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Autore: Diotima_    06/11/2016    4 recensioni
La vita dei Titans non è più la stessa.
Ma loro non lo sanno.
Vivono in un universo parallelo. Realtà e fantasia si intrecciano.
Persone comuni o supereroi?
Riusciranno a capire chi sono, effettivamente?
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’IMPREVEDIBILITÀ DEL DESTINO
 
La prima cosa che fa è abbracciarmi.
Mi lascia senza parole, spiazzata.
Non ricordo di essere stata mai abbracciata in questo modo da mia madre. Siamo legate, certo, ma non ci sbilanciamo in dimostrazioni d’affetto.
La spingo delicatamente indietro e le rivolgo uno sguardo confuso.
Il suo gesto non mi smuoverà dalla mia decisione. Devo sapere.
 
-Mamma, per favore. Con chi stavi parlando? Cosa mi sta succedendo?-
 
Si passa una mano tra i lunghi capelli neri, così simili ai miei. Si guarda un po’ intorno e poi mi indica la poltrona del salotto.
Sospirando mi siedo, lasciandomi andare lentamente, facendo imprimere la mia forma sulla morbida spugna, senza distogliere lo sguardo da mia madre.
 
-Devi sapere che tuo padre è un uomo molto pericoloso, ho paura per questo. Lui… lui è evaso di prigione e sta venendo a prenderti. Ecco perché sono preoccupata. Ecco perché devi stare chiusa qui. Non voglio che ti faccia del male mentre stai andando all’università o altro. Non te l’ho detto prima perché non volevo scioccarti, tutto qui.-
 
Le sue mani tremano ed è molto nervosa.
Quindi dovrei rinchiudermi in casa per colpa di mio padre? Non mi convince assolutamente. Le faccio un’altra domanda.
 
-E che ruolo hanno i miei ricordi?-
 
Incrocio le braccia al petto e la guardo in tralice.
 
-Beh… non voglio che ricordi il periodo trascorso con quel mostro. Ora sei felice, giusto? Perché rovinarti la vita per un essere così crudele?-
 
Ma cosa può aver mai fatto? Sono più confusa di prima.
La vita me la sta già rovinando, visto che non posso più uscire di casa.
 
-Mamma perché non ricordo nulla? Forse penserai che è meglio così. Ma per me non lo è. Mi sento come se un pezzo importantissimo della mia esistenza mi fosse stato strappato via.-
 
Sento appannarsi la vista, ma non posso piangere, io non piango mai. O almeno da quel poco che ricordo.
Le mi si avvicina e mi riabbraccia.
 
-Quando riacciufferanno tuo padre ti spiegherò tutto, promesso. Ora però dammi retta, stai qui. Sarai al sicuro, due agenti di polizia in borghese sono piantonati qui fuori.-
 
Scioglie l’abbraccio e la sua espressione è molto più ferma rispetto a quella di pochi secondi fa.
Mi affaccio alla finestra e noto un camion nero parcheggiato vicino la porta d’ingresso. Devono essere gli agenti. Però, che velocità.
Il mio sesto senso mi dice che qualcosa non va e che mia madre non sta raccontando la verità.
Ma che ci posso fare?
 
-E con le lezioni come faccio? Non posso bloccare la mia vita per lui. devo studiare, l’anno accademico è appena iniziato, devo comprare i libri.-
 
Mia madre mi sorride, soddisfatta. Mi sono arresa e lei l’ha capito.
 
-Te li compro io, per le lezioni… potresti chiedere ad una tua amica di passarti gli appunti. Oppure potresti trovarli su internet.-
 
Meglio la seconda. Sono un po’ a corto di amici.
Ma ho mai avuto un amico? Vorrei tanto ricordarlo.
 
 
I giorni a casa sono tutti uguali. Qualche libro l’ho recuperato ma mi manca andare in biblioteca.
E poi mia madre ogni giorno che passa è sempre più in agitazione.
Mi chiedo che senso abbia stare qui. Mio padre sa dove abito. Quindi potrebbe raggiungerci da un giorno all’altro.
Forse è nervosa per questo.
E se…
No, non posso farlo, non posso scappare. Ma la mia sicurezza viene prima di tutto, giusto?
Se trovassi un posticino dove stare, lontano da qui e non dicessi nulla a mia madre per non coinvolgerla?
Ci starebbe malissimo, lo so. Ma sarei al sicuro.
C’è solo un problema.
Gli agenti.
Devo elaborare un piano per fuggire via.
Potrei utilizzare la porta sul retro e scavalcare il cancello.
Vorrei avere il potere del teletrasporto.
 
Andrò via di notte.
Lascerò un biglietto a mia madre in cui le dirò di non preoccuparsi…
 
 
 
Preparo il mio zaino, ci metto qualche libro, felpe e jeans.
Esco dalla mia camera.
Con calma, senza fare alcun rumore, mi reco in cucina.
La luce della luna filtra attraverso le persiane, creando affascinanti giochi luminosi. Ma non posso stare lì a guardarli.
Poggio un foglietto sul tavolo, apro piano la porta secondaria, tanto quanto basta per far scivolare fuori il mio esile corpo.
L’aria frizzantina di Ottobre mi raggiunge fin dentro le ossa.
Non ho ancora pensato dove passare la notte.
Oltrepasso l’inferriata e arrivo con un tonfo dall’altra parte. Forse un tonfo un po’ troppo rumoroso.
Due fari si accendono, accecandomi per un attimo.
Si sono accorti della mia fuga!
Corro a più non posso, con il furgone nero alle calcagna.
La strada è buia e desolata, mi prenderanno.
Poi d’improvviso vedo un piccolo vialetto alla mia sinistra. Non ci passerà mai quel bestione.
Svolto e anche se la fatica inizia a farsi sentire, la mia voglia di libertà è più forte.
Eccola lì, la fine della stradina.
Ma proprio mentre sto per uscire, cado.
Sento l’asfalto durissimo sbattere contro le mie gambe.
Qualcosa proveniente dalla direzione opposta alla mia, mi è finita addosso o meglio, io sono finita contro qualcosa.
Alzo lo sguardo e un ragazzo è in piedi di fronte a me.
La fioca luce dei lampioni lo illumina dalle spalle in giù, non riesco a scorgere il suo viso.
È uno di loro?
Cerco di rimettermi in piedi ma la caviglia mi fa malissimo.
L’individuo mi tende la mano.
 
-Ma sei una ragazza? Dove vai a quest’ora di notte, da sola?-
 
Però, perspicace il ragazzo. No, non è sicuramente un agente.
Guardo quella mano protesa verso di me.
È uguale, identica a quella che mi appare in sogno.
Solo che ovviamente non è verde.
Che stupida, una mano verde. Ma come faccio a sognare cose del genere?
 
-Certo che sono una ragazza! Che domande! Ce la faccio da sola.-
 
Zoppicante mi alzo.
Ora riesco a malapena a guardarlo negli occhi, mi sorride.
Qualcosa nel suo viso mi disturba, la testa inizia a girarmi sempre di più.
Sto per cadere, ma lui è più veloce.
Sento le sue braccia che mi prendono e mi sollevano da terra.
È una sensazione così familiare.
Il suo profumo.
Mi sento a casa. Qualcosa mi dice che posso fidarmi di lui.
Uno sconosciuto.
 
-Ti porto da Cindy e Flynn. Sono due bravissimi infermieri.-
 
Il mal di testa è troppo forte, non riesco nemmeno a parlare. Odio essere così vulnerabile.
 
Dieci minuti dopo arriviamo in una piccola casetta, soffitti bianchi, pareti giallo zafferanno. Il mobilio è classicheggiante, un piccolo divanetto rosso in pelle mi aspetta.
Il ragazzo mi poggia lì, con molta delicatezza.
Non vedo nessuna Cindy e nessun Flynn, sento il panico assalirmi.
 
-Tranquilla, stanno arrivando.-
 
Finalmente per la prima volta inchiodo, per bene, i miei occhi ai suoi.
Sono azzurri, ma non quell’azzurro freddo e distaccato.
È un azzurro caldo, avvolgente, liquido.
Sono letteralmente travolta dal suo sguardo.
Inclina la testa ad un lato, allontanandosi un po’ e un lieve rossore inizia ad affacciarsi sulle sue guance.
Forse sto arrossendo anche io, ma non mi importa. Voglio arrivare fino in fondo ai suoi occhi.
Mi stanno chiamando, so che c’è qualcosa per me, so che quel verd… aspetta un attimo, sono azzurri, non verdi!
Ho un problema con questo colore.
 
-N… non guardarmi così. Mi metti in imbarazzo…-
 
L’ho spaventato. Brava Rachel, complimenti. Un altro che ha paura di te. Sto per alzarmi, quando lui riprende a sorridermi e con la mano sinistra si gratta la nuca.
 
-Cioè… so di essere bello. Ma sono anche un po’ timido.-
 
Sospiro sonoramente, rivolgendogli uno sguardo corrucciato.
 
-Non sei per niente divertente.-
 
Dentro di me sorrido. Lui è diverso.
 
-Certo che sei buffa.-
 
-E tu sei strano. Hai sempre avuto gli occhi di quel colore?-
 
Mi accorgo di aver parlato troppo, porto una mano alla bocca, maledicendomi mentalmente.
Lui mi guarda un po’ turbato.
 
-Ma che domande fai?-
 
Faccio spallucce, gli rispondo, cercando di far risultare la mia voce il più atona possibile.
 
-Non che le tue siano migliori: “Ma sei una ragazza?”. Mi sembra abbastanza senza senso.-
 
Di solito la reazione a questa intonazione vocale è sempre la stessa: se ne vanno.
Ma lui no. Anzi si avvicina.
Si siede sul divano, accanto a me e si lascia andare. Poggia la testa sullo schienale e chiude gli occhi.
 
-In questo mondo niente è sicuro. Avevo un amico, ma lo hanno rapito e io non ho potuto impedirlo. Sono spariti nel nulla, capisci? Il mio unico amico. Non che avesse una bella parlantina…-
 
-Per quello ci sei tu…-
 
Ridacchia, senza smuoversi dalla sua posizione.
 
-Esatto. Mi ero affezionato. Anche se conoscevo solo il suo nome.
A proposito! Non ci siamo presentati!-
 
Scatta in piedi e io mi stupisco. Non si lascia abbattere da niente e non lascia il tempo di dirgli niente.
Allunga la mano, il suo viso si apre in un sorriso, ha dei canini veramente affilati… non è un vampiro, vero?
 
-Garfield Mark Logan!-
 
Doppio nome! Gli sta bene. Scuoto il capo e ricambio il gesto.
 
-Rachel Roth.-
 
Nell’esatto istante in cui le nostre mani si stringono, una scarica elettrica mi attraversa e molliamo la presa. A quanto pare ha avuto lo stesso effetto su di lui.
Ma non abbiamo il tempo di reagire, due signori sulla sessantina entrano in casa discutendo.
 
-Ti avevo detto di lasciar perdere!-
 
-Ormai è andata così Cindy, basta. Ma ehi! Chi hai portato qui?-
 
Mi sento terribilmente osservata, mi faccio piccola piccola sul divano.
Garfield prende la parola, salvandomi (ancora una volta) da questa situazione.
 
-Ehm… lei è Rachel. Era tutta sola, vagava senza una meta ed era ferita.-
 
Sentendo ciò la donna assume un’espressione preoccupata e mi si avvicina, facendo svolazzare il suo vestito a fiori.
 
-E ora come ti senti, cara?-
 
Resto un po’ interdetta, non sono abituata a tanta gentilezza.
 
-Meglio, signora, grazie.-
 
Cindy tira un sospiro di sollievo e muove leggermente la testa.
 
-Flynn non credi anche tu che sia strano?-
 
Strano? Cosa è strano?
L’uomo si appresta a quella che credo sia sua moglie, mettendole le mani sulle spalle.
 
-Qualche tempo fa abbiamo trovato qui fuori Garfield che delirava ed era messo piuttosto male, lui non ricorda niente di ciò che è stato prima di quel giorno, tranne il suo nome.-
 
Guardo quel ragazzo scettica. A quanto pare abbiamo più cose in comune di quanto pensassi.
Lui si stringe nelle spalle, non abbandonando il suo sorriso. Ma come fa? Rispondo distrattamente.
 
-Sì, so il suo nome. Mi si è presentato urlando: “Garfield Mark Logan”!-
 
La sua espressione cambia, si avvicina, forse troppo. Istintivamente indietreggio.
 
-Ripetilo. Il mio nome.-
 
Resto senza parole, perché vuole che lo ripeta?
 
-Ma sei impazzito?-
 
In un attimo riprende la ragione, mette una mano sulla fronte e si allontana.
 
-Scu… scusa. Non so cosa mi sia preso. È come se avessi già sentito la tua voce, nella mia testa.-
 
Preferiamo chiudere la faccenda qui.
 
Dopo aver saputo di essere a stomaco vuoto, Cindy decide di prepararmi una cena di mezzanotte: bistecca.
Il biondino non mangia.
Dopo cena mi avvicino a lui, in disparte.
 
-Perché non mangi?-
 
Non mi ha vista arrivare e quando sente la mia voce un po’ sussulta.
 
-Beh, è una storia lunga. Non posso mangiare carne…-
 
Non che io sia estremamente curiosa, ma lui ha qualcosa…
 
-Perché?-
 
Mi guarda abbastanza divertito.
 
-Ma non ero io quello che faceva troppe domande?-
 
Alzo le spalle, fingendo indifferenza.
 
-Non so nemmeno perché te lo sto dicendo… diventoverdequandolamangio.-
 
L’ultima frase la dice tutta d’un fiato. E mi colpisce nuovamente quel colore. Diventa verde?
 
-Eh? Se mi stai prendendo in giro, non è divertente.-
 
Vedo la sua faccia delusa. Forse ha detto la verità…
Cindy si avvicina a noi, con due tazze di caffèlatte.
 
-Come state ragazzi?-
-Abbastanza bene, grazie mille.-
 
Garfield le fa l’occhiolino.
 
-In piedi.-
 
La donna scoppia in una risata fragorosa.
 
-Buona questa!-
 
Lui mi viene vicinissimo, sussurrandomi una frase.
 
-Visto? Lei mi trova divertente.-
 
Alzo gli occhi al cielo, non scomponendomi troppo, gli rispondo con voce priva di ogni emozione.
 
-Statisticamente parlando, a qualcuno deve pur succedere, prima o poi.-
 
Ci voltiamo di scatto, una fortissima sensazione di déjà vu mi da la nausea.
Anche Garfield è scosso.
 
-Io, è come se avessi già vissuto questa scena…-
 
Porto le mani al viso e sprofondo sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Mi scosto un ciuffo dagli occhi e alzo il viso per osservare quel ragazzo strano…
Lui mi fissa, un po’ confuso.
 
-Cosa è quella cicatrice che hai sulla fronte?-
 
Incredibile. Riesce a cambiare discorso da un secondo all’altro.
Non ho nessuna voglia di parlare della mia cicatrice.
Sbuffo, ma lui sembra ipnotizzato. Barcolla verso di me con l’indice proteso.
Senza che me ne renda conto mi è a pochi millimetri e con un semplice gesto poggia il dito sul mio segno rosso.
Nuovamente una scarica elettrica mi percorre dalla testa ai piedi, ma questa volta è molto più scombussolante.
Sconvolge i miei ricordi, le mie idee, chiudo gli occhi, incapace di sostenere tutte queste emozioni.
Vedo quattro figure avvolte dalla nebbia. Una torre a forma di T. Dei capelli rossi, fucsia, Starfire! Un mantello nero, dei congegni azzurri… Robin e Cyborg!
Quella mano verde, ora riesco a vederne il viso… Gar!
Riapro gli occhi, annaspando.
Lui si stacca dalla mia fronte, sta tremando, il suo corpo è percorso da brividi.
Poi si blocca.
L’espressione preoccupata lascia il posto ad un sorriso, il suo meraviglioso sorriso.
Mi mordo il labbro inferiore, stringendo tra le mani il tessuto del divano.
 
-Gar…-
 
Lui inclina la testa in quel modo così familiare…
 
-Rae Rae!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nota di un’autrice che si sente male per il ritardo enorme: mi dispiace!! Ma son dovuta partire improvvisamente per Roma-caput mundi e non ho portato con me i mezzi necessari. Ora sono tornata. Spero solo ne sia valsa la pena aspettare tanto!
Che mi dite? BBRae!
Vi è piaciuto il modo in cui si sono incontrati?
Fatemi sapere. E perdonatemi! Spero di non avervi deluso.
Molto probabilmente il prossimo sarà l’ultimo capitolo. Siete pronti per la battaglia?
A prestissimo!
  
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