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Autore: DarkYuna    12/11/2016    2 recensioni
"Inarca le sopracciglia, livida in viso, sta per dare sfogo alla furia e il malcapitato è il sottoscritto. Se è in fase premestruale posso iniziare a scrivere il mio necrologio. Migé avrebbe potuto cantare al funerale o magari Linde, un’Ave Maria Heavy Metal, con chitarre distorte e voci roboanti."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.
*Cercherò nei tuoi segreti, la speranza di un amore*








 
La mia vita si divide principalmente in quattro parti fondamentali:
Mi alzo. Incazzato. Anche se non è che dormo un granché.
Fumo. Incazzato. Ormai ho due pezzi di carbone al posto dei polmoni.
Sopravvivo incazzato. E poi incontri gente che ti fa venire voglia di suicidarti per il ribrezzo.
Mi incazzo.    
Sì beh, canto anche, però lì non devo incazzarmi, almeno quell’aspetto va come dico io e non interferisce nessuno, non ho cagamenti di palle. E soprattutto non è un’attività che nuoce alla salute.
 
 
Poi ho incontrato Satana travestito da impertinente ragazzina tentatrice e tutto, l’alzarsi, il fumare, il sopravvivere e l’incazzarsi non è nulla se paragonato all’effetto nocivo e deleterio, che mi provoca quel diavolo infernale che sorride perfino delle sue malefatte.
Ho ancora un po’ di amor proprio conservato da qualche parte, dopo il danno e la beffa, non ho alcuna intenzione di chiamarla, parlarle o cercarla. Il comportamento da bambina immatura, che cerca il brivido del tenere un uomo adulto al guinzaglio, non è una soddisfazione che le darò, né ora e né mai.
 
 
<< Certo che, se io parlo per due ore e tu non mi ascolti, non è che faremo dei grossi passi avanti, fratello! >>. Jesse sta raccontando del nuovo Cd dei Vanity Beach su cui sta lavorando con Jonas. Vuole un mio parere, ma se fatico anche a seguire il filo del discorso, figuriamoci se sono di una qualche utilità sull’argomento. Ho momentaneamente interrotto anche la composizione della canzone chiave, per la nona fatica degli HIM.
Sono utile come un cactus nel deserto. Ho lo “scazzo” a livelli biblici.
 
 
La forchetta gioca con il contorno rimasto nel piatto, non ho più molto appetito, un senso di amarezza brucia alla bocca dello stomaco, la rabbia è l’emozione che ne fa da padrone oggi. Vorrei sfogarmi, ma, per mia somma sfortuna, ho lasciato andare l’unica valvola di scarico. Chiamare Irina per “ehi, ce la facciamo una scopata?” suona di cattivo gusto perfino per i miei bassi istinti.
La bicicletta è fuori discussione: la neve arriva alle ginocchia.
 
 
Getto malamente la posata nel piatto, fa un rumore che scuote i nervi. Teso come una corda di violino, avrei bisogno di un consiglio e non di una ramanzina, che cerchi di riportare un pezzetto di buon senso nei sentimenti.
Che poi, che sentimenti sono? Che provo? Vorrei strangolarla e al contempo iniziare una storia che sia tale, senza giochetti, sotterfugi o cavolate varie. Ero sincero nel dire che volevo fare l’amore con lei, mentre lei voleva solo farmi arrivare al punto di farmelo confessare. Se è la gelosia che desidera che io assaggi, c’è riuscita e sono furioso specialmente per questo.  
Dovevo chiamarla sul serio la polizia quella notte, ed evitarmi dolori al fegato o gastriti croniche.
 
 
<< Si può sapere che ti prende? >>. Non solo ho l’umore che è peggio del tempo in primavera ad Helsinki, ma sto anche rovinando l’uscita a pranzo con mio fratello. Già possiamo vederci relativamente poco, poi faccio pure l’asociale e tra poco ho un incontro con Seppo. << Assomigli ad una donna in fase premestruale! >>.
 
 
Affloscio le spalle sulla sedia, il ristorante è semideserto, quelle poche persone che chiacchierarono sono fastidiose.
<< Lascia stare, che è meglio! >>. Non è aria, lo si capisce dal mio non riuscire a stare fermo in una posizione per più di tre secondi. << Ha ragione papà: grande, grosso e coglione! Me li vado a cercare i guai, porca miseria! >>.
 
 
Aggrotta le sopracciglia, curva la bocca e puntella i gomiti sul tavolo. Smette di mangiare, si preoccupa e devo addossarmi anche la colpa di angustiarlo.
<< In che guaio ti sei cacciato? >>. Vuole aiutarmi, ogni altro dilemma passa in secondo tempo.
 
 
Inspiro profondamente, sbuffo, sarebbe meglio affogarsi nel fumo.
<< Hai presente… “tutte le pazzi le becchi tu, neppure avessi un radar?”. >>, imito perfettamente la sua voce, replicando la frase preferita per giudicare le mie ex.
 
 
<< Un’altra che voleva tagliarti i capelli, mentre dormivi? >>, prende in giro, anche se non condivido l’umorismo, un sorriso alleggerisce il peso sul petto.
 
 
<< Forse era meglio. >>. Sono frustato, incazzato e pure deriso: lo zimbello di tutti. Non lo tollero!
 
 
<< Credevo che Irina fosse piuttosto calma. >>, ipotizza, l’espressione sul mio volto gli fa capire che non è di Irina che stiamo parlando. << C’è un’altra? >>, boccheggia stupito, dalla velocità con cui rimpiazzo le persone. Però io non rimpiazzo nessuno, Irina, a suo modo, ha lasciato un posto vuoto dentro me, che non verrà più colmato.
 
 
<< Sono fregato >>, e finalmente lo dico ad alta voce. Sono bloccato in una specie di limbo, Amelia mi piace, però il suo atteggiamento mi da’ i sui nervi. Coinvolto sentimentalmente da non volerla lasciare andare, però la maniera in cui mi tratta, mi fa desiderare di mandarla al diavolo. Ed è quella l’intenzione.
Bella, forte, ma se non porta rispetto e non ispira fiducia, non ho nulla da spartire. Niente sconti di pena per nessuno.
 
 
<< Ahi! >>, è l’unica risposta che posso sperare. << Ti tiene per le palle? >>.
 
 
<< Qualcosa del genere. >>, borbotto rassegnato, faccio a pezzi la tovaglia bianca. << Ho lasciato Irina per lei. >>.
 
 
La mimica cambia, raddrizza la schiena e fa un sorrisino compiaciuto. Non gli stava bene la strana relazione con Irina.
<< E perché non glielo dici? >>.
 
 
Ho perso il filo del discorso.
<< Cosa? >>.
 
 
<< Che ti piace. Che hai preferito lei a tutte le altre. Che vuoi lei… perché è questo problema, giusto? Le donne sono fatte così, vogliono sentirsi dire le cose belle, vogliono essere le prime, vogliono sentirsi amate e apprezzate. >>, spiega e capisco in un lampo la vendetta maligna perpetuata ai miei danni da parte di Amelia, nel bar. È stata subdola nel non ammettere che la gelosia la divorava, preferendo farmela pagare nel peggiore dei modi.
Per un consiglio avrei dovuto parlare prima con mio fratello… chi può capirti meglio del tuo sangue?
 
 
Schiocco la lingua al palato, la mente si rifiuta di farle una simile confessione.
<< Ha più ego di quanto ne ho avuto io in trentanove anni. >>.
 
 
Controlla l’orario sul cellulare, è in ritardo: aveva un appuntamento dopo pranzo. Non ha più tempo per chiacchierare con me: è stato più utile di quanto pensassi. Ci salutiamo velocemente, le nostre vite non ci permettono di possedere un’esistenza normale, a volte desidero mollare tutto e ritirarmi a vita privata.
Ho abbastanza soldi per commettere una simile pazzia.  
 
 
Il ristorante non è lontano dalla torre, faccio quattro passi a piedi, sgranchisco le gambe, schiarisco le idee. Magari una vacanza prima che il nuovo Cd mi travolga con la promozione, interviste e tour, sarebbe l’ideale. È ciò che faccio ogni volta.
Passo dall’agenzia di viaggi, prendo un catalogo e lo sfoglio, mentre torno a casa. Ho il naso tra le pagine, sono assorto, ci sono mete che mi piacerebbe tornare a visitare con calma, rigorosamente da solo, come sempre e non mi accorgo la persona che mi spunta davanti e che quasi travolgo.
 
 
La conosco.
È l’amica di Amelia, la ragazza che era al Corona Bar con lei e che era venuta a cercarla. Ha le braccia conserte, furibonda.
Gli occhi nocciola sprizzano fulmini contro di me. I lunghi capelli castani sono legati in un’alta coda di cavallo, indossa abiti corvini, semplici, una t-shirt con teschi, jeans e converse.
Non ha un’aria amichevole.
 
 
<< Ville. >>, pronuncia il mio nome con ribrezzo, lo riempie di frustrazione e ira. Ha ben in mente che è me che cerca e non qualcun altro: mi stava aspettando davanti casa. << Sei il tipo che sta frequentando Amelia. >>. Non sono domande, conosce la faccenda per filo e per segno, non è una visita di cortesia questa e non le frega un fico secco di essere maleducata. Il suo inglese è più fluente, sicuro e marcato.  
Che impeto queste Italiane!
 
 
<< Quando non si diverte a giocare come il gatto fa con il topo… forse. >>. Il gatto non è il mio ruolo. Sono prevenuto, sarcastico e tagliente. Infilo le mani in tasca, blocco il catalogo sotto il braccio, cerco le chiavi in fretta, quest’incontro inaspettato non mi piace.
 
 
<< Senti coso, fai meno lo spiritoso, altrimenti ti spezzo la noce del collo prima che batti ciglio. >>, minaccia e fa sul serio. Non ha alcuna voglia di scherzare o perdere tempo.
 
 
<< Deve essere tipico delle Italiane, menare le mani. >>. Faccio per superarla, ma lei mi si para davanti, ho la netta impressione che non mi lascerà andare fin quando non avrà terminato con il terzo grado.
 
 
<< Pure razzista, oh! >>.
 
 
Mi scoccia che un’estranea si infili nei miei affari. Forse, così come ho raccontato tutto a Migé, Linde e mio fratello, anche lei si è sentita sicura nel rivelarlo alla sua amica.
<< Taglia corto, tesoro: ho da fare. >>.
 
 
L’espressione perde un po’ di grinta, sta per dire qualcosa che non mi farà dormire stanotte e su cui mi scervellerò per giorni. Me lo sento.
<< Tu non conosci Amelia. >>, inizia e mi accorgo che non voglio ascoltarla, che preferirei essere sordo, che nessuno dovrebbe interferire con la mia privacy. La loro giovane età mi preoccupa. E se fosse una strategia per farmi commettere un passo falso e vendermi con i giornali? Altre pressioni non le tollererei!
 
 
<< E non mi interessa neanche farlo. >>, congedo, ma lei insiste, afferra il mio polso per far sì che la stia bene a sentire.
 
 
<< Ma voi uomini che problemi avete? Chiudi la bocca e apri le orecchie! Tu non conosci Amelia. >>, ripete.
 
 
<< L’hai già detto. >>, faccio notare scocciato.
 
 
La ragazza prosegue, evitando di ricoprirmi di insulti ed è davvero vicina a farlo. Ha l’aspetto di una persona che, se non sto zitto, è capace di strapparmi la lingua.
<< Ci tiene a te. >>, e lo dice con una tale intensità da farmi rabbrividire. << Ci sono cose che non puoi capire, che non ti posso dire e che non sono in diritto a dirti. Se sarà il momento, Amelia stessa te le dirà. >>. C’è un segreto che mi tiene nascosto, un segreto che Amelia stessa mi tiene nascosto e non è un segreto da sottovalutare. Non si tratta di stupidaggini legate al mio mondo, è qualcosa che non ha a che fare con me, esclusivamente con lei.
Dietro ai comportamenti ambigui di Amelia, esiste una ragione ben precisa. È come se fosse un’anima tormentata affine, che esterna la propria dannazione in maniere differenti dalle mie, ma uguali.
 
 
<< C-che vuoi dire? >>. Perché la voce deve essere improvvisamente balbettante, come quella di un’idiota?
 
 
<< Ci tiene davvero a te, Ville, ci tiene… e non ti posso spiegare perché. Spegni le sue sofferenze, ne sta passando veramente tante e so che sei speciale per lei. Potresti aiutarla, come lei potrebbe aiutare te. >>.
 
 
Per un singolo, lungo ed interminabile secondo, lascio che le parole enigmatiche, che alimentano speranza, mi incantino, ma non posso dimenticare quanto bruciante sia la delusione e il tiro basso che mi ha tirato. Annego nell’orgoglio maschile.
 
 
<< Se sarà lei a venirmelo a dire e a chiedermi scusa per quel che è accaduto, allora, forse, potrei pensarci. Adesso, scusa, ma ho da fare. >>. Mi sottraggo dalla presa, la ragazza non aggiunge altro, la vedo scuotere la testa, osservarmi come se fossi un povero cretino e forse lo sono.
Ma se gliene lascio passare una, allora sarà sempre così. E se ha davvero coraggio, allora deve essere lei a venire da me a parlare.
Gli imbrogli non mi sono mai piaciuti, tantomeno i segreti e le prese in giro.
 
 
 
Chiudo la porta della torre e per me è un argomento definitivamente chiuso.
Per adesso.










Note: 
In arrivo il capitoletto di Novembre. 
Impressioni? 
Insomma dopo essere stato preso per i fondelli, direi che essere arrabbiati sia poco, no? A nessuno piace che qualcuno prenda in giro i propri sentimenti, se poi il malcapitato è Ville Valo, avremo l'ira eterna. 

So che ci sono capitoli un po' "sboccati" non è mia abitudine scrivere molte parolacce, ma di solito scrivo dal punto di vista femminile e, salvo eccezioni, le donne sono meno scurrili degli uomini. Mi sono trovata in conversazioni maschili anche peggiori di queste. Cerco solo di apportarmi il più possibile alla realtà di tutti i giorni. 

Ringrazio di cuore
 kuutamo che segue questa storia sin dall'inizio e non manca di farmi sapere cosa ne pensa. E poi ringrazio la nuova recensitrice  vero219 sono davvero molto contenta che la storia ti piaccia. 
Ringrazio anche i fantasmini che seguono questa storia in silenzio. 



La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.
DarkYuna   




 
 
  
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