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Autore: Clara_Oswin    13/11/2016    1 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 25 Fuga

Aris era lì, in piedi davanti a lei, probabilmente ancora per poco, l’aveva appena salvata da un aggressione di Nick, rivelatosi più pericoloso di quel che pensasse ma adesso tra di loro si era innalzato un muro costruito con i pregiudizi ed il terrore per le nuove scioccanti verità di cui Elena era venuta a conoscenza.

Aveva sempre saputo sin dal loro primo incontro, sin dalle sue ricerche in biblioteca che le sirene erano molto pericolose, adesso lei era completamente coinvolta in quella storia e doveva scegliere da che parte stare, non era ancora troppo tardi per tirarsi indietro, ed una voce che da piccola si faceva sempre più forte nella sua testa le diceva di scappare da tutto quello e dimenticare. Non sapeva in cosa si era andata a cacciare, qualcosa di molto più grande di lei e di Aris, qualcosa che affondava le sue radici in una vecchia faida che andava avanti da secoli. Se avesse scelto Aris, così come il suo cuore al contrario della sua testa le diceva, doveva correre il rischio che un giorno avrebbe potuto fare la fine della ragazza della leggenda, Ayla, il cui cuore le era stato strappato dal petto proprio dalla persona che amava di più al mondo.

“non hai più paura di me?” le ultime parole di Aris le risuonavano nella mente mentre si chiedeva se davvero avesse paura di lui. Non era più questione del vederlo ferito o meno, adesso spettava a lei capire se stessa, lui la sua scelta l’aveva fatta e aveva scelto lei, adesso toccava a lei scegliere se correre quel rischio o meno. Fidarsi di lui, delle sue parole e credere che l’amasse davvero o fuggire adesso che era ancora in tempo per evitare che le potesse strappare il cuore, per non convivere con quel tormento.

Si alzò in piedi inciampando nelle sue stesse gambe, lentamente mosse qualche passo verso la sua direzione fino a che non gli fu davanti, erano successe troppe cose nell’arco di quei pochi minuti, aveva bisogno di tempo per capire bene quale scelta l’avrebbe devastata di più.

Poi proprio quando stava per parlare lui l’interruppe. “credo sia meglio che vada.” I capelli rossi gli ricaddero sugli occhi rendendo la sua espressione indecifrabile.

“no, Aris, resta. Torniamo insieme indietro.” Cercò il suo sguardo sfuggente, voleva avvicinarsi ma sentiva di non dover oltrepassare un determinato confine.

Il ragazzo si portò una mano alla testa. “ero preoccupato per te e sono venuto a cercarti ma a questo punto non sono più sicuro che sia stata la cosa migliore da fare.” Mosse qualche altro passo allontanandosi da lei, verso il sentiero da dove era venuto. “volevo dirti che io e Ursula stavamo bene, l’inibitore ha funzionato ma non sappiamo quanto tempo durerà l’effetto.” Si voltò e cominciò a camminare, a quanto pareva reputava conclusa la loro discussione.

La bionda cercò di corrergli dietro ma lui si voltò, l’espressione autoritaria ma ferita allo stesso tempo.
“no, non seguirmi, ho bisogno di stare un po’ da solo.”

E a quell’affermazione non potè ribattergli, si fermò in mezzo alla foresta mentre lo guardava scomparire tra le tenebre.


****

Ursula lo aspettava nel parcheggio dove vi erano le altre macchine, Aris in quei giorni non si era dato pace, aveva cercato delle cartine dei boschi della città e aveva escluso quelli troppo lontani e non attrezzati per quell’attività chiamata campeggio, un po’ per fortuna un po’ per caso aveva incontrato una signora in biblioteca che stava cercando un dépliant della zona più in voga per l’estate, appunto questo bosco nell’entroterra di Deep Alley.

Era trascorso già un po’ di tempo quando finalmente lo vide riemergere dal lato opposto da cui era partito. Il suo viso era scuro e la donna capì subito che c’era qualcosa che non andava.

Aris entrò in macchina e chiuse lo sportello con un sonoro rumore.

“l’hai trovata?”

“Andiamocene”

“è successo qualcosa?” il suo sguardo corse alla sua mano che era sporca di sangue “che hai fatto alla mano?!” subito gliela prese per controllarlo meglio, il suo istinto materno si era fatto più forte man mano che aumentava il tempo in compagnia di Aris, il suo quasi nipote.

“tranquilla, non è mio quel sangue” la rassicurò lasciandosi sfuggire un sospiro.

Ursula lo lasciò andare per poi accendere il motore della macchina, quando avrebbe voluto parlare lei lo avrebbe ascoltato.

“te ne sei pentito?” lei lo aveva messo in guardia, le cotte sono passeggere e forse lui aveva fatto il passo più lungo della gamba e aveva preso una decisione affrettata.

“non lo so. Non sono più sicuro di niente adesso.” si portò una mano alla fronte scostandosi il ciuffo, poi si appoggiò al finestrino mentre guardava il panorama attorno a sè cambiare.

****

Lentamente Elena fece dietrofront e tornò sui suoi passi cercando di orientarsi per trovare nuovamente l’accampamento, avrebbe dovuto fare i conti con Nick e la sua versione dell’aggressione di Aris… chissà cosa sarebbe successo di lì a poco. Tra gli alberi una flebile luce prese a farsi sempre più evidente fino a che non arrivò all’accampamento, tutti erano seduti attorno al fuoco proprio come li aveva lasciati poco prima, su un tronco c’era seduto Nick con un panno bagnato sopra il naso intriso di sangue.

“ah Elena eccoti qui, per fortuna stai bene!” sua madre le venne incontro sorridendole, sin da subito capì che c’era qualcosa che non andava.

La bionda rivolse uno sguardo fugace a Marta e David.

Rachel continuò a parlare. “Il povero Nick ti era venuto a cercare ma ha preso un ramo in piena faccia! Con tutto questo buio non si vede ad un palmo di naso, menomale che tu stai bene”

Nick le accennò un sorriso fugace da sotto il panno strizzato.

Perché l’aveva coperta? Non aveva detto nulla dell’incontro scontro con Aris e nemmeno che era stato lui a picchiarlo.

“stai bene Nick?” superò sua madre e si avvicinò a lui per tentare di capire cosa stesse facendo.

“si” disse abbassando il panno per farle vedere il segno rosso, fortunatamente non sembrava esserselo rotto ma era comunque gonfio, gli si era spaccato anche un labbro per questo aveva perso così tanto sangue.

“era un ramo parecchio grosso” aggiunse guardandola dritto negli occhi.

“mi…mi dispiace” riuscì solo a dire lei, dopotutto lui l’aveva minacciata però non poteva negare che le dispiaceva vederlo in quello stato.

“dovresti stare attenta. Potrebbe colpire anche te.”

Ed il suo messaggio le arrivò forte e chiaro. Aris era pericoloso così come lui le aveva fatto intendere molte volte.

“vado a dormire, sono molto stanca.” Chiuse lì la discussione. Salutò sua madre ed entrò nella sua tenda.

Pensava a molte cose, sarebbe stato pericoloso rimanere ancora in compagnia della famiglia di Nick? Quanto effettivamente sapevano i suoi genitori di tutta quella faccenda? Non era un caso che David avesse tirato fuori quella storia delle sirene, Elena iniziò a sospettare che l’avesse fatto apposta, anche se ancora le sfuggiva il motivo di tutte quelle macchinazioni. Quando il ragazzo aveva parlato al plurale aveva fatto capire di non essere il solo ad essere interessato alle sirene e questo metteva sia Aris che sua madre in pericolo, avrebbero potuto catturare Rachel per arrivare tramite lei a lui. Forse doveva mettere sua madre al corrente di quella storia così da poterle dare modo di difendersi, o forse questo l’avrebbe messa ancora più in pericolo?

Si rigirò nel suo sacco a pelo fino a che non vide le luci dell’accampamento farsi sempre più fioche, probabilmente tutti erano già tornati nelle proprie tende e si preparavano a dormire.

“Elly? Sei sveglia?” un bisbiglio leggero le arrivò da fuori la sua tenda.

“Si, entra.”

Elena abbassò la cerniera interna che chiudeva la tenda per fare entrare sua madre. “che succede?” le due continuavano a bisbigliare.

“non lo so ma credo che qualcosa non vada, che è successo davvero nella foresta?” chiese sua madre. “quando Nick è tornato i suoi genitori si sono scambiati delle occhiate che non mi sono piaciute per niente, e quando lui ha detto di aver sbattuto contro un ramo io non ci ho creduto nemmeno per un secondo ma visto che Marta e David sostenevano la sua bugia ho fatto buon viso a cattivo gioco… suvvia non penseranno che non abbia mai visto un pugno in piena faccia al liceo??”

“mamma, ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare… ti ho tenuto nascoste delle cose ma adesso tutto si sta complicando e…” qualche lacrima riprese a scenderle dalle guance, Rachel le accarezzò la testa.

“tesoro mio, sai che con me puoi parlare di tutto. Sono tua mamma e ti vorrò sempre bene.”

“…credo che… siamo in pericolo.” Terminò Elena.

“ci hanno portato fuori dal sentiero in maniera tale da non poter tornare indietro senza di loro, ma ho come la sensazione che non vogliano affatto che noi torniamo indietro.

“ho avuto una sensazione simile anche io” confermò la madre. “questa situazione non mi piace.”

“cosa possiamo fare?”

Le due si guardarono attorno, sembrava che tutti stessero ormai dormendo.

“andiamo via.” Sussurrò sua mamma.

“cosa??come??”

“prendi tutto quello che puoi portare nello zaino, cose importanti s’intende, io farò lo stesso, lasceremo tutte le cose più ingombranti qui come le tende e quant’altro.”

La bionda annuì uscendo lentamente dal sacco a pelo, non dovevano fare troppo rumore o la loro fuga sarebbe stata scoperta.

“aspetta 10 minuti dopo aver preparato tutto, poi esci dalla tenda, io andrò un po’ prima per sviare i rumori nel caso qualcuno si dovesse svegliare, ci vediamo alla seconda pozza che abbiamo visto prima di arrivare qui.”

Le diede un bacio sulla fronte.

“stai tranquilla, andrà tutto bene. Poi mi dovrai raccontare tutto però…”

Lei annuì di rimando, non avevano tempo da perdere, abbracciò sua mamma e richiuse la cerniera una volta uscita.

Sarebbe stato davvero complicato ritrovare la strada per il sentiero specialmente di notte.

****

Era stata un’attesa estenuante aspettare quei famigerati 10 minuti ma alla fine era uscita dalla tenda, era stanca e avrebbe preferito di gran lunga dormire ma visto come si erano messe le cose era meglio restare alzata ancora un po’ e ritornare a casa prima dell’alba.

Superata la prima pozza sapeva che tra non molto si sarebbe ricongiunta a sua mamma, sperava solo che tutto sarebbe andato bene… camminava silenziosamente per il bosco cercando di orientarsi con la luce della torcia e gli alberi che ricordava di aver visto durante la strada di arrivo. Poi d’un tratto vide qualcosa adagiato ad un albero, una sagoma scura che in un primo momento le fece pensare ad un animale selvatico, gli puntò la luce contro e quando lo riconobbe quasi non riusciva a crederci.

Cosa ci faceva Aris addormentato ad un tronco di un albero?

Appoggiò la sua torcia per terra, sedendosi accanto a lui.

“Aris” lo scosse delicatamente per svegliarlo, non sarebbe andata via sapendolo addormentato senza un motivo nel bel mezzo del bosco.

Si scosse un po’ poi lentamente aprì gli occhi.

“che ci fai qui?” le chiese con la bocca ancora impastata di sonno.

“potrei farti la stessa domanda” gli sussurrò preoccupata. “perché stai dormendo qui? Non dovevi andartene via?”

Aris abbassò lo sguardo imbarazzato ma non le disse nulla.

“va bene, se hai deciso di non parlarmi fa pure come vuoi, ma io devo andare adesso.” gli sussurrò alzandosi.

“dove stai andando?” le afferrò il polso costringendola a rimettersi a carponi.

“sto scappando via di qua. C’è qualcosa di strano e non intendo rimanere per scoprire cosa sia!”

Il rosso si alzò prendendole la torcia dalle mani con fare sicuro.

“Andiamocene allora, ho sempre detestato i boschi” borbottò a bassa voce.

Elena sospirò ma in fondo era davvero contenta che lui non se ne fosse davvero andato, non aveva avuto modo di pensare molto a quello che era successo poco prima, ma era sicura di poter risistemare le cose sapendolo lì con lei.

Gli porse la mano, come per dirgli – dai, andiamo – sperava che gliela prendesse e dopo uno sguardo scettico lo fece facendosi guidare verso l’uscita del bosco.

****

“mamma?” chiamò Elena a bassa voce nel punto in cui avevano appuntamento.

Qualche istante dopo la luce di Rachel illuminò sua figlia che teneva per mano un ragazzo.

“Elena sei tu?”

I tre si avvicinarono, quando la luce della torcia di Rachel puntò verso il ragazzo quasi le venne un mancamento. Quel ragazzo sembrava il fantasma del suo ex marito.

“Eric?” sibilò confusa e attonita.

Aris si sentì stranamente in soggezione, era la prima volta che qualcuno lo confondeva per suo padre, di solito le sue somiglianze erano sempre riferite a tritone o ad Ariel.

“mamma?” El si frappose tra lei e il cono di luce che aveva abbagliato Aris. “lui è…” la ragazza si girò per guardare Aris, non sapeva cosa dire. “oh, è una lunga storia. Prometto che ti spiegherò, ma prima andiamo a casa!”

Rachel si scosse un po’ da quel senso di shock che le aveva attanagliato lo stomaco. “c’è un problema Elly, sono 10 minuti che giro qui attorno e non ho idea di come uscire dal bosco” disse sconsolata la donna, l’ipotesi del complotto forse non era così folle, sembravano le avessero portate apposta in un posto da dove non sarebbero potute uscire.

“come? Non ti ricordi da dove siamo venute?”

“tutti i sentieri sembrano gli stessi” si giustificò Rachel.

“forse posso darvi una mano io, ho già fatto questa strada e ricordo come si arriva al sentiero principale e poi al parcheggio.”

Le due lo guardarono speranzose, era stata una fortuna trovare Aris lì. Ancora con le loro mani intrecciate il ragazzo puntò con sicurezza il fascio di luce della torcia verso un sentiero sulla sua destra, “sono certo sia di là, seguitemi.”

Ed i tre si incamminarono nel bosco.

  
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