.. uhm» non sapeva il nome del suo eroe, quindi si girò verso di lui e gli sorrise «Frank Zhang» disse il proprio nome, sorridendo di rimando a Hazel. 
«Be’, grazie Frank Zheng di aver salvato mia sorella» per la seconda volta Nico si intromise, ottenendo un’occhiata minacciosa, o quasi, da Will. 
«Nico oggi viene da me, Haz» irruppe Will «magari puoi invitare il tuo nuovo amico a casa, se non è un maniaco ovviamente» Frank lo guardò stranito, mentre Nico gli aveva dato un pizzico sul braccio. 
«Be’, è stato un piacere, hasta la vista» Wll  trascinò Nico via, lasciando Hazel e Frank soli. 
«Posso accompagnarti in classe, se vuoi» propose Frank, arrossendo un pochino. Dannata timidezza. 
«O-oh, sì certo» Hazel gli sorrise, facendogli strada. 
 
***
«Jason, non è possibile!» disse Piper, cercando di trattenere le lacrime. 
«Posso spiegare, non è come credi» rispose il biondo, mettendosi una mano davanti alla bocca, cercando di non far vedere ciò che aveva sulle labbra. 
«Non è come credo? Ah no? È o non è carne di animale quella che stai mangiando?» allora Jason spostò la mano, mostrando la carne di manzo che stava mangiando. 
«È così buona Pips, non ne potevo più della soia» inghiottì il boccone, mandando poi delle occhiatacce a Percy che non la smetteva di ridere. 
«Scordati i miei baci per una settimana» la Cherokee prese il proprio vassoio e fuggì via da quel tavolo, rifugiandosi nel cortile 
«Tu non ridere. Almeno io e lei ci baciamo, non come te e Annabeth» Percy soffocò col proprio cibo, puntando lo sguardo sul posto che prima era occupato dalla bionda. Annabeth aveva rincorso l’amica e ora sedevano insieme. 
«Leo?» chiese, dopo aver bevuto. 
«Anche, ma si capisce lontano un miglio che vi piacete. Mettete da parte tutto e parlate, stupidi» ed ecco qui che arrivò Leo affranto, con poco e nulla sul vassoio. 
«Calipso?» chiese Jason, Leo annuì. 
«Non riesco a capire... io- Io ci provo sul serio a piacerle, sul serio, ma lei mi tratta come se fossi un reietto» sconsolato posò la testa sul tavolo, sospirando. 
«Magari è vegana anche lei e odia il tuo alito da carnivoro» se ne uscì Jason, alzando le spalle. 
«O magari le piaci ma non te lo vuole dire» disse Percy, con la bocca piena. 
«Non siete d’aiuto, ragazzi» brontolò Leo, incantandosi per un attimo quando notò Calipso.
Si alzò dal tavolo e corse verso quello della ragazza, facendo ridacchiare i due. 
«Ci risiamo» dissero entrambi. 
 
«Calipso, ciao» Leo parlò in modo, stranamente, gentile e pacato. 
«Leo, ciao a te» Calipso era di malumore e giocava con il cibo nel piatto. 
«Non sei vegana» improvvisò lui, facendo scuotere la testa alla ragazza. 
«Che c'entra questo?» chiese confusa, posando la forchetta nel piatto. 
«Oh, nulla nulla» Leo le sorrise e, come quando era nervoso, tirò fuori l’accendino di sua madre, l'unica cosa che gli era rimasta di lei. 
Leo giocava ad accenderlo e spegnerlo, fino a quando una fiamma più alta gli arrivò ai capelli mandandoli quasi in fiamme. 
Calipso rise parecchio per la reazione del ragazzo; aveva infatti preso la bottiglia di acqua dal vassoio della ragazza, versandola sui capelli in fiamme. 
«Se devo prendere fuoco per farti ridere, lo farò ogni giorno» disse Leo, facendo ammutolire Calipso. 
«Non sono quel che sembro, Leo, tu non puoi capire» Calipso prese la sua borsa e decise di andare via.
«Mettimi alla prova, allora» ma la ragazza era già andata e i sorrisi erano svaniti dai loro volti. 
 
 
 
 
 
 
L’ANGOLO DI QUELLA CHE PARLA TROPPO 
 
j'ai fini ( ?) credo si dica così, non so... io faccio il classico, non il linguistico e non so questa meravigliosa lingua nota come Francese. 
Okay, ho finito di dire cazzate. . . o forse no. 
VAAABBÈ, passando al capitolo, che ve ne pare? 
Pensate che l'ho terminato con la febbre e sto per morire, k k. 
Lasciate delle recensioni se volete che io aggiorni prima, anche negative (quelle costruttive sono sempre le migliori). 
Un saluto e al prossimo capitolo,
-Alessia. 

   
 
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