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Autore: Rubina1970    05/11/2016    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Carissimi tutti, sono in ritardo e mi dispiace molto. Questo è stato un mese difficile: ho dovuto affrontare un lavoro nuovo, non comodo da raggiungere e con un orario più pesante dell'anno scorso, poi c'è stato il terremoto ... Non vi nascondo che per me è stato davvero scioccante, anche in seguito all'orribile spavento della scorsa estate. Stiamo tutti bene, ma qui l'ultima scossa l'ho sentita appena un paio di giorni fa e ancora una volta mi ha terrorizzato (oltre a stancarmi, perché era nel cuore della notte e dovevo andare al lavoro presto).
Ma non sono qui a parlarvi di tristezze, anzi: questo è un capitolo in cui Arthur non piange (- Nooo! - Sì, davvero!)! Per capire il grado di zucchero del capitolo, riflettete sul titolo ...
La fanart è della dolce 
Kika777, che molto generosamente mi ha permesso di usarla.  Dedico il capitolo a lei e a tutti voi, che mi date tanta felicità coi vostri commenti e il vostro affetto. Spero che vi divertirete, io ho adorato questo capitolo! Un grosso abbraccio e a presto ^^


Quella sera, l’assenza di Maria gettò casa Dangering nel caos, ma a spiegare in parte le cose fu … Charles Fenner, che arrivò pallido e trafelato, alle otto, portando notizie inquietanti: Maria gli aveva fatto recapitare una lettera da un corriere, nella quale affermava la sua intenzione di fuggire con Arthur Butman!
Una lettera personale di Maria giungeva anche a Buckingham Palace, e la sovrana la lesse subito (rimanendo impassibile, malgrado il fatto che in cuor suo, si divertì nel leggerla).
Questo era il contenuto delle due missive:

“Maestà,
mi permetto di scriverVi perché penso che Vi sia dovuto, dopo che tanta benevolenza ho ricevuto da Voi. Sto per compiere un passo che probabilmente disapproverete, ma giuro che la mia buona fede è totale, e che mai c’è stata o ci sarà l’intenzione di disonorare.
Io sto per rompere il mio fidanzamento. Vi ero stata indotta con l’inganno dal Signor Fenner, ma Vi prego di perdonarlo, poiché sono sicura che i suoi sentimenti verso di me siano sinceri, e sono stati quelli a spingerlo. Ora, mi sento libera di sposare colui che amo e che mi ama, ma la sua condizione è quella di uomo comune, e pertanto mia zia Lady Dangering non acconsentirà mai alle nozze. Per questo motivo, ci sposeremo in segreto e poi lasceremo subito l’Inghilterra, anche se questo mi costerà il titolo e ogni altro diritto.
Tuttavia, desidero che sappiate che nulla potrà far vacillare la mia fedeltà a Voi. Ora che il mio servizio è finito, e che parto forse per sempre, Vi confermo e Vi prometto il mio amore di suddita fedele.
La Vostra eternamente devota
Maria Daphne Dangering”

“Caro Charles,
non mi hai vista in questi giorni, né mi rivedrai. Ti scrivo perché non sono così vigliacca da lasciarti senza una parola, ma te lo meriteresti, poiché la tua, di parola, è stata insincera. Infatti, avendo saputo che mi hai mentito su una cosa per me sacra come la salute di mia zia, allo scopo di ricattarmi perché ti sposassi, ero stata tentata di non scriverti nemmeno.
Io ti lascio e ti dichiaro libero da qualunque promessa tu mi abbia fatto. Sposa pure chi vorrai e sii felice.
Ti lascio sia per la bugia che mi hai detto, sia (e soprattutto) perché io amo Arthur Butman e sto per fuggire con lui. Stasera stessa, salperemo per l’Australia, e tu non saprai mai più nulla di me. Ti lascio senza rancore, e te lo dimostro chiedendoti perdono: so benissimo che una signora non si fidanza con un uomo per scappare di casa con un altro la settimana dopo. Ma credimi, è meglio così: se ti avessi sposato, ti avrei reso infelice, e il mio unico rimpianto è di aver permesso che si arrivasse a questo punto.
Ti chiedo un ultimo favore: parla tu con mia zia. Dille che le scriverò presto, ma a lei davvero non riesco a scrivere ora. Che non tema per me. Io mi fido di Arthur, che per una volta anche lei si fidi di me!
Addio, signor Fenner. Coi miei auguri di ogni bene
Maria D.”

Questa seconda lettera, ovviamente, chiarì molte cose ma non calmò gli animi. Lady Dangering si precipitò a Scotland Yard a denunciare la scomparsa di sua nipote, accompagnata da Charles Fenner. La lettera di Maria, secondo lei, costituiva solo la prova che “quell’uomo” l’aveva convinta a lasciare la sua casa, ma la dama non credeva affatto che volesse sposarla, e pertanto bisognava controllare le navi in partenza per l’Australia perché, probabilmente, Maria sarebbe stata fatta salire a forza su una di quelle: se non c’era matrimonio, c’era sequestro! Lady Dangering affermava, cioè, che Maria era una ragazza di “sani e virtuosi principi”, che appena avesse capito che sarebbe stata disonorata e non sposata, avrebbe preteso subito di tornare a casa; se si era imbarcata, era di sicuro contro la sua volontà. In ogni caso, bisognava ritrovarla per accertarsi che stesse bene e che le cose stessero proprio come lei diceva, perché chi poteva dire quali fossero davvero le intenzioni di “quell’australiano”? Non si poteva mica permettere che la trascinasse così dall’altra parte del globo, in quella “terra per uomini perduti”!
Ma non fu necessario mettere in moto un imponente schieramento di polizia per le ricerche: ben presto si scoprì su quale nave erano prenotati il signor e la signora Butman. E quella nave era già salpata.
Lady Dangering tornò a casa sotto shock. Poté ottenere solo che si proseguissero le ricerche emettendo un mandato che raggiungesse la nave al suo primo scalo … in Irlanda! Charles, avvilito e umiliato, si separò dalla nobildonna dopo che questa fu salita in carrozza, con la promessa di tornare a farle visita di buon’ora, e a casa sua avrebbero aspettato notizie. Ma quando Lady Constancia entrò in casa, trovò che aveva una visita: il parroco di una chiesa abbastanza distante dalla sua zona era venuto ad informarla di persona delle avvenute nozze tra Maria Daphne Dangering e Arthur Butman!
Il reverendo aveva accolto la preghiera dei due sposi, d’informare la dama per tempo ma non prima di una certa ora. I ragazzi volevano garantirsi il vantaggio di partire prima che qualcuno potesse cercarli, ma Maria non poteva sopportare il pensiero che il suo nome fosse macchiato da certi sospetti e soprattutto che sua zia passasse una notte senza avere sue notizie. Lady Dangering immaginò Maria diretta in Australia su una nave che viaggiava nella notte, oramai sposata, e capì di non poterla fermare più. E non solo: Maria aveva perso il diritto all’eredità. Che cosa avrebbe fermato Elisa e i suoi dal contestare la nomina di Maria a erede universale, dopo un fatto simile?
Così, mentre la polizia cercava Maria e Arthur nella zona portuale, i due ragazzi erano già in viaggio verso il continente … in treno! Il signor Allen aveva procurato i biglietti per la prima nave disponibile quella sera, e tutte le informazioni erano state fatte filtrare accuratamente: la lettera di Maria era studiata apposta per indirizzare le ricerche nella direzione opposta al loro viaggio, poiché loro erano diretti in Italia, da Georgie, come Arthur aveva promesso. L’Australia li avrebbe aspettati!
Fu solo quando il treno si mosse che Arthur si rilassò. La partenza era stata commovente: non immaginava, fino ad allora, quanto gli sarebbe costato lasciare tutte quelle persone … Joy, Dick, Emma e il Conte Wilson avevano partecipato attivamente al suo salvataggio … Brandon, Rory e Becky erano ormai per lui amici coi quali c’era autentico cameratismo, oltre che affetto … il signor Allen era stato il miglior datore di lavoro del mondo, gli aveva permesso tante cose e lo aveva fatto crescere … i Barnes lo avevano coccolato, eppure anche loro avevano contribuito per farlo diventare un giovane uomo in grado di affrontare il mondo … aveva abitato per mesi e mesi a casa del Conte Wilson, lui che non aveva niente in Inghilterra a parte, all’inizio, una malattia e una taglia messa su di lui da Dangering … aveva visto nascere il bimbo di Emma e Dick, ma non lo avrebbe visto crescere … Aveva salutato la giovanissima Catherine in modo particolarmente affettuoso: le aveva detto “sii felice e grazie di tutto”, e aveva dovuto sforzarsi di non piangere nel separarsi da quella fanciulla che era stata innamorata di lui fin da bambina. Alla stazione c’era stata molta fretta, ma ora il ragazzo si rendeva conto che tutta quella gente gli mancava già. “Sono proprio un emigrante,” pensò “costretto a rimpiangere sempre qualcuno dovunque mi trovi, con un pezzo di cuore in ogni continente dove ho vissuto … Se solo fossi come Abel, che vive per viaggiare e non si guarda mai indietro!”
Maria, che come lui aveva già percorso quella linea, si rese conto solo in quel momento della portata del cambiamento nella sua vita: partiva per sempre! Non aveva più una casa in Inghilterra, e avrebbe diviso la sua vita con un uomo che, in effetti, aveva visto per pochi giorni negli ultimi tre anni. Non che dubitasse del futuro: aveva già messo in gioco tutto una volta per salvare Arthur, e ora non temeva di lasciare tutto, e anche di corsa. Se avesse avuto dei dubbi, avrebbe probabilmente accettato lo stesso destino che accettavano tante altre ragazze come lei e si sarebbe legata allo sposo scelto dalla famiglia, e al suo ruolo in fondo sicuro, prevedibile. Col matrimonio combinato, avrebbe conservato ricordi e conoscenze, sarebbe stata comunque una rottura con la sua vita precedente ma molto meno drastica di così. In realtà, però, era turbata. Erano soprattutto la velocità e la segretezza con cui tutto stava succedendo, a sconvolgerla: non aveva neanche salutato, perfino la biancheria che avrebbe portato non era la sua!
Guardavano scorrere i sobborghi della città nel crepuscolo. Arthur capiva che Maria doveva essere tesa, ma non sapeva bene come affrontare il discorso, perché temeva di essere deluso, aspettandosi solo amore ed entusiasmo da lei, mentre magari lei stava cominciando a ripensarci … Anche lui la conosceva poco, negli ultimi anni non si erano visti spesso!
― Tutto a posto? emozionata?
― Sì … Sai, ho un po’ paura di non essere una brava moglie. Io non ho mai stirato, non so cucinare e mi fa paura …
Arthur era un po’ stupito, ma capì che Maria aveva ragione: una ragazza che non si era mai rifatta il letto, che non si era mai dovuta porre nemmeno il problema del prezzo delle cose che voleva, e di sicuro non aveva mai messo in conto il tempo che ci vuole per il bucato o per lavare i piatti, ora diventava la moglie di un contadino …
― Povero amore mio, che fuga d’amore poco romantica! Ti sei sposato uno che non ti può nemmeno garantire una cuoca ma solo una fattoria … e magari tu sognavi una fuga mozzafiato con un avventuriero, un pirata o giù di lì …
― Non mi parlare di pirati, come faceva quel buffone di Charles! No, grazie! Sarò tua moglie e tu mi dovrai insegnare tutto. Mi dispiace per te … ma noi resteremo sempre insieme come una cosa sola, cucina o non cucina!
― Sarai perfetta così! ― Arthur rise e l’abbracciò: ― Ah, tesoro, come vorrei che Charles ti vedesse adesso!
― Haha, sei perfido! Povero Charles, avrà letto la mia lettera a quest’ora …
― Come, gli hai scritto?! Non bastava scrivere a tua zia?
― No, non me la sono sentita di scrivere a lei, però dovevo far arrivare a casa l’idea della nave, in qualche modo. E poi a Charles dovevo dare spiegazioni, non ti pare? Stavo per sposare lui … voglio dire, lui pensava che stessi per sposarlo …
― Maria, senti … Ma se io non fossi potuto venire a prenderti, perché ero in Italia, magari … tu che avresti fatto?
― Te l’ho detto, uno scandalo. Avrei detto di no all’altare, se proprio mi ci avessero trascinato.
― Ma io non lo capisco, perché lui ha voluto spingerti così, non lo sapeva che amavi me? Ora me lo puoi dire, senza paura perché io lo posso accettare: non è che hai avuto una storia con lui, per caso?
Maria spalancò gli occhi, e per un attimo si sentì veramente sconvolta:
― Ma no, che cosa stai dicendo?! E tu mi hai sposato col pensiero che io potevo averti tradito con un altro, e non hai detto niente?!
― No, è che … io sono … sono geloso, scusami! Devi capire, ho avuto giorni per immaginarmi … te con lui, voi due che … E adesso gli hai anche scritto. Non riesco a non chiedermi …
― Io non ti ho tradito!
― Oh, ma certo che no, certo che no! – Arthur era rosso in viso per la vergogna: ― Non volevo, perdonami, è che il pensiero di un altro che ti abbracciava, magari che ti … Niente, lasciamo stare, errore mio.
Maria lo osservò: Arthur era teso in ogni muscolo del corpo, e guardava fuori col viso appoggiato sulla mano, e la mano che in parte gli copriva il viso. Era tremendamente in imbarazzo, ma alla fine non aveva torto, lei si era fidanzata con un altro!
― Non essere geloso … Certo che gli dissi che ti amavo, lui lo sapeva. Non gli ho mai permesso di baciarmi, né di abbracciarmi stretta come tu hai sempre potuto fare. Sei tanto carino, quando sei geloso! ― Maria rise, e Arthur sorrise abbassando gli occhi – Non ho mai amato nessuno che non fossi tu, non potevo lasciarmi baciare da un altro! E tu, sei mai stato innamorato di un’altra?
Arthur non alzò gli occhi, aprì la bocca per parlare e la richiuse. Maria smise di ridere di colpo. Il giovane sposo non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione. Lui non conosceva bene Maria, che cosa si poteva aspettare a dirle la verità? Maria aveva il diritto di chiedere, e lui ormai non poteva fare altro che ammettere, perché per negare era già troppo tardi, e scappare non era possibile! Maria si stava pentendo di quella domanda, e aspettava una risposta che in effetti aveva paura di sentire.
― S-sì. Veramente … non ero corrisposto, però. E non gliel’ho nemmeno dichiarato. – Arthur pregò che Maria si accontentasse, ma sbagliava: Maria voleva vedere il fondo, anche se un po’ le faceva male.
― E … chi era? una ragazza australiana, una tua amica?
― Maria, per l’amor del Cielo … ― Arthur si alzò dal posto accanto a lei e le si sedette di fronte, le prese le mani sul tavolino tra di loro e la guardò negli occhi, ma non riuscì a sostenere quello sguardo chiaro: ― Lei era … era … ecco … ufff! era Georgie! Ma credeva di essere mia sorella, all’epoca.
Georgie?! Oh, mio Dio …
― Maria, ma che importa ormai? Sono passati anni da allora …
― Ma vivevate insieme. La conoscevi perfettamente, c’era una grande confidenza, no? Lei ti è stata più vicino di me. Ed è così bella …
― Tu … tu mi piaci da morire, Maria Butman! Tu! Lei mi conosceva abbastanza poco, invece, perché non conosceva la fiamma che ho dentro, non le interessava e si considerava mia sorella. Nessuna mi è mai stata vicina come te. Voglio bene a mia sorella, e basta. Georgie non mi ha mai guardato come mi guardi tu. Ho scoperto l’amore con te. Sono rinato con te, quella notte che mi hai salvato. Tu mi desti un bacio, te lo ricordi? Dimmi, te lo ricordi? – si alzò di nuovo e tornò a sedersi vicino a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle.
― Sì … davvero ti piaccio così tanto?
― Io ti ho appena sposato, come puoi avere dei dubbi?! Quello fu il mio primo bacio. Un bacino come quello per me è stato un pensiero sconvolgente per mesi! e tu sei bellissima! – Arthur sorrise abbracciandola: ― Un minuto fa ero io a morire di gelosia per Charles, non ti ricordi? Ah, sono pazzo di te!
La baciò a lungo nel loro scompartimento privato, con una passione che Maria ricambiava, infine si alzarono e uscirono per la cena.
Qualche ora dopo, Arthur si accertò che Maria avesse tutto l’occorrente per la notte. Bastava la parola “notte” a fargli venire il batticuore, mentre la giovane sposa non entrava in argomento ma lo guardava con occhi che brillavano, e ogni tanto intercalava la conversazione (dolcissima) con una risatina nervosa. Infine, lo sposo entrò nello scompartimento letto, trovando Maria già distesa nel letto di sotto, com’era logico. La sua sposa si era cambiata mentre lui era fuori, e lui decise che si sarebbe cambiato dopo, quando fosse stato più tranquillo, perché in quel momento era in uno stato di agitazione notevole e non aveva ancora nessuna confidenza con lei. Allora, capì che era il momento di rompere il ghiaccio e chiuse la porta col catenaccio …
― Sei a posto, il letto va bene?
― Sì, Arthur, grazie … ― Maria non lasciava trapelare la sua emozione, ma non poteva non essere un po’ tesa, e fin lì Arthur ci arrivava.
Tolta la cravatta, si sbottonò tre bottoni della camicia, mise il suo pigiama sul letto di sopra e si chinò su Maria, che era coperta dal lenzuolo quasi fino alle spalle.
― Mi posso sedere?
― Sì, certo.
― Maria … hai paura, vero?
― Sì … un po’.
― Ma ci sono io! Fidati di me, questo è il momento di essere felici … ― Maria si tirò più su sul letto (per sedersi, lo spazio era troppo basso), e Arthur poté vedere la parte superiore di una camicia da notte a maniche corte, con dei bei ricami e una consistenza che le permetteva di adagiarsi sulle forme della ragazza. Maria era bella! Oh, come gli piaceva!
― Io mi fido di te …
Maria era reduce da una rivoluzione nella sua vita, e ora era stanca, soprattutto agitata per tutte quelle novità. Ma la giovinezza le dava la spavalderia di accettare ogni cosa con curiosità, l’amore la sosteneva, e ora affidarsi a lui la faceva sentire sollevata.
― Brava: vedrai, come sarà bello stare insieme come fanno gli sposi. Però, certo che averti qui, finalmente, non sembra vero! Ti amo tanto che non mi sembra vero … ― Le accarezzò una guancia.
Maria prese la sua mano e tornò a distendersi, sempre tenendo la mano di Arthur e poi spostandola sul proprio collo, verso la scollatura. Arthur si chinò su di lei per baciarla delicatamente. Con una mano, Maria gli accarezzava i capelli mossi e morbidi, sulla nuca, mentre continuavano a baciarsi, poi gli disse:
― Ma così sarai scomodissimo … ― e si schiacciò contro la parete dello scompartimento, sollevando le coperte per invitarlo. Così, si scoprì il busto e un fianco, e il cuore di Arthur, che già batteva forte, fece una capriola.
― Bisogna che mi tolga i vestiti … per mettermi nelle lenzuola …
― Sì …
Maria tratteneva il fiato: il suo sogno proibito di sempre finalmente si rivelava a lei … quelle spalle larghe, quella corporatura slanciata e perfetta, la trepidazione con cui la guardava! Sì, il suo amore era un uomo di carne e pensieri, sentimenti e vita, da stringere forte per sempre! Gli tese le braccia, come pensava che non avrebbe mai fatto (una signora vittoriana non si comportava così), socchiudendo gli occhi e sussurrando “Sei bello …”.
Quell’invito spazzò via ogni titubanza del ragazzo, che si tuffò in quell’abbraccio con un gemito felice. Subito, Arthur sentì sotto di sé il corpo morbido di Maria, che si era già scaldato tra le lenzuola, e non poté fare a meno di stringerselo addosso, e questo lo fece sentire come non si era mai sentito in vita sua: eccitato, forte e virile.
La sua dolcezza innata trovò la strada del silenzio per esprimere il suo desiderio: Arthur guardò Maria negli occhi, dopo averla baciata con passione, poi abbassò lo sguardo sul resto di lei accompagnandolo con una carezza. La mano di Arthur scese dal collo e si allargò superando la clavicola e il suo piccolo incavo delicato, poi scese ancora lungo il braccio con le dita, arrivando sotto il seno, dove si fermò e si aprì per raccoglierlo dolcemente. Mai la sua mano era arrivata fin lì. Arthur rimase puntellato su di un gomito per assaporare l’emozione che gli dava quel contatto così morbido, mentre rubava con gli occhi ogni riflesso del raso cercando d’immaginare quello che c’era sotto.
Maria guardava la mano di Arthur, e la trovava grande e calda, sicura. Poi, invece, sul suo viso leggeva la sua timidezza, la passione trattenuta, e lo amava ancora di più. Così, il capezzolo s’indurì mostrandosi liberamente attraverso il tessuto. Arthur credette di sognare. Quasi per accertarsi che non fosse un sogno, trovò il coraggio:
― Amore mio, ti prego: spogliati … ― Era un sussurro, detto con quella voce che in tre anni e mezzo era cambiata, diventando quella profonda di un uomo.
Finalmente poté ammirare la sua Maria, coi suoi seni abbondanti, il suo ombelico, i fianchi, tutto quello che lui aveva immaginato tante volte, ma ora era tutto vero e molto più invitante!
― Oddio … quanto sei bella! – cercava di non ansimare ma era una battaglia persa, mentre anche lui rimaneva senza più niente addosso.
Maria abbozzò un sorriso, con le guance rosse, fissando gli occhi nei suoi, prima di osare guardarlo tutto.
Un attimo dopo, Maria lo guardava e sorrideva con vera felicità. Un attimo dopo ancora, Arthur la baciava con slancio e lei sospirava con gli occhi chiusi, perdendosi sempre di più in quel piacere. Poco dopo, era lei a baciarlo, sul viso, sul petto, nel quale il cuore di Arthur batteva come se dovesse alimentare il treno che li portava lontano.
Il treno li portava lontano, e la loro passione faceva altrettanto. Ormai non si vergognavano e non si fermavano, ma anzi volevano sempre di più. Solo un barlume di volontà cosciente li spingeva a non gemere troppo forte, a non gridare al mondo la loro felicità. Invece, a tratti e col respiro spezzato, si bisbigliavano ancora il loro amore e i loro brividi:
― Sei tra le mie braccia! … Io non l’avevo mai fatto …
― Davvero?
― Davvero! Mi sono mantenuto … per te.
Maria pensò che lui era come lei, inesperto ed emozionato, ma aveva dovuto “fare l’uomo”, doveva essere stato difficile! E aveva fedelmente aspettato quel momento: lo amava ancora di più per questo, e lo strinse più forte mentre scopriva un piacere nuovo.
― E adesso sei … la mia donna …
― Lo sono sempre stata! … Non ho mai amato … che te!
― Ah … sono troppo felice!
Il treno correva nella notte, sotto la luna. Al suo interno, in uno scompartimento di prima classe in penombra, Arthur e Maria si amavano con tutte le loro forze. Nella notte francese, in un piccolo spazio adatto ad una sola persona, il loro amore esplodeva segretamente, e quando finalmente quella giornata finì, il movimento prodotto dalla corsa sulla ferrovia sembrò cullarli. Si lasciarono andare al sonno vicini e sorridenti, sentendosi diversi da prima, un uomo e una donna, marito e moglie. Una cosa sola.
L’indomani, brillava il sole sulla Francia. I due sposi novelli si svegliarono e da quel momento per loro fu una festa. Ridevano di pura felicità per il fatto di essere insieme, sposati, in viaggio verso il loro futuro. Fecero colazione nel loro piccolo spazio privato e meraviglioso. Era un po’ seccante doversi comportare come due tranquilli viaggiatori, anziché come due sposi padroni di casa, per quelle convenzioni alle quali è difficile sfuggire. Più che altro per pudore, infatti, decisero di alzarsi e permettere al personale di sistemare lo scompartimento per gli usi diurni. Così, Arthur si fece la barba, sorridendo a Maria che lo guardava divertita nello specchio. Maria si acconciò i capelli e tutti e due si vestirono con indolenza.

 

Poi, si sedettero davanti al loro finestrino e lasciarono trascorrere le ore, guardando campagne e città, guardandosi negli occhi, facendo progetti. Passeggiarono nel corridoio per un po’, pranzarono e decisero di fare come i mediterranei: dissero di voler riposare e chiesero che i letti fossero preparati di nuovo. Così, finalmente …
― Ecco, siamo da soli, era ora … Baciami, marito mio! – Maria sorrideva con un’espressione molto invitante, mentre Arthur si affrettava a chiudere col chiavistello.
― Sì, subito, signora Butman! – Come gli piaceva poterlo dire! E come gli piacevano le labbra e i sospiri di Maria!
Frettolosamente, le slacciò il vestito, e Maria gli sfilò la giacca e la cravatta. Con una mano, Arthur si precipitò a chiudere la tendina dorata del finestrino (potevano entrare in una stazione, e sarebbe stato terribile essere visti!), e la luce del giorno continuò a filtrare con discrezione. Una lama di sole a lato della cortina giocava coi loro volti e i loro corpi, rendendo tutto ancora più magico per i due innamorati. Anche per questo, forse, a tutti e due sembrò tutto diverso dalla notte precedente. Il viso di Maria sapeva di cipria, e Arthur dovette combattere con la complicata corsetteria dell’epoca. Si mordeva il labbro inferiore mentre le slacciava sul davanti il nastro del busto color panna:
― Queste cose le hanno inventate per far aspettare gli uomini, vero? Maledetti …
― Ahah, veramente sì! Hai fretta, amore?
― Sì … Colpa tua, sei troppo sexy …
― Bene, così mi desidererai di più!
Maria gli infilò le mani sotto la camicia, e allora Arthur perse davvero la testa: le dita della ragazza sui fianchi e sul torace gli provocavano un dolce solletico stuzzicante e lo obbligavano a gemere, mentre tutte le esitazioni della notte prima non erano che un ricordo. Il busto finalmente venne via, e Maria frenò il suo sposo appena in tempo per evitare che si strappasse via la camicia con tutti i bottoni! Il resto degli abiti … seguì alla rinfusa, e i due giovani si buttarono di nuovo sul letto inferiore: quello scompartimento era diventato un’alcova nonostante le dimensioni inadeguate. Arthur fece in modo di aderire più che poteva alla pelle di Maria, che intanto gli si aggrappava alla schiena baciandogli il collo. Il suo sposo era fremente e bello, e lei si sentiva dentro qualche cosa di nuovo, di violento, che la mordeva e la spingeva, e questa forza aumentava con le parole di passione che Arthur le sussurrava con voce roca:
― Maria, baciami … così, baciami ancora! Sapessi quanto l’ho sognato … Ah, ti voglio!
― Allora stringimi … Sono qui, tutta per te! … Ma che cosa mi hai fatto …? Mi hai stregata …
Il giovane si puntellò un momento sul letto per guardare la sua amata sotto di sé: il raggio di sole accarezzava la pelle chiara di Maria, e si muoveva mentre lei ansimava, seguendo così le rotondità del suo corpo; poi, risalendo fino al viso (la bellezza di quelle labbra, aperte per cercare aria!), illuminava la sua guancia arrossata, per risplendere azzurro in una delle sue iridi. Più in basso, Arthur sentiva la propria virilità spingere contro una coscia di Maria, e questa sensazione lo inebriava:
― Volevi che ti desiderassi di più: ti basta, così? Mi fai impazzire, amore!
Maria sorrise trionfante, poi lasciò che i baci e le carezze facessero la loro danza nuziale un’altra volta, sentì corpo e mente esplodere di piacere un’altra volta, e raccolse con felicità i sussulti e l’abbandono di Arthur.
Egli rimase disteso su di lei, con gli occhi chiusi, ad assaporare quel momento perfetto mentre il respiro tornava normale, e il dorato pomeriggio di settembre li avvolgeva. Poi, sollevò lo sguardo sulla sua Maria, che ora gli appariva rilassata e più bella che mai:
― A ripensarci, sai … devo dire che sono più contento così: è meglio che Charles non possa vederci …
― Ma come ti viene in mente!? – risero di gusto tutti e due, ancora languidamente allacciati.
― Adoro farti ridere! No, sul serio, è così bello! Stare così, qui con te, amarti così … è troppo bello. Come se non esistesse nient’altro al mondo …
― La nostra felicità è nostra. E noi ci apparteniamo.
  
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