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Autore: Danmel_Faust_Machieri    12/11/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Djianni: Anzitutto ci tenevo ad aprire questo capitolo con delle scuse per essere stato assente in questo periodo. Cause di forza maggiore, sono realmente dispiaciuto di non essere riuscito a garantire una continuità nelle pubblicazioni dal punto di vista dei " miei " personaggi. E detto questo... direi basta. Cercherò di essere costante, anche se probabilmente capiteranno ancora periodi di assenza, spero solo non lunghi come quello appena trascorso. Che dire in conclusione...
"May your journey be a memorable one, and praise be to yevon".
     Djanni
Ps. Scusate la frase finale, ma non so mai come chiudere i discorsi ^.^


“C’è una casa a New Orleans la chiamano Il Sole Nascente ed è stata la rovina di più di un povero ragazzo e, Dio, so di essere uno di loro!”
“E smettila Claudio!  Almeno fossi un minimo intonato!” Lo rimproverò Luna  “Risparmiami questo supplizio, per cortesia!”
Il ragazzo fermò la marcia, si girò, le diede un bacio e poi la guardò negli occhi, poi col tono roco riprese:
“Oooh mamma dì ai tuoi figli di non fare quello che ho fatto io cioè spendere la propria vita nel peccato e nella miseria, nella Casa del Sole Nascente”
La ragazza lo guardò torvo ma ridacchiò tra se e se. In fondo adorava quando faceva così. Quando si comportava da stupido sapeva che era perché si sentiva felice, veramente felice, e le occasioni in cui capitava erano più uniche che rare. Lo raggiunse ed iniziò a parlargli,  poiché la felicità è un conto, ma teneva a preservare la salute dei suoi timpani.
“Ma mi spieghi cosa ci trovi di tanto bello in quella litania? Cos’è questo  Rising Sun?”
“Litania? Tu la definisci Litania? Sei una delusione tesoro” Claudio assunse un finto tono di disprezzo “ti facevo più musicalmente colta” il ladro sospirò, poi accennò ad un sorriso
“La “Casa del Sole Nascente” era probabilmente un bordello con prostitute orientali, per questo venne chiamata  casa del sol levante. E la canzone parla di ‘sto qui, di estrazione popolana (madre tessitrice e padre giocatore d’azzardo), e della sua vita dedita al vizio. Poche informazioni, parole semplici…”
“E perché allora ti piace tanto?”
“Non saprei, ti dirò… forse per quella vaga malinconia che traspare…”
I suoi occhi si spensero e si fissarono su un punto lontano, all’orizzonte. Era così  da parecchi giorni ormai, Luna sapeva benissimo che il ladro aveva qualcosa per la testa; qualcosa che lo preoccupava tantissimo ma che non riusciva a dire neppure a lei. Claudio alternava momenti felici a ore di silenzio e marce serrate. Per andare dove poi? Non gliel’aveva detto e lei non riusciva a capirlo. Anzi, se non avesse iniziato a camminare dietro di lui subito dopo quel suo secco “Devo andare” probabilmente la avrebbe lasciata da sola. Lo conosceva abbastanza bene per non essere assolutamente preoccupata di un affievolimento del suo amore, sapeva che mai e poi mai la avrebbe abbandonata e questo pensiero le scaldava il cuore ogni volta che erano separati. No, non dubitava assolutamente di Claudio. Ma quando aveva pronunciato quelle due parole, a lei soltanto, senza dir nulla a nessun altro aveva capito immediatamente che c’era qualcosa che lo turbava profondamente. Aveva deciso di pancia: erano stati separati tantissimo tempo quell’anno, e non si sarebbero allontanati di nuovo. Un passo dopo l’altro gli si era accodata, e dopo quei primi passi sul vialetto della sede della gilda erano stati al piano otto, all’undici, al quattro e chissà a quali ancora. Giravano senza meta senza nessuna interazione con nessuno, persino con gli altri della Vitriol ormai non avevano più contatti. “Non ti preoccupare, se qualcuno di loro muore ci arriva la notifica, essendo nella stessa gilda” era stata l’unica risposta che era riuscita ad ottenere da Claudio dopo l’ennesima volta che aveva dato voce ai propri pensieri interrogandosi ad alta voce sullo stato di salute di Nicolò e gli altri. Lo vide riprendere a camminare nonostante il sole fosse già basso all’orizzonte. Non si sarebbe fermato neppure quella notte?
“Claudio…”  vide il suo ragazzo fermarsi “Mi dici cosa c’è che ti turba? Per favore…”
“No” fu tutto ciò che il ladro gli rispose. Non si fece comunque abbattere.
“Va bene. Però almeno questa notte fermiamoci. Su questo non voglio discutere”
Il ragazzo si girò e le sorrise. Non riuscì a capire se fingesse o la stesse prendendo in giro. Le sembrò di sentire uno stiletto conficcarsi nel costato. Il ragazzo la guardò negli occhi e, probabilmente, avvertì la sua preoccupazione , dato che le si avvicinò e la abbracciò.

Dio che stronzo che era. Si stava comportando malissimo con la persona a cui teneva di più in assoluto. Si crogiolò qualche istante nella stretta con Luna. Come poteva dirglielo? La doveva far tornare alla base. Ma quella ragazza era troppo dannatamente cocciuta, non lo avrebbe lasciato solo neppure se minacciata. Porca miseria quanto la amava! Quella ragazza oltre ad essere stupenda e semplicemente perfetta riusciva anche a soddisfare il suo ego, dimostrandogli sempre ogni giorno di più quanto lui le fosse indispensabile.
E nonostante tutto questo non riusciva a dirglielo. Quante volte lo aveva ripetuto quel gesto nell’ultimo periodo? Quante? E cosa aveva avuto di diverso il gesto fatto due settimane prima?
“Coglione! La sai benissimo la differenza. Non giustificarti!” 
Oh, ecco che tornava quella vocina della sua coscienza che tanto lo faceva sentire un po’ via di testa. La differenza… sempre dati erano in fondo….  
Gliel’avrebbe detto. Non nell’immediato, ma gliel’avrebbe detto. 
“Vuoi fermarti? Va bene. Però dovremmo fermarci qui, la città più vicina è a diverse ore di marcia”
“Certo che se qualcuno avesse fatto meno il tamarro allontanandosi senza voltarsi ed avesse preso il proprio cavallo…” gli fece notare sarcastica la ragazza
“Hey, te lo già detto che mi dispiace, non stare a girare il coltello nella piaga”
La tensione tra i due si era ormai allentata, erano tornati a parlare come se nessun problema li turbasse
“Ma scusami tanto, signor Proplayer, non potremmo utilizzare lo spostamento rapido per tornare a prenderli?”
“Ti Ho già detto che ce lo siamo giocati per qualche giorno” 
Decisero di accamparsi proprio al limite del sentiero, onde evitare incontri poco graditi in notturna. Tutti erano ormai a conoscenza dei giocatori che uccidevano per divertimento e non volevano di certo abbandonare luoghi in un certo senso più sicuri; di certo il bordo strada lo era molto di più che il folto di una foresta. Claudio sapeva benissimo che, prima o poi, certe figure sarebbero saltate fuori, quello che lo aveva sorpreso era stata la prontezza della reazione degli altri giocatori. Meglio per tutti. Ma non aveva voglia di pensare a ciò che stava succedendo in quel mondo in quel periodo. Adesso aveva solo bisogno di riposare.

Dove sarebbero andati oggi? Cosa avrebbero fatto? Avrebbe costretto per l’ennesima giornata la propria ragazza a camminare per chilometri e chilometri? Forse. Molto probabilmente, ad essere sinceri. In compenso però in quella nottata aveva deciso verso dove dirigersi ed aveva anche mandato un messaggio ad un paio di persone, chiedendogli di raggiungerlo al piano nove. Ed erano a metà del piano otto, poco distanti dalle Piane del Puteo. Le avrebbero dovute attraversare tutte. Certo, aveva anche pensato a chiedere a River di venirli a prenderli e dargli uno strappo, però sentiva di aver bisogno di qualche altro giorno di solitudine, prima di riprendere con la prima linea e tutto il resto. Guardò alla sua sinistra dove Luna era ancora assopita sopra al materasso d’erba che li aveva ospitati quella notte. La vide coperta fino al mento da una pesante stoffa marrone, con il volto sereno e rilassato, chiedendosi se era giusto farla soffrire così. Non aveva alcuna colpa, in fondo, se non di essersi innamorata di un coglione. Ma si stava colpevolizzando troppo. Un nuovo sole stava sorgendo ed il nuovo giorno avrebbe cancellato quello appena trascorso. E così avrebbero fatto tutti i giorni che si sarebbero susseguiti, così come avevano sempre fatto i precedenti. Bisognava pensare al futuro, restare positivi. Sempre. Sorrise tra sé e sé 
“ Certo, come no. Cazzate”     

 Delle grandi distese di nulla, racchiuse da montagnole di roccia calcarea. Ecco come si potevano riassumere al meglio le Piane del Puteo. Era la zona al momento meno transitata di tutto il mondo di gioco. Un terreno spoglio, morto, con gettate di vapori qua e là. Sassi a destra e sinistra, un caldo atroce per essere quasi autunno, un sole accecante ed un tremendo odore sulfureo che guarniva il tutto. Un’idilliaca desolazione, in fondo, convenì Claudio, dopo due ore di marcia tra quelle piane.
Provò a spiegare a Luna cosa lo attirasse morbosamente di quel posto, ma la ragazza non riusciva a cogliere l’unicità del luogo. Non la attiravano i vapori, mentre Claudio era sempre vicino ad una gettata pronto per essere inglobato nella nube di fumo. Una volta all’interno il mondo attorno a sè perdeva nitidezza, doveva socchiudere gli occhi, soprassedere al tanfo crescente di uova marce, sopportare repentini innalzamenti della temperatura. Il sudore si accumulava sopra le palpebre semichiuse  finché non trabordava e colava lungo le guance. Eppure là dentro si sentiva tremendamente bene, cullato dall’incessante cupo fischio della gettata di fumi. Non se ne perdeva una, in quel momento non era troppo dissimile da un bambinetto che in una giornata di pioggia indossa gli stivaletti gommati e si diverte a saltare in ogni pozza che trova per strada, con grande piacere dei genitori. E poi che divertimento coi sassi! Ogni tanto ne prendeva uno, bene o male sempre delle dimensioni di un cocomero, e lo lanciava. Nel momento in cui esso toccava il suolo un cupo rimbombo serpeggiava sotto i loro piedi, rivelando una grande sacca cava sotto al suolo. Non importava quanto lontano lo lanciasse, il rumore prodotto dal sasso era sempre ben avvertito dai due ragazzi. E questa eco sotterranea era così particolare ed inusuale che anche Luna spesso si divertiva a lanciare qualche sasso. Ora alto nel cielo, ora alle loro spalle. 

L’attraversata, tutto sommato, non era faticosa, anzi poteva dirsi quasi piacevole. Se non fosse stato per parecchi elementi negativi, s’intende. Però ogni volta che Luna guardava Claudio divertirsi col fumo tutti gli aspetti peggiori di quel posto non sembravano assolutamente rilevanti. Erano giorni che non lo vedeva così genuinamente spensierato, ed era intimamente contenta che si stesse divertendo, che per qualche ora sarebbe riuscito a staccare il pensiero da quel chiodo fisso che lo tormentava. Qualunque esso fosse stato. Lui rideva e lei rispondeva con un sorriso. La abbracciava e lei si stampava un sorrisetto idiota sul viso, senza riuscire a farne a meno. Ad un certo punto la prese e la portò a ballare in mezzo ad una nuvola di vapore appena sbuffata dal terreno. Non cercò neppure di tirarsi indietro. Sentiva che quella puerile felicità sarebbe durata solamente fintanto che sarebbero rimasti in quel luogo e non voleva perdersi neppure un minto di quel Claudio così genuino. Erano due coglioni e stavano facendo gli idioti in mezzo al nulla, senza nessuno che potesse giudicare le loro azioni. Ed era proprio questo che rendeva il suo amato così naturale: l’assenza di qualcuno a cui avrebbe dovuto giustificare il proprio comportamento. Prese l’ennesimo sasso e lo tirò in avanti, poco oltre una delle rare sterpaglie che apparivano ogni tanto in quell’arido panorama.
Tooonf . Ed all’immancabile rumore fece seguito un fugace tremito del suolo. Continuarono a camminare senza proferire parola. Non volevano rischiare di rovinare quell’ecosistema brullo e solitario, di inquinarlo con discorsi stupidi e superflui. Eppure nessuno dei due era minimamente intimorito da quel silenzio che avevano posto tra di loro. Semplicemente entrambi capivano quante e quali dolci parole, molto spesso, erano custodite dai silenzi. Dialogavano con sorrisi e abbracci, baci e carezze. Non avevano bisogno di altro. Per tutta la durata del loro viaggio tra quelle terre morte non pensarono ad altro che all’indissolubile sentimento che li univa. Luna sapeva che quel lungo attimo di spensieratezza non sarebbe durato in eterno ed era certa che anche Claudio la pensasse allo stesso modo. Ma perchè pensare alla sua fine e perdersi il gusto di viverlo, secondo dopo secondo? I problemi sarebbero ritornati, erano lì ad attenderli oltre le piane, ma lì sarebbero rimasti finché non li avessero raggiunti. Il dolore, la preoccupazione, la stanchezza… sarebbe arrivato tutto. Ma ogni cosa ha il suo tempo, ed il tempo presente era solo loro, lo sapevano entrambi. 
Arrivarono sulla cima dell’ultima montagnola e si sedettero, dietro di loro la desolazione, davanti loro un piccolo villaggetto di poche casupole in legno, abbandonato in mezzo ad un pascolo di animali da macello. Era sorprendente la netta scissione cromata tra il marrone chiaro, il bianco sporco, i colori terrosi cui erano ormai abituati ed il brillante verde che li attendeva. Si persero ad ammirare il panorama. Sentì Claudio iniziare a canticchiare a bassa voce
“Se il cielo che vediamo sopra di noi dovesse rovinare e cadere e se le montagne dovessero sbriciolarsi nel mare io non piangerò, io non piangerò, no io non verserò alcuna lacrime finché tu rimarrai, rimarrai accanto a me…” 
 Gli occhi gli si velarono di lacrime , gli si strinse accanto e gli rispose:
“Ora, ti scongiuro, dimmi cosa è successo”
Il ragazzo smise di cantare, la fissò dritta negli occhi e disse 
“Ok”
   
 
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