Capitolo
25 Fuga
Aris
era lì, in
piedi davanti a lei, probabilmente ancora per poco, l’aveva
appena salvata da
un aggressione di Nick, rivelatosi più pericoloso di quel
che pensasse ma
adesso tra di loro si era innalzato un muro costruito con i pregiudizi
ed il
terrore per le nuove scioccanti verità di cui Elena era
venuta a conoscenza.
Aveva
sempre saputo
sin dal loro primo incontro, sin dalle sue ricerche in biblioteca che
le sirene
erano molto pericolose, adesso lei era completamente coinvolta in
quella storia
e doveva scegliere da che parte stare, non era ancora troppo tardi per
tirarsi
indietro, ed una voce che da piccola si faceva sempre più
forte nella sua testa
le diceva di scappare da tutto quello e dimenticare. Non sapeva in cosa
si era
andata a cacciare, qualcosa di molto più grande di lei e di
Aris, qualcosa che
affondava le sue radici in una vecchia faida che andava avanti da
secoli. Se
avesse scelto Aris, così come il suo cuore al contrario
della sua testa le diceva,
doveva correre il rischio che un giorno avrebbe potuto fare la fine
della
ragazza della leggenda, Ayla, il cui cuore le era stato strappato dal
petto
proprio dalla persona che amava di più al mondo.
“non
hai più paura
di me?” le ultime parole di Aris le risuonavano nella mente
mentre si chiedeva
se davvero avesse paura di lui. Non era più questione del
vederlo ferito o
meno, adesso spettava a lei capire se stessa, lui la sua scelta
l’aveva fatta e
aveva scelto lei, adesso toccava a lei scegliere se correre quel
rischio o
meno. Fidarsi di lui, delle sue parole e credere che l’amasse
davvero o fuggire
adesso che era ancora in tempo per evitare che le potesse strappare il
cuore,
per non convivere con quel tormento.
Si
alzò in piedi
inciampando nelle sue stesse gambe, lentamente mosse qualche passo
verso la sua
direzione fino a che non gli fu davanti, erano successe troppe cose
nell’arco
di quei pochi minuti, aveva bisogno di tempo per capire bene quale
scelta
l’avrebbe devastata di più.
Poi
proprio quando
stava per parlare lui l’interruppe. “credo sia
meglio che vada.” I capelli
rossi gli ricaddero sugli occhi rendendo la sua espressione
indecifrabile.
“no,
Aris, resta.
Torniamo insieme indietro.” Cercò il suo sguardo
sfuggente, voleva avvicinarsi
ma sentiva di non dover oltrepassare un determinato confine.
Il
ragazzo si portò
una mano alla testa. “ero preoccupato per te e sono venuto a
cercarti ma a
questo punto non sono più sicuro che sia stata la cosa
migliore da fare.” Mosse
qualche altro passo allontanandosi da lei, verso il sentiero da dove
era
venuto. “volevo dirti che io e Ursula stavamo bene,
l’inibitore ha funzionato
ma non sappiamo quanto tempo durerà
l’effetto.” Si voltò e
cominciò a camminare,
a quanto pareva reputava conclusa la loro discussione.
La
bionda cercò di
corrergli dietro ma lui si voltò, l’espressione
autoritaria ma ferita allo
stesso tempo.
“no, non seguirmi, ho bisogno di stare un po’ da
solo.”
E
a
quell’affermazione non potè ribattergli, si
fermò in mezzo alla foresta mentre
lo guardava scomparire tra le tenebre.
****
Ursula
lo aspettava
nel parcheggio dove vi erano le altre macchine, Aris in quei giorni non
si era
dato pace, aveva cercato delle cartine dei boschi della
città e aveva escluso
quelli troppo lontani e non attrezzati per
quell’attività chiamata campeggio,
un po’ per fortuna un po’ per caso aveva incontrato
una signora in biblioteca
che stava cercando un dépliant della zona più in
voga per l’estate, appunto
questo bosco nell’entroterra di Deep Alley.
Era
trascorso già un
po’ di tempo quando finalmente lo vide riemergere dal lato
opposto da cui era
partito. Il suo viso era scuro e la donna capì subito che
c’era qualcosa che
non andava.
Aris
entrò in
macchina e chiuse lo sportello con un sonoro rumore.
“l’hai
trovata?”
“Andiamocene”
“è
successo
qualcosa?” il suo sguardo corse alla sua mano che era sporca
di sangue “che hai
fatto alla mano?!” subito gliela prese per controllarlo
meglio, il suo istinto
materno si era fatto più forte man mano che aumentava il
tempo in compagnia di
Aris, il suo quasi nipote.
“tranquilla,
non è
mio quel sangue” la rassicurò lasciandosi sfuggire
un sospiro.
Ursula
lo lasciò
andare per poi accendere il motore della macchina, quando avrebbe
voluto
parlare lei lo avrebbe ascoltato.
“te
ne sei pentito?”
lei lo aveva messo in guardia, le cotte sono passeggere e forse lui
aveva fatto
il passo più lungo della gamba e aveva preso una decisione
affrettata.
“non
lo so. Non sono
più sicuro di niente adesso.” si portò
una mano alla fronte scostandosi il
ciuffo, poi si appoggiò al finestrino mentre guardava il
panorama attorno a sè
cambiare.
****
Lentamente
Elena
fece dietrofront e tornò sui suoi passi cercando di
orientarsi per trovare
nuovamente l’accampamento, avrebbe dovuto fare i conti con
Nick e la sua
versione dell’aggressione di Aris…
chissà cosa sarebbe successo di lì a poco.
Tra gli alberi una flebile luce prese a farsi sempre più
evidente fino a che
non arrivò all’accampamento, tutti erano seduti
attorno al fuoco proprio come
li aveva lasciati poco prima, su un tronco c’era seduto Nick
con un panno
bagnato sopra il naso intriso di sangue.
“ah
Elena eccoti
qui, per fortuna stai bene!” sua madre le venne incontro
sorridendole, sin da
subito capì che c’era qualcosa che non andava.
La
bionda rivolse
uno sguardo fugace a Marta e David.
Rachel
continuò a
parlare. “Il povero Nick ti era venuto a cercare ma ha preso
un ramo in piena
faccia! Con tutto questo buio non si vede ad un palmo di naso, menomale
che tu
stai bene”
Nick
le accennò un
sorriso fugace da sotto il panno strizzato.
Perché
l’aveva
coperta? Non aveva detto nulla dell’incontro scontro con Aris
e nemmeno che era
stato lui a picchiarlo.
“stai
bene Nick?”
superò sua madre e si avvicinò a lui per tentare
di capire cosa stesse facendo.
“si”
disse
abbassando il panno per farle vedere il segno rosso, fortunatamente non
sembrava esserselo rotto ma era comunque gonfio, gli si era spaccato
anche un
labbro per questo aveva perso così tanto sangue.
“era
un ramo
parecchio grosso” aggiunse guardandola dritto negli occhi.
“mi…mi
dispiace”
riuscì solo a dire lei, dopotutto lui l’aveva
minacciata però non poteva negare
che le dispiaceva vederlo in quello stato.
“dovresti
stare
attenta. Potrebbe colpire anche te.”
Ed
il suo messaggio
le arrivò forte e chiaro. Aris era pericoloso
così come lui le aveva fatto
intendere molte volte.
“vado
a dormire,
sono molto stanca.” Chiuse lì la discussione.
Salutò sua madre ed entrò nella
sua tenda.
Pensava
a molte
cose, sarebbe stato pericoloso rimanere ancora in compagnia della
famiglia di Nick?
Quanto effettivamente sapevano i suoi genitori di tutta quella
faccenda? Non
era un caso che David avesse tirato fuori quella storia delle sirene,
Elena
iniziò a sospettare che l’avesse fatto apposta,
anche se ancora le sfuggiva il
motivo di tutte quelle macchinazioni. Quando il ragazzo aveva parlato
al
plurale aveva fatto capire di non essere il solo ad essere interessato
alle
sirene e questo metteva sia Aris che sua madre in pericolo, avrebbero
potuto
catturare Rachel per arrivare tramite lei a lui. Forse doveva mettere
sua madre
al corrente di quella storia così da poterle dare modo di
difendersi, o forse
questo l’avrebbe messa ancora più in pericolo?
Si
rigirò nel suo
sacco a pelo fino a che non vide le luci dell’accampamento
farsi sempre più
fioche, probabilmente tutti erano già tornati nelle proprie
tende e si
preparavano a dormire.
“Elly?
Sei sveglia?”
un bisbiglio leggero le arrivò da fuori la sua tenda.
“Si,
entra.”
Elena
abbassò la
cerniera interna che chiudeva la tenda per fare entrare sua madre.
“che
succede?” le due continuavano a bisbigliare.
“non
lo so ma credo
che qualcosa non vada, che è successo davvero nella
foresta?” chiese sua madre.
“quando Nick è tornato i suoi genitori si sono
scambiati delle occhiate che non
mi sono piaciute per niente, e quando lui ha detto di aver sbattuto
contro un
ramo io non ci ho creduto nemmeno per un secondo ma visto che Marta e
David
sostenevano la sua bugia ho fatto buon viso a cattivo gioco…
suvvia non
penseranno che non abbia mai visto un pugno in piena faccia al
liceo??”
“mamma,
ci sono
delle cose di cui dobbiamo parlare… ti ho tenuto nascoste
delle cose ma adesso
tutto si sta complicando e…” qualche lacrima
riprese a scenderle dalle guance,
Rachel le accarezzò la testa.
“tesoro
mio, sai che
con me puoi parlare di tutto. Sono tua mamma e ti vorrò
sempre bene.”
“…credo
che… siamo
in pericolo.” Terminò Elena.
“ci
hanno portato
fuori dal sentiero in maniera tale da non poter tornare indietro senza
di loro,
ma ho come la sensazione che non vogliano affatto che noi
torniamo indietro.”
“ho
avuto una
sensazione simile anche io” confermò la madre.
“questa situazione non mi piace.”
“cosa
possiamo
fare?”
Le
due si guardarono
attorno, sembrava che tutti stessero ormai dormendo.
“andiamo
via.”
Sussurrò sua mamma.
“cosa??come??”
“prendi
tutto quello
che puoi portare nello zaino, cose importanti s’intende, io
farò lo stesso,
lasceremo tutte le cose più ingombranti qui come le tende e
quant’altro.”
La
bionda annuì
uscendo lentamente dal sacco a pelo, non dovevano fare troppo rumore o
la loro
fuga sarebbe stata scoperta.
“aspetta
10 minuti
dopo aver preparato tutto, poi esci dalla tenda, io andrò un
po’ prima per
sviare i rumori nel caso qualcuno si dovesse svegliare, ci vediamo alla
seconda
pozza che abbiamo visto prima di arrivare qui.”
Le
diede un bacio
sulla fronte.
“stai
tranquilla,
andrà tutto bene. Poi mi dovrai raccontare tutto
però…”
Lei
annuì di
rimando, non avevano tempo da perdere, abbracciò sua mamma e
richiuse la
cerniera una volta uscita.
Sarebbe
stato
davvero complicato ritrovare la strada per il sentiero specialmente di
notte.
****
Era
stata un’attesa
estenuante aspettare quei famigerati 10 minuti ma alla fine era uscita
dalla
tenda, era stanca e avrebbe preferito di gran lunga dormire ma visto
come si
erano messe le cose era meglio restare alzata ancora un po’ e
ritornare a casa
prima dell’alba.
Superata
la prima
pozza sapeva che tra non molto si sarebbe ricongiunta a sua mamma,
sperava solo
che tutto sarebbe andato bene… camminava silenziosamente per
il bosco cercando
di orientarsi con la luce della torcia e gli alberi che ricordava di
aver visto
durante la strada di arrivo. Poi d’un tratto vide qualcosa
adagiato ad un
albero, una sagoma scura che in un primo momento le fece pensare ad un
animale
selvatico, gli puntò la luce contro e quando lo riconobbe
quasi non riusciva a
crederci.
Cosa
ci faceva Aris
addormentato ad un tronco di un albero?
Appoggiò
la sua
torcia per terra, sedendosi accanto a lui.
“Aris”
lo scosse
delicatamente per svegliarlo, non sarebbe andata via sapendolo
addormentato
senza un motivo nel bel mezzo del bosco.
Si
scosse un po’ poi
lentamente aprì gli occhi.
“che
ci fai qui?” le
chiese con la bocca ancora impastata di sonno.
“potrei
farti la
stessa domanda” gli sussurrò preoccupata.
“perché stai dormendo qui? Non dovevi
andartene via?”
Aris
abbassò lo
sguardo imbarazzato ma non le disse nulla.
“va
bene, se hai
deciso di non parlarmi fa pure come vuoi, ma io devo andare
adesso.” gli
sussurrò alzandosi.
“dove
stai andando?”
le afferrò il polso costringendola a rimettersi a carponi.
“sto
scappando via
di qua. C’è qualcosa di strano e non intendo
rimanere per scoprire cosa sia!”
Il
rosso si alzò
prendendole la torcia dalle mani con fare sicuro.
“Andiamocene
allora,
ho sempre detestato i boschi” borbottò a bassa
voce.
Elena
sospirò ma in
fondo era davvero contenta che lui non se ne fosse davvero andato, non
aveva
avuto modo di pensare molto a quello che era successo poco prima, ma
era sicura
di poter risistemare le cose sapendolo lì con lei.
Gli
porse la mano,
come per dirgli – dai, andiamo – sperava che gliela
prendesse e dopo uno
sguardo scettico lo fece facendosi guidare verso l’uscita del
bosco.
****
“mamma?”
chiamò Elena
a bassa voce nel punto in cui avevano appuntamento.
Qualche
istante dopo
la luce di Rachel illuminò sua figlia che teneva per mano un
ragazzo.
“Elena
sei tu?”
I
tre si
avvicinarono, quando la luce della torcia di Rachel puntò
verso il ragazzo
quasi le venne un mancamento. Quel ragazzo sembrava il fantasma del suo
ex
marito.
“Eric?”
sibilò
confusa e attonita.
Aris
si sentì
stranamente in soggezione, era la prima volta che qualcuno lo
confondeva per
suo padre, di solito le sue somiglianze erano sempre riferite a tritone
o ad
Ariel.
“mamma?”
El si
frappose tra lei e il cono di luce che aveva abbagliato Aris.
“lui è…” la
ragazza si girò per guardare Aris, non sapeva cosa dire.
“oh, è una lunga
storia. Prometto che ti spiegherò, ma prima andiamo a
casa!”
Rachel
si scosse un
po’ da quel senso di shock che le aveva attanagliato lo
stomaco. “c’è un
problema Elly, sono 10 minuti che giro qui attorno e non ho idea di
come uscire
dal bosco” disse sconsolata la donna, l’ipotesi del
complotto forse non era
così folle, sembravano le avessero portate apposta in un
posto da dove non
sarebbero potute uscire.
“come?
Non ti
ricordi da dove siamo venute?”
“tutti
i sentieri
sembrano gli stessi” si giustificò Rachel.
“forse
posso darvi
una mano io, ho già fatto questa strada e ricordo come si
arriva al sentiero
principale e poi al parcheggio.”
Le
due lo guardarono
speranzose, era stata una fortuna trovare Aris lì. Ancora
con le loro mani intrecciate
il ragazzo puntò con sicurezza il fascio di luce della
torcia verso un sentiero
sulla sua destra, “sono certo sia di là,
seguitemi.”
Ed
i tre si
incamminarono nel bosco.