Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Maty66    12/11/2016    3 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


A Riccardo… piccolo grande supereroe che ora ci protegge da lassù
 
EROE 

Capitolo 19
Rancori

Spock era nascosto dietro ad un anfratto, nella semioscurità.
Era entrato facilmente nella miniera, ma dopo i primi due livelli gli era stato impossibile proseguire. L’intera miniera era sorvegliata da militari romulani, forniti di uno strano visore.
Spock non aveva potuto fare altro che assistere impotente, mentre trascinavano fuori i corpi di due donne ed un uomo, fasciati in tute nere simili a quelle che McCoy aveva descritto dopo il suo incontro con Jim.
Con il cuore pesante e al tempo stesso sollevato dal fatto che nessuno dei tre fosse Jim, dopo vari minuti, si era diretto veloce e quasi invisibile verso l’uscita.
Erano sicuramente nel posto giusto, ma non potevano rimanere più a lungo e soprattutto doveva recuperare McCoy. Era troppo pericoloso farlo restare da solo.
La vista che l’accolse appena giunto all’esterno lo lasciò per un attimo interdetto.
Diverse guardie romulane giacevano a terra, uccise da phaser.
Vari minatori remani si aggiravano, urlando, troppo spaventati per notarlo, ma di McCoy non c’era traccia.
“Dottor McCoy!!!” chiamò più volte Spock, senza risultato.
Provò a perlustrare i dintorni del posto dove aveva lasciato il medico e più volte chiamò a gran voce.
Alla fine cercò con il suo tricorder tracce di vita umana nelle vicinanze, ancora senza risultato.
Sempre più interdetto e preoccupato vide altri militari romulani giungere di corsa e non gli restò altro che allontanarsi e tornare alla navetta.
 
 
“Susan… aiuto” urlò Jim appena lo sfarfallio del teletrasporto cessò.
Il sangue di McCoy già stava macchiando la piattaforma su cui si erano materializzati Jim, con McCoy fra le braccia, e Nuhir.
“Ma chi è? Che sta succedendo?” chiese la dottoressa con lo stupore dipinto sul volto.
“E’ Bones… aiutalo ti scongiuro” rispose in automatico Jim, senza rendersi conto che solo lui chiamava McCoy così.
Susan era entrata immediatamente in modalità medico.
“Aiutami a metterlo a terra. Non sta respirando. Conosci le manovre per la RCP?”
Jim annuì, mentre aiutava Susan a posizionare McCoy a terra.
“Due respiri e trenta compressioni. Qualcuno recuperi il mio kit medico” ordinò la donna, mentre si posizionava a cavalcioni ed iniziava le compressioni toraciche.
Jim cacciò le lacrime indietro e cercò di seguire le istruzioni che aveva imparato all’Accademia.
Ogni respiro che dava a Bones pregava Dio come non aveva mai fatto.
Dopo quella che sembrò una eternità finalmente McCoy si mosse un po’, tossendo leggermente.
“Dobbiamo portarlo in infermeria immediatamente” fece Susan mentre studiava il suo tricorder.
Jim prese il suo migliore amico fra le braccia e si precipitò nel corridoio.
 
 
McCoy riprese coscienza lentamente, come se dovesse risalire dagli abissi più profondi vero la luce.
Sentiva il corpo pesante e per quanto si sforzasse non riusciva a muovere un muscolo.
Dopo vari tentativi finalmente riuscì ad aprire gli occhi, ma li richiuse subito con un gemito.
Quasi immediatamente sentì il pizzico di un hipospray sul collo ed il dolore diminuì.
“Come si sente dottor McCoy?” chiese una bella voce di donna.
Il medico riaprì gli occhi, strizzando per metterli a fuoco sulla bella donna bruna che gli stava di fianco.
“Mi chiamo Susan Mayer e sono il medico che l’ha operata… è andato tutto bene, sarà dolorante per un po’, ma domani sarà già in piedi” annunciò la donna sorridendo.
Finalmente McCoy riuscì a mettere in moto la mente ed il panico si impadronì di lui.
“Jim!!! Dov’è? Che è successo???” gracchiò quasi afono.
“Calma, Jim sta bene, era qui sino a poco fa. Torna subito” lo tranquillizzò la donna.
“Dov… dove sono?” chiese ancora McCoy.
“Sulla nostra bagnarola, quella che chiamiamo casa da un anno ormai. Stia calmo, credo che le spiegazioni spettino a Jim” rispose Susan continuando a studiare il suo tricorder.
“Deve stare calmo Leonard. Il colpo di phaser era tarato per uccidere. E’ stato maledettamente fortunato sa?”
McCoy si toccò il fianco, e sotto la pelle sentì solo una piccola cicatrice fresca.
“La fortuna è stato trovare un bravo medico. La conosco di fama, dottoressa Mayer”
“Ed io conosco lei, Leonard. Jim era quasi impazzito dalla paura. Provi a dormire un po’” disse suadente Susan.
E McCoy scivolò di nuovo nel sonno.
 
Quando si risvegliò Jim era accanto a lui.
“Ciao” fece il giovane, passandogli un bicchiere d’acqua.
McCoy non sapeva cosa dire o fare.
Da un lato voleva balzare giù dal letto e abbracciare il piccolo bastardo e dall’altro provava un impulso irresistibile a prenderlo a pugni, provocargli dolore, tanto quanto ne aveva inflitto a lui nell’anno passato.
“Come ti senti?” chiese ancora Jim, con lo sguardo basso e la voce incrinata.
“Bene, la tua amica ha fatto un buon lavoro…” si costrinse a rispondere il medico, mentre a fatica cercava di mettersi seduto.
Subito Jim balzò in avanti per aiutarlo, ma McCoy si tirò indietro con un gesto brusco.
“Non mi toccare!” ringhiò.
Il giovane capitano si fermò con la mano a mezz’aria, il dolore dipinto sul volto.
“Come mi avete trovato?” chiese piano.
“Archer alla fine ha vuotato il sacco e Spock ha delle vere e proprie intuizioni, che tu ci creda o no” rispose acido il medico.
“Bones, mi dispiace…” sussurrò il giovane capitano.
“Ti dispiace… tutto quello che hai da dire è mi dispiace???” fece il medico con aria rabbiosa.
“Io… ho fatto quello che doveva essere fatto” cercò di giustificarsi Jim, avanzando di nuovo e mettendo la mano sul ginocchio del medico.
“Ti ho detto di non toccarmi!!!” urlò di nuovo McCoy, cercando di scendere dal letto.
“Bones, smettila di agitarti, sei stato appena operato, ti farai male”
“Male… hai idea di quanto male mi hai fatto in quest’anno? Di quanto male hai fatto a ciascuno di noi? A quelli che tu chiamavi la tua famiglia? Dio mio, se penso a quello che ho detto e fatto a Spock…”
Jim rimase in perfetto silenzio mentre McCoy si sfogava.
“La tua ‘famiglia’ non esiste più, l’Enterprise non esiste più. Come hai potuto? Johanna si rifiuta di parlare di te da un anno, mia madre si trascina avanti solo per amore della nipote. Ed io? Hai pensato a cosa sarebbe stato di me? Mi hai trascinato su quel barattolo di latta, mi hai convinto a vivere nello spazio e poi ti metti nelle mani del nemico, senza dirmi una parola, ti fai credere morto per più di un anno…”
“L’ho fatto per il vostro bene… almeno era quello che credevo” provò di nuovo a giustificarsi Jim.
McCoy fece una risata ironica.
“Il nostro bene… abbiamo assistito alla tua ‘morte’ in diretta, senza poter fare nulla!!! Come  pensavi che questo potesse essere il nostro ‘bene’? Come credi mi sia sentito? Come si è sentito Spock? L’abbiamo incolpato tutti per non aver tentato di salvarti… anche Nyota… si sono lasciati lo sai?”
“Non doveva andare così, non era previsto che chiedessero la mia esecuzione. E’ stato un imprevisto cui abbiamo dovuto far fronte in qualche modo”
“E come doveva andare invece? Eravamo la tua famiglia e tu hai deciso che non potevi fidarti di noi e non hai chiesto aiuto… non hai neppure pensato a chiederci aiuto, ti sei buttato nel pericolo incurante di tutto e tutti. Complimenti sei un vero eroe, più eroico ancora di tuo padre, contento?”
Nel preciso istante in cui pronunciava l’ultima frase McCoy si accorse di aver passato un limite.
Gli occhi blu di Kirk si riempirono di rabbia glaciale.
“Dovevo arrivare su Romulus da solo… e dopo che era successo, cosa avreste fatto sapendo che ero vivo? Sareste venuti a cercarmi, esattamente come avete fatto. E guarda il risultato. Tu sei quasi morto e la missione è probabilmente andata a quel paese…”
McCoy rimase a bocca aperta per un attimo, senza fiato.
“Ah, ora è colpa nostra. Scusa tanto se siamo venuti a prenderti per portarti a casa” scandì ironico.
“Chi ti ha detto che avevo bisogno di aiuto? Chi ti ha detto che voglio tornare a casa???”
McCoy lo guardò con occhi sbarrati.
“Tu non capisci cosa c’è in gioco. Non si tratta più di me o di te, e neppure dell’Enterprise. Si tratta di tutta la maledetta Federazione. Perché se Argertran ed i suoi completano l’arma sai quale sarà il primo pianeta che distruggeranno? La Terra!!! Miliardi di persone, comprese Eleanor e Johanna”
La realizzazione del pericolo incombente lasciò McCoy di stucco.
“Cosa volevi che facessi? Cosa altro potevo fare??” chiese ancora Jim con rabbia.
“Non lo so!!! Solo che ti fidassi di noi… di me. Non l’hai mai fatto, anche prima, all’Accademia. Archer ci ha raccontato di quando partivi per le tue missioni, mentendomi spudoratamente. A me che sono il tuo migliore amico, tuo fratello! C’è tutta una parte della tua vita che non conosco, su cui mi hai sempre mentito. Io non so  più chi sei e mi chiedo se mai ho saputo chi tu fossi”
“Bene: ti ho mentito. L’ho fatto per proteggervi. Se questo non ti sta bene, non so che cosa dirti. Se odiarmi ti fa stare meglio, fallo pure”
McCoy sentì le lacrime salire prepotenti.
“Io non so cosa provare ora che ti guardo” disse con voce strozzata dal pianto.
“Faresti bene ad odiarmi” fu la risposta secca.
Prima ancora che il medico se ne rendesse  conto, Jim aveva lasciato la stanza.
 
“Dì un po’… lo vuoi vedere morto?”
La voce femminile fece sobbalzare McCoy che stava ancora cercando di calmare il battito cardiaco dopo che Jim aveva lasciato di corsa la stanza.
Si voltò e vide sulla porta Nuhir, alta e fiera, che lo fissava con uno sguardo di rabbia pura.
“I Romulani non sanno che origliare è sintomo di cattiva educazione?”
Nuhir ignorò l’osservazione.
“Ti dici suo amico, ma così facendo lo spingi a morte sicura!” sibilò avvicinandosi al letto.
McCoy le lanciò uno sguardo interrogativo.
“Tu non sai niente di noi… e poi non sei tu quella che ha chiesto la sua testa per vendicare tuo padre?” le urlò contro.
“Era previsto che lo imprigionassero e poi io e gli altri l’avremo fatto scappare. Ma andato tutto storto e certo non potevo scoprirmi. Comunque medico, io non ti devo alcuna spiegazione”
“E così gli hai fatto sparare… non so neppure come ha fatto a sopravvivere a quel colpo… e  sarei io  quello che vuole vederlo morto?”
Nuhir si calmò all’improvviso, anche se la sua voce rimase gelida.
“Ognuno di noi  su questa nave ha rinunciato a tutto per salvare il proprio mondo. Ma nessuno tranne Jim ha dovuto rinunciare alla sua famiglia. Qui siamo tutti, tranne lui, senza legami. E sai perché? Perché avere una famiglia ti rende debole in queste circostanze. Ti fa avere paura di quello che può accadere alle persone che ami. E tu vieni qui e gli gridi in faccia il tuo disprezzo. Ha rischiato la vita sua e di noi tutti per salvarti e portarti sulla nave”
“Disprezzo??? Te lo ripeto, tu non sai niente di lui o di me. Non sai nulla dell’affetto che ci lega. E’ mio fratello!!! Credi che me ne stia buono ad aspettare che si ammazzi davvero?”
“Te l’ha già detto. Questa è una cosa più importante di te, me o lui. Quando abbiamo accettato sapevamo che probabilmente saremo tutti morti nel tentativo di fermare questa follia, ma è quello che dobbiamo fare!”
McCoy guardò la romulana con aria attonita.
“Ma che avete tutti qui? Manie suicide???”
La conversazione fu interrotta dal plateale ingresso di Gary Mitchell.
“McCoy… non posso proprio dire che è un piacere vederti!” esordì sorridendo in modo evidentemente falso.
“La cosa è reciproca Mitchell” fu la risposta secca.
“Fatto sta che ora abbiamo un bel problema: cosa facciamo con te? Il tuo caro amico Kirk ci ha imposto di prenderti a bordo per salvarti la pelle, ma certo non puoi restare qui. Te ne devi andare…” disse Mitchell fissando McCoy con aria ostile.
“Abbiamo un problema più grande invece: fra di noi c’è un traditore!” intervenne Nuhir con voce durissima.
Mitchell la fissò senza paura.
“Infatti e forse la traditrice mi sta parlando in questo momento”
“Posso dire la stessa cosa”
La discussione venne di nuovo bruscamente interrotta da un colpo tremendo che scosse lo scafo, facendo barcollare tutti.
La voce di Jim giunse dagli altoparlanti.
“Allarme rosso. Siamo attaccati da una nave romulana. Ci hanno trovati”
 
Spolier per il prossimo capitolo
“Ci hanno trovato ormai… non resta che arrenderci”
“Credi che morire  per mano dei romulani sia più piacevole del morire dilaniati da una esplosione?”
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Maty66