Film > L'Ultimo Dei Mohicani
Segui la storia  |       
Autore: Assiage    12/11/2016    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Diverse settimane dopo, Alice era seduta presso il fiume a lei familiare, nei pressi del casolare che da tempo chiamava casa sua.

 

Alice si rannicchiò nel folto cappotto che indossava contro il gelo, strofinandosi le mani rosse, irritate. Ma malgrado il gelo penetrante, Alice sorrise debolmente e sospirò, mentre guardava la superficie congelata del fiume.

 

La profonda luce solare dell'inverno faceva luccicare il ghiaccio, facendolo sembrare come migliaia di frammenti di vetro scintillante. Alice amava starsene seduta tranquilla, nella silenziosa placidità della natura. Amava la bellezza selvaggia, primitiva delle colonie americane, e i vivaci tramonti, pieni di colore. Amava la perfezione dell'orizzonte che sembrava dipinto da una mano celestiale, il punto in cui la terra finiva e il cielo cominciava, perfettamente fusi.

 

Ora era più di un mese che Cora era diventata la moglie di Nathaniel e Alice era seduta lì, completamente ferma, mentre ripensava agli inevitabili cambiamenti che si erano verificati.

 

Il pomeriggio dopo il loro matrimonio, Cora e suo marito erano seduti con Alice e gli Stewart intorno al fuoco. Avevano meditato a lungo su ciò che avrebbero dovuto fare. Nathaniel doveva tornare dal popolo di suo padre. Questo ovviamente lo infastidiva, lasciare la sua giovane moglie così presto dopo il matrimonio.

 

Ma Cora aveva ricordato a Nathaniel, sostenendolo, che questa era una necessità temporanea, dato che non potevano ancora viaggiare per trovare la terra sulla quale stabilirsi, o costruire un casolare in questo clima imperdonabile. Non c'era nemmeno spazio presso gli Stewart.

 

Pochi giorni dopo Nathaniel partì per un viaggio della durata di un giorno, in direzione dei territori invernali, promettendo che sarebbe tornato una volta a settimana per un breve periodo di tempo, finché il tempo cambiava. Nathaniel mantenne la sua promessa, ed era ancora una forte presenza, anche se le sue visite ora erano abbreviate.

 

Alice aveva parlato con gli Stewart ed ebbe il loro pieno supporto quando spiegò a Cora e a suo marito che lei desiderava stare con Annabel e James, quando i coniugi Poe si sarebbero messi per conto loro.

 

Nathaniel era apparso imbarazzato quando disse ad Alice che la loro intenzione era portarla con loro e farla vivere nel loro casolare ancora da realizzare. Cora, proprio come Alice aveva previsto, era spaventata, poi scoppiò in lacrime mentre la supplicava di ripensarci, affermando che lei non poteva immaginare di vivere separata dalla sua unica sorella.

 

Ma Alice era ferma nella sua idea. La nuova coppia aveva bisogno di tempo per crescere insieme e Alice non voleva intralciare questo percorso. Sapeva che non lo avrebbe intralciato in senso negativo, lei andava splendidamente d'accordo con Nathaniel; voleva solo che vivessero la loro vita.

 

E Alice, meditò pensierosa, voleva vivere con un accenno di autodeterminazione e fiducia in sé. I giorni delle dame di compagnia e dell'ora del thè erano ormai alle sue spalle.

 

Erano diversi minuti che Nathaniel esprimeva furiosamente la sua disapprovazione, e che Cora esprimeva una dolorosa supplica - "Non devi fare questo!" lei ripeteva incessantemente. 

 

Gli Stewart la avevano sostenuta incondizionatamente, unanimi nel pensare che Alice sarebbe stata bene qui. Annabel affermò che lei amava teneramente Alice, e niente l'avrebbe resa più felice; James era insolitamente solenne mentre assicurava ai Poe che Alice sarebbe stata al sicuro, che lui stesso le avrebbe costruito un letto estraibile in cui dormire, una volta che il tempo fosse stato di nuovo favorevole.

 

Dopo lacrime e suppliche, la questione fu risolta. Nathaniel e Cora si sarebbero messi in proprio una volta che l'inverno avrebbe abbandonato la regione in cambio della primavera. Non erano sicuri di dove si sarebbero diretti, ma intendevano avere una fattoria tutta loro.

 

Nathaniel si stava anche informando su dove trovare della terra adatta. Spiegò alle donne che la terra di frontiera era già disponibile ma sarebbero stati estremamente isolati ed era molto pericoloso. Nathaniel sembrava momentaneamente addolorato e le sorelle sapevano che lui pensava ai Cameron.

 

"Suppongo che potremmo stabilirci nella Ohio Valley," disse lui lentamente, grattandosi la parte posteriore del collo. "Ma ciò significherebbe dirigersi verso ovest. Quella zona è molto tranquilla."

 

Cora si lamentò di nuovo che era troppo lontano da Alice, ma la ragazza spiegò a sua sorella che era soltanto un viaggio di poche settimane per un intrepido viaggiatore. Potevano far visita durante la primavera o l'estate e poi forse in autunno.

 

Nathaniel era stato veloce a replicare che era solo un'idea. Avevano ancora mesi a disposizione per pianificare il tutto.

 

Tra una settimana circa, Alice fece il calcolo, sarebbero state le festività natalizie e poi il Nuovo Anno. Sarebbe stato il 1758. Poi quando la primavera sbocciava a marzo, lei avrebbe compiuto 19 anni.

 

Alice ricordò l'ultimo Natale con Cora e Duncan e i loro amici nella spaziosa casa dei Munro a Londra. Era stata una grande festa con musica, danza e allegria. I cuochi e i domestici avevano lavorato instancabilmente, appendendo corone e ghirlande e preparando un grande banchetto per le 50 persone che erano state invitate. Papà aveva avuto la licenza per le festività e aveva invitato i suoi uomini. I colonnelli, i generali e i tenenti erano arrivati con le loro famiglie, come pure parecchi importanti giudici, magistrati e Lord che servivano il re - "gli accondiscendenti", Cora li definiva causticamente dietro le pieghe imperlate del suo ventaglio.

 

Un grande focolare in pietra venne costruito negli ampi giardini, poiché Alice aveva insistito su una vecchia tradizione delle Isole Britanniche - bruciare il ceppo di Natale.

 

La notte era stata memorabile, Alice aveva danzato tutta la notte con suo padre e gli ufficiali.

 

Ma era memorabile ora, più che mai per Alice, perché nemmeno due giorni dopo, Papà e Duncan furono chiamati oltre l'Atlantico al servizio del Re. Non rivide la faccia di suo padre finché fu arrivata al forte assediato, e poi alcuni giorni dopo lui era morto sotto il cielo azzurro chiaro del Nuovo Mondo.

 

Alice si strofinò le mani persino più forte e si chiese dove fosse l'anima di suo padre in questo momento.

 

C'era una vita dell'aldilà? Era un paradiso come affermava la Bibbia? Alice pensava sempre, dopo che aveva lasciato la sua patria, la Scozia, che il Paradiso fosse Inverness, la città nella quale era vissuta da piccola. Con i suoi campi di grano dorato, i fiori e le lunghe, spioventi colline verdi, tra le quali lei correva a piedi nudi. Le paludi, le brughiere e le calde, serene notti durante le quali Alice e Cora erano sdraiate sotto le stelle con la loro anziana bambinaia, mentre lei raccontava loro le leggende di imprese eroiche note solo agli Scozzesi. 

 

Papà è là sulle brughiere con Mamma. Alice pensò questa cosa con così tanta certezza che il cuore le si gonfiò di felicità. Non la Londra piovosa, nuvolosa dove lui veniva disprezzato per essere scozzese. La sua anima non stava girovagando per queste terre coloniali che avevano violentemente reclamato la sua vita e lasciato le sue figlie orfane. Lui era in Scozia. Alice ne era certa.

 

Forse stava fantasticando come una bambina nel pensare questo, ma Alice credeva con tutta se stessa che lui si fosse riunito con la sua bellissima moglie dai capelli scuri nella loro terra ancestrale, che aveva portato loro così tanta gioia negli anni in cui erano in vita.

 

Papà... lei sospirò, alzando gli occhi all'ampia distesa del cielo, sempre costante.

 

 

Alice si alzò su una delle sedie di legno e cercò di fissare rametti di agrifoglio e di alloro sul suo focolare con alcuni pezzetti di aculei. Dopo qualche torsione creativa, lei riuscì a far penzolare i verdi. Era un piccolo gesto, ma lei voleva commemorare le festività natalizie, non importa quanto piccoli fossero i suoi sforzi.

 

Anche un vischio era stato appeso sulla porta, e James aveva scolpito 3 scarpe di legno all'inizio del mese per le donne e aveva aggiunto per loro piccoli dolci e nastri.

 

Non era niente di grandioso, pensò Alice, ma tuttavia era felice mentre esaminava il suo lavoro manuale. La cena sarebbe stata una piccola cosa - soltanto gli abitanti e Nathaniel. Ma Alice aveva lavorato accanto alle donne nel cucinare prosciutto salato e patate, torte di carne tritata e aveva persino trascorso un po' più del dovuto a preparare le pesche al brandy. Alice non vedeva veramente l'ora di provare quel pizzico di stravaganza; era difficile da trovare poiché la frutta era quasi impossibile da conservare.

 

Alice indossava il suo vecchio abito color crema che una volta era stato di Annabel e aveva aggiunto i nastri blu che James le aveva regalato nella scarpa di legno. "Si abbinano ai tuoi occhi alla perfezione, ragazza," disse lui con affetto. I suoi capelli erano intrecciati intorno alla testa e, da ultimo, si appuntò un'incantevole spilla di perle che Annabel le aveva dato per un capriccio - Cora si era sposata con gli orecchini di perla abbinati.

 

Alice guardò fugacemente sua sorella, che stava apparecchiando la tavola, canticchiando una vecchia melodia. Camminando verso la porta, la aprì e sorrise alla vista delle raffiche di neve che venivano giù. Finora l'inverno non era stato troppo duro per loro. Non c'erano state tempeste di neve, ma James le aveva avvisate che questo poteva cambiare.

 

Guardando fuori, Alice seguì con i suoi occhi la delicata discesa dei cristalli polverulenti per alcuni minuti finché Cora la rimproverò gentilmente che il casolare stava diventando freddo. Ritirandosi all'interno, Alice si avvolse rapidamente nella sua coperta dato che tutti i cappotti erano già stati presi.

 

"Sorella," chiamò mentre volutamente si incamminò di nuovo verso la porta. "Vedrò se Annabel o James hanno bisogno del mio aiuto."

 

 Cora sollevò lo sguardo verso sua sorella e aggrottò leggermente le ciglia. "Prenderai freddo, Alice. Stai accanto al fuoco."

 

Alice fece un piccolo sorriso e si incamminò verso l'esterno. Dentro faceva freddo, pensò lei, ma moderatamente, non eccessivamente.

 

Guardandosi intorno, non vide traccia degli Stewart, ma c'erano comunque tanti posti in cui potevano essere. Si diresse verso il fienile, avvolgendosi la coperta addosso e lasciando delle lievi impronte sulla spolveratura di neve.

 

La porta del fienile si aprì con un cigolio. Avanzando nelle ombre, gridò un saluto.

 

James infilò la testa da sopra il tramezzo illuminato. "Ciao, ragazza!" disse lui gioviale. Alice ridacchiò e si avvicinò, appoggiando le mani sul legno mentre osservava James che dava da mangiare a Boadicea una brodaglia in un secchio.

 

"Che stai facendo, James?" chiese.

 

"Sto dando alla mia cara la sua cena di Natale. Stasera le viene servita una brodaglia di mais! La adora, non è vero, amore?" James  canticchiò.

 

Alice rise alla vista di ciò. Malgrado le sue lamentele, James amava la vecchia mucca. Alice poteva dirlo dai suoi modi, da come lui le diceva parole d'amore, chiamandola "bella ragazza" e come le picchiettava la groppa affettuosamente.

 

Alice chiese dov'era Annabel.

 

"Qui!" si sentì dire mentre Annabel guardò giù dalla cima della sua scala di legno. Alice non l'aveva vista nella granaia perché era nascosta da mucchi di fieno. "Non volevo vedere lo spettacolo di mio marito con la creatura." Alice rise di nuovo ad alta voce.

 

"Mia cara moglie," disse James con una voce zuccherosa. "Non essere gelosa della nostra Regina qui presente. Ricorda che ha guidato una rivolta contro i Romani e i nostri gambi di mais."

 

Annabel ridacchiò e le pile di fieno frusciavano mentre Alice la aiutava a scendere.

 

"Posso aiutare uno di voi?" chiese Alice, togliendosi pezzetti di fieno dai capelli e dalla coperta.

 

"No," Annabel sospirò mentre si spolverava le mani. "James ha quasi finito di gingillarsi con la sua vera moglie. Propongo di assicurarci che il pasto sia pronto, dato che Nathaniel presto sarà qui. Hai bisogno di qualcosa, amore?" disse a suo marito. Lui fece cenno di no, e così le donne se ne andarono fuori.

 

Camminando a braccetto, le donne parlarono a cuor leggero mentre si dirigevano verso il casolare, affliggendosi per il cibo e il tempo e scambiandosi pettegolezzi.

 

"James ha sentito da Robert Lancaster che Gregory Newsom è stato visto con un occhio annerito," disse Annabel con le ciglia aggrottate, "Senza dubbio ha a che fare con l'arpia con la quale vive." Alice scosse la testa tristemente.

 

"Anche Meg mi ha detto che il signor Newsom trascorre un bel po' di tempo alla fattoria dei Mason," aggiunse Alice, ricordando la conversazione con Margaret Lancaster. "Penso che a volte ha paura di tornare a casa. Poverino."

 

"Certo," replicò Annabel. "Mentre credo che un uomo decente non dovrebbe mai picchiare una donna, a volte mi chiedo come lui non prenda un frustino. Giuro che io la strozzerei."

 

Alice sorrise, ma di nuovo pensò con compassione al piccolo, timido uomo.

 

"L'ho invitato ieri, quando l'ho visto girovagare." Alice disse ciò quasi come un ripensamento. "Mi ero dimenticata. Spero che si presenti, ma... da solo," Alice concluse delicatamente.

 

Aprendo la porta del casolare, le donne sospirarono beatamente quando il calore le avvolse e il profumo di cibo le tentò. Entrando, si scrollarono via  la neve dai capelli. 

 

"Va tutto bene?" chiese Annabel amichevolmente a Cora che stava pulendo il focolare.

 

"Splendidamente," rispose Cora, poggiando la scopa contro il muro e guardando le torte di carne tritata che stavano sul tavolo, rosolate quasi alla perfezione.

 

"Dico che non vedo l'ora che arrivi Nathaniel. Sarà così felice!" si entusiasmò Cora.

 

Alice sorrise felicemente e cominciò a mettere le posate quando si sentì un cigolio. Le donne alzarono lo sguardo mentre la porta del casolare oscillava aperta. James guardò all'interno, facendo vagare i suoi occhi in giro e scansandosi i capelli biondo scuri con un sogghigno.

 

"Guardate chi ho trovato a nascondersi!" disse con voce rauca, portando un divertito Nathaniel.

 

Cora ansimò e corse da suo marito, abbracciandolo stretto. "Lo ero davvero," disse Nathaniel mentre si voltò verso Alice, riecheggiando l'espressione raffinata che lei usava costantemente. Alice arrossì.

 

"Ti stavi nascondendo, Nathaniel?" stuzzicò Cora mentre lo portava verso il focolare, tenendolo per mano.

 

Suo marito annuì allegramente. "Io sono un viaggiatore solitario, e ho sentito che la ragazza più bella del mondo vive qui con la sua sorella minore, ugualmente carina."

 

Alice e Cora sorrisero, contente. "Hai dimenticato una signora. E' persino più bella," disse James orgoglioso, avvolgendo un braccio intorno alle esili spalle di sua moglie. Poi prontamente rovinò tutto aggiungendo, "Vive nel fienile. Ma anche la mia piccola moglie qui è piacevole da guardare."

 

"Whisky," intervenne Nathaniel frettolosamente, anche se tremava per la risata repressa. Nathaniel porse la bottiglia agli Stewart e loro sembrarono grati; James era assolutamente in estasi.

 

Erano seduti e parlavano rumorosamente quando si sentì un leggero, esitante colpo alla porta del casolare. Le donne si guardarono reciprocamente, perplesse, mentre gli uomini afferrarono immediatamente le carabine appoggiate contro la parete di fondo e andarono ad aprire la porta con le carabine puntate.

 

Alice sentì una voce debole. "Perdonatemi, signori. Pensavo di essere stato invitato per cena. Non vi disturberò, signori. Con permesso."

 

Alice sentì la voce delicata e incerta di Gregory Newsom, come sempre suonava insicura ma ancora molto educata. Stando in piedi, lei corse vivacemente verso la porta e sussurrò ai giovani uomini di mettere giù le armi.

 

"Signor Newsom!" Alice urlò allegramente. "Certo che siete invitato. Perdonate il saluto inquietante degli uomini. Non si può essere troppo prudenti in queste terre."

 

Il Signor Newsom si guardò intorno timidamente quando entrò. "Concordo. Perdonate il mio ritardo. Ho dovuto portare mia moglie dai Lancaster."

 

Gli altri uomini erano in piedi, di lato e sogghignavano l'un l'altro. Alice scosse brevemente la testa e li esortò a mettersi seduti.

 

"Confido nel fatto che vostra moglie sia in buona salute. Sta bene?" chiese Annabel dopo aver finito di servire tutti i presenti con Alice, e ognuno stava prendendo parte al pasto delizioso.

 

"Sta bene, signora, grazie," replicò cortesemente il signor Newsom, tagliando il prosciutto e le patate.

 

"L'ho vista per caso ieri. Posso tranquillamente presupporre che stia mangiando bene," James parlò lentamente e Alice tossì forte nella sua mano e guardò in basso, lottando contro la bollente risata. Sbirciando, Alice vide che l'uomo anziano non era arrabbiato. Infatti, aveva un lieve sorriso sulla faccia.

 

La continuazione della cena fu molto piacevole. Tutti erano rilassati e simpatici. Il signor Newsom era gradevole e faceva commenti sulle graziose decorazioni e sulla sontuosità del cibo. Non sembrava offendersi quando James lo pungolava con costanti allusioni al temperamento rigido e grossolano di sua moglie.

 

"Ho sentito che la signora Newsom era così arrabbiata da un venditore ambulante  qualche settimana fa, che lo ha colpito con il suo palmo aperto e l'uomo è rimasto privo di sensi. Con il suo palmo." James disse ciò, guardando attentamente l'uomo dall' aspetto colto.

 

"Piuttosto vero," disse il signor Newsom disinvolto. "Al povero uomo ci volle quasi una mezz'ora per rinvenire. Da allora non l'ho più visto."

 

Alice scosse la testa con gli occhi spalancati per la meraviglia e fece un delicato sorso di sidro.

 

Dopo aver consumato le torte di carne, Alice non pensava che qualcuno avesse lasciato dello spazio per mangiare qualunque altra cosa, finché Cora mise sul tavolo le pesche al brandy e whisky; ci fu una corsa quasi folle per la frutta e ognuno la distribuì, persino dividendo lo sciroppo dolce rimasto dalle pesche.

 

"Dio vi benedica tutti," il signor Newsom sospirò soddisfatto. "Pesche in inverno - che delizia."

 

Dopo che la cena fu conclusa, si sedettero tranquillamente e il signor Newsom li condusse tutti in preghiera. Anche se Nathaniel non partecipò, chinò la testa in segno di rispetto.

 

Il signor Newsom presto partì, sembrando molto contento e brioso e promise di tornare entro i prossimi giorni.

 

Era mezzanotte passata, Alice ne era certa, e le donne parlavano tra loro mentre Nathaniel e James facevano lo stesso. Alice guardava gli uomini con occhi stanchi e ascoltava con noncuranza le loro conversazioni sulla fattoria e il commercio.

 

Le palpebre di Alice cominciarono a chiudersi e lei diede a tutti loro la buonanotte, camminando stanca verso il letto. Lasciò liberi i suoi capelli e si distese rapidamente, infilando i piedi.

 

Nathaniel apparve calmo di fronte a lei. "Ti è caduto questo," disse sorridendo, tenendo la spilla di perle che in qualche modo si era staccata dal suo corpetto. Alice arricciò le dita intorno alla spilla con gratitudine e si fece scivolare la mano chiusa in pugno sotto il mento, sussurrando grazie.

 

Nathaniel si voltò per andarsene ma Alice lo trattenne con la sua piccola mano. 

 

"Nathaniel," disse lei implorante, "come sta Uncas?"

 

Nathaniel sembrava confuso, ma dopo aver guardato i suoi occhi supplichevoli, fece spallucce e rispose.

 

"Abbastanza bene."

 

"Lui è... si è..." Alice riusciva a mala pena a formulare le parole, ma lei voleva sapere se si era sposato. Nathaniel comprese.

 

"No," disse lui gentilmente.

 

Alice annuì e poi chiuse gli occhi strettamente e si voltò verso il muro. Lei sentì Nathaniel sospirare, poi una mano incallita sfiorarle la fronte, lisciandole i capelli dal viso.

 

"Dormi, Alice," Nathaniel ordinò tranquillamente, e Alice si voltò di lato, verso il muro. Alla fine la stanchezza la vinse e cadde addormentata.

 

Chingachgook si voltò per vedere la neve che turbinava fuori brevemente, quando il lembo del wigwam improvvisamente si aprì.

 

Hopocan borbottò per il fastidio provocato da questa interruzione, poiché Chemames fece un passo lungo con noncuranza e si sedette di fronte agli uomini che fumavano. Tankawun si insinuò silenziosamente qualche momento dopo, avvolgendosi stretta nella pelle d'orso, che le copriva l’ esile corpo. Tremando, si sedette accanto a sua madre.

 

Entrambe le donne mormorarono i loro saluti; Chingachgook e Hopocan ricambiarono.

 

"E come stanno le vostre famiglie, amici miei?" chiese Chemames in Delaware, guardando gli anziani uomini passarsi avanti e indietro la loro solita pipa d'argilla, disinvolti.

 

"La mia famiglia sta bene. Ringraziamo il Grande Spirito," replicò Hopocan con riservatezza.

 

"Il Signore della Vita è buono," fu la solita replica di Chingachgook. Lui percepiva tensione dalla madre di Tankawun, e si faceva delle domande sulla sua improvvisa visita con sua figlia. In entrambi i casi, non si sarebbe impicciato. Se la donna avesse qualcosa da dire, dovrebbe trovare le parole.

 

"Come stanno i tuoi figli?" chiese lei un po' insistentemente. A questa domanda, Chingachgook fece un raro sorriso.

 

"Il mio figlio maggiore si è sposato da poco tempo, solo un mese fa. Prima che la neve cominciasse a cadere. Sua moglie continua a stare con gli amici di mio figlio finché la stagione cambierà."

 

Chemames annuì gentilmente e disse delicate parole di congratulazioni. Hopocan fece un'occhiata cinica al suo amico e Chingachgook fece un piccolo cenno. Sì, anche io so perché lei è qui, dissero i suoi occhi. 

 

Chingachgook aspettò che lei cominciasse di nuovo il suo interrogatorio. Non dovette aspettare molto.

 

"Uncas. Il tuo figlio minore."

 

"Lo vedo a mala pena. Trascorre la maggior parte del suo tempo con il mio figlio bianco o con Wagion."

 

"Oggi sarà all'accampamento?" chiese Chemames. Chingachgook borbottò con noncuranza, un rumore che poteva essere preso per una risposta.

 

Chemames cominciò a sembrare frustrata, ma lottò per nasconderlo. Sedutasi in modo brusco, lei guardò Chingachgook con molta serietà. "Amico mio, sono venuta per chiederti se hai fatto qualche riflessione sulla mia proposta di un'unione tra i nostri figli. Uncas è affezionato alla mia figlia maggiore. Sarebbe una bella coppia."

 

"Uncas ti ha detto questo...Tankawun?" chiese Hopocan astutamente, sbuffando lentamente la sua pipa.

 

Tankawun guardò a terra e sembrava cercare le parole da dire. Chemames frettolosamente si intromise, "Non tanto a parole, amico. Quello non è il modo di fare di un uomo. Mi riferisco alle sue maniere."

 

Chingachgook meditò su questo. Raramente Uncas parlava di qualcosa che pensava che suo padre potesse considerare banale, le giovani ragazze andavano bene per quella categoria. Ma lui dubitava che il suo figlio minore avesse qualche profondo interesse per Tankawun. Così Chingachgook mantenne il suo silenzio.

 

"Hai parlato con Uncas?" chiese Chemames, aggrottando le ciglia leggermente per l'indifferenza di Chingachgook. Chingachgook aveva accennato al fatto che avrebbe affrontato l'argomento con suo figlio.

 

Chingachgook si prese del tempo per rispondere, mentre il suo amico gli porse la pipa.

 

"Non ancora. Prima ho cercato di osservare i nostri figli insieme. Non vedo altri sentimenti oltre all'affinità tra loro." Chingachgook disse questo lentamente. Alzando lo sguardo, vide che gli occhi di Chemames si erano ristretti.

 

"Bene," replicò la donna a distanza di tempo, "Ciò che condividono è silenzioso e nella sua fase iniziale, penso. Con il tempo si svilupperà in una sorta di relazione, per poi costruire una vita." Tankawun continuò ad essere insolitamente calma.

 

Ci fu poi una pausa nella conversazione per diversi minuti e Chingachgook ascoltò il suono del vento e della neve.

 

"Si è parlato nell'accampamento, di Uncas," disse Chemames improvvisamente, lanciando uno sguardo con la coda dell'occhio al Mohicano. Chingachgook inarcò soltanto uno scuro sopracciglio.

 

"Di Uncas e ... della ragazza Yengeese," Chemames continuò dopo aver guardato di nuovo il viso impassibile di Chingachgook, che in quel momento assomigliava così tanto al viso di suo figlio. "Dicono che c'è qualcosa tra loro. Non posso dare credito a ciò. Non sembra naturale."

 

"Allora non ne parliamo più," replicò Chingachgook leggermente, drappeggiandosi lo scialle di pelle attraverso il petto.

 

"Chingachgook, quella ragazza dall'aspetto fragile camminava per l'accampamento e poi se ne era andata con tuo figlio alle sue spalle..." Lei cambiò improvvisamente tattica. "E' esile come una canna che soffia nel vento; e dall'aspetto malaticcio, non in salute e bella come mia figlia. Non sarebbe una buona moglie per uno come tuo figlio. Uno degli ultimi della sua tribù. Uncas lo deve sapere-"

 

"Qual è la tua opinione, Tankawun?" intervenne Chingachgook improvvisamente.

 

La giovane ragazza alzò lo sguardo, spaventata. Lei spostò lo sguardo, dal viso pressante di sua madre ai volti solenni e imperturbabili degli uomini. La sua replica fu esitante.

 

"Io.. io pensavo che lei fosse graziosa. E molto simpatica." A questo, Chemames impazientemente espulse un grande soffio d'aria.

 

"Che c'è, madre? Non è questo che mi hanno domandato?" Il viso di Tankawun era pervaso dalla confusione.

 

"No, figlia," replicò Chemames rigidamente. "La domanda è se quella ragazza dal viso pallido sarebbe o no una buona moglie per uno della nostra razza."

 

Tankawun sembrò dare la risposta con riflessione. "Penso di sì," disse lentamente, "non all'inizio. Ma penso che possa imparare. Sembrava avere un buon orecchio per la nostra lingua. Non è ottusa. Imparerebbe rapidamente."

 

Chemames cominciò a sembrare furiosa, come se sua figlia la stesse deliberatamente provocando. "E' questo ciò che pensi, allora?" 

 

"Tua figlia parla con onestà. L'unico vero modo di parlare." Il tono di Chingachgook ora era gelido, di rimprovero.

 

Chemames sembrava intimidita e le sue successive parole furono molto più morbide. "Certamente sono felice che mia figlia sia così aperta e che le sue parole siano oneste. Ma sono sbigottita dal fatto che lei non sembri comprendere la serietà della situazione. La gente sta già dicendo che Uncas e Tankawun presto si sposeranno. Adesso non parlano d'altro che della sua presunta folle passione per quella ragazza bianca."

 

Hopocan agitò una mano in modo sprezzante. "Lascia che la gente diffonda qualsiasi pettegolezzo voglia. Mannitto, il Creatore della Vita, ci guiderà tutti nelle nostre decisioni."

 

"Concordo," disse fermamente Chingachgook. "E per di più, mio figlio non mi ha detto che desidera sposare una donna in particolare al momento."

 

Hopocan si alzò improvvisamente. "Poniamo rimedio a questa situazione. Sta cominciando ad annoiarmi." Si diresse verso l'entrata del wigwam.

 

"Che sta succedendo?" chiese Tankawun, confusa.

 

"Credo che stia chiamando i miei figli. Stavo quasi per fare lo stesso," replicò Chingachgook, soddisfatto. Malgrado la loro impressionante differenza di temperamento, lui e Hopocan avevano condiviso una vita e spesso i loro pensieri correvano nella stessa direzione. Hopocan ad un certo punto aveva compreso che Chingachgook si era stancato della dolorosa, imbarazzante conversazione e del fatto di parlare dei suoi figli, che non erano presenti. 

 

Hopocan ritornò entro pochi minuti. Entrò, scrollandosi di dosso la neve. Si mise a sedere mentre i fratelli sbirciarono dentro, perplessi.

 

"Trovati che non stavano facendo assolutamente niente, con Wagion e Anicus," borbottò Hopocan. "Forse, a contare le ghiande." I suoi occhi neri scivolarono sui giovani uomini.

 

"Sedetevi," lui ordinò, il suo tono arrogante.

 

I giovani uomini obbedirono, sedendosi a gambe incrociate accanto al loro padre. Diventarono attentamente silenziosi.

 

"E' successo qualcosa, padre?" chiese Uncas, che si era allarmato per il comportamento tenebroso delle persone che affollavano il wigwam. 

 

Chingachgook sollevò una spalla coperta dalla pelliccia. "Forse pensavo che tu dovresti essere presente, Uncas, poiché stavamo parlando di te. Mi piacerebbe anche conoscere l'opinione del mio figlio maggiore al riguardo."

 

La faccia di Uncas diventò attenta, come una maschera. Nathaniel sembrava stanco mentre osservava tutte le facce ma, saggiamente, aveva scelto di rimanere in silenzio.

 

Chingachgook non aveva intenzione di usare mezzi termini. "L'accampamento continua a diffondere pettegolezzi e infinite, stupide chiacchiere su di te e quella ragazza del colore della Luna."

 

Uncas sembrava infastidito da queste parole sgradite. "Lo so. Ho sentito," disse lui brevemente.

 

Nathaniel girò gli occhi. "Ancora non capisco perché io e Uncas dobbiamo essere presenti."

 

Hopocan sembrava astuto. "Perché Chemames e sua figlia pensano che ciò le riguardi."

 

Uncas era confuso. "In che senso?"

 

Tankawun ebbe la grazia di arrossire. "Neanche io ne sono sicura. Mia madre non gradisce questi pettegolezzi con la ragazza e pensa che influiranno negativamente su di te."

 

Chemames intervenne. "C'è molto da dire riguardo a quella molle ragazza bianca, Uncas."

 

Nathaniel parlò. "Il suo nome è Alice e adesso è mia cognata." La sua voce aveva un suono gelido. "Non permetterò a nessuno di calunniarla, poiché adesso lei è la mia famiglia."

 

L'anziana donna Lenape guardò aridamente Nathaniel. Era ovvio che lei aveva una bassa opinione di lui. Nathaniel era stato istruito, grazie all'esperienza, sin da un'età molto giovane, a capire quando le persone stavano disprezzando mentalmente il suo sangue bianco. 

 

"Quindi, in quanto suo fratello," lei ebbe una nota di sarcasmo nei confronti di Alice, "sicuramente devi guidarla e darle istruzioni su come comportarsi. Lei cammina nel nostro accampamento senza nessun pensiero di -"

 

"Io l'ho portata qui e Uncas l'ha scortata fino a casa. Non era senza accompagnatore." La voce di Nathaniel era irritata.

 

Tuttavia, Chemames non si sarebbe scoraggiata. "Mi è chiaro che la ragazza è priva di un'educazione da parte dei genitori."

 

"I suoi genitori sono morti. Suo padre è stato ucciso dagli Huroni sul sentiero di guerra."

 

Chemames non sembrò troppo compassionevole, probabilmente perché suo marito era stato ucciso dai soldati inglesi. 

 

"Allora, dato che adesso tu sei il capofamiglia, è tuo dovere raddrizzare i suoi modi perversi! Non ci può essere rimedio al fatto che sia bianca. Ma sta causando scandalo con le sue azioni. Ha all'incirca la stessa età di Tankawun, abbastanza grande ormai per sposarsi. Cioè..." Il labbro della donna si arricciò leggermente. "Se qualche uomo la vorrà."

 

Nathaniel cercò l'unico modo per salvare Alice da questo crudele deprezzamento. Senza pensare lui sbottò, "La sorella di mia moglie non ha mai avuto difficoltà sotto questo aspetto. Era fidanzata nella sua patria con un uomo benestante, ma ha disdetto tutto."

 

Uncas alzò lo sguardo, incredulo. Parlò in Mohicano, in preda allo stupore. "Questo non l'avevo sentito."

 

Nathaniel fissò suo fratello. In queste ultime settimane, dal suo matrimonio con Cora, Nathaniel si era sentito giù di corda con Uncas e lui sapeva che era a causa di Alice.

 

"Non era un vero fidanzamento, mi è stato detto. Lei aveva acconsentito e scoprì che erano incompatibili, così lei ha rotto in silenzio con l'uomo," Nathaniel disse questo. Lui aggiunse, "Avrei voluto non dire niente, ma qualcuno deve difendere Alice da parole così scortesi."

 

L'implicazione era molto chiara. Nathaniel sapeva che era stato ingiusto, poiché questo era semplicemente il carattere di Uncas. Sempre calmo. Un mediatore.

 

Uncas non disse niente. Guardò a terra e si concentrò sui suoi pensieri.

A questo punto Chemames sembrava aver capito che aveva oltrepassato il limite da indignata a inequivocabilmente dura, a giudicare dagli sguardi freddi che stava ricevendo dagli uomini nel wigwam. Sembrava nervosa e a disagio.

 

"Questa cosa sarà risolta adesso. Ho deciso," disse Chingachgook in tono molto severo. "Ho già parlato con mio figlio riguardo alla ragazza Yengeese. Adesso risolveremo la faccenda per la quale sei venuta qui, in cerca di una risposta, Chemames. Uncas." I suoi occhi si rivolsero al suo figlio minore. Uncas alzò lo sguardo.

 

"Chemames venne da me prima della fine della stagione calda e ha parlato del matrimonio tra te e Tankawun. Lei ha esposto le sue ragioni, e su molti punti concordo. Il padre di Tankawun adesso è con i suoi antenati, e con il Grande Spirito. Era mio amico. Sarei orgoglioso di avere la sua figlia maggiore come mia figlia."

 

Nathaniel respirò profondamente e guardò di traverso l'apertura del wigwam. Hopocan fissò il suo amico senza muoversi, assorto nei suoi pensieri. Uncas annuì lentamente e in silenzio esortò suo padre a continuare.

 

"Tuttavia," Chingachgook disse questo lentamente. "Mio figlio è rimasto in silenzio di fronte a tutte queste voci, le voci critiche e quelle ben intenzionate. Mostra saggezza e moderazione. Quindi ora devo chiedergli di dare la sua risposta finale riguardo al matrimonio con Tankawun, se lui è pronto e se il suo cuore è libero da pesi o rimpianti."

 

Uncas teneva lo sguardo fisso di suo padre mentre le sue parole affondavano. Se lui avesse scelto Tankawun come moglie, la sua vita sarebbe stata semplice, priva di percorsi inaspettati. Forse avrebbero potuto diventare abbastanza felici. Suo padre sarebbe stato felice con Uncas sistemato, con dei nipoti.

 

Uncas ci pensò su in silenzio per lungo tempo e sentì maturare la sua risolutezza. Era arrivato a una decisione.

 

Sedendosi lentamente, lui guardò Tankawun, che lo osservava con infantile fiducia e adorazione, proprio come faceva quando era una ragazza allampanata di 12 estati. Uncas provava affetto per la ragazza, mescolato a tristezza.

 

"Tankawun, vieni fuori con me."

 

Chemames annuì entusiasta. "Sì", disse lei, "Vai con Uncas, figlia mia."

 

Qualche minuto dopo i due giovani ragazzi stavano percorrendo i sentieri innevati vicino alla foresta, lontano da occhi indiscreti. Tankawun si era impacchettata stretta nella sua pelle d'orso nera.

 

"Uncas?" chiese Tankawun a voce bassa dopo diversi minuti. Uncas si fermò e si voltò verso di lei.

 

"Tankawun, mi dispiace che la gente abbia parlato in quel modo, e che ti abbiano pressata," disse Uncas in Delaware. "Anche io concordo con molte delle cose che ha detto mio padre."

 

Tankawun alzò lo sguardo, i suoi occhi brillanti di speranza, e fece un ardente passo verso Uncas.

 

Uncas scosse la testa. "Tankawun. Perdonami. Ma non posso sposarti. Non sarebbe giusto. Non quando io non provo le stesse cose per te."

 

Il viso di Tankawun attraversò una rapida serie di emozioni. La sua prima reazione iniziale fu shock totale, poi incredulità, imbarazzo, prima di conformarsi a un sofferente sguardo di accettazione. Fece un respiro tremante.

 

"Allora sono vere? Le voci? Uncas? Hai dato il tuo cuore a una ragazza Yengeese?" Il suo tono di voce non era derisorio o disgustato. Lei parlava come una che voleva la verità finale.

 

"Torniamo dentro," fu la solitaria replica di Uncas mentre la neve danzava e roteava intorno a loro, colorando il mondo di bianco.

 

 

Uncas si sedette nel wigwam vuoto della sua famiglia, aspettando Nathaniel. Gli ultimi 2 giorni erano stati pieni di eventi. Dopo che si era saputo che Uncas aveva rifiutato l'offerta di Chemames relativa al matrimonio con sua figlia, l'anziana donna sfortunatamente si offese. A partire dal mattino seguente, la notizia si era diffusa come fuoco selvaggio.

 

Chingachgook, per la maggior parte del tempo, aveva gestito tutto senza problemi, e non aveva fatto nessun tipo di commento. Si era comportato come se avesse trovato tutta la conversazione noiosa e disgustosa. Hopocan era pronto ad usare parole taglienti ogni volta che vedeva qualcuno che fissava Uncas o sussurrava. L'unica buona notizia era che il pettegolezzo stava morendo rapidamente.

 

Uncas non ha voluto ferire o umiliare Tankawun. Aveva fatto quello che poteva per risparmiarle questo. Diede la colpa solo a se stesso e prontamente ammise che Tankawun sarebbe stata una buona moglie. A questo punto non era pronto per sposarsi, fu la sua risposta finale.

 

Nathaniel entrò a grandi passi con noncuranza, borbottando per il freddo fuori. Sedendosi di fronte al suo fratello minore, Nathaniel osservò Uncas speranzoso.

 

"Beh," disse il fratello maggiore in inglese, "la nostra permanenza all'accampamento non è stata noiosa, per non dire altro." Nathaniel si lasciò sfuggire una risatina ironica e Uncas sorrise, annuendo.

 

"Volevo parlarti, fratello," disse Uncas tacitamente. Nathaniel aspettò. "Di Alice."

 

A queste parole, Nathaniel indietreggiò e guardò suo fratello con circospezione per alcuni istanti prima di parlare. "Perché adesso?"

 

Uncas sembrava inquieto e abbassò lo sguardo, verso le sue mani. "Prima non era un buon momento," lui replicò.

 

"E adesso lo è?" ribatté Nathaniel incredulo. "Uncas, sarai pure mio fratello ma ciò non cambia il fatto che tu l'hai ferita profondamente. Eri più attento ai sentimenti di Tankawun che a quelli di Alice."

 

Uncas alzò lo sguardo con aria di sfida. "Questo non è vero."

 

"Sì invece," disse Nathaniel determinato. "Alice ha corso dei rischi per venire qui a vederti. Non credo che molte ragazze inglesi farebbero lo stesso. Tu l'hai rifiutata; questo l'ha ferita. E' la sorella di mia moglie. E ora tutti sanno che è successo qualcosa tra voi."

 

"Ammetto di non avere la saggezza di nostro padre. Pensavo di fare ciò che era giusto, ciò che ci si aspettava da me," replicò Uncas, i suoi occhi che nuotavano nella confusione.

 

Nathaniel emise un sospiro e scosse la testa, non sapendo cosa dire.

 

"Parlami dell'uomo," giunse la voce di Uncas, improvvisamente.

 

"Quale uomo?"

 

"L'uomo che Alice avrebbe dovuto sposare in Inghilterra."

 

"Beh..." disse Nathaniel lentamente. "Io ho sentito solo dei pezzettini della vicenda da mia moglie. Non credo che lei sappia l'intera storia."

 

"Dimmi quello che sai, fratello. Lei non me lo ha mai detto."

 

"Alice non ne parla quasi per niente." Sedendosi dritto, Nathaniel cominciò. "Il loro padre ha organizzato tutto. Cora disse che Alice sembrava contenta all'inizio. Il nome dell'uomo era Jeremy qualcosa o altro. Non era un fidanzamento ufficiale, o ciò che diavolo significa. Del tipo, qualcosa che non è stato annunciato."

 

Uncas inclinò la testa, il suo sguardo intenso, ma non disse niente. Nathaniel proseguì.

 

"Dopo un po', un allontanamento cominciò a nascere tra Alice e l'uomo inglese. Ci fu una discussione e Alice annullò tutto quanto." Nathaniel concluse il suo racconto, sentendosi inadeguato.

 

"Tutto qui?" chiese Uncas, con le sopracciglia inarcate.

 

"Cosa ti aspettavi che ti dicessi, fratello?" Nathaniel replicò un po' sulla difensiva. "Che Alice è andata in totale crisi e lo ha gettato da una finestra? Gli ha detto di andare al diavolo e questa è stata la fine di tutto."

 

Gli occhi di Nathaniel si indurirono mentre fissava intensamente Uncas. "Che cosa stai progettando, fratello?"

 

"Che intendi dire?"

 

"Credo di non essere in vena di giochi per bambini, Uncas. Che cosa progetti di fare, adesso che è stato deciso che non sposerai la piccola Tankawun?"

 

Uncas guardò negli occhi blu luminosi di suo fratello e per un momento li paragonò a quelli di Alice. Stabilì che gli occhi di lei erano di una tonalità più chiara rispetto agli occhi di suo fratello. Ricordò la prima volta che lui aveva fissato gli occhi di lei sulla George Road. Lui aveva lasciato liberi i cavalli e aveva notato con divertimento come una sciocca ragazza li aveva inseguiti, con un urlo. Afferrandole gli avambracci, infastidito, lui aveva fissato il suo sguardo su Alice.

 

Ancora ricordava con chiarezza, dopo tutte queste lune, l'impressione che gli aveva fatto, come i grandi occhi di lei sembravano turbinare con la luce, come gli erano venuti in mente il cielo e l'acqua limpida in un giorno d'estate; tutte le cose belle.

 

Era un dolore così squisito, amare qualcuno così ferocemente e profondamente e sentirlo cadere più in profondità in un abisso. Cosa sarebbe successo se Alice fosse partita per l'Inghilterra? Che sarebbe successo se avesse trovato un buon uomo che la facesse felice, e si fossero sposati? Il pensiero sopraggiunse rapido come un colpo al ventre. Lo scosse così profondamente che Uncas guardò in basso, lontano dallo sguardo inflessibile di suo fratello. Questo deve essere stato il sentimento che Alice aveva provato dopo che se n'era andata, l'ultima volta che si erano visti.

 

Il rimorso che ogni tanto era risalito in superficie, sopra tutta quella meschina confusione, si impennò e lo fece sentire sconvolto e riprovevole. Nathaniel aveva ragione. Aveva pensato a così tante cose, ad essere un buon figlio, a non offendere Tankawun e sua madre... non a fare felice Alice o ad apprezzare pienamente la profondità dei suoi sentimenti per lui, o il percorso che aveva fatto per vederlo.

 

"Ebbene?" chiese Nathaniel in modo penetrante, interrompendo le fantasticherie di Uncas. Uncas scosse la testa lentamente, non volendo o non riuscendo ad articolare tutto questo in parole. Nathaniel esaminò la faccia di suo fratello e inclinò la testa con curiosità.

 

Come sempre, in quanto fratello legato a lui più profondamente che dal sangue o dalla stessa razza, Nathaniel sapeva. 

 

Uncas osservò mentre Nathaniel fece un lungo respiro e annuì. Alzando lo sguardo, i loro occhi si incontrarono.

 

"Voglio che tu sappia, Uncas," disse Nathaniel a voce bassa, passando al Mohicano, "che Alice è una ragazza rara da trovare. E' tra le persone più fedeli e generose che io abbia mai incontrato. Certo, è testarda come un mulo e cocciuta, ma... quello che prova per te - non si è mai fermato. Avrai il mio sostegno, se scegli di riconquistarla. Credo che possiate rendervi felici l'un l'altra."

 

"Portami con te per vederla," disse Uncas, i suoi occhi decisi. Il viso di Nathaniel si aprì in un accecante sorriso.

 

"E' divertente, fratellino. Lei mi disse quasi la stessa, identica cosa, una volta."

 

------------------------------------------------------------------------------------------------

 

James stava fuori dal casolare accanto a sua moglie, tentando di spalare un po' della neve che portava a un sentiero, verso il loro casolare. Arrivato, lui strofinò la fredda guancia di lei e le diede un lungo bacio che la fece sghignazzare.

 

"Ancora freddo, tesoro?" chiese lui gentilmente.

 

"No, amore. Non con te al mio fianco," replicò lei, la sua voce delicata e contenta.

 

Continuarono a camminare finché il sentiero sembrò sgombrato di recente. Annabel sollevò la testa preoccupata, stringendosi contro il cappotto scuro mentre guardava il cielo senza sosta, mormorando che la neve in arrivo avrebbe reso vani i loro sforzi.

 

"Non importa, ragazza. Se nevica, noi sgombriamo di nuovo il sentiero," disse James semplicemente. Questa era la sua filosofia di vita, non affliggersi troppo per l'inevitabile.

 

"Come stanno le sorelle?" chiese improvvisamente a sua moglie, fermando Annabel mentre si stava voltando per andare di fretta nel casolare.

 

"Abbastanza bene. Alice sta rammendando, e Cora si occupa della cucina."

 

"Bene." James annuì, scansandosi i capelli biondi e togliendosi i cristalli di neve dalla chioma. 

 

Annabel si avvicinò a suo marito e avvolse le sue braccia intorno a lui, facendo cadere la sua testa sul suo petto. Con un sospiro felice James tirò il suo cappotto più saldamente intorno a lei e la tenne stretta.

 

"Ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta tutti quegli anni fa?" sussurrò lui, accarezzandole i capelli scuri.

 

Annabel annuì. "Sì. Ti ho chiesto se avevi fame quando ti ho trovato nelle scuderie e tu soltanto mi fissavi."

 

"Ero timido."

 

"No, non lo eri."

 

"Lo ero," insistette James. "Mi hai rubato tutte le parole quando il mio sguardo cadde su di te. E tu mi hai portato nelle cucine e mi hai fatto servire un pasto caldo... Ti guardavo mentre parlavi con i cuochi e i domestici. Non c'era superiorità o disprezzo nella tua voce quando parlavi con loro."

 

"Mmm..." Annabel fece un dolce mormorio, ricordando quei giorni a lungo dimenticati.

 

"Camminavi con tale facilità e maniere. Ti sedevi con le tue mani piegate sulle ginocchia, così dolce e appropriata," lui proseguì, dandole un dolce bacio sulla fronte gelida. Annabel allungò il collo in su per guardarlo. "Mi tormentava, il pensiero di volere questa ragazza della società benestante che sapevo di non poter mai avere. Sapevo di non avere niente da offrirti."

 

"Un giorno nel giardino, dopo il buio," lui continuò in un setoso sussurro. "Ti ho baciata." James catturò le labbra di sua moglie con le sue, teneramente. "Così," lui sussurrò.

 

James la tenne più stretta, il suo respiro nebbioso nell' aria frizzante. Lui ricordava così, in modo così chiaro, la speranza che si diffuse attraverso il suo intero essere, quel giorno nella sua gioventù in cui la bellissima figlia del suo datore di lavoro gli disse che lo amava, che lo avrebbe amato sempre, che lo avrebbe seguito dovunque lui fosse andato in questo mondo.

 

Erano ancora nella tarda adolescenza quando si sposarono in segreto e partirono per le colonie. Annabel impacchettò i suoi beni più preziosi e i gioielli nel suo baule, insistendo che lei non avrebbe preso niente che appartenesse ai suoi genitori. Il furto, specialmente nei confronti della propria famiglia, è imperdonabile, disse lei. 

 

All'inizio la vita era stata così faticosa e imprevedibile, le loro sfide formidabili. All'inizio erano stati nelle locande e nelle pensioni a Filadelfia, incapaci di decidere cosa fare. Annabel non sapeva nulla di come cucinare e pulire e dipendeva unicamente da suo marito, e James era incapace di trovare un lavoro adatto per avere un reddito. Si divisero il denaro che avevano, che era scarso. Per molti giorni non ebbero cibo.

 

Ma James era sempre ottimista. Aveva sempre pensato di essere un artigiano di qualche tipo, come lo era stato suo padre, forse un muratore o un calzolaio. All'inizio pensò al lavoro in una fattoria durante una notte d'estate talmente soffocante che lui era rimasto a torso nudo accanto a sua moglie addormentata, sudando come un cavallo, incapace di fare qualcosa per calmare l'incredibile calore o i morsi della fame nella sua pancia. Lui sentì il dolore più terribile, più disperato, sapendo che sua moglie deve aver provato le stesse sensazioni, ma scelse di non dire niente.

 

Sarò un agricoltore, pensò lui improvvisamente. James decise di imparare quello che poteva, di lasciare la città e mettere su una fattoria. Annabel era una ragazza di città, ma si sarebbe abituata. Ne era sicuro. James imparò come meglio poteva e ascoltò i discorsi dei commercianti per i quali lavorava, con i loro modi rozzi, e presto partirono per la Valley e costruirono la loro casa. 

 

"Ti rendo felice?" sussurrò Annabel improvvisamente, intromettendosi nelle sue riflessioni.

 

"Sì, sempre. Ogni giorno," James replicò con la massima garanzia e convinzione. "Tu sei l'altra metà di me."

 

Annabel lo guardò negli occhi e disse con una voce piccola, incerta che era diversa da lei. "E' solo che... il mio desiderio più caro per il quale prego costantemente è avere dei figli, per te. Un giovanotto che ti assomigli."

 

"Io preferisco una signorina che assomigli a te, specialmente se si dà le arie come fai tu, amore," disse James, sogghignando. Lui assunse un'espressione seria. "Annabel, se il buon Signore decide di benedirci con dei figli, sarà meraviglioso. Ma tu rendi completo il mio mondo, soltanto essendovi presente. Ti suggerisco di togliertelo dalla testa. I figli verranno quando Dio lo vorrà e se non sarà così, tu sarai ancora la mia piccola regina nel nostro piccolo feudo, che vive nel nostro piccolo regno."

 

Annabel fece una risata di pancia. "Tu... tu sono anni che non lo dici, penso," disse lei, asciugandosi le lacrime di gioia che le cadevano dagli occhi.

 

James le diede dei baci leggeri come le piume sulle labbra, guance e collo, sussurrando, "Il nostro piccolo regno che è il Paradiso sulla terra, con narcisi e gigli che fioriscono d'estate per il cortile della mia Regina, e castelli di ghiaccio in inverno..."

 

Stavano ancora ridacchiando incontrollabilmente e appoggiandosi l'uno contro l'altra per non scivolare, quando James si mise dritto e socchiuse gli occhi verso il sentiero che conduceva al loro casolare.

 

"Robert?" chiese ad alta voce, mentre il suo amico avanzava lentamente, tremando, verso la coppia.

 

"Non ti ho visto da settimane, Robert. Ero intrappolato dentro con il freddo e la neve. Che c'è?" chiese di nuovo James con trepidazione, osservando attentamente Robert Lancaster poiché sembrava insolitamente fosco.

 

"La malattia si sta diffondendo per la Valley," replicò Robert sobriamente, mettendosi il moschetto attraverso la spalla. La sua faccia sembrava stanca.

 

"Malattia?" chiese Annabel impaurita. "Quale?"

 

"La febbre gialla, forse?" replicò Robert.

 

James scosse la testa. "Ne dubito. Si attacca alle persone dalle punture delle zanzare, ho sentito. Nei mesi caldi."

 

"Non c'è nessuno di quegli insetti appestati in questo periodo dell'anno," concordò Annabel delicatamente.

 

Robert fece spallucce. "Sì, ma c'è una specie di febbre biliare che sta devastando tutto. I Robertson hanno già seppellito i loro due piccoli."

 

Annabel ebbe un sussulto di orrore e James scosse la testa malinconico; entrambi ricordavano il bambino e la bambina che giocavano nel pascolo di mucche quando i loro genitori venivano a fare visita.

 

"Ha colpito la fattoria dei Newsom, Gregory è guarito ma sua moglie..." La voce di Robert si affievolì mentre Alice e Cora si strinsero a loro, sembrando preoccupate quando notarono che le facce degli uomini erano apprensive, e che Annabel stava piangendo.

 

Dopo aver spiegato la situazione alle sorelle, discussero di ciò che dovevano fare. Il signor Newsom era ancora debole e Priscilla Newsom era nelle sue ultime fasi. Robert Lancaster affermò che non poteva andare dai Newsom perché non osava rischiare di prendere la malattia, preoccupato com'era per i propri figli e sua moglie Margaret, che era di nuovo incinta.

 

"Dobbiamo aiutarli!" disse Cora con convinzione, strofinandosi le mani per scaldarsi, la sua sottile coperta non molto utile contro il freddo.

 

Annabel annuì. "Concordo. James, tu devi metterti in viaggio, in cerca di un dottore. Sono i nostri vicini, James."

 

"D'accordo, cara. E' solo che non voglio lasciarvi sole, ragazze..."

 

Robert intervenne. "Verrò con te. Non andrò alla fattoria dei Newsom. Ho i miei bambini e una moglie a cui pensare, ma possiamo prendere i miei cavalli per andare a prendere il dottor Braddock. Lavora con i Gesuiti. Ci aiuterà."

 

"Dov'è?" chiese James incerto.

 

"Betlemme."

 

James poté soltanto restare a bocca aperta. "Betlemme? Saranno nientedimeno due giorni a dorso di cavallo. Potremmo anche andare a Filadelfia." Fece un respiro profondo e cercò di calmarsi. Non voleva lasciare sole le donne, dato che ci volevano almeno 3 o 4 giorni, persino a velocità a rotta di collo. Ma anche Annabel aveva ragione. I Newsom erano i loro vicini e lui non poteva pensare di stare a guardare, nascondendosi dalla malattia senza nome, mentre i loro vicini soffrivano e morivano.

 

"Va bene. Robert, andiamo adesso. Vieni, dobbiamo prepararci," James disse questo coraggiosamente mentre tutti correvano dentro.

 

"Annabel, c'è abbastanza cibo per tutta la settimana, anche se penso che la cosa migliore sia che voi lo razioniate, ragazze," James disse dal fondo del casolare mentre ricaricava la sua carabina e oscillava la cinghia che teneva il cassone di polvere sulla sua spalla sinistra.

 

Annabel corse, riempiendo borracce d'acqua e cercando cibo sostenibile, mentre le sorelle preparavano in tutta fretta le borse. 

 

Il casolare era caldo e luminoso, ma nessuno lo percepiva. Il pensiero della malattia che colpiva molte persone era un pensiero che faceva riflettere.

 

"Fatto," esclamò James, in piedi accanto al suo amico Robert. Guardò le donne e la sua faccia era segnata dalla preoccupazione. Avanzando verso sua moglie, le diede un lungo bacio e si abbracciarono.

 

"Sii coraggiosa, ragazza mia," lui sussurrò mentre Annabel inghiottiva le lacrime.

 

"Lo farò," replicò lei fittamente. "Io e le ragazze ci prenderemo cura l'una dell'altra." Lentamente James si allontanò da sua moglie e i due uomini si diressero verso la porta.

 

"Alice!" disse lui mentre faceva oscillare la porta aperta. "Conosci la terra bene quanto me. Pensa alla fattoria, per favore, e dai da mangiare a Boadicea. Annabel e Cora, ve ne prego, prendetevi cura del casolare e della cucina."

 

Le tre donne annuirono in silenzio. Si presero per mano e osservarono, intontite, mentre i due uomini  si allontanavano rapidamente, dirigendosi verso i Lancaster per cavalli e altre provviste alimentari, poi si sarebbero diretti immediatamente verso Betlemme.

 

Più tardi, quel giorno, Alice si insinuò dentro il casolare oscuro, battendo i denti per il freddo. Aveva appena finito di trasportare più legna dal mucchio, spalare la neve intorno al casolare e dare da mangiare a Boadicea.

 

Annabel e Cora avevano pulito il casolare e stavano preparando il brodo per cena; tutte loro facevano quello che potevano per astenersi dal pensare alla malattia e alla morte che si stava abbattendo sui loro vicini.

 

Alice si mise a sedere e si tolse il cappotto dalle spalle, mettendolo sulla parte posteriore della sedia. Lei mangiò il brodo con calma, senza gustarlo. Era un brodo molto leggero, con solo poche verdure filamentose, ma dovevano razionare il cibo. Poi mise i gomiti sulla tavola e fece riposare la testa sulle sue mani.

 

"Stavo pensando, ragazze," disse lei tristemente.

 

"A cosa, sorella?" chiese Cora.

 

"Se dovrei andare dai Newsom e prendermi cura di Priscilla."

 

Cora affondò profondamente nella sua sedia con un lamento, mettendosi una mano tremante sugli occhi. Annabel scosse la testa e guardò il fuoco.

 

Cora improvvisamente batté il suo pugno chiuso sul tavolo di legno con una forza sorprendente, facendo sferragliare le scodelle.

 

"Te lo proibisco!" lei urlò, i suoi occhi feroci.

 

"Cora..." mormorò Alice.

 

"No!" replicò la sua sorella maggiore. "Alice, tu hai molte, molte caratteristiche degne di nota, ma una forte costituzione fisica non è una di quelle. A Inverness e a Londra, quando c'era una malattia, tu eri sempre la prima a beccartela."

 

Cora scosse la testa ferocemente. "Aspetteremo il dottor Braddock. Vorrei aiutare i nostri vicini con tutto il mio cuore, ma non hai nessuna competenza medica. Ti metterai soltanto a rischio inutilmente."

 

Alice sorseggiò il suo freddo bicchiere d'acqua e sentì il liquido scorrerle giù nella gola e nella pancia. Meditò sulle parole di sua sorella, ma poteva solo pensare a Gregory Newsom, solo e abbandonato, senza nessuno che lo aiutasse nel suo stato di debolezza, mentre si prendeva cura di sua moglie morente.

 

Alice stava in piedi e andò a prendere la borsa di scorta di James. Cominciò a infilarvi dentro piccole quantità di pane, poi riempì due caraffe con il coperchio, una con l'acqua e l'altra con il brodo rimasto.

 

Il viso di Cora cominciò ad arrossarsi mentre lottava contro la rabbia travolgente che la scosse fino al midollo. Alzandosi, lei fece la mossa di correre verso sua sorella e di buttare quegli oggetti a terra.

 

Annabel la fermò rapidamente con una mano, afferrandole l'avambraccio sinistro, il suo sguardo austero ma comprensivo e di risposta.

 

"Alice, ti accompagnerò io," affermò Annabel e cominciò a imballare più oggetti essenziali, come coperte e persino una piccola pentola di ghisa. "Per il brodo," disse lei semplicemente mentre entrambe la guardarono, interdette.

 

"No, Annabel," supplicò Alice. "Vorrei che entrambe steste qui, dato che io non tornerò per un po' di tempo. Non riporterò la febbre qui -"

 

"Mia sorella ha ragione," disse Cora, guardando Alice. "Andrò. Ho seguito un corso di formazione medica in Europa. Dovete stare qui e prendervi cura della fattoria e dare da mangiare a Boadicea."

 

Dopo molte discussioni e dispute nel casolare, le sorelle si infilarono un cappotto, si avvolsero delle coperte intorno, si misero sulle spalle i loro carichi e si incamminarono per il percorso lungo un miglio, verso i Newsom.

 

Un'ora dopo, Annabel cucì uno strappo nell'abito di Cora con le dita tremanti e sentì un colpo. Mettendo da parte l'abito, corse avidamente verso la porta e la aprì di getto; la sua faccia era abbattuta quando vide chi c'era là, in piedi.

 

"Chiedo scusa, signora Stewart," disse un giovane allampanato, lentigginoso; il figlio maggiore della signora Mason, un ragazzo di 14 anni di nome Stephen. Inclinò il suo vecchio cappello sbrindellato. "Sono solo venuto a vedere come voi tutti ve la stavate cavando. La febbre ha portato la moglie di Logan e il bambino in Cielo. Mia madre mi ha mandato per darvi un'occhiata, senza entrare in casa, ovviamente."

 

Annabel si appoggiò alla porta per sostenersi. "Ci sono solo io qui," replicò lei svogliatamente. "Mio marito e Robert Lancaster sono andati in cerca di un dottore. Cora e Alice sono andate dai Newsom."

 

Stephen Mason chinò la testa, i suoi occhi compassionevoli. "C'è qualcosa che posso fare, signora Stewart?"

 

Annabel sentì un sorriso curvare le sue labbra e non rispose per un lungo momento. "Sei un bravo ragazzo, Stephen. Un buon figlio per la tua madre vedova. E ti ringrazio, ragazzo mio, ma ora non c'è niente che tu possa fare per me. Soltanto andare a casa e prenderti cura della tua mamma."

 

Stephen prese il cappello dai suoi capelli rossi e lo roteò con noncuranza tra le sue mani, sembrando ancora rattristato. "Va bene," lui concordò, poi fece una pausa. "Veramente non c'è niente che possa fare?"

 

"No, ragazzo mio. A meno che tu non possa far materializzare la presenza di mio marito  e degli amici, o la presenza del marito di Cora."

 

Il viso di Stephen si illuminò di curiosità giovanile. "Lui vive con i Delaware, non è vero, signora Stewart?" Annabel annuì, fissando il suolo.

 

"Ci andrò."

 

La testa di Annabel si alzò rapidamente, in modo comico. "Cosa?" lei chiese.

 

"Andrò all'accampamento indiano a prendere Nathaniel. Suppongo che Cora abbia bisogno di suo marito e voi non dovreste stare così sola, per di più".

 

"Mio caro ragazzo, ti ringrazio con tutto il mio cuore ma non posso acconsentire. Quegli uomini rossi non accettano gentilmente il fatto che i Bianchi si aggirino nel loro accampamento. L'ho sentito da una fonte affidabile. Cosa direi alla tua cara mamma che ha già perso tuo padre? No, Stephen."

 

Stephen scosse la testa e si posò il vecchio cappello di suo padre sulla chioma rosso fuoco. "Mamma mi dice sempre di aiutare chi ha bisogno. Tutti voi lo state facendo. Per di più, ho sempre voluto vedere da vicino un accampamento di uomini rossi. E' da quella parte, giusto?" lui puntò il dito verso il sentiero che conduceva al campo abbandonato.

 

"No," disse lei lentamente. "Al momento sono nell'accampamento invernale, un viaggio della durata di un giorno verso il Susquehanna."

 

Stephen rimuginò sulla cosa. "Vicino la contea di Castor? Dove i fiumi si incontrano?" Annabel annuì.

 

"E' un viaggio di circa un giorno ma se parto adesso, posso campeggiare e accelerare il passo la mattina. Sarei là poco dopo mezzogiorno, suppongo."

 

"Stephen, ragazzo mio, per favore ripensaci," disse Annabel debolmente.

 

"Porterò Nathaniel e chiunque altro voglia aiutarmi. Per di più, dovrebbero sapere che la febbre mortale sta spazzando la Valley."

 

"Molto probabilmente già lo sanno, Stephen Mason!"

 

"Prendetevi cura di voi, ora", disse Stephen allegramente, poi cominciò a fischiettare mentre si incamminò per il sentiero diretto verso il fiume, con la neve che turbinava follemente intorno a loro. Annabel lo guardò a bocca aperta, poi chiuse la porta delicatamente.

 

Annabel si mise a sedere a tavola, infelice, mentre la luce del fuoco moriva e non aveva lo spirito nemmeno per alzarsi e alimentare il fuoco. Fissò il focolare senza vederlo e pregò per suo marito, per Alice e Cora, che soltanto pochi mesi prima erano arrivate da estranee ed erano diventate insolitamente a lei così care.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > L'Ultimo Dei Mohicani / Vai alla pagina dell'autore: Assiage