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Autore: Black_Sheep    04/11/2016    2 recensioni
Steve prende tra le mani il quadernetto dalla copertina verde scuro. È un po’ rovinato per tutte le volte che è stato aperto.
“Ne abbiamo trovati molti tra gli effetti personali di Barnes” gli confessa Hill “ho pensato che avresti voluto dar loro un’occhiata” il sorriso che le spunta sulle labbra è davvero sincero.
“Ti ringrazio, Maria” Steve non riesce ad aggiungere altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno


 

Maria Hill esce silenziosamente dalla stanza non appena Steve inizia a leggere. Può solo immaginare quanto sia importante quel momento per il Capitano.
Da parte sua, Steve a malapena se ne rende conto, è troppo preso dalle parole scritte in fretta di Bucky. In alto a destra c’è una data che fa risalire quella prima pagina a poco dopo la fuga di Bucky da Washington, dopo il loro incontro, dopo che Bucky lo aveva tirato fuori dall’acqua.
Hill gli ha spiegato che tra quelli ritrovati risulta essere il primo scritto.
“Questa notte ho sognato Steve Rogers” e Steve trattiene il respiro.
“Non lo Steve Rogers che ho visto al museo, una sua versione più giovane e gracile. Con un occhio nero mi guardava con fierezza, e quello sguardo sì, l’ho rivisto in quelle foto esposte. Non so ancora esattamente chi sia, ma più passa il tempo, più i ricordi tornano, e più mi rendo conto di quanto siamo stati legati. Devo ricordare.”
La calligrafia esile e spigolosa di Bucky si interrompe per un paio di righe, per poi riprendere.
“A volte sento un ricordo risalire, ma non riesco a visualizzarlo e rimane solo una sensazione. Altre, mi aggredisce con così tanta forza che ho bisogno di sdraiarmi. Oggi mentre ero al parco ho visto due ragazzi correre e dal nulla una mia missione mi è esplosa davanti agli occhi. Il ricordo era confuso ma così forte che invece della realtà vedevo neve e sentivo spari. I due ragazzi si sono trasformati in soldati. Mi sono coricato su una panchina da tanto stavo male, son sicuro che almeno un paio di persone mi abbiano scambiato per uno di quei barboni alcolizzati. È strano vedere persone ridotte in quello stato in un’era come questa, dove sembra che la ricchezza ed il benessere siano raggiungibili facilmente.
Ho appena ricordato una cosa. È stato come un flash.
Eravamo io e Steve, seduti su un marciapiede a dividerci un pezzo di pane. Ma era come vederci dall’esterno. Entrambi magri, entrambi con non più di sedici anni. I pantaloni rattoppati e le camicie troppo grandi ereditate da chissà chi. Non riesco a credere che sia passato tutto questo tempo da allora, non posso credere di ricordare a malapena quello che mi è successo in tutti questi anni.”
Steve alza lo sguardo sulla porta di vetro davanti a sé. Sente gli occhi inumidirsi e non può permettere che succeda in un luogo del genere. Ricorda le molte volte in cui hanno dovuto condividere un pasto, ricorda la fame che avevano. E sapere che anche Bucky ricorda la loro infanzia passata a sorreggersi a vicenda lo riempie di felicità, anche se rimane così amara. Non può ancora riavere il suo migliore amico.
Il Capitano chiude il quadernetto e si alza, prendendo con sé la scatola con i diari di Bucky prima di dirigersi nella camera che T’Challa gli ha gentilmente riservato nel centro segreto dove anche l’ex Soldato d’Inverno è tenuto al sicuro. È una piccola stanza arredata con il minimo indispensabile, ma la possibilità di stare vicino al suo migliore amico la rende perfetta.
Appena entrato, Steve si concentra di nuovo sulle parole dell’ex sergente, i sensi di colpa per l’intromissione nei pensieri dell’amico premono sulla sua coscienza, ma si sforza di tenerli a bada.
La data è di qualche giorno dopo quella sulla prima pagina.
“Oggi sono andato al mercato. Per la prima volta non ho sentito un forte senso di panico stando in mezzo a tutta quella gente. L’abitudine di guardarmi le spalle e prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio sento che non passerà mai, è qualcosa troppo radicato in me” Steve non può che sorridere amaramente, sa cosa vuol dire non riuscire ad essere come tutti gli altri, normale. La guerra è parte di loro, la sensazione di pericolo costante una compagna fedele. 
“Per la prima volta sono riuscito a prendere con la mano sinistra un bicchiere senza frantumarlo o farlo cadere, la sensibilità nel braccio sta aumentando, riesco a gestirlo meglio. In tutti questi anni il mio arto meccanico non è stato altro che un’arma attaccata al mio corpo, ora inizia davvero ad essere una parte di me” Steve pensa al Bucky del presente, a cui manca di nuovo il braccio. Deve essere stato uno shock per lui rivivere l’esperienza. Steve serra la mascella al ricordo dell’incidente del treno, torna subito a leggere.
Seguono altre pagine in cui Buck descrive attimi delle sue giornate, piccoli obiettivi raggiunti come prendere i mezzi pubblici senza rischiare un attacco di panico o rispondere al buongiorno di un'anziana. Moltissimi sono i ricordi frammentati scritti di fretta. Steve si perde tra quelle parole che raccontano di un passato che non può nemmeno lontanamente immaginare. Rimane molto colpito soprattutto dall’opprimente ricordo di sangue che il suo migliore amico continua a riportare. Dalle descrizioni sono ferite sempre diverse - sue, di alleati, di nemici o obiettivi – ma l’immagine del rosso che macchia e ricopre tutto sembra sempre la stessa. Il sangue che gli ricopre le mani è anche molto frequente nei suoi sogni. Steve immagina sia un modo per la mente di Bucky per esprimere il rimorso.
Alcune pagine dopo c’è una lista della spesa, poi appunti di quella che gli pare una conversazione tra ragazzi, le parole più contemporanee sono sottolineate. La pagina che lo lascia perplesso è a circa un terzo del quadernetto. È completamente bianca, tranne per una frase scritta con una calligrafia anche peggiore di quella dei dialoghi trascritti di nascosto.
“Я cкyчaю пo нeй” Steve rimane a fissare quelle lettere per lui senza alcun significato. Sa che è cirillico. Bucky non aveva mai scritto nulla che non fosse in inglese fino ad allora. E quelle poche lettere scritte di fretta riempiono il Capitano di una curiosità tale che volta la pagina con foga sperando che l’amico parli proprio di quello. Ed è così. Non c’è data questa volta.
“Sono giorni che fisso quella pagina, quella frase. Non riesco a capire. Se solo ricordassi il sogno che l’ha preceduta sarebbe tutto più chiaro. Mi è già capitato di sognare di parlare in russo, persino trovarmi a pensare in russo, ma scrivere frasi del genere nel dormiveglia mai. Non riesco a ricordare chi mi manca, non riesco nemmeno a ricordare la sensazione che ho provato quando ho scritto che quel qualcuno mi manca. È come se svegliandomi avessi dimenticato del tutto quello che mi ha spinto a scrivere quella frase. E continuo a pensarci, sempre. Persino quando sono in mezzo alla gente. Continuo a chiedermi chi mi manca così tanto da farmi desiderare di ricordare quella sensazione di perdita, che so bene essere orribile. Voglio ricordare, ma allo stesso tempo ho paura di soffrire troppo.”
Steve non sa cosa pensare, e si sente in imbarazzo per aver letto qualcosa di così personale senza permesso. O forse è anche un po’ geloso della tormenta di sentimenti che Bucky, il suo miglior amico da sempre, prova per qualcuno che non è lui. Ma è normale, si ritrova a pensare, che in tutti quegli anni come Soldato d’Inverno abbia avuto un minimo di interazioni umane. O forse si riferisce persino a qualcuno della sua vita precedente alla caduta dal treno, dopotutto Buck era molto legato alla sua famiglia. La curiosità torna a superare i sensi di colpa, ma non viene soddisfatta questa volta.
I pensieri di bucky vanno presto a perdersi nella sua ritrovata normalità, nei dialoghi della gente e in ciò che è il presente. Racconta di essere andato al cinema e di essere rimasto spiazzato davanti ad un film d’animazione, riducendosi quasi in lacrime, o di aver scoperto una passione per pancake e barrette di cereali. Steve sorride nel leggere Bucky costruirsi non solo una nuova vita, ma una sua identità. Perché se non è più il Soldato d’Inverno, non è più nemmeno il Bucky Barnes della sua infanzia. Troppe cose gli sono capitate, del suo vecchio io rimangono solo briciole.
Questa consapevolezza allontana Steve dai diari di quello che era il suo migliore amico per giorni.












Note:

Innanzitutto devo ringraziare chi ha lasciato una recensione, chi ha letto e chi leggerà ancora. Grazie.

Il primo capitolo volevo fosse una sorta di introduzione al nuovo mondo di Bucky, spero di aver reso l'idea.
Mi piace pensare che piuttosto della ricerca del vecchio se stesso, Bucky stia vivendo una vera e propria rinascita.

Molto probabilmente pubblicherò il prossimo capitolo domenica.

Black_Sheep

 
  
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