Capitolo XXIV
Onorare una promessa
Rieccoci. Ancora lì, per le strade di Aveiron, a camminare e sperare di raggiungere il nostro obiettivo, ovvero il covo dei Ladri. Fa di nuovo freddo, il sole sta calando, e non abbiamo idea di dove sia. Lady Fatima ha tentato di aiutarci, ma purtroppo senza successo. Con le lacrime agli occhi, ci ha semplicemente consegnato delle armi e implorato di combattere al fine di salvare Rachel e Samira, ma mentre il tempo scorre, e la strada scivola via, ci sembra di camminare metaforicamente in cerchio. Difatti, il grande dolore e l’estrema povertà hanno reso le strade del regno indistinguibili le une dalle altre, e camminando, non abbiamo intenzione di arrenderci. Siamo tutti nervosi, ed io più di tutti. Come se questo non bastasse, la tristezza mi dilania. So bene che la mia piccola Rose è al sicuro con la Leader, ma nonostante tutto, non riesco a togliermi il suo pensiero dalla mente. In fin dei conti, è la mia bambina, ed essendo appena nata, non può certamente sopravvivere a questo scempio. “Mi prenderò cura io di lei, sta tranquilla.” Mi ha rassicurato la stessa Leader, poco prima che tutti partissimo lasciando il suo castello. Muta come un pesce, non ho fatto altro che annuire e abbracciare la mia piccola un ultima volta, sentendo in risposta un suo dolce vagito. Ora come ora, siamo stanchi, e il suono dei nostri passi, quasi ritmici e sincronizzati, e l’unico udibile. Terra mi cammina accanto, e guardandola, noto qualcosa. Stringe ancora il suo orsetto di pezza, e proprio come ieri, appare sempre più determinata. Ha quattro anni, e sono certa che abbia una gran paura, ma non piange, né si lamenta. Tutto sembra andar bene, e improvvisamente, eccola. Pronunciata proprio dalla mia piccola Terra, la domanda che non volevo sentire, e alla quale speravo di non dover rispondere. “Ned dice che vinceremo, ma ne sei sicura?” mi chiese, guardando dapprima il suo orsacchiotto, poi me. “Ha ragione, sai?” risposi, ponendole a mia volta una domanda. “Quindi ce la faremo?” continuò, quasi a volersi sincerare della realtà in cui l’innocenza riusciva a trasportarla. “Sì, e ne usciremo tutti.” Dissi poi, sentendo un’improvvisa sensazione di calore invadermi il petto. Ero tesa, e sentivo di voler piangere, ma non desiderando darle un dispiacere, glielo dissi. In quelle poche parole, una verità che forse non si sarebbe rivelata tale. Forse le stavo mentendo, o forse no, ma nessuno poteva saperlo né dirlo con certezza. Date le mie convinzioni religiose, ero ormai abituata a giungere le mani e pregare ogni notte, nella forse vana speranza di svegliarmi, assieme a mio marito e alle mie bambine, in un mondo nuovo, diverso e migliore, pieno delle luci e dei colori che la mia Terra sognava. La sera scese poi lenta, e con il suo arrivo, tornammo tutti a casa del nostro amico Caleb, che apparendo felice di rivederci, ci permise di restare per la notte. Con migliaia di pensieri in mente, non dormii, limitandomi a fissare le stelle e pregare concentrandomi sulla mia nuova missione. Assieme a Stefan e Soren, avrei dovuto impegnarmi per ritrovare e salvare sia Rachel che Samira, e l’avrei certamente fatto, senza perdere un briciolo di tempo né sprecare un grammo delle mie energie. Ad ogni modo, mi addormentai sfinita, e nel farlo, andai inconsciamente alla ricerca della mano del mio amato. La trovai nascosta sotto ad una coperta, e appena un attimo dopo, gliela strinsi. Dato il suo silenzio, lo credetti addormentato, ma vedendolo imitarmi, mi sentii sicura. In quella così buia notte, governata dal silenzio e punteggiata di stella, imparai qualcosa di importante. Agli occhi di chi non ci conosceva, apparivamo come poveri malcapitati, prede di questo mondo tanto crudele e incapace di perdonare gli errori, ma a loro insaputa, non era così. Iniziando da me, e terminando con Lady Fatima, ognuno di noi agiva al solo scopo di onorare una solenne promessa.