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Autore: shinepaw    04/11/2016    3 recensioni
Bella ha sedici anni, un pastore australiano che risponde al nome di Yuuhi come migliore amica e Brooklyn, il suo fratellino di tre anni, di cui occuparsi. Per lei non esiste null'altro, nessun altro, a parte la scuola. Con l'amore ha chiuso. Ma, come si suol dire, mai dire mai.
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Sequel di Counting Stars.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Keeping Love Again'
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Leya's point of view

- Leya! Allora, come è andata... sorellina?

Alzo il capo, forzando un sorriso e incrociando lo sguardo di Mikhail. A parole potrò anche negare la verità, ma i miei occhi non gli mentiranno mai.

- Bene - sbadiglio, stiracchiandomi. - Sono solo un po' stanca... non sono abituata a stare così tanto al sole, mi sa.

E questo è vero. Mi piace passeggiare e di tanto in tanto andare a correre, però nulla di più. Raramente disegno all'esterno o leggo. È una delle tante abitudini di Dragan che ho assorbito, poiché un tempo non ero così.

'- Ragazzina, ti ho già detto di non venire qui.

- Allora usciamo?

Un sospiro impercettibile che nel silenzio immancabile di questa stanza non si può non udire.

- Dragan, perché la tua casa è così buia?

Non è che non mi piaccia il buio. Ma qui... è eccessivo.

- C'è già abbastanza luce - risponde, sospirando di nuovo, stavolta un po' più sonoramente. Dice così ogni volta che glielo chiedo e non ho mai compreso quanto possa essere 'abbastanza'. Abbastanza per vedere, però non di più.

- E se ne facessi entrare ancora un pochino?

Nessuna replica. Mi dirigo alla finestra e faccio per aprire le tapparelle.

- Non farlo.

- Perché?

- Odio la luce del sole.

- Perché? - ripeto, nonostante lui mi rimproveri sempre che faccio troppe domande.

- Perché, perché... la odio e basta. Lasciami solo.

Mi siedo sul pavimento freddo, ricavandomi uno spazio fra i libri ammassati. Il disordine che regna nella sua casa è in qualche modo rilassante.

- Leya - dice. Lo fa tutte le volte, ma non mi costringe mai ad andarmene. L'ennesimo sospiro, poi riprende a leggere.

Forse ho capito, rifletto. È già sufficientemente solo.'

- Leya?

- Ah, ehm... sì?

- Tutto okay?

Sorrido ulteriormente, sperando di placare l'apprensione che gli leggo negli occhi scuri.

- Certo, stavo semplicemente... pensando.

- Ed erano bei pensieri?

- Lo erano - lo rassicuro, accarezzandogli una spalla. - Liam?

- Sta preparando la cena - sospira, divertito. - Se salta in aria la casa... sai il perché.

- Lo terrò presente - replico, dandogli un bacio sulla guancia. - Vado a mettermi qualcosa di comodo.

Insieme andiamo in cucina. Mio fratello posa un delicato bacio sul collo al suo ragazzo, strappandogli un fremito.

- Ciao, Liam! - esclamo, prima di andare a cambiarmi.

- Ciao, Leya - odo, mentre m'infilo distrattamente una maglietta larga e un paio di shorts. Mi siedo per terra, perdendomi nei pensieri.

Il rifiuto brucia... brucia sempre, ma non ho intenzione di abbattermi e arrendermi. Me lo sarei dovuto aspettare, era azzardato. Mi son lasciata trasportare dall'atmosfera... e poi Bella era stupenda, non ho potuto resistere.

Mi squilla il cellulare.

Dragan.

Non rispondo. Mi arriva un messaggio.

'Voglio solo sapere se stai bene.'

'Sto bene.'

E non aggiungo altro, non ho voglia di parlare. Lui capirà, mi capisce sempre alla perfezione. Sospiro. Ho già voglia di rivedere Bella, ma temo, anzi, sono certa che per lei non sia lo stesso. Come potrebbe, dopo che ho cercato di baciarla e mi ha respinta?

~~~

Bella's point of view

Esco dalle lezioni di ripasso un poco annoiata, ma felice di aver terminato, almeno per oggi. Yuuhi mi raggiunge scodinzolando. Mentre sono a lezione mi aspetta appena fuori dal liceo o sotto un albero del parco, dall'altra parte della strada. Sa che non deve gironzolare e ignorare gli estranei.

Le accarezzo il capo e lei si struscia contro il palmo della mia mano.

- Andiamo a casa, hm? - dico, osservando il cielo. Non è azzurro né grigio, è di un colore inusuale fra i due ma non vi sono nuvole. Un tuono in lontananza conferma i miei presentimenti.

- Woof!

Perciò iniziamo ad avviarci. Il mio cane sembra però restio a seguirmi, poiché continua a fermarsi e abbaiare verso gli alberi.

- Yuuhi, non c'è tempo per giocare. Arriverà il temporale, tra non molto.

I suoi occhioni grigi si posano languidi e imploranti su di me, la sua coda ondeggia lentamente.

- Giocheremo quando arriviamo a casa, okay? - le prometto, donandole una carezza distratta. Cerco di riprendere a camminare, ma lei resta ferma in mezzo al marciapiede. Intanto il cielo si colma rapidamente di nuvoloni scuri e in men che non si dica sta diluviando. - Yuuhi! Dobbiamo andare!

Da dietro un albero compare una ragazza, intenta a cercare di proteggere qualcosa dalla pioggia. Io non ho niente per ripararmi, solo la borsa.

- Woff!

- Yuuhi! - esclamo per l'ennesima volta. Mi ignora, andando dalla ragazza. Mi affretto a seguirla.

- Oh, ciao, Yuuhi - dice la ragazza.

Cos'ho fatto per meritarmi questo?

- Ciao, Bella - aggiunge, abbozzando un sorriso. Non sembra preoccupata di prendersi il temporale, le interessa unicamente proteggere quello che riconosco essere un blocco di fogli.

- Ciao, Leya - mi costringo a replicare. Non avevo nessuna voglia di vederla ma, a quanto pare, il fato ha deciso di fare incrociare ancora i nostri cammini. - Stavo... stavamo andando a casa.

- Oh...

Mi lancia un'occhiata da cucciolo abbandonato, strascicando i piedi.

- Ci si vede - borbotto, distogliendo lo sguardo ed iniziando ad avviarmi. - Yuuhi.

La mia quattrozampe trotterella al mio fianco, voltandosi verso Leya e scodinzolando piano. Sembra perplessa che non ci segua e resti lì, sotto la pioggia, con la testa bassa e le braccia strette attorno al blocco di fogli.

Mi fermo, serrando i pugni, e mi giro.

- Le vacanze fanno schifo quando ci si ammala - la informo. Alza il capo, scostandosi dal volto i capelli bagnati. - Hai intenzione di stare lì per molto?

- No, io...

- E allora cosa aspetti a venire con noi?

Non posso credere di averlo detto. I suoi occhi di ghiaccio s'illuminano immediatamente.

- Posso?

- Sbrigati - rispondo e basta, dandole le spalle. - Non ci tengo ad annegare.

Cosa sto facendo? Devo essere impazzita.

Finalmente andiamo, senza più fermarci. Il temporale imperversa, ma tanto siamo tutte fradice fino alle ossa.

- Dài, corri! - grido, afferrando Leya per un polso e tirandola sotto il portico. Yuuhi abbaia contenta e si scrolla addosso a noi. Sospiro. La porta di casa è aperta, perlomeno non devo cercare le chiavi. - Sono a casa.

- Ciao, Bella! - esclama la mamma. - Perché non hai risposto al cellulare? Hai preso la pioggia? Papà poteva venire a prenderti!

Sospiro di nuovo, lei viene ad accertarsi delle mie condizioni e...

- Oh!

- Mamma, questa è Leya.

- Una tua amica?

Amica...

- P-più o meno... è qui in vacanza.

- Ah sì? Ti sta piacendo, la vacanza? Di dove sei?

- Mi sta piacendo un sacco, l'Australia è così diversa dalla Russia - risponde Leya con un gran sorriso.

- Mamma! Non mi pare il momento di chiacchierare - la interrompo, indicandoci con disappunto.

- Hai ragione, tesoro. Vado a cercare Brooklyn, voi asciugatevi e riscaldatevi un po', mi raccomando.

E riscompare. L'ennesimo sospirone mi sfugge di bocca. Leya continua a sorridere.

- Premurosa - commenta gentilmente. L'accompagno in camera mia, recuperando l'asciugacapelli dal bagno e aprendo l'armadio.

- Già - borbotto, sperando di trovare qualcosa che le vada bene. Prendo due paia di jeans, una felpa che prima apparteneva ad Akira per me e una maglietta per lei. - Tieni.

Torno in bagno e prendo un asciugamano, servendomene per avvolgervi i capelli. Leya sta asciugando i propri col phon, li ha decisamente più lunghi dei miei.

- Grazie. Vedo che non solo la tua mamma è premurosa... - osserva, donandomi un sorriso fin troppo raggiante. Esibisco una smorfia. Be', che dovevo fare? L'ho invitata a casa, è ovvio che le offra degli abiti asciutti.

- Hmpf - replico semplicemente, rimuovendo dopo un po' l'asciugamano, usandolo per asciugare le zampe di Yuuhi e legandomi i capelli con l'elastico che porto al polso. - Ti lascio un po' di privacy per cambiarti.

E mi sposto in bagno, a cambiarmi anch'io, evitando così di vedere la sua espressione delusa.

- Stai bene anche con la coda - si complimenta la mia bionda ospite. I miei vestiti le vanno alla perfezione, forse giusto un po' corti. - E sei carina con quella felpa.

- Grazie - replico rapidamente, sperando di non arrossire. Non sono abituata ai complimenti.

Silenzio.

- Vuoi qualcosa da bere? Hai fame?

- Non mi dispiacerebbe bere un po' d'acqua, grazie.

- Okay.

Perciò andiamo in cucina. La mamma è qui, appoggiata al bancone e soprattutto appoggiata a John. Lui le cinge la vita con un braccio e lei ha una mano tra i suoi ricci, e intanto si baciano con calma, come se fossero gli unici esseri viventi rimasti sulla faccia della Terra.

Mi schiarisco la gola, attirando la loro attenzione.

- Io e Leya siamo qui per prendere da bere - annuncio, andando a cercare due bicchieri e riempiendoli d'acqua. Ne porgo uno a Leya e poi ci trasferiamo in salotto. Brooklyn sta disegnando davanti alla televisione. - I tuoi fogli?

- Oh, li ho lasciati in camera tua insieme al cellulare. Non voglio trattenermi troppo ed essere di disturbo, li recupererò più tardi.

- Okay - ripeto. - Saluta, Brook. Lei è Leya.

- La ragazza della piscina! - esclama, travolgendola in un abbraccio. Alzo gli occhi al soffitto, lei ridacchia.

- Proprio io. Ciao, Brooklyn, piacere di conoscerti.

Rapidamente mio fratello si stacca e prende il disegno che ha fatto, un bizzarro salsicciotto marrone con la lunga coda nera e le quattro zampe rettangolari, e me lo spiaccica in faccia.

- Bella! Ti piace?

- Un sacco. Sta volando?

- Sì. Leya? Leya, lo sai che i cavalli sanno quasi volare come gli uccelli? Anch'io voglio volare!

Leya mi rifila un'occhiata divertita, ondeggiando il capo. Sbuffo sommessamente.

- Chi te l'ha detto? - domanda, continuando a guardarmi ed accarezzando distrattamente i ricci di Brook.

- Bella! È vero! È vero, perché quello che dice Bella è tutto vero!

- Ah sì? Hmm, buono a sapersi.

Le iridi di ghiaccio le scintillano e il suo sorriso è colmo di tenerezza. Ha già conquistato Yuuhi e ora anche il mio fratellino...

- Ti piacciono i cavalli, non è vero? - indaga poi, osservando il disegno.

- Tantissimo! Quando sarò grande avrò un cavallo tutto mio e così potremo volare!

- Torno subito - annuncia allora, sparendo nella mia camera. Torna con il cellulare e i fogli. È un blocco da disegno.

- Non avevi detto di essere un'artista - commento, mentre si siede accanto a me e Brooklyn si appoggia alla sua gamba per vedere. Il primo disegno è un fiore, una Victoria.

- Non sono un'artista... - mormora, imbarazzata.

Il secondo è un ragazzo che penso di aver visto qualche volta con Akira.

- Chi è?

- Mio fratello.

- Ho l'impressione di averlo già visto...

Il terzo disegno è...

- Yuuhi!

Le rifilo un'occhiata penetrante. Razza di stalker.

- Sì, è lei - conferma. Il nostro cane arriva al galoppo a far le feste a Brook. - Ecco.

E stacca un foglio, ritraente un bellissimo quanto realistico muso di cavallo. Diamine, ha talento.

- Tieni, Brooklyn, è per te.

- Wow! È bellissimo! - esclama mio fratello, afferrandolo con delicatezza e sgranando gli occhioni verdi. - Grazie!

Un altro abbraccio, prima che ammonisca Yuuhi di non rovinarglielo. Io sbircio i disegni restanti: uno sconosciuto che fa jogging, un giovane albero, una lucertola su un sasso... e una ragazza senza volto dai capelli lunghi e scuri, una borsa a tracolla e al fianco un pastore australiano pieno di baldanza.

- L'ha sbavato la pioggia - asserisce sulla difensiva l'autrice di tale schizzo, affrettandosi a riappropriarsi del blocco. - E comunque non mi piace mostrare i lavori non terminati.

- Ah - replico semplicemente, inarcando un sopracciglio.

Allora perché mi hai permesso di vederlo? Sapevi che stavo guardando.

Alla fine i miei genitori invitano Leya a restare a pranzo e lei, nonostante i tentativi di rifiutare, cede sconfitta. Mentre mangiamo scopro che ha diciott'anni, un fratello di venti e vorrebbe fare dell'arte il suo lavoro.

Dopo pranzo mi ringrazia per i vestiti e si rimette i propri, ora asciutti. Io vorrei chiederle perché ha provato a baciarmi, quel giorno in piscina, ma le parole si rifiutano di uscire.

- Ah, che sbadata! - dice, sulla porta di casa. - Ho inserito il mio contatto nel tuo cellulare! Non mi dispiacerebbe se mi scrivessi, quando ti va... per qualunque cosa!

E mi bacia sulla guancia.

- Okay - rispondo, quasi ringhiando. - Ciao, Leya.

- Sembra una brava ragazza, potreste diventare amiche - osserva la mamma, comparendomi alle spalle mentre chiudo la porta.

Non riesco ad impedirmi di fissarla, costernata, eppure la mia espressione non scalfisce minimamente il suo sorriso. È sempre stata una persona solare, nonostante tutto.

Amiche? Mai. Non abbiamo niente in comune, accanto a lei sono una nota stonata.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! I buoni propositi sono fatti per essere ignorati, a quanto pare. Pasticcini, I'm so, so sorry. Però magari entro domenica sera un altro capitolo ve lo rimedio, eh? Incrociamo le dita. Un abbraccione
   
 
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