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Autore: _Charlie_    07/11/2016    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 30:

 

Finché morte non vi separi

 

 

Caro Nessuno,

perdona la mia assenza, ma ho trascorso dei mesi a dir poco terribili.
Hazelle è tornata in città, sai? All'inizio, credevo che il viaggio in Europa l'avesse cambiata... però, come al solito, mi sbagliavo. È peggiorata tantissimo. La brama di sangue l'ha condotta alla distruzione, spingendola su una via dalla quale non ha più fatto ritorno. Si è trasformata in un demone.
Cassandra, un nuovo elemento della Congrega, ha preso la decisione di trasferirla in un hotel poco distante dal centro della città e, insieme a Bartek e Taissa, va a farle visita ogni pomeriggio.
Penso che Hazelle mi odi. Non scorderò mai la violenza del nostro combattimento... quel gelido tappeto di neve sarebbe divenuto la mia tomba se Beckah, Darren e gli altri non mi avessero salvata. Colpiva con il solo ed unico intento di uccidere. Non so in che modo io sia riuscita a sopravvivere, a tenerle testa... eppure mi trovo qui, nella mia camera, pronta per il grande giorno di zia Sarah e Frank. A proposito! Sono così sollevata per il fatto che il nostro rapporto sia tornato quello di una volta! Forse siamo persino riusciti a migliorarlo un po'!
Nulla dovrà rovinare il matrimonio. Con l'aiuto di Samantha, si sono impegnati tantissimo: le decorazioni, gli abiti delle damigelle... sarà un evento difficile da dimenticare!
Però, nonostante i vari screzi, mi aspetto di vedere anche Darren.
Non ho più avuto modo di parlare con lui: mi riattacca il telefono in faccia e cambia strada tutte le volte che mi incontra. Gli ho quindi inviato un messaggio, scrivendogli che la ferita al petto è guarita, ma se n'è infischiato altamente!
Dovrei ignorarlo come dice Beckah? Probabilmente è l'unica scelta che mi rimane.
Ti aggiornerò in seguito se mi dovesse capitare dell'altro.

Un abbraccio forte.

A presto.

Tua, Arya.

Illuminate dai primi raggi solari, le pagine del diario le ricambiarono un quieto saluto – tornando in seguito ad ammutolirsi, serrate, sopra la scrivania della stanza.
Arya tese indietro le braccia e si stiracchiò: l'abito che avrebbe dovuto indossare l'attendeva all'interno dell'armadio, insieme alle scarpe e ai vari accessori che Samantha avrebbe tanto voluto vederle sulle orecchie o intorno al collo.
Era un fresco mattino di Marzo, uno di quelli in cui l'atmosfera in città è alleggerita dal canto degli uccelli e l'aria primaverile, allegra, si diffonde ovunque – persino attorno a quei signori tutti d'un pezzo che non vengono mai colti da un sorriso improvviso, innocente.
Allo stesso modo della sua padroncina, il Signor Cavaliere sembrava non riuscire più a contenere l'emozione: saltellava da una parte all'altra, soffermandosi di tanto in tanto a fiutare degli odori sconosciuti. Arya lo prese in braccio e gli baciò il musetto: « vuoi venire anche tu? Basterà rimediare un papillon e tutte le invitate ti cadranno ai piedi! »
Il coniglio allora iniziò ad agitarsi e, subito, scivolò dalle sue mani – non era mai stato un grande amante delle coccole. Arya gli indirizzò una smorfia, andandosi poi a preparare.
Sotto al getto dell'acqua bollente, si lasciò attraversare da innumerevoli immagini appartenenti all'infanzia: Sarah era stata lì in ogni momento, come una madre, come una zia e anche come un'amica. Tempo addietro, nonostante gli assurdi orari di lavoro, era sempre stata solita sacrificarsi, andandola a riprendere a scuola, al corso di fotografia e, in alcuni casi, persino al cinema francese.
Si erano supportate a vicenda – nei momenti di gioia e anche nei momenti in cui Sarah veniva mollata da qualsiasi uomo frequentasse. Era per questo motivo che Arya non aveva stabilito da subito un ottimo rapporto con Frank: era convintissima, ai tempi, che quest'ultimo l'avrebbe lasciata, che non avrebbe fatto altro che spezzarle il cuore per l'ennesima volta.
Alla fine, però, ella si dovette ricredere. Frank era la persona giusta, anzi... la persona perfetta! Forse l'unica sul pianeta in grado di poter sopportare tutti i capricci e le continue gelosie di Sarah.
La ragazza si lasciò scappare un sorriso.
Il giorno era arrivato: la fine di un percorso e l'inizio di uno nuovo, migliore.
Toc-toc.
« Sì? »
« Arya, c'è una persona che ti sta aspettando! » Esclamò Samantha, dietro alla porta.
« Come? » Arya s'infilò l'accappatoio, avvolse i capelli in un turbante di asciugamani e fece scattare la serratura: « wow, ma sei già pronta! »
Samantha fece un giro su se stessa, soddisfatta del trucco e del lavoro che il parrucchiere a domicilio le aveva fatto. Indossava un abito bordeaux, dal corpetto stretto e la gonna a campana.
« Il vestito da damigella sta meglio a te, comunque » ammise Arya, in un sussurro.
« Ma non dire scemenze! » Samantha le diede un colpetto alla spalla: « dai, sbrigati! C'è questa... donna che ti sta aspettando all'ingresso ».
Udendo quelle parole, Arya ebbe un sussulto: l'unica donna che le veniva in mente era Hazelle. Che diamine era venuta a fare in casa sua? E poi, chi l'aveva lasciata scappare dall'hotel?
Tirò un sospiro e, ancora in accappatoio, uscì dalla camera – affrettandosi a raggiungere l'ingresso.
Già dal primo gradino della scala, fu costretta a ricredersi: non era Hazelle la persona che la stava aspettando, bensì qualcuno di molto peggio.
Arya socchiuse gli occhi, impaziente.
« Cassandra » la chiamò, non appena si ritrovò faccia a faccia con lei: « che ci fai qui? Ho espressamente detto a Bartek che oggi... ».
« Fa' silenzio » la interruppe Cassandra, gli occhi gelidi: in quell'ambiente colorato e festoso, la sua figura era estremamente inappropriata. Portava indosso il suo classico vestito nero, elaborato e con la coda lunghissima. Quando iniziò a parlare, si tolse il velo dalla testa – lasciando cadere sulla schiena e sul petto la sua folta chioma dorata. « Non me ne importa nulla del matrimonio e di tutto ciò che ti riguarda ».
Arya si mise a braccia conserte, nervosa.
« Quindi » riprese Cassandra: « sono venuta solo ed esclusivamente per avvisarti di una cosa ».
« Dimmi pure! » La situazione sembrava piuttosto seria: Arya non avrebbe mai e poi mai immaginato di vedere Cassandra, la strega che più detestava all'interno della Congrega, nell'ingresso di casa sua. Doveva trattarsi di un qualcosa di somma importanza.
« Non riusciamo più a trovare Taissa. Non sappiamo che fine abbia fatto e non oso immaginare nemmeno che cosa possa compiere da sola, in giro per Rozendhel ».
Arya aggrottò la fronte: « avete controllato da Hazelle? »
La strega annuì lentamente: « appena sarà finito il matrimonio, tu e Beckah dovrete tornare subito da me. Spero che per quell'orario Taissa abbia fatto ritorno a casa... altrimenti, dovremo collaborare e cercarla ovunque ».
« D'accordo » disse lei infine « mi terrò in allerta anche in chiesa. Magari verrà lì! »
Cassandra non rispose, ma continuò a scrutare all'interno dei suoi occhi – l'espressione che aveva in volto tradiva un misto di angoscia e preoccupazione: « ho uno strano presentimento... » ammise con un tono di voce che non le era mai appartenuto: « teniamoci aggiornate ». Dunque, fece dietro-front e si aprì da sola la porta di casa.
Arya rimase in silenzio e prese un lungo respiro: nemmeno in una giornata simile riusciva a tenere tutto sotto controllo! La vita all'interno della Congrega non le era mai andata a genio ed il desiderio di chiudere l'ultimo Portale, ora, si faceva sempre più urgente.
Ritornò nella sua camera, evitando di inciampare nel parrucchiere o anche solo in sua zia – si trovavano tutti in salotto, insieme ad altre due colleghe di lavoro di quest'ultima, per stabilire i preparativi finali.
Arya si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò all'armadio: l'abito da damigella, identico a quello di Samantha, le calzava alla perfezione. Era strettissimo all'altezza del busto e del seno, ma si apriva sulle ginocchia in un'elegante gonna a campana. Una catena di luminosi strass andava a formare il disegno di una rosa sul fianco sinistro, mentre un paio di calze velate le nascondeva i difetti della pelle – tra cui i numerosi segni e cicatrici dovuti ai combattimenti.
Le scarpe, le stesse che aveva indossato al suo compleanno, le donavano circa due centimetri in più in altezza e, come al solito, non si mostrarono come le più comode in circolazione!
Dinanzi allo specchio, la sua figura le ricambiò un sorriso: tra i capelli rosso ciliegia portava una molletta a forma di giglio, la quale le teneva una ciocca fissa dietro un orecchio.
Scese le scale in tutta calma, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco – come se avesse dovuto vomitare da un momento all'altro.
« Eccoti, finalmente! » Esclamò Sarah non appena la vide attraversare il salotto: « ti sei truccata da sola? Stai benissimo! »
« Chi, io? » Arya si avvicinò, una mano sul petto: « tu stai benissimo! »
Sua zia tentò di andarla ad abbracciare, facendosi largo tra tutte quelle persone che la circondavano: c'era Samantha, il parrucchiere a domicilio e le sue due colleghe – tutti concentratissimi nel prepararla, con un phon o un cosmetico tra le mani.
Sarah indossava già il suo abito da sposa: candido, dal bustino stretto e aderente sino alle ginocchia – dove lì, in basso, si allargava a ricreare la coda di una sirena. Il tessuto pregiato le disegnava la silhouette, mentre l'effetto trasparenza sul corpetto e le maniche lunghe le donava un tocco di sensualità che Arya non si sarebbe mai aspettata da parte sua. Una cinta di pizzo le sottolineava i fianchi, le scarpe erano coperte dalla gonna ed una tiara argentata le brillava tra i capelli.
Zia e nipote si abbracciarono per un lungo lasso di tempo.
« Ti voglio bene » le disse Arya, le lacrime agli occhi.
« Io te ne voglio di più » Sarah venne rimproverata immediatamente dal suo staff: il trucco le era colato su tutto il volto, rendendola più simile ad un panda che ad una sposa.
« È meglio che tu vada in chiesa » esordì il parrucchiere – un tipetto alla moda, con degli aggressivi boccoli neri che gli svolazzavano ovunque. « Non vorrei lavorare per niente, qui! »
Arya lanciò un'occhiata alle altre due donne, le quali sorridevano come automi ad ogni parola detta da questi.
« Andiamo insieme, Arya? » La invitò Samantha, una mano stretta attorno al manico della sua borsa: « ti accompagno con l'auto ».
« Va bene! Grazie! »
« D'accordo, allora! Andiamo subito... dobbiamo metterci in posizione prima che arrivi questa troiettina! »
Sarah si voltò, fingendosi offesa: « ehi! »
« Stavo scherzando » Samantha scoppiò in una fragorosa risata: « muoviamoci! »
« Potresti aspettare giusto un momento? » Iniziò Arya, chiamandola in disparte: « ti spiace se ti raggiungo direttamente in macchina? Ho scordato una cosa ».
« Fa' pure, ti aspetto lì! »
Quindi Arya salutò Sarah e tutti gli altri, poi si indirizzò verso la sua camera: lì, su di un comodino, giacevano il medaglione che le era stato regalato al compleanno e la Chiave di Zehelena.
Indugiò su quest'ultima, se portarla con sé o meno. Il dialogo che aveva avuto con Cassandra l'aveva resa alquanto sospettosa, dunque la afferrò e la mise al collo. Come i vecchi tempi.
« Possiamo andare? » Le domandò Samantha, i gomiti poggiati al manubrio.
Arya annuì, lo sguardo rivolto verso casa: « andiamo ».
Per giungere dinanzi alla scalinata della chiesa bastò circa un quarto d'ora. I discorsi toccati durante il tragitto avevano riguardato principalmente Samantha, la quale non aveva fatto altro che lamentarsi di tutti gli individui di sesso maschile che aveva frequentato dai quindici anni a quella parte. Arya avrebbe preferito aprire lo sportello e ruzzolare sull'asfalto piuttosto che ascoltarla ancora.
Dunque, si arrampicarono sulla scalinata e giunsero all'interno della chiesa – un grosso edificio bianco posto nel centro di Rozendhel. La ragazza rimase incantata dalla sua maestosità: sul pavimento intarsiato in marmo poggiava una vasta serie di panche color terra, mentre in alcune cavità poste ai lati estremi della navata si trovavano statue di uomini e donne dall'aria sofferente.
I raggi solari filtravano attraverso le vetrate ad arco, le quali si stagliavano ad intervalli regolari, lungo tutte le pareti sia di destra che di sinistra. Andando più avanti, invece, era possibile imbattersi nell'altare e nella figura di Frank – sorridente come al suo solito, intento ad aspettare la sua futura moglie. Arya lo salutò con una mano: portava indosso un abito nero, con una cravatta azzurra e dei mocassini scuri. Per l'occasione, si era rasato la barba ed aveva tirato indietro i capelli. Sembrava tutto fuorché il meccanico Johnson.
« Scusatemi » un ragazzo biondo attirò l'attenzione sua e di Samantha, ancora sul ciglio d'ingresso: « siete voi le damigelle? »
« Sì, esatto » rispose subito la donna: « siamo desiderate da qualche parte? »
Il giovane scosse la testa, timido: « no... volevo solo sapere con chi avrei dovuto attraversare la navata ».
Arya inarcò le sopracciglia: « quindi, sei un testimone anche tu? Come ti chiami? »
« Max! » Esclamò subito lui, le guance rosse: « io e Travis lavoriamo in officina insieme a Frank, non so se vi ha mai parlato di noi ».
« Travis? » Ripeté Samantha, curiosa – come se quel nome fosse stato l'unico elemento che le sue orecchie avessero percepito nel discorso.
« Sì, aspettate che ve lo chiamo ».
Arya roteò gli occhi: per quale motivo non le era mai saltato in mente di domandare a Frank che persone avesse scelto per fare da testimoni? Se solo lo avesse fatto, a quest'ora si sarebbe risparmiata l'imbarazzo di attraversare la navata con un individuo che non aveva mai visto e conosciuto prima. D'altronde, non poteva rimproverare nessuno se non se stessa... non aveva mai prestato così tanta attenzione ai discorsi riguardanti il lavoro di Frank.
« Questo è Travis! » Esclamò Max, annunciando un uomo sulla cinquantina, alto e dallo sguardo penetrante. Samantha per poco non svenne dall'emozione e, avvicinandosi all'orecchio di Arya, le sussurrò: « io prendo Travis, sia chiaro ».
Nel frattempo, la chiesa si stava riempiendo: nessuno dei due sposi aveva parenti o genitori ancora in vita, perciò gli invitati erano perlopiù colleghi di lavoro e amici stretti.
Seduti su una panca di destra, l'uno accanto all'altra, Arya notò Oliver, Logan, Beckah e Quinn.
« Grazie mille per essere venuti! » Esclamò non appena li ebbe raggiunti. « Siete riusciti a trovare Taissa? »
« Quanto sei bella, Arya! » Esordì Beckah, alzandosi in piedi e andandola ad abbracciare: indosso aveva un abito color smeraldo, il quale la rendeva simile ad una di quelle bomboniere che Frank aveva scartato per la selezione finale. « Non siamo riusciti a trovarla sfortunatamente ».
« Penso che Cassandra stia ancora in perlustrazione » commentò Quinn, la quale portava indosso un vestito giallo ed aveva i capelli raccolti in un'elegante treccia a lisca di pesce.
« Ferme, ferme! Pensiamo alle cose positive! Tra quanto arriva la sposa? » Le chiese Oliver, alzandosi in piedi. Indossava un abito tre pezzi, color beige, che lo rendeva alquanto elegante. All'orecchio, inoltre, aveva sostituito il suo classico dilatatore fluorescente con uno totalmente nero.
« Non stiamo più nella pelle, davvero! » Esclamò Beckah, contenta.
« Oh, ragazzi! Non lo so proprio » Arya fece spallucce, voltandosi verso l'ingresso: « quando l'ho lasciata, dovevano rifarle tutto il trucco ».
« Come? E per quale motivo? » Debuttò Logan – il quale indossava, come il suo ragazzo, un abito tre pezzi ma di colore verde. Arya lanciò una rapida occhiata ai suoi piedi, accertandosi che non si fosse presentato in infradito come al suo solito.
« Si è commossa » tagliò corto lei, notando del movimento accanto al portone di quercia: « però, credo le manchi poco ».
« Corri, allora! » La spronò Quinn: « vai! »
La ragazza annuì, convinta. Quindi li salutò con un rapido gesto della mano, per poi azzardare un passo in direzione opposta all'altare. In quell'istante, non riusciva proprio ad immedesimarsi in sua zia – non riusciva nemmeno ad immaginare quali sentimenti stesse provando! Sia lei, sia Frank... cavolo, Frank!
Si arrestò a metà navata, fece un giro su se stessa e corse verso la figura dell'uomo – il quale, nell'osservarla con il fiatone e le mani abbandonate sulle ginocchia, assunse un'espressione a dir poco meravigliata.
« Cosa succede? » Domandò, distratto: « Sarah non vuole più sposarmi? »
Arya scosse la testa: « no, assolutamente! » Fece per riprendersi dalla corsa e proseguì, sottovoce: « Frank! Sono consapevole di aver attirato l'attenzione di tutti gli invitati, ma voglio dirti una cosa prima che inizi la cerimonia » trattenne il respiro e allargò le braccia: « ti voglio bene... tanti auguri! »
All'inizio, l'uomo rimase di stucco; forse non riusciva a credere a ciò che le sue orecchie avessero appena udito. Quella ragazza non aveva mai ammesso nulla di simile nei suoi confronti... anzi, si era sempre mostrata distante, lontana anni luce dalla sua realtà. Era persino la prima volta che lo abbracciava, che lo trattava con riguardo!
La sua risposta, quindi, fu quella di rilassare i muscoli del volto, di abbassarsi di qualche centimetro ed infine, di abbracciarla – un gesto che seppe soltanto di amore e serenità: « ti voglio bene anch'io, signorina-topina ».
« No, sul serio, mi dispiace per essermi comportata da stronza » spiegò lei: « ho cercato di recuperare, ma mi è sempre venuto da schifo... quindi, sei d'accordo se dico che questo giorno segnerà un nuovo inizio? »
« Assolutamente, non devi preoccuparti! » La rassicurò l'uomo, dandole una leggera pacca sulla schiena: « capivo la situazione e adesso sono ancora più contento di averti nella mia vita. Non ti scusare ».
La ragazza ricambiò il sorriso. Erano sincere sia le sue parole che le sue intenzioni: d'altronde, adesso che ci rifletteva, quanto sarebbe stato difficile comportarsi in maniera un tantino più educata in casa? No, non le sarebbe costato assolutamente nulla. Con gli anni, era riuscita a maturare; era riuscita a comprendere i suoi sbagli, ed ora aveva il solo ed unico obiettivo di rimediare.
Raggiunse l'ingresso in fretta: Samantha era già in postazione, con un braccio di Travis avvinghiato attorno alla vita.
« Diamine, Arya! » Le disse in un sussurro: « ancora due minuti e la chiesa avrebbe dovuto aspettare te, non la sposa ».
« È già arrivata? » Chiese lei a denti stretti.
« Sta uscendo proprio adesso dalla macchina » rispose Max e, deglutendo, la prese sottobraccio: « andiamo? »
Con una splendida melodia proveniente da un organo lontano, Arya e Max aprirono il corteo – dietro di loro, Samantha e Travis.
Ad ogni passo, la ragazza sentì il cuore pulsare sempre più forte: gli occhi degli invitati, tutti quanti, erano rivolti verso di loro. C'era chi sorrideva, chi piangeva, chi sussurrava ai propri bambini di mantenere il silenzio e chi indicava più giù, al di là della sfilata.
Arya avrebbe tanto voluto godersi lo spettacolo e assistere allo splendido ingresso di sua zia, ma dovette contenere l'entusiasmo e proseguire diritta. Notò Beckah portarsi un fazzoletto di seta agli occhi, Quinn sorridere e Oliver abbracciare Logan.
Le figure di Frank e del sacerdote, intanto, si facevano sempre più reali.
Dinanzi all'altare, i testimoni e le damigelle si scissero: i primi proseguirono a destra dello sposo, le altre si posizionarono a sinistra. Fu in quel momento che Arya la vide: Sarah stava attraversando la navata in solitudine, proprio come aveva richiesto. Aveva il sorriso impresso sul volto, il più bello ed il più puro che avesse mai bussato alle porte di quella chiesa. Giunse all'altare, raccolse la mano tremante di Frank e gli sussurrò un qualcosa che la nipote fece fatica a comprendere.
« Benvenuti » esordì il sacerdote, un anziano dall'aspetto ordinario – con i capelli bianchi e le rughe in volto. « Benvenuti a tutti! »
Arya si trovava in piedi, tra sua zia e Samantha (la quale era già scoppiata in un buffo e silenzioso pianto). Sporadicamente, nel pieno corso della cerimonia, riusciva a buttare un occhio all'indietro: Beckah era l'unica, tra i suoi amici, che sembrava non dimostrare alcun segno di cedimento. Tutti gli altri sbadigliavano o controllavano, distratti, lo schermo dei loro telefonini. Era probabile che non vedessero l'ora di mettersi a tavola e cenare con i piatti migliori del ristorante.
Quando Frank tirò via da una scatolina nera due preziosissimi anelli d'oro, Arya volse il capo ancora una volta, restando piuttosto colpita da ciò che incontrarono i suoi occhi: un giovane dai capelli castani, naso greco e con un indosso un abito blu, aveva preso posto accanto ad Oliver. Accennò ad un mezzo sorriso quando si accorse degli sguardi che gli stava dedicando la ragazza.
« È con questo anello » iniziò Frank, le lacrime agli occhi: « che io prendo te, Sarah Mason, come mia legittima sposa. Giuro di rimanerti sempre accanto, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi ».
« Io accolgo te, Frank Johnson, come mio legittimo sposo » riprese Sarah, la voce rotta dall'emozione: « giuro di rimanerti sempre accanto, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi ».
Arya ricacciò indietro le lacrime: non si aspettava una cerimonia tanto toccante! Vide le mani di Frank tremare come foglie e quelle di Sarah afferrarle con dolcezza.
Erano anime gemelle, destinate a stare insieme per l'eternità.
« Ed ora, per il potere conferitomi dalla Chiesa » il sacerdote annunciò: « io vi dichiaro marito e moglie ».
Le labbra di Frank e le labbra di Sarah si sfiorarono in un bacio asintotico, mentre una pioggia di cristalli iniziò a calarsi dal soffitto. Gli applausi vennero inghiottiti dalle grida, la musica interrotta da un potente, devastante, sconosciuto tuono.
Le vetrate scoppiarono, il pavimento tremò.
Gli invitati, atterriti, cercarono di ripararsi dietro le panche. Tutto inutile.
Figure nere piombarono dall'alto, accompagnate da un misterioso fumo nero.
Un bambino gridò il nome di sua madre poco prima che il buio iniziasse ad accecare i suoi occhi.
Le grida si tinsero di rosso, le mura vibrarono.
« ARYA! »
La ragazza era in ginocchio, le dita intrecciate tra i capelli. Fece per rialzarsi, lottando contro le sue stesse gambe che, silenziose, le stavano dando l'ordine di rimanere a terra. Mise una mano sull'altare e si tirò su. A quel punto, uno spettacolo terribile le si parò, aggressivo, dinanzi agli occhi.
Il sangue schizzava dalle gole degli invitati, mentre cascate di inchiostro – provenienti dalle altissime fessure ad arco – si riversavano sul pavimento, scatenando il panico generale.
Arya fece un passo indietro, inciampando nella testa del sacerdote – gli occhi affacciati sull'oblio. Soffocò un grido e si mise immediatamente in cerca di sua zia.
« SARAH! » Ripeté innumerevoli volte: « SARAH! »
La chiesa si era trasformata nel trionfo della confusione: i sopravvissuti spingevano contro la porta d'ingresso, terrorizzati, confusi. Le ombre, nel frattempo, sghignazzavano e proseguivano nel loro intento di strappare più vite possibili.
All'improvviso, una di queste scaraventò a terra la giovane Mason: non aveva né occhi e né bocca, ma era capace di ringhiare allo stesso modo di una bestia.
« Togliti di mezzo! » Il Fuoco Aureo fuoriuscì dai suoi palmi e colpì l'essere, facendolo arretrare di qualche passo. « SARAH, DOVE SEI? »
La decisione più saggia che potesse prendere al momento le sembrò quella di tornare vicino all'altare: lentamente, il fumo si stava ritirando e la visuale dell'intera chiesa le apparì molto meno scura. A qualche metro di distanza poté notare Beckah e Darren prendere a pugni un demone, mentre non vi era alcuna traccia di Oliver, Quinn e Logan.
Arya si portò le mani alla testa. Erano in trappola: chiusi lì dentro, senza alcuna via di fuga, come carne da macello.
Tornò alla ricerca di sua zia, escludendo categoricamente l'opzione di un rapimento. Proseguì diritta, lungo la navata, facendosi spazio tra la folla che cercava di raggiungere inutilmente il portone di quercia.
Vicino alla statua di un angelo, un gruppo di demoni afferrò un signore rispettivamente da entrambe le braccia e gambe, tirando in direzioni opposte finché di quest'ultimo non rimase altro che poltiglia.
Arya scivolò sul suo sangue, ma ebbe comunque la prontezza di rialzarsi e attaccarli: « ANDATEVENE VIA! »
Le creature sghignazzarono, raggruppandosi in un minaccioso fumo nero che volò in direzione dell'ingresso, precipitando sulla folla e causando un'esplosione devastante. La maggior parte delle grida si spense, la porta invece rimase intatta.
« Le è stato fatto un incantesimo » sussurrò Arya, più a se stessa che ad altri. Alzò lo sguardo e si domandò se il discorso valeva anche per quelle finestre ad arco. Se solo si fosse portata dietro una piuma di Bartek...
« Arya Mason ».
Il suono di quella voce la fece rabbrividire, ciononostante tentò di mantenere la calma: in un cimitero di teste decapitate, a due metri di distanza dal punto in cui si trovava lei, si ergeva la figura di Castigo. Il volto, di solito impassibile ad ogni genere di evento, le si presentò graffiato da un'espressione piuttosto divertita. Con le mani intrecciate dinanzi al petto, si fece avanti – conficcando, volontariamente, il tacco delle sue scarpe nelle narici o nei bulbi oculari di quei poveretti. « Il tempo dei giochi e delle minacce è terminato » annunciò, tronfia: « vieni con me ».
Arya si lasciò scappare una risata: « dovrai costringermi ».
Anche Castigo fletté le labbra in un sorriso e, schioccando le dita, venne immediatamente raggiunta dalle sue solite ombre: « potete prenderla, ma non vi è concesso ucciderla. Sono stata chiara? »
I Demoni-Senza-Nome annuirono e, con estrema rapidità, ghermirono la Guardiana della Chiave.
« Come diavolo avete fatto? » Sibilò lei, confusa.
« Arrenditi » le ripeté Castigo: « e consegnami la Chiave ».
« Sei una stupida se credi che io te la lasci così facilmente ».
« Sai una cosa, ragazzina? » Castigo le si avvicinò, lo sguardo gelido: « sei proprio fortunata. Se non fosse per il mio Signore, io ti scuoierei viva... anche in questo preciso istante ». Le infilò una mano all'interno del corpetto e, con violenza inaudita, le strappò la Chiave dal collo – spezzando persino la catenina che le aveva dato Ismene tantissimo tempo addietro.
Arya strinse i denti, ringraziando che non si fosse rotto anche il medaglione.
« Forza, sbrighiamoci. Non abbiamo più... ».
Ma qualcosa interruppe il discorso di Castigo: una donna, dall'abito bianco e impreziosito da infinite perle rosse, si fece avanti. Aveva il volto stremato, col trucco sparso alla rinfusa, e gli occhi invasi da lacrime di rabbia. « Lasciate stare mia nipote » disse in sussurro.
« Sarah... » Arya percepì un brivido percorrerle la schiena, le gambe afflosciarsi a terra ed il cuore evaderle dal petto. « No... ».
Castigo si lasciò scappare una risata e, indicando la donna, disse: « quindi, questa sarebbe la sposa? Che bell'abito... » e prese a disegnare circonferenze invisibili attorno alla sua figura: « è un peccato che sia stato rovinato dal sangue, la polvere e... » afferrò la coda di sirena e gliela strappò, lasciandola in biancheria.
Arya abbassò lo sguardo: Sarah non ebbe alcuna reazione – era stata immobilizzata.
« Oh, no! Assolutamente no! » Castigo si posizionò alle spalle della donna e, con un cenno silente, ordinò ai suoi scagnozzi di afferrare il volto di Arya e di costringerla a guardare: « Arya Mason, Custode della Chiave e Guardiana del Fuoco Aureo... questa è la fine che faranno i tuoi cari, tutti coloro che ti appoggiano in questa tua vana ed insensata guerra ». Recuperò un pugnale dalla sua cintura e tirò indietro la testa di Sarah, prendendola dai capelli. Gli occhi di quest'ultima si rivolsero ad Arya in una muta preghiera.
« Per favore » sussurrò la ragazzina: « non farlo... ».
La lama seghettata impiegò circa un minuto, interminabili secondi, per tagliare la gola di Sarah.
Il liquido scarlatto scivolò ovunque, macchiando l'abito e persino il pavimento.
Il cadavere della zia, infine, precipitò con un tonfo sgraziato – lo sguardo vacuo, incorniciato dalla polvere e dalle lacrime.
Arya non ebbe la forza di gridare; rimase ferma, con la visuale appannata e la mente vuota. Non ebbe alcuna reazione nemmeno quando Castigo le infilò la testa in un cappuccio di lana, privo di un qualsiasi foro. Non volevano che nessuno la riconoscesse mentre la scortavano fuori dalla chiesa.
Si spinsero in volo, oltre le grida e la devastazione. S'indirizzarono verso le nuvole più alte; il tragitto fu alquanto burrascoso. Arya per poco non vomitò.
Scesero in picchiata una decina di minuti più tardi, accompagnati dalle solite risatine dei Demoni-Senza-Nome.
Quando Castigo la liberò, Arya si accorse di trovarsi in un posto sconosciuto: era grande, buio, estremamente caldo. Un liquido nauseante gocciolava dai muri, mentre grossi ratti si inseguivano in cerca di cibo. Il sibilo di un incendio e un odore terribile, acre, di gomma bruciata, la spinsero a credere che si trovasse nella vecchia industria automobilistica – quella abbandonata, in periferia, nella quale di tanto in tanto qualcuno si divertiva ad originare roghi di pneumatici.
« Perché siamo qui? » Domandò Arya, abituandosi all'oscurità.
« Perché il mio Signore ha voglia di incontrarti » rispose Castigo e, subito, con uno schiocco di dita, cinque sfere di luce rossa apparvero dal nulla, andando ad illuminare ogni angolo di quel posto. Se non fosse stato per i rifiuti, esso si sarebbe presentato completamente vuoto. Attorno a loro, il nulla. All'improvviso, però, un colpo di tosse fece rabbrividire Arya: « chi c'è? Non siamo soli! »
Castigo sorrise e le fece cenno di guardare alle sue spalle. La ragazza, dapprima, non volle ubbidire – credeva che si trattasse di un'ennesima trappola, giusto per farle abbassare la guardia ed ucciderla con più facilità.
« Arya? »
Sentendo pronunciare il suo nome, ella non poté più evitare di voltarsi: i suoi capelli frustarono l'aria e la gonna le sventolò attorno alle gambe. A qualche passo di distanza, si trovava una donna – in ginocchio, con i capelli scompigliati ed il volto emaciato. Aveva indosso una veste nera, ma non portava le scarpe. Si stringeva il petto con le mani, come se ne volesse custodire all'interno un qualcosa di invisibile che solo lei riusciva a vedere. Hazelle tossì ancora una volta, il sangue schizzò immediatamente sul pavimento.
« Ma cosa... » Arya la raggiunse con uno scatto felino: « che diamine ti hanno fatto? »
La strega le poggiò la testa su una spalla e scoppiò in un pianto devastante.
« Cosa le avete fatto? » Urlò Arya, in direzione di Castigo e dei due Demoni-Senza-Nome: « dimmelo! »
« Arya Mason ».
Una voce maschile, sconosciuta, si fece largo all'interno della sua mente – in quella di tutti.
Era gelida e minacciosa, ma fin troppo quieta.
Castigo si mise in ginocchio, e lo stesso fecero gli altri due demoni.
Arya rimase a guardare, mentre Hazelle le bagnava tutta una manica del vestito.
« Che piacere conoscerti! »
« Chi sei? Fatti vedere! »
Un denso fumo nero prese a danzare attorno ai presenti, avvolgendoli con la sua inconsueta morbidezza. A poco a poco, stava prendendo le sembianze di un individuo – il più particolare che Arya avesse mai incontrato. Era alto, snello e portava indosso una tunica nera. I capelli argentati gli ricadevano sul petto, mentre dalle lunghe maniche svasate apparivano quelle che dovevano essere le sue mani – pallide, simili a tarantole e con gli artigli gialli. Il suo volto era affilato, dai lineamenti eleganti, con un naso pressoché inesistente e le labbra fine. Gli occhi lampeggiavano di rosso, circondati da rughe vistose e prepotenti. Non era un anziano, anzi... era giovanissimo. Le orecchie appuntite erano in grado di percepire ogni singolo suono e rumore, anche il più distante.
Era il demone più regale che fosse mai uscito dalla Dimensione.
Arya non volle staccargli gli occhi di dosso: le incuteva terrore, un misto di curiosità e disprezzo.
« Arya Mason » ripeté lui, la voce gelida: « finalmente riusciamo ad incontrarci ».
« Chi sei? » Domandò la ragazza, tentando di mascherare la sua inquietudine.
« Il mio nome è Morgante » rispose il demone, facendo segno a Castigo di rialzarsi: « sono il Prescelto, colui che è riuscito ad evadere dalla Dimensione per primo ».
« Sei tu quindi che tiri le fila? »
Morgante annuì, lento: « molte lune fa, ho scatenato la ribellione dei demoni... ma senza successo. La Guardiana del Fuoco Aureo, tua antenata, ha creato la Dimensione e ci ha rinchiusi lì dentro per epoche intere » s'interruppe, notando dell'altro fumo avvicinarsi alla sua persona: quando si ritirò, Arya riconobbe il volto di Gregov – l'amico di Nathaniel. Questi non proferì alcuna parola, mantenne il silenzio per tutta la durata dell'incontro.
« In seguito » riprese Morgante: « per mezzo dei miei poteri, sono riuscito a mettermi in contatto con Castigo ed insieme abbiamo sconfitto la Chiave, il Velo e la maledizione di Zehelena ».
« Siete sempre stati voi due ad aprire i Portali... » sussurrò Arya, confusa: « ma come? »
« Sono un mezzo-elfo » tagliò corto Castigo: « non te l'aspettavi, vero? »
L'espressione che assunse la ragazza fece sorridere tutti i demoni – Hazelle, nel frattempo, si stava disperando ancora sulla sua spalla.
« Il tempo degli esseri umani è terminato. Sorge una nuova Era » disse Morgante, le braccia allargate: « le streghe pagheranno per ciò che hanno fatto in passato... con nessuna distinzione tra Impurità e Natura ».
« Non riuscirete mai a far cadere Rozendhel! » Sbottò Arya.
« Tu dici? »
« Combatteremo per tenercela, per non farvela distruggere! »
Morgante fletté le labbra in un sorriso privo di gioia: « mia cara, Arya Mason... sei così ingenua. Cosa credi che stia facendo l'Esercito della Notte in questo momento? La chiesa era soltanto l'inizio... Rozendhel sta già cadendo ».
La ragazza rimase immobile, in silenzio: non sapeva più cos'altro dire.
« Tuttavia, il problema principale rimane il Fuoco Aureo » Morgante proseguì, attirando l'attenzione di Castigo con un secondo cenno della mano: « e tu, Arya Mason, non potrai far parte di questa nuova Era. Morirai oggi stesso, con una delle streghe più potenti della storia ». L'affermazione suonò quasi come una battuta: in quello stato, infatti, la leggendaria Hazelle si dimostrava solo come una povera vecchietta indifesa. La sete di sangue l'aveva rovinata, intontita.
L'unica in grado di rianimarla fu la cantilena di Castigo – erano sempre le stesse identiche parole, ripetute in una lingua antica e con le braccia rivolte verso l'alto.
Arya sorprese Morgante fissarla, simile ad un serpente dalla carnagione cadaverica.
Se solo si fosse azzardata ad interrompere l'incantesimo, tre demoni le sarebbero saltati addosso – uccidendola.
Castigo proseguì con la sua interminabile filastrocca finché, all'improvviso, non comparve una macchia... una macchia di colore blu che prese a fluttuare a pochi centimetri di distanza dal pavimento. Facendo la sua apparizione, essa scatenò un breve terremoto: Castigo l'annunciò come l'ultimo Portale.
« Arya Mason » tuonò Morgante: « quest'oggi affronterai la Dimensione! Quest'oggi, cadrai insieme ad Hazelle! »
Numerose scie di fumo bianco scoppiarono dal Portale, indirizzandosi verso le figure delle due streghe. Arya invocò il Fuoco Aureo, ma fu fatica sprecata. Gli spiriti della Dimensione le avvolsero le gambe, le braccia, il collo, avvicinandola sempre più alla sua fine.
Hazelle venne inghiottita immediatamente, un grido disperato non appena ebbe varcato la soglia del Portale.
« È GIUNTA LA TUA ORA, ARYA MASON! »
La ragazza sentì il gelo della Dimensione ad un palmo dal suo naso: « NO, NO! »
Gli spiriti la inghiottirono, il Velo la bruciò viva.
L'ultima cosa che vide prima dell'esplosione fu la Chiave, ormai spezzata, precipitare nel vuoto insieme a lei.
Poi, il nulla prese a circondarla.
Schegge nere volavano nella sua direzione, aggressive, mentre il vento le ringhiava una macabra ninnananna nelle orecchie.
Fece un passo ed ebbe un giramento di testa: la Dimensione era un tunnel bianco, senza pareti, senza alcun tipo di oggetto o edificio.
Tentò di non farsi prendere dal panico. Il cuore le batteva all'impazzata e la mente le ripeteva una cosa sola: ucciditi.
« HAZELLE! » Gridò ad un tratto, le braccia avvolte attorno al busto: « dove sei? »
Nessuna risposta, se non quella di una scheggia che, velocissima, la scaraventò a terra.
« Ti prego... Hazelle! »
Camminò per quelli che le parvero due minuti, poi si portò le mani alla testa – le lacrime presero a rigarle il volto. Era finita: Rozendhel era caduta e la Dimensione si trovava in procinto di esplodere. Che cosa avrebbe percepito allora? Che cosa avrebbe visto?
Una luce dorata, in seguito, attirò la sua attenzione: sta arrivando la fine, ripeté a sé stessa, sto lasciando questo mondo.
« ARYA! »
La ragazza tornò in tempo presente, voltandosi da una parte all'altra: era la voce di Hazelle!
« Hazelle! » Gridò, esausta: « dove sei? »
« VIENI QUI! »
Si mosse in direzione della luce dorata, correndo e schivando ogni singola scheggia nera – era probabile che fossero demoni, quelli che non erano riusciti a scappare in tempo dalla Dimensione.
Con il fiatone e le gambe tremanti, Arya giunse a qualche metro di distanza dalla luce. Era un'altra macchiolina, in continuo movimento e sembrava restringersi a poco a poco. « Cosa diamine è? »
Hazelle arrivò, zoppicando: non si teneva neanche più in equilibrio.
« Hazelle! » Esclamò Arya, abbracciandola: « cosa pensi che sia? »
La donna accennò ad una smorfia, simile ad un sorriso: « è un Portale ».
Il vento cercò nuovamente di trascinarle a terra, ma loro resistettero.
« Ma Castigo ha detto che quello era... ».
« Lascia stare quello che dice Castigo » Hazelle sembrò aver recuperato un briciolo di lucidità: « ascoltami bene, Arya » disse, afferrandole il volto: « devi uscire da qui! Non dare retta a Cassandra, non dare retta nemmeno a Bartek! »
« Ma che cosa stai dicendo? » La interruppe la ragazza, tentando di sopraffare il rumore della Dimensione.
« Ascoltami! » Riprese Hazelle: « Taissa è morta... ci hanno rapite entrambe. Rimanete solo tu, Beckah, Cassandra e Cinnamon! Promettimi che diverrai tu il nuovo capo della Congrega ».
Arya scoppiò a piangere: « no, no! Ma cosa stai dicendo? »
« Promettimelo, Zehelena! » Tuonò Hazelle e, senza pensarci due volte, le strappò un bacio – le sue labbra sapevano di sangue e resa.
La ragazza tenne gli occhi aperti, incapace di far nulla.
« Io rimarrò qui » disse Hazelle: « morirò insieme alla Dimensione ».
« Tu verrai con me! »
« No... mi sono stancata di vivere così! E l'unico modo per farla finita è solamente questo ».
« Hazelle... ».
« Diverrai il nuovo capo della Congrega e sconfiggerai i demoni una volta per tutte. Riprenditi Rozendhel, Arya! Riprenditela e fa' sempre ciò che ti dice il cuore ».
Arya deglutì, indecisa: non avrebbe mai lasciato Hazelle in quel luogo.
Ci rifletté per qualche istante, poi la afferrò per un braccio e la trascinò dinanzi al Portale.
« Arya! No! »
« Vieni con me! »
« No! » Hazelle le lanciò contro un incantesimo, innocuo, che la spinse oltre la luce dorata: « è stato un piacere conoscerti ».
Arya rimase immobile, soffocando un ennesimo grido.
Quando piombò al suolo, la luce svanì.
In bocca aveva il sapore delle foglie; sotto le unghie, la terra.
I rami degli alberi nascondevano il manto oscuro della notte.
Era tornata.
« ARYA MASON È MORTA! » Sentì sbraitare in lontananza: « ARYA MASON È MORTA! »
Grida di bambini e tuoni di guerra accompagnarono il suo svelto cammino attraverso la vegetazione di quel bosco. Aveva l'abito da damigella ridotto a brandelli, il viso macchiato di polvere e sangue.
Corse nella notte, corse il più veloce possibile.
Dove stava andando? I suoi amici erano ancora vivi? Che futuro l'attendeva, adesso?
« Lì! Guarda lì! »
Arya richiamò il Fuoco Aureo e, senza prendere la mira, lo sparò nell'oscurità.
« Prendila! Prendila! »
S'imbatté in un uomo. Non lo riconobbe. Gridò.
Cadde a terra. Svenuta.
Quando riaprì gli occhi, le parve tutto un terribile incubo.
Sorrise, allontanando le lenzuola bianche.
Non aveva mai avuto un letto di quel genere. Non aveva mai indossato un abito simile prima del matrimonio.
Ripiombò nell'oscurità, respirando affannosamente.
« Arya » la chiamò una donna: « come stai? »
La ragazza scosse la testa, stava svenendo di nuovo.
Non era affatto un incubo... era tutto vero, e quei tuoni in lontananza non facevano altro che confermarle il tutto. La guerra stava proseguendo.
Che fine aveva fatto? Dove si trovava?
La donna le carezzò una gota: « benvenuta al Rifugio ».

 

 

Fine della seconda parte

 

 

 

 

 

 

 

  
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