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Autore: SailorDisney    11/11/2016    0 recensioni
"Ti presento Bo Peep." disse Woody sorridendo amaro fissandola mentre lei richiamava le sue pecore. "E' la mia fidanzata."
"Fidanzata?" credo di avere storto il naso e inclinato il viso, come un gattino poco convinto.
"Non te la prendere Jessie, magari adesso può sembrarti strana ma... ti innamorerai. Ne sono sicuro." disse cingendomi le spalle.
"Oh ne dubito seriamente!" dissi senza smettere di fissarla.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bo Peep, Jessie
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passarono, le avventure si intrecciavano e riuscii a fare breccia nel cuore di tutti, di tutti tranne che in quello di Bo. Anzi, a dir la verità non riuscii nemmeno a scambiarci una parola, dopo quella volta. Quando Andy non c'era, Buzz ne approfittava sempre per passare il tempo con me ed era molto piacevole. Ma mi sarebbe piaciuto tentare un approccio con Bo. In fondo, sentivo Woody come il mio più caro amico e pensavo fosse assurdo che la sua fidanzata non volesse nemmeno starmi vicina.

Una sera, Buzz mi invitò a guardare le stelle sul tetto. Non ci pensai due volte e accettai subito entusiasta. Ricordo ancora lo sguardo incredulo di Buzz, forse, col senno di poi, sarei dovuta essere molto più cauta. Ma in pochi sanno come ci si senta ad essere desiderati, a sentire uno sguardo addosso che ti vorrebbe divorare e come inevitabilmente si diventa macellai invece che pietanza. Buzz non era certo un cacciatore ma a mettere le esche era sicuramente abile.

Una volta raggiunto il tetto, fummo sorpresi nel vedere che Woody e Bo occupavano già romanticamente una tegola.

"Scusate", disse timidamente Buzz "Vi lasciamo soli!"

Facemmo subito per andarcene.

"No, rimanete." disse Bo con la sua voce così femminile ma decisa. Elegante. Era come se avesse concesso a tutti noi il permesso di respirare. Può sembrare la descrizione di un tiranno, me ne rendo conto. Ma non vi era alcun comando nella sua voce o nelle sue intenzioni, chiunque le era intorno si sentiva semplicemente in dovere di assecondarla, di non contraddirla, di fare dettare regole anche dove non servivano, regole invisibili.

Buzz mi prese la mano, io ero incerta. Non capivo, perchè non voleva rivolgermi la parola ma mi invitava a rimanere? Non ero mai stata brava con i rapporti interpersonali ma lei davvero mi mandava in confusione. Sicuramente non avrei trovato risposte, andando via. Così prendemmo posto e il cielo ci avvolse nella sua interezza, ti faceva sentire ancora più piccolo.

Ero seduta vicina a lei, Buzz alla mia destra indicava le stelle facendone i nomi, illustrandone le caratteristiche, d'altronde, era il suo campo. Eppure non riuscivo ad ascoltare distintamente le sue parole, ne ero interessata ma ogni suono risultava come ovattato. Non mi era mai capitato di trovarmi in imbarazzo ma con la coda nell'occhio guardavo la pastorellina, il suo largo abito rosa era nettamente in contrasto con i miei jeans pezzati bianchi e neri, portando le ginocchia al petto ebbi il timore di sporcarle l'abito con gli stivali, non riuscivo a regolarizzare il respiro, le testa era appannata di domande, voci, mi cercavo i gomiti nervosamente, ero in confusione, io...

"Vuoi dire che non esistono più?" chiese Bo a Buzz, quasi intimorito. Mi voltai di scatto a guardarla.

"Beh, si. Cioè... lo so che quella stella sta brillando davanti a noi in questo momento ma... in realtà è già successo. La distanza tra noi e quella stella è così tanta che... mentre noi la vediamo brillare, in realtà è morta parecchio tempo fa." rispose Buzz cercando di essere il più delicato possibile parlando di stelle morte.

"E' così triste." commentò lei.

"In realtà non lo è." dissi facendo spallucce.

Bo si voltò a guardarmi, come se mi fossi permessa di contraddirla ma non vedesse l'ora di sapere cosa avevo da dire. Da quello sguardo, mi sentii motivata a continuare.

"Beh... se ci pensi, quando una persona va via, si è tristi perchè non la si vedrà più. Ma se fossimo stelle, avremmo il modo di continuare a esserci anche dopo, continueremmo a brillare ancora per un po'. Avremmo un altro po' di tempo per prenderci cura di chi è rimasto." dissi in un vortice di parole guardando il cielo, sentendomi osservata.

Lei rimase in silenzio.

"Una visione molto romantica!" disse Buzz. Sorrisi.

"E ingenua." aggiunse Bo.

Mi voltai lentamente con sguardo interrogativo.

"Mi spiace contraddirti ma difficilmente chi va via, si cura di chi è rimasto indietro. E tu, dovresti saperlo bene." disse Bo senza freni.

Woody si massaggiò la faccia nervosamente. Ma i miei occhi ormai erano pieni di lacrime, come aveva osato? Cosa le aveva raccontato Woody e soprattutto perchè lei lo aveva usato per ferirmi? Che cosa le avevo fatto di male per meritarmi una tale cattiveria?

"Jessie, ascoltami, Bo non voleva dire che..."

"Scusa Woody, io... devo andare." Non so come riuscii a trattenere le lacrime, non riuscendo a guardare nessuno negli occhi. Ero ferita, non ero ancora pronta a parlare di Emily, ne avevo parlato solo con Woody ed era stato incredibilmente difficile. Mi sentivo umiliata, volevo solo rifugiarmi da qualche parte e chiudere gli occhi.

Mi rifugiai sotto il letto, mi abbracciai forte come se avessi bisogno di sentire il mio corpo, ero così frastornata, versai qualche lacrima silenziosa, cercando di non farmi sentire da nessuno nella stanza. Poco dopo, una luce verde mi fece strizzare gli occhi, non sapevo ancora che al buio, la divisa di Buzz fosse fosforescente. Pian piano i miei occhi si abituarono, Buzz si avvicinò e si sedette accanto a me, con un braccio cinse la mia spalla invitandomi ad accomodarmici sopra. Chiusi gli occhi, fu splendido. La mia testa scivolò sulla sua spalla, era così di conforto. Dopo qualche secondo, ero già nel mondo dei sogni.

Il giorno dopo, Andy si svegliò di mattina presto e con la mamma e Molly andarono dalla nonna. Andy decise di portare con se Woody e Buzz, i suoi amati paladini. Non nascondo che per un attimo mi sentii smarrita, come avrei fatto senza uno dei due? Mi convinsi che era la cosa migliore per abituarmi alla stanza nuova, insomma per vedermela da sola.

Buzz mi salutò con un bacio sulla guancia al mattino, risposi con un sorriso sperando bastasse per ringraziarlo del conforto di quella notte. Una volta andati via, mi sedetti sul davanzale guardandoli partire e con la voglia di aspettare il loro ritorno godendomi la vista sul giardino.

Il vestito arrivò prima di lei. Si mise comoda accanto a me, sedendosi come una principessa.

"Senti..." dissi subito "sei riuscita a fermirmi, ieri, davvero. Complimenti ma... ti prego, lasciami in pace, se hai intenzione di rincarare la dose io preferirei che..."

"Il giorno in cui arrivai in questa casa, Woody non aspettò nemmeno la notte per presentarsi. Si arrampicò sul comodino di Molly, dove stavo inizialmente, e timidamente mi porse la mano. Credo che già lo avessi colpito, non so dirti perchè ma ci guardammo come pochi giocattoli si guardano..."

"Non capisco, che..." la interruppi convincendomi di non volere sapere altro ma in realtà avrei pagato tutto l'oro del mondo per sentirla ancora parlare.

"Come dicevo, Woody si presentò. Io spinsi giù il biberon dal comodino frantumandolo a terra e richiamando l'attenzione della mamma. Avrei fatto di tutto per interrompere quel momento." disse senza far trasparire alcuna emozione.

"Ma... perchè?" chiesi incuriosita, quasi preoccupata.

"Perchè non ero pronta, Jessie."

Era la prima volta che diceva il mio nome. Non riuscii a spiegarmi in quel momento perchè ma sentii il mio respiro fermarsi, mi toccai la pancia, come cercando di incoraggiarmi. Feci un respiro, cercando di non farmi notare e continuai la mia ricerca spasmodica.

"Non eri pronta a cosa? Woody si stava solo presentando e..."

Bo mi interruppe ridendo con garbo.

"Non capisci, eh? Ti facevo più sveglia, cowgirl. Quando qualcuno entra nella tua vita pronto a sconvolgerla, lo capisci immediatamente. Basta uno sguardo, uno sfiorarsi, una parola in più. Capii immediatamente che quello sceriffo avrebbe cambiato la mia vita e avevo bisogno di tempo per accettarlo."

"E' da stupidi." risposi secca.

Lei si voltò di scatto.

"Hai così paura di provare un'emozione che preferisci distruggere un biberon, vorresti non essere al centro dell'attenzione non rendendoti conto che tutti si fermeranno sempre a guardarti, hai così paura da tentare di annullarti senza capire che non basta scappare per sparire. In sostanza, sei una codarda." dissi alzandomi in piedi.

Feci per andarmene, non avevo bisogno di sentire altro da una viziata pastorella con manie di grandezza. Poi il mio polso venne bloccato in una morsa, le sue dita sottili e affusolate lo stringevano come una fune a cui aggrapparsi.

"Resta." disse solo.

Chiusi gli occhi, feci un respiro. Mi servì un istante per cambiare idea e tornare indietro, mi sedetti accanto a lei e per qualche minuto rimanemmo in silenzio. In realtà, stavamo parlando anche in quei lunghi istanti, seppur in silenzio.

"Perchè mi hai raccontato questa storia? Non capisco, hai paura di me?" chiesi ruppendo il silenzio.

"Non ho paura di te!" disse lei sbilanciandosi, alzando leggermente il tono della voce. Finalmente, vidi un'emozione.

"E allora perchè ti comporti così con me? Non hai un biberon da buttare giù e... aspetta. E' così, mi tratti male e mi allontani per avere quel dannato tempo che ti serve ma..." mi guardai le mani come se stessi perdendo il conto che avevo in testa. "Tempo per cosa? Oh dannazione, non mi fai capire nulla, io..."

Bo cominciò a ridere.

"Cosa?" la guardaii stranita. "Stai ridendo?"

Bo continuò a ridere ancora più forte portandosi la mano davanti alla bocca.

"Ehi! Si può sapere cosa hai da ridere?!" dissi quasi offesa guardandola storto, cercando di non ridere. Lei fece un respiro e si calmò appoggiando la testa sulla mia spalla.

Il mio cuore si fermò di nuovo, stavolta pensai davvero di rimanerci secca. Non sapevo di cosa si trattasse, come si fa a spiegare qualcosa di cui non conosci ne fattura ne composizione? E' roba da scienziati, non da una bambola di pezza come me. L'unica cosa che sapevo con certezza è che era piacevole sentire scivolare i suoi boccoli sulla mia spalla. Credevo di sentirmi a disagio ma al contempo cercai di non muovermi, per evitare che lei andasse via. In realtà, rimanemmo per un bel po' ferme in quel modo a guardare fuori dalla finestra. Ogni tanto, quando comparivano le nostre figure sul riflesso della finestra, succedeva qualcosa di strano, sorridevamo all'unisono. Poi, riprendevamo a guardare l'albero fuori.

Il battito del mio cuore riuscì a tornare ad un ritmo normale, mi presi di coraggio e ruppi il silenzio.

"Siamo amiche, adesso?" chiesi timidamente, proprio io che non conoscevo la timidezza.

"Non posso essere amica di una cowgirl!" rispose lei fingendosi offesa alzando la testa dalla mia spalla e voltandosi verso di me.

Rimasi in silenzio, stavo per ribattere ma lei cominciò di nuovo a ridere. Quella pastorella mi stava facendo impazzire.

"Non siamo così diverse in fondo! Ehm... ti piacciono i... rodei?" azzardai, sapendo già che l'avrei fatta sicuramente ridere.

Lei scosse la testa sorridendo.

"Uhm... saltare nelle pozzanghere?" azzardai.

Lei mi rispose alzando le sopracciglia, come per dire che sapevo già la risposta.

"Va bene, mi arrendo. Possiamo tornare a odiarci." dissi fingendomi offesa.

"Ma io non ti odio..." disse lei ridendo.

"Allora che..."

"... non ti odio ma i tuoi capelli hanno bisogno di una sistemata." continuò.

"Cosa? Che hanno adesso i miei capelli?"

" Saremo amiche se mi dai il permesso di pettinarli come si deve!"

"Cosa?! Mi hai preso forse per la tua bambola?"

"Ma tu sei una bambola!" ribattè lei.

"Si sono una bambola ma non quel tipo di bambola, non la tua bambola, cioè potrei ma ...insomma!" dissi farfugliando.

Lei scoppiò a ridere. Trascinandomi con lei.

"Ti diverte proprio mettermi in difficoltà vero?!" dissi stizzita.

Lei annuì toccandosi il naso, col tempo mi accorsi che era uno dei suoi gesti che amavo di più.

Ci guardammo per un attimo, poi distolsi lo sguardo. Le mie guance erano diventate leggermente rosse e speravo con tutto il cuore che non se ne accorgesse. Voltandomi, mi accorsi che la macchina della mamma di Andy era rientrata nel vialetto.

"Ehi, sono loro." dissi mogia. Era tutto la giornata che aspettavo il loro ritorno, cosa mi prendeva adesso?

"Devo andare via, il mio posto è sul comodino."

"Ti..ehm, accompagno?" non so perchè lo chiesi, che domanda stupida. Era sicuramente capace di tornare alle sue pecore.

"Credi forse che non sappia raggiungere un comodino da sola?!" disse schernendomi.

"No, cioè... volevo, essere gentile, io..." mi ritrovai di nuovo a farfugliare.

"A presto, cowgirl." disse sorridendo quasi prendendomi in giro.

"Bo." la richiamai, volevo che non andasse via.

Lei si fermò.

"Non penso che tu sia una codarda." dissi, come per scusarmi.

Lei mi rispose con un sorriso, un sorriso per un perdono. Poi scorsi della malinconia, forse, in cuor suo, era lei a darsi della codarda.


 

uel pomeriggio, Buzz tornò trepidante. Si poteva scorgere nei suoi occhi il desiderio di vedermi, non vedeva l'ora di avere l'occasione per salutarmi.

Mi venne incontro sorridendo timidamente.

"Ehi! Jessie! Come è andata? Sei sopravvissuta senza di noi?" mi chiese da sotto il davanzale, come a non volermi disturbare. Io scesi, passando dalla scrivania e lo raggiunsi.

"Ehm... ciao Buzz! Alla grande e... Woody dov'è?" chiesi facendo la vaga.

Buzz aggrottò le sopracciglia, probabilmente infastidito dalla domanda. "Uhm... penso, penso sia andato a trovare Bo, ad avvisarla del nostro ritorno. Perchè?" rispose lui continuando a non comprendere il mio interessamento.

"O-ok! Era solo semplice curiosità!" dissi io nervosamente. In quell'attimo non me ne accorsi, che la mia domanda poteva assumere altri significati ma furono gli eventi successivi ad aprirmi gli occhi. Eventi che cambiarono ogni cosa.

Quella sera, il sonno tardò ad arrivare. Mi addormentai nervosa, la testa affollata di domande. Cosa voleva quella pastorella da me? Perchè era così misteriosa? Adesso eravamo amiche oppure no? E perchè pensavo insistentemente a lei anche contro il mio volere?

 

 

 
   
 
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