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Autore: MAFU    05/11/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 15

“Silenzio in aula! L’imputato si rechi al banco dei testimoni.” Un buffo giudice occhialuto gridò dall’alto del suo seggio. “Imputato?” Mephisto si indicò il naso sorpreso, “Ah, io?”. Nei sotterranei del Vaticano non volava una mosca. Decine di occhi erano fissi su di lui pronti a giudicarlo. Angel si era fermato accanto a Rin in ginocchio e Shura al suo fianco cominciava a rigettare la sua sola presenza. Odiava quel dannato damerino tutto d’un pezzo e il suo atteggiamento da superiore. Erano arrivati laggiù in un battibaleno grazie alle chiavi di Mephisto. Ed ora l’uomo si era preparato per il suo processo salendo alla postazione sopraelevata. “Dichiaro aperto l’interrogatorio di Mephisto Pheles, capo della sezione giapponese dell’ordine dei cavalieri della vera croce.” Annunciò il giudice facendo riecheggiare la sua voce. Quel luogo trasudava sfarzo e tutto quella lussuria in un momento del genere stava diventando soffocante. “L’interrogatorio è ufficialmente organizzato dal consiglio dei Grigori e vi potrà intervenire il Paladin Arthur August Angel.” Il vecchio continuò a parlare col medesimo tono di voce. “Innanzitutto, vorrei che i convenuti visionassero le immagini di quello che è appena accaduto presso la sezione giapponese dell’ordine.” Il giudice mostrò uno schermo su cui fu proiettato un video ripreso chissà come di Rin avvolto dalle fiamme blu. “Lord Pheles, vuole spiegarci questo?” Mephisto deglutì, “Quello che vediamo è un demone o sbaglio?” “Sì.” Fu la sua risposta. “Allora glielo chiedo direttamente. È o non è il figlio di Satana?”.
“Okumura…” Yukio si era seduto a mani conserte sul letto del dormitorio in cui aveva radunato i suoi studenti, “Per meglio dire… Rin Okumura…” prese fiato mantenendo la calma, “…È il figlio nato circa quindici anni fa da una donna umana resa gravida a opera di un uomo il cui corpo era posseduto da Satana.”. Non volò una mosca. Shiemi in prima fila sbiancò. I ragazzi erano ammutoliti, Ryuji compreso non sembrava nemmeno in sé. Lilith guardò Lamia deglutendo e la donna fissò Yukio a braccia conserte senza lasciar trasparire emozioni. “Ha ereditato il potere di Satana, cioè le fiamme blu.” Aggiunse il professorino senza entusiasmo. “Professor Okumura…Tu… Sei il gemello di Rin, giusto?” domandò timoroso Koneko, “Io non ho ereditato le fiamme.” Tagliò corto il ragazzo. “Mi faccio controllare ogni giorno e sembra proprio che io sia un essere umano come gli altri…” la voce gli si smorzò non appena incrociò lo sguardo di Lamia. Da quel momento le cose sarebbero cambiate. Iniziò a sudare freddo. “Grazie al fatto che il suo potere demoniaco è stato sigillato all’interno di una spada, Rin ha potuto vivere come comune mortale per ben sedici anni. Tre mesi fa però il suo potere è aumentato e contenerlo in una spada come una volta è diventato pressoché impossibile.” Yukio guardò altrove distogliendo gli occhi dalla succube. Lamia si lasciò sfuggire un sorrisetto. Lilith stringendo i pugni si guardò alle spalle pervasa da un brivido di preoccupazione. In quel momento stavano giudicando Mephisto. Amaimon era sparito di nuovo e Rin era figlio di Satana. In più Lamia non risparmiava quei suoi soliti atteggiamenti che dopo il battesimo stavano diventando una provocazione fin troppo sopra le righe per quella situazione. Doveva stare calma. “Perché? Per quale motivo è stato allevato?” finalmente Suguro aprì bocca frenando a stento la rabbia. “Sinceramente non lo so nemmeno io.” Yukio si alzò in piedi con le ginocchia tremanti. “Scusate, questo è tutto quello che so.” Annunciò sistemandosi gli occhiali con un colpetto. Senza aggiungere altro si avviò velocemente verso la porta e uscì dalla camera ignorando le proteste dei curiosi e sconvolti compagni. “Hei!” lo provò a chiamare Izumo ma ormai aveva chiuso la porta alle sue spalle. Respirava affannosamente fissando fisso il vuoto. La figura di Lamia non si scollava dal fondo della sua testa. Grondava di sudore e al solo pensiero che la donna si trovasse al di là di quel sottile sipario di legno aveva le vertigini. Serrando le labbra e richiamando ogni sua forza, si staccò dall’uscio avanzando nel buio. Da quel momento non avrebbe più fatto controlli o di sicuro si sarebbe venuto a sapere del battesimo. Lamia lo aveva intrappolato.
“Lo è.” Mephisto parlò a gran voce incrociando le braccia dietro la schiena. “Rin Okumura è un figlio di Satana. Anche se ormai lo avrete già capito tutti.” “In altre parole, sta affermando che quando quindici anni fa lei ci riferì che Shiro Fujimoto aveva ucciso con una spada demoniaca il figlio di Satana dato alla luce dall’esorcista Yuri Egin, era una menzogna?” domandò franco uno dei Grigori, “Sì. Diede alla luce due gemelli eterozigoti. Ma solo uno ereditò le fiamme di Satana.” L’imputato confermò coraggiosamente le insinuazioni del tribunale. “E quel ragazzo è colui che vedete qui ora.” Per nulla turbato, accennò a Rin in fondo alle scale. “Per evitare che si trasformasse subito in un demone, io stesso ho sigillato il suo cuore demoniaco sorgente delle fiamme blu in una spada.” Sorrise, “Shiro Fujimoto l’ha allevato in segreto fino al momento in cui non fosse stato in grado di comprendere e accettare il suo potere.” “Ma perché? Qual era il vostro obiettivo Lord Pheles?” insistette il Grigorio, “Volevamo renderlo un’arma per combattere Satana.”.
“Credo sarebbe meglio tornare alle nostre stanze ora…” il tono di Shima era incredibilmente serio. I suoi compagni lo ascoltarono senza fiatare. Nessuno era in vena di chiacchiere, tranne Lamia che sembrava invece gongolare. “Lamia…Piantala.” Quando furono sole, Lilith puntò i piedi sul pavimento del corridoio. Gli altri si erano dileguati lasciandole nel silenzio rotto dalla pioggia che cadeva scrosciante. “Di fare cosa?” la sorella la guardò sogghignando aprendo la porta della loro camera. Dalla finestra buia si vedevano le gocce grondare contro i vetri sporchi. “Non puoi impedirmi di gioire proprio ora che ho avuto successo…” fischiettò ignorando l’occhiataccia lanciatale da Lilith. “Hai scelto davvero un pessimo momento per fare il battesimo…” la ragazzina sospirando attraversò la porta chiudendola con cura. Lentamente si avvicinò alla finestra guardando il giardino fradicio. “Oh no… Io invece credo di aver avuto un tempismo perfetto.” Lamia si era sdraiata sul suo letto con la coda a penzoloni e la bottiglia datale da Mephisto completamente svuotata in mano. “Non morirò di fame.” Sogghignò lanciando il contenitore sul pavimento scheggiando una trave. “Lamia…” Lilith si voltò truce. “Ti vuoi fidare di me per una buona volta!?” sbuffò la maggiore roteando gli occhi affondando nel cuscino umido. “Mephisto ora è sotto processo… Ci siamo trovate a pochi metri dal Paladin e tu sei così tranquilla… Usa il cervello.” “Oh, il bue che dà del cornuto all’asino…” “Smettila, e ragiona.” La minore posò le dita sul vetro tracciando dei segni sulla condensa, “Noi siamo demoni.” “Fin qui ci siamo.” “Il Paladin è il più potente tra gli esorcisti.” “Quindi?” “Credi che il più potente degli esorcisti non fiuti i demoni?” Lilith rivolse gli occhi alla sorella paralizzandola. “Per di più Yukio ha ammesso per primo di fare controlli ogni giorno, pensi che nessuno verrà a sapere di noi e della nostra vera natura?” le tremò la voce, “Tranquilla, mi ha dato la sua parola.” “Per ora.”. Silenzio. “Insomma, lo sto facendo anche per te. Mi serve cibo.” “Esiste il cibo umano, Lamia. Provaci per lo meno!” “Troppo tardi…”. Lilith sospirò togliendo le mani dal vetro appannato. “Siamo nei guai. È solo questione di tempo ormai e lei verrà a riprenderci…” mormorò guardando l’orizzonte lontano. “Non c’è mai due senza tre.”.
“O voi tutti che siete radunati qui oggi!” Mephisto alzò le mani al cielo con gli occhi da pazzo, “Non volete fare una scommessa con me?” stava monopolizzando il processo come solo lui poteva fare. “Questo figlio di Satana diventerà il sovrano di tutta Gehenna? Oppure per noi cavalieri, anzi! Per il mondo intero lui sarà il salvatore e il protettore di Assiah?” Ormai le redini dei giochi erano sue. Aveva catturato la curiosità di tutti i presenti e la cosa rodeva ad Angel. “Ovviamente, se accettate la scommessa dovrete impegnarvi a seguire l’evoluzione della situazione fino in fondo…” aggiunse l’uomo mormorando. “Non fatevi ingannare da questo truffatore! Vi siete forse dimenticati da dove proviene!?” il Paladin interruppe Mephisto agitando il pugno, “È uno di loro! L’arte del parlare è il suo mestiere!” digrignò i denti. “Senza dubbio il suo vero obiettivo è quello di distruggere l’ordine dal suo interno!” parola dopo parola, Rin si sentiva sempre più irritato. In ginocchio a testa china non pensava che a Yukio e a come non lo avesse mai ascoltato. A un passo dallo scatenare nuovamente le fiamme di Satana si alzò in piedi urlando contro Arthur che sarebbe diventato il prossimo Paladin sconvolgendo i presenti Grigori. “Placati, ragazzo. Di Lord Pheles non ci si può fidare!” Angel dette una rapida occhiataccia al citato, “Chissà chi altro nasconde…” Mephisto deglutì impercettibilmente mantenendo una faccia da poker. “Silenzio in aula!” il giudice intervenne per riportare l’ordine placando le liti. Mephisto osservava compiaciuto la scena aspettando il verdetto. Mentre i Grigori prendevano in esame i pro e i contro della proposta dell’uomo, Angel lo fissava con uno sguardo inceneritore. “La questione non finisce qui…” sibilò tra i denti. L’unica a sentirlo fu Shura che corrucciando le sopracciglia guardò altrove sospettosa. “Propongo di mettere ai voti se accettare o meno la proposta di Lord Pheles…” Esordì uno dei Grigori e si passò ai fatti.
Lilith non si era mossa. Fissava il cortile inerme. La pioggia non era cessata e contava il ticchettare delle goccioline in silenzio. Lamia si rigirò nel letto per guardarla. “Non verrà.” Mormorò dopo una mezzora buona in cui non si erano più rivolte la parola. “Menti a te stessa.” Rispose Lilith senza voce. “Ci sono troppi elementi scoperti.” “Non ti sei ancora trasformata.” Sogghignò Lamia ma la sorella non disse nulla seccandola. “Da quando in qua sei una sfegatata pianificatrice meticolosa?” “Da sempre.” “Così vuoi dirmi che l’ennesima fuga da casa non era campata per aria esattamente come tutte le altre?” nessuna risposta. “Visto? Non fare la sapientona. Sorellina. Ci è già andata anche abbastanza di lusso”. La ragazzina non raccolse le provocazioni e Lamia s’insospettì. L’improvvisa serietà della sorella un po’ la faceva sentire a disagio. Lilith non era mai tanto intelligente e… Taciturna. Era la sorellina minore tonta da proteggere. Quella che si offendeva per il solo fatto di sentirla respirare la sua stessa aria. Che le era successo? La donna arricciò il naso mettendosi a sedere. Lilith non si era spostata. “Tranquilla. Anche Mephisto se la caverà. Lui se la cava sempre.” Alzò un sopracciglio sorridendo amaramente. Le labbra di Lilith tremarono.
 
In classe si respirava un’aria di tensione ma sta volta non era colpa di Lamia. O per lo meno in parte. Yukio scriveva alla lavagna tutto tremante ma i ragazzi erano troppo tesi per farci caso. Lilith sbirciava con la coda dell’occhio ogni movimento della sorella mentre prendeva appunti distrattamente. “Scusate, devo assentarmi un attimo.” Annunciò il professore senza nemmeno guardare i suoi studenti. Uscì rapido dalla classe sbattendo la porta. “Assurdo…” commentò Shima. “Non sembra anche a voi che Yukio si comporti in modo strano da quando… beh…” Lilith guardò il ragazzo col cuore in gola fulminando Lamia di sottecchi, “Da quando hanno portato via Rin…” “Già…” ribatté Suguro e la ragazzina poté tirare un sospiro di sollievo. Ma certo… Lamia in effetti non aveva tutti i torti. Le conseguenze del battesimo potevano essere scambiate per altro. Come ad esempio il dispiacere per il fratello. Guardò Lamia un po’ più sollevata. Le cose stavano prendendo la piega giusta contro ogni previsione. La donna sembrava alquanto divertita. “Che fine avrà fatto Rin?” domandò triste Shiemi. Kamiki si lasciò sfuggire un grugnito girando pagina nel sussidiario. “La fine che fanno tutti i demoni.” “Kamiki sei senza cuore…” commentò Koneko. “Per una volta devo darle ragione. Anche se… Spero non sia così.” Bon guardò la lavagna grigio in volto. “Ancora non me ne capacito.” Aggiunse digrignando i denti. “Bon… Sono forse sentimenti quelli che vedo?” lo stuzzicò Shima, “Shima, taci.” “Ragazzi… Andrà tutto bene… Dobbiamo solo aspettare.” Si voltò Koneko restando imparziale. Izumo rivolse un rapido sguardo al trio senza dire niente. Shiemi si lasciò sfuggire un’occhiata verso il fondo dell’aula incrociando lo sguardo provocatorio di Lamia e deglutì rumorosamente. “Secondo voi Yukio l’ha presa male?” tornò a guardare gli altri grattandosi una guancia, “Può darsi… è pur sempre suo fratello.” “Già…” silenzio. “Se Rin dovesse tornare… Dovremmo comportarci come sempre con lui?” “No.” “Si.” Cori discordanti provennero dai banchi. “Io penso di sì!” ribadì Shiemi alzandosi in piedi, “Rin è nostro amico! Non conta se è il figlio di Satana!” arrossì strillando. I ragazzi sgranarono gli occhi, in special modo Ryuji che non disse niente limitandosi a stringere i pugni. Lilith socchiuse la bocca senza parole. Questi esseri umani… Erano disposti ad accettare Rin per quello che era. Demone o non demone perché era loro amico. L’eco delle parole di Shima rimbombò nella sua testa. “Ti considero già parte della squadra… Tu e Lamia siete nostre amiche.” Echeggiava incessantemente. Un barlume d’illuminazione si fece strada dentro di lei. Forse avrebbero accettato anche lei e la sorella se mai fossero dovute uscire allo scoperto per un motivo o per l’altro. Si sentiva sempre più tranquilla. Sospirò impercettibilmente rilassando le membra. Lamia mordicchiava una penna soprappensiero. Il suo sguardo la tradiva, si capiva benissimo a che stesse pensando. Era affamata. “Buon giorno a tutti!” una voce squillante destò tutti i presenti e come un miraggio comparve Rin sulla soglia. Aveva i capelli tirati indietro da una molletta e l’aspetto dello studente modello. Nessuno credeva ai propri occhi. “Rin!?” Shiemi si tappò la bocca con una mano arrossendo violentemente. Il ragazzo era tornato contro ogni previsione e sembrava allegro e pimpante. L’unica vera differenza era che non nascondeva più la coda. “Sei tornato!” sussurrò meravigliato qualcuno tra i banchi. “Heilà!” Rin salutò con un cenno le sorelle Evangeline, sorprese come gli altri di averlo visto riapparire. “Ti hanno… risparmiato!?” sussurrò Lilith sconvolta. Erano a cavallo. Senza accorgersene stava sorridendo a trentadue denti. Nello sgomento generale, fu però Shiemi a saltare al collo del giovane commossa. “Scusatemi per poco fa. Ora sto molto me…” Yukio rientrò in aula truce in volto. Quando vide Rin accennò a un sorrisetto per poi riprendere la lezione. “Bentornato.” Disse rapido afferrando il gessetto, “Coraggio, ognuno al proprio posto. Aprite pagina 32 sul capitolo del Masho…” scribacchiò il titolo a grandi caratteri. I ragazzi ancora sconvolti dagli eventi fecero come richiesto, anche se la loro testa frullava di domande. Volenti o nolenti, a tutti cadeva di continuo l’occhio su quella coda di demone. L’atteggiamento di Yukio non era però cambiato più di tanto anche se sembrava più tranquillo rispetto a prima. Delle due la presenza del fratello più che aiutarlo gli aveva dato ancora più cavilli per la testa. Lamia non gli staccava gli occhi di dosso. Sorrideva maliziosa continuando a mordicchiare la penna.
 
“Rin…” Al termine della lezione, Lilith approcciò il ragazzo intento a rimettere in ordine i suoi libri. Oltre a lei sembravano tutti avere qualcosa da dirgli ma la ragazza fu la più lesta, “Sono contenta che tu sia tornato sano e salvo.” Rin la guardò sgranando gli occhi arrossendo lievemente, “Lilith!” balbettò, “Davvero? Cieoè, ehrm… Grazie…” si grattò il naso imbarazzato, “Non mi sarei mai aspettato di beh ecco… Che mi venissi a parlare.” La ragazza fece una smorfia e Shima approfittò del vuoto per fiondarsi in mezzo ai due, “Rin, vecchia ciabatta!” corse a spettinare il compagno grattandogli con violenza la capoccia resistendo al suo tentativo di ribellarsi alla morsa. Bon e Koneko gli si avvicinarono guardandolo truci e sentendosi soffocare, Lilith cedette il passo agli altri facendosi da parte. Dalla sua espressione pareva che gli avessero strappato di mano il giocattolo. Avrebbe voluto chiedergli del processo. Lamia aveva appena finito di riordinare il banco e approcciando la cattedra vi posò sopra un bigliettino sorridendo a Yukio, a debita distanza. Facendogli l’occhiolino si avviò verso la porta facendo un secondo cenno a Lilith che titubante la seguì in corridoio. “Allora? Come mai così sociale oggi?” la schernì la sorella guardando con la coda dell’occhio Yukio prendere il biglietto. “Sto pensando di… Crearmi dei legami.” “Che!?” Lamia scoppiò a ridere fragorosamente, “Tu!? Con questi esseri inferior…” “Zitta!” la ragazzina corse a tapparle la bocca, “Che c’è? Sono sicura che almeno una volta tu l’abbia pensato.” Lilith non rispose. “Allora?” la bocca di Lamia fu liberata con un gesto rapido. “Nulla… Potrebbe sempre servire farceli amici.” Seguì un secondo scoppio fragoroso di risate. “Lamia, sono seria!” “Piacere seria, sono Lamia!” la donna trattenne a stento le lacrime battendole una mano sulle scapole starnazzando. “Fottiti.” Lilith alzò gli occhi al cielo esasperata. Le ragazze uscirono all’aperto usando la chiave di Mephisto e Lilith rigirandosela tra le dita non poté che pensare a lui. “Senti Lamia…” se la mise in tasca con delicatezza, “Scusa ma non ho tempo di ascoltare le tue turbe…” “Ma…” lo stomaco di Lamia la zittì brontolando. “Oh… Capisco…” la ragazzina guardò la pancia della sorella facendo una smorfia. “Ci si vede…” Lamia guardò l’orizzonte in cerca di qualcuno e si allontanò dalla sorella. “Lamia!” “Che vuoi!?” si voltò strillando seccata, “Mi raccomando!” la guardò truce, “See see…” la donna alzò gli occhi al cielo tornando sui suoi passi. Lilith non faceva altro che raccomandarsi con lei. Sempre e comunque, nonostante le lunghe paternali che da qualche giorno le faceva. Quella sarebbe stata la prima volta in cui le sue labbra avrebbero assaporato il sangue del tributo. Il primo sorso dopo il battesimo era sempre il più rischioso, ma Lamia era un’amante del pericolo. Camminando sul sentiero cercava Yukio con lo sguardo. Sicura che il ragazzo aveva già letto il suo messaggio si avviò verso il dormitorio, per attenderlo al luogo prestabilito.
“Uffa… Ma perché ogni volta che provo a chiedere di Mephisto mi ignorano tutti?” sbuffò Lilith rimasta sola. Calciando un sasso guardò in alto accecandosi col sole. Qualcosa in fondo allo stomaco l’attanagliava. E non era fame. Più pensava all’uomo e più sentiva i sensi di colpa per come si erano lasciati. Poi però si ricordò del tiro mancino che le aveva giocato e le venne voglia di prenderlo a pugni. “Stupido Mephisto…” tartagliò abbassando di scatto la testa e prendendo a marciare di gran lena. “Non si merita la mia preoccupazione.” Pensando ciò percorse il vialetto a grandi falcate coi pugni ben serrati. “Meglio che non si faccia vivo per un bel p…” Quand’ecco una sagoma bianca comparire all’orizzonte. La ragazza sgranando gli occhi non finì neppure il pensiero che cominciò a correre con gli occhi sgranati. “MEPHISTO!” gridò a pieni polmoni facendolo voltare. “Lilith!?” La ragazza si buttò di peso addosso all’uomo aggrappandosi a lui come se fosse un koala. “Lilith..?” Mephisto strinse le braccia attorno a quel corpicino, sbigottito dalla reazione della ragazza. Credeva che dopo quello che era successo ce l’avesse a morte con lui. E lo credeva pure Lilith prima di vederlo sano e salvo passeggiare in giardino. La ragazza non si mosse. Era aggrappata a lui con tutte le sue forze e non dava segno di resa. “Fanciulla?” provò a chiamarla ancora Mephisto. “Tutto bene?” “SEI UNO SCEMO!” “Oh.” “Mi prendi in giro poi sparisci e penso che tu sia morto. Perché non sei venuto subito a cercarmi!?” Biascicò Lilith con la faccia soffocata nell’abito di Mephisto, “Che?” l’uomo fece una faccia lusingata e confusa allo stesso tempo, “Sai…” con gesti delicati se la scollò di dosso lasciandole toccare terra coi piedi, “Non dovresti starmi così vicino...” Lilith alzò la testa guardandolo negli occhi contrariata, “A dirla tutta sto cercando a malincuore di starti lontano…” stringendola ancora per i polsi mollò la presa lentamente guardandola con una punta di malizia. La ragazza si morse un labbro facendo un passo all’indietro. “Almeno per un paio di giorni.” Aggiunse Mephisto deglutendo. “Capisco.” Rispose lei senza distogliere lo sguardo. “Ti posso assicurare che è… Difficile.” Sospirò l’uomo stringendo le labbra. Lilith si lasciò sfuggire un accenno di sorriso. In fondo si sentiva lusingata e desiderata. Poteva bastare per perdonarlo. “Perché mai vorresti starmi lontano?” domandò con velata innocenza, “Oh… Te l’ho già spiegato… Però non temere…” Mephisto le si avvicinò moderando ogni respiro, “Non riuscirò a resistere a lungo di questo passo.” Le accarezzò una ciocca di capelli con delicatezza. “In ogni caso, mi fa sempre piacere parlare con te. La tua compagnia mi è assai gradita, bacio o non bacio.” Mormorò. “Dov’è Amaimon?” alla domanda, l’uomo mise il broncio allontanandosi di scatto con un briciolo di delusione in volto. “Sta bene, puoi stare serena.” Rispose senza entusiasmo. Lilith gioì di quella parvenza di gelosia. “Samael geloso…” ridacchiò la ragazza divertita. Mephisto alzò un sopracciglio incurvando la bocca serrata. “Ringrazia che ho un autocontrollo impeccabile.” Sogghignò lui rispondendo con classe alle provocazioni. “Ti auguro un buon proseguimento di giornata, mia cara…” facendole l’occhiolino si voltò dandole le spalle e Lilith rimase a guardarlo allontanarsi con un’espressione di vittoria. In fondo alla via però, Mephisto tradì se stesso sbirciando verso di lei guardandola avviarsi dalla parte opposta alla sua.
“Eccoti qui.” Yukio in piedi contro la porta del dormitorio accolse Lamia a braccia serrate. “Ho giusto un’ora di pausa…” Teneva il bigliettino nel taschino e sembrava trattenere a stento gli istinti. “Yukio…” sogghignò la donna salendo le scale. “Allora… Che devo fare?” “Assolutamente niente…” gli filò accanto Lamia invitandolo a seguirla, “Vieni…” mormorò suadente. Il ragazzo deglutendo rumorosamente la lasciò fare strada all’interno dell’edificio. “Benvenuto nella mia umile dimora.” Lo accolse sarcastica la donna entrando in camera sua. Yukio titubante si tolse le scarpe entrando e rimase qualche istante sulla soglia a guardare Lamia sedersi sul letto. “Coraggio… Non ti mangio mica…” lo invitò a prendere posto accanto a lei picchiettando il materasso col palmo della mano. “…Non ancora per lo meno…” sogghignò sempre più euforica. Il momento era vicino. Sarebbe riuscita a trattenersi e a bere solo l’indispensabile? Yukio senza dire nulla, si tolse il giaccone posandolo sulla sedia della scrivania e avvicinandosi al letto prese posto allentandosi la cravatta. “Non ti nascondo di essere un po’ in imbarazzo.” Confessò guardando altrove. “Rilassati, oggi non faremo nulla di estremo.” “In che senso oggi?” la guardò aggrottando le sopracciglia, “Chi lo sa? Magari un giorno sarai proprio tu a volerti spingere oltre…” il ragazzo arrossì serrando le labbra. “Lascia perdere…” cambiò rapida argomento Lamia. “Per il momento limitati a seguire le mie istruzioni.” “Hai detto che non avrei dovuto fare niente.” “E questo è vero. Ma non posso procedere finché quel colletto fastidioso ti protegge la fonte…” la donna allungò le mani sfiorandogli il nodo della cravatta, “Ho capito.” Intercettandole le mani, Yukio se la slacciò completamente buttandola da parte e senza permetterle di aiutarlo, proseguì con lo slacciarsi la camicia bottone dopo bottone. Lamia guardava rapita ogni suo movimento leccandosi le labbra. “Così va bene?” chiese teso Yukio scoprendosi fino alle clavicole lasciando che la camicia gli cingesse le scapole. “Perfetto…” Lamia gustò ogni singolo centimetro di quella vista avvicinandosi sempre di più alla pelle giovane del ragazzo. Respirò a pieni polmoni l’odore dolce e invitante che emanava e socchiuse gli occhi in estasi. “So che è stupido chiederlo perché la risposta mi pare ovvia ma… Farà male?” “Un po’. Ma arriverai a farci l’abitudine…” sussurrò lei. “Sei pronto?” gli sfiorò il petto con la punta del naso tracciando un percorso invisibile fino all’incavo della mandibola, “Sono pronto.” Deglutì arrossendo fino alla punta delle orecchie. “Buon appetito.” Sogghignò scoprendo i lunghi canini affilati sfiorandogli la giugulare. 
   
 
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