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Autore: MAFU    13/11/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 18

“Ah però… Pizzetto governa un vero e proprio impero…” Osservò Lamia camminando col naso all’insù lungo le vie del borgo nord dell’Accademia. Il territorio della scuola comprendeva anche un’intera città oltre le altre cose. Yukio marciava davanti a lei muto come un pesce e le sopracciglia corrucciate. Cercava di mantenere un respiro regolare nonostante si sentisse impazzire. “Sta calmo, paurosetto de glasses. Ai tuoi studenti non succederà nulla. È soltanto la prassi delle emergenze.” Shura lo affiancò con le mani dietro la testa tutta tranquilla. Al che Lamia vedendola avvicinarsi accelerò il passo accostandosi a Yukio dall’altro lato con nonchalance. Lanciò un’occhiata di sfida a Shura che la ricambiò alzando un sopracciglio. Il ragazzo si sentì soffocare. Era sull’orlo dell’implosione. Rin dietro di loro guardò la scena inebetito. Era talmente abituato a vedere le ragazze ronzare attorno al fratello che non ci dette la minima importanza. “Ragazzi… Fin dove dobbiamo arrivare?” chiese sbadigliando. “Non manca molto.” Gli rispose Shura incrociando le braccia allargando un po’ la scollatura. Lamia di tutta risposta si slacciò un po’ la camicetta sventolandosi con una mano fingendo di sentire caldo. Così facendo non fece che liberare ancora di più il suo profumo ammaliante. Shura non sembrava però prendere sul serio Lamia, considerandola una quindicenne come le altre. Quanto si sbagliava. Aveva tutt’altro che quindici anni. Yukio fissava un punto davanti a lui ignorando la faida femminile. “Ci siamo.” Disse allargando le falcate per distanziarsi dalle due donne avvicinandosi a una zona recintata gremita di persone ed esorcisti. “Sono il professore Okumura, ho portato rinforzi.” Disse al primo esorcista sul suo cammino. L’uomo che si trovò davanti aveva una guancia fasciata e sembrava non avere la minima idea di che stesse facendo lì. Era seduto per terra sul marciapiede. “Ah, meno male che siete arrivati…” disse sistemandosi gli spessi occhiali che portava, al suo fianco una donna esorcista lo stava finendo di medicare. “Aspettate, ma lui non è il ragazzo di cui si è sentito tanto parlare?” si alzò barcollando indicando Rin, “Stia attento a non sforzarsi troppo!” lo aiutò la collega. “Chi lui?” Shura guardò lo studente alzando le sopracciglia, “Non ci faccia troppo caso. È perfettamente sotto controllo. Ci penserò io stessa.” Tranquillizzò l’uomo che parve rasserenarsi. “Benone…” disse schiarendosi la voce. “Lei invece chi è?” guardò Lamia curioso. La donna sogghignando alzò una mano indicando Yukio col pollice, “La sua r…” “Un esquire aspirante Doctor.” Yukio le dette un cucciò scalzandola via interrompendola a metà frase. Sentendosi pervadere da un brivido violentissimo se ne pentì all’istante. Non doveva toccarla. Shura alzò un sopracciglio assistendo alla scena, non aveva capito che fosse successo ma studiava Lamia attonita. “Bene. Adesso vi spiego come stanno le cose…” il vecchio si ricompose, “Io sono Saburota Todo, esorcista di seconda categoria superiore a capo del dipartimento profondo.” Disse un po’ in preda al panico. “È iniziato tutto quando qualcuno ha rubato l’occhio sinistro del Re dell’Impurità… Che era conservato da noi al dipartimento.” Balbettò con la faccia da colpevole. “Com’è stato possibile!? Quel dipartimento è altamente sorvegliato con sistemi impenetrabili!” sbottò Shura incredula. Lamia sentendo quel nome sbiancò. Si guardò attorno senza darlo a vedere. “Non… Non sappiamo come abbia fatto ad introdursi…” confessò Todo toccandosi la guancia bendata. “Io e gli altri del dipartimento abbiamo seguito l’uomo mascherato che l’ha rubato fino a qui. Ci è sfuggito con un ostaggio a seguito dentro quell’edificio e ha liberato un miasma potentissimo.” Guardò alle sue spalle le decine di barelle e persone indaffarate a curare civili feriti, “I Doctor non sono però sufficienti.” “È per questo che siamo qui o sbaglio?” mormorò Shura. Qualcosa l’aveva agitata. Yukio dal canto suo non lo era di certo di meno. “Di che ostaggio si tratta?” chiese Rin che del discorso aveva recepito solo quello. “Di un bambino… è stato investito dal miasma a stretto contatto con la boccetta contenente l’occhio e dubito sia sopravvissuto…” il vecchio esorcista era sull’orlo del tracolo emotivo, “Vi prego di fare qualcosa per aiutarci… Mi sento così in colpa per tutto l’accaduto! Noi del dipartimento siamo stati disonorati oltre ogni misura.” Chinò il capo strizzando gli occhi disperato. “Si calmi, faremo tutto il possibile.” Disse Yukio trasformatosi in una statua di gesso. “Quest’uomo con la maschera… È forte?” chiese Shura serissima, “Non lo sappiamo. Ha continuato a scappare senza rispondere ai nostri attacchi.” “Dobbiamo fare in fretta.” Concluse Yukio guardando il campo pieno di feriti. Deglutì avvicinandosi alla recinzione allontanandosi da Lamia che non aveva più aperto bocca. La donna fissava l’edificio contaminato come se avesse visto un fantasma. “Io non devo stare qua.” Sussurrò.
“Lamia! Sei qui?” Lilith corse a perdifiato nell’aula di Yukio. Era completamente vuota. Al che provò ad andare a dare un’occhiata negli altri posti in cui lei e Yukio sarebbero potuti andare. “Avanti, Lilith… Pensa…” si massaggiò le tempie agitatissima. Trovare sua sorella era diventata veramente questione di vita o di morte. Da quando aveva lasciato Amaimon a contorcersi in preda alla follia non aveva smesso un attimo di correre temendo di venir messa di nuovo alle strette. Corse fuori dall’ala esorcisti attraversando il cortile di corsa giungendo al piazzale della fontana. Gli studenti che pullulavano la zona la tranquillizzarono. Se c’era gente, di sicuro Amaimon non sarebbe apparso. Sapeva bene che Mephisto non lo avrebbe mai permesso. Guardando in alto il cielo le cadde l’occhio sulla finestra dello studio del preside e deglutì rumorosamente. La stava osservando? Che stava facendo lui? Scossò il capo andando a lavarsi il viso con l’acqua gelida. L’estate torrida la stava facendo sudare in modo anomalo. O forse non era solo per quello? Le tremavano le mani. Schizzò acqua da tutte le parti sentendo però immediato sollievo portandola a contatto con la pelle. Bevve avidamente schiarendosi le idee. Poi allontanandosi dalla fontana non sollevò più lo sguardo correndo dentro l’edificio. Corse dribblando gli altri ragazzi in cerca di Yukio, perché dove c’era lui c’era sicuramente anche Lamia. “Permesso!” sibilò senza fiato scansando una ragazza. Possibile che non ci fosse nemmeno nessuno dei suoi amici? A pensarci bene però non sarebbero stati di nessuna utilità contro Amaimon. Potevano comunque servire ad altro, ad ogni modo. Come un razzo piombò nell’aula dove di solito frequentavano il corso comune trovandola deserta. A quell’ora ormai avevano finito tutti le lezioni. Era stata stupida. Per di più se ci fosse stata sarebbe dovuta andare anche lei perciò si sentì veramente un’idiota. A quest’ora erano tutti ai club. Si spettinò i capelli nel tentativo di riconnettere le sinapsi. Ma se non era orario di lezioni… Lamia e Yukio dove diavolo si erano cacciati? Le prese il panico. Si sentiva dentro un incubo. Uscì di nuovo all’aperto. Il sole illuminava ancora il tardo pomeriggio estivo. Guardò l’orizzonte esaminando ogni sagoma. Facendo lunghi respiri si tranquillizzò imboccando uno stradello che costeggiava la sede principale, verso il confine. I suoi occhi scorrevano su ogni passante che incontrava. “Mi scusi…” si morse la lingua approcciando quello che aveva tutta l’aria di essere un insegnante, giusto per non usare l’imperativo ed essere socialmente accettabile, “Saprebbe dirmi dove si trova Yukio Okumura?” “Il professore Okumura?” “Esattamente…” “No mi spiace… Prova a guardare nell’aula insegnanti della succursale.” Lilith facendo un cenno partì alla riscossa senza nemmeno ringraziare. Tornò da dove era venuta col fiatone. Mentre si avvicinava a una porta qualsiasi per usare la chiave magica, si sentì osservata. “Lilith!” una voce maschile la fece voltare all’istante col cuore in gola. In lontananza vide una persona conosciuta, dai capelli rosa. Shima. La ragazza tirò un sospiro di sollievo guardandolo avvicinarsi tutto tranquillo. Era vestito con abiti casual e aveva tutta l’aria di essere in pellegrinaggio. “Che combini?” le chiese sorridendo sornione. “Sto cercando Yukio Okumura.” Rispose lei secca. Nei momenti di crisi non c’era spazio per altro al di fuori delle priorità. Chiacchiere da ragazzini non facevano per lei. “Yukio eh…” si grattò il mento Shima, “Non ti facevo una sua ammiratrice… Pensavo avessi un debole per me…” si finse sconsolato asciugandosi una lacrima immaginaria. Lilith lo guardò con gli occhi a mezz’asta per nulla impressionata. “Scusami, sono un po’ di fretta.” “Hey, hey… Scusami non volevo innervosirti. Scherzavo!” Shima le accarezzò una spalla bloccandole la strada. “Ho sentito che c’è stata un’emergenza nella zona nord… Hanno radunato tutti i Doctor possibili quindi è probabile che sia là.” “Grazie.” La ragazza scostò la mano del ragazzo scivolando per la sua strada. “Dai aspetta, chiacchieriamo un po’, mi sento solo con Bon e Koneko ai club…” lui mise il broncio guardandola scappare via a tutta velocità. Ma non ottenne risposta.
“Come dobbiamo procedere?” Shura guardò Todo e la donna in sua compagnia, “Laggiù possiamo farci dare delle tute anti miasma ed entrare nell’edificio a ispezionare.” Indicò una postazione tra la folla, “Signor Saburota, è sicuro di tornare là dentro?” “Ho detto che sto bene… Devo rimediare ai miei errori.” Rispose all’infermiera scostandosi da lei. Le mani di Yukio cominciarono a tremare e se le infilò in tasca per nasconderlo. Lamia però se ne accorse. Nel silenzio cercò il suo sguardo ma lui evitava persino di guardarla. “Yukio.” Sibilò allora ottenendo la sua attenzione. “Non ho tempo per i tuoi giochi.” Rispose lui in un sussurro ma Lamia scossò la testa fulminandolo con lo sguardo. “Ti devo parlare.” Gli disse in labiale, “In privato.” “Non è il momento.” “Lo è.” Insistette e lui dovette arrendersi. Il tremore stava diventando incontenibile. Yukio fece un passo verso i suoi colleghi deglutendo, “Prima di entrare permettetemi di illustrare alla mia esquire il campo di soccorso.” “Fai presto.” Disse Shura e il ragazzo annuendo fece retro front portando Lamia in mezzo alla gente. Camminando a larghe falcate davanti a lei raggiunsero un punto appartato dietro un secondo edificio evacuato. “Lamia te lo dico in modo molto schietto, la tua presenza qui non è gradita e non so perché tu abbia deciso di intrometterti ma sono stanco di essere un tuo giocattolo. Sai benissimo l’effetto che mi fai dal battesimo.” Yukio parlò tutto d’un fiato non appena arrestarono il passo. Parlava con cadenza regolare come un automa. Forse per cercare di calmare i nervi. Lamia sgranò gli occhi per poi strizzare le labbra fulminandolo con lo sguardo. “E io che volevo farti un favore.” “Un favore? Pedinandomi e non facendo altro che indurmi alla pazzia?” “È proprio per questo che ho voluto parlarti in privato.” “Oh, non provare a chiedermi scusa perché non ci credo.” “No.” La donna si avvicinò a lui facendolo tremare a contatto col suo respiro e come in un lampo gli sfiorò le labbra con un lungo bacio. Yukio si sentì percorso da una scossa elettrica, tutte le sensazioni tremende che aveva provato negli ultimi giorni sparirono lasciando il posto alla pace. Quando il bacio si sciolse, il ragazzo si sentiva come un normalissimo essere umano. La presenza di Lamia non lo turbava più come prima, però la trovava ancora più attraente. “Non potevo permetterti di andare là dentro in quello stato.” Mormorò lei allontanandosi lentamente, “Che hai fatto?” Yukio si sfiorò le labbra sconvolto. “Ti ho baciato.”, Yukio alzò un sopracciglio come per dire grazie al cavolo. “Fin qui ci arrivo da solo. Non potevi farlo prima?” guardò altrove con la mandibola tesa. “Ho cercato di aspettare il più possibile per non renderti un mio burattino.” “Che significa?” il ragazzo alzò lo sguardo rapido incrociando quello di Lamia in un impeto di sconcerto misto a brutale curiosità, “Il bacio di una succube funziona così. Dopo il battesimo e dopo un certo numero di giorni, il soggetto comincia ad arrivare alla follia se il rito non viene rinnovato. L’uomo ha bisogno del contatto più puro con la succube. Di norma si infliggono subito numerosi baci alla vittima ma questo la porta alla schiavitù fisica ed emotiva.” Lamia parlò veloce mantenendo un tono piuttosto basso, “Se ti avessi baciato di nuovo a distanza di poco, la soglia della pazzia si sarebbe accorciata sempre di più rendendoti completamente soggiogato. Più tempo passa tra un bacio e l’altro più sarai in grado di domarti. Al contrario più breve sarà l’intervallo e più ne vorrai perdendo la cognizione di te stesso.” “Quindi hai quasi rischiato di farmi sbroccare per… Proteggermi?” Una specie. L’ho fatto solo perché non ho interesse nel manovrarti come un burattino.” “Ma potresti farlo.” Lamia non rispose. “Ho cercato di spostare il limite del desiderio il più in là possibile solo per te.” Non mi hai risposto.” “Sei ancora libero.”. Silenzio. “Ancora…” Yukio ripeté quella parola calcandola. “Sì, ancora.” Ribadì Lamia, “Sono i rischi dello stare a stretto contatto con una come me.” “Non che io l’abbia mai voluto.” Yukio incominciò a camminare sorpassando Lamia per tornare dagli altri. “Scusami ma ora ho una missione da svolgere.”. Lamia era rimasta immobile a fissare un punto vuoto. “Per me invece è un piacere.” Sogghignò infine maliziosa per poi voltarsi e seguire il ragazzo.
Lilith ormai non sentiva più le gambe. Il corpo umano aveva un suo limite e lei lo stava violando in ogni modo. Correva giù per la discesa del monte su sui sorgeva l’accademia verso la zona Nord. Aveva chiesto ad un altro paio di persone dove si trovasse e così seguiva le indicazioni ad istinto. Di sicuro se c’era un’emergenza tale da aver richiesto un gran numero di esorcisti, non sarebbe stato difficile trovare il punto giusto affollato come sarebbe stato. Arrivò alla prima zona residenziale continuando a ruzzolare giù per le ripide vie del borgo evitando panni stesi e persone. Aveva il cellulare ancora stretto in pugno ma non le passò nemmeno per l’anticamera del cervello di usarlo per chiamare Lamia o Yukio. Non era dell’umore adatto per ragionare. In quel momento aveva solo bisogno di correre ed allontanarsi il più possibile da Amaimon e tutti i suoi problemi.
“Sono qui, avete già preso le tute?” Yukio approcciò Shura e Rin al campo. “Eccovi! Dov’eravate finiti?” domandò il fratello grattandosi la testa. “Todo è andato a prendere l’occorrente.” Disse Shura con le mani sui fianchi. “Bene.” Yukio era rinato. Pronto per la missione. Lamia dietro di lui guardava l’edificio contaminato con una faccia indecifrabile. “Hey tu, esquire.” Shura chiamò Lamia con un fischio, “Che intendi fare? Entri o resti al campo?” “Resta al campo.” Rispose Yukio per lei e Lamia annuì sogghignando. “Era proprio quello che avevo intenzione di fare.” Fece l’occhiolino a Yukio che non la degnò neppure di uno sguardo. “Perfetto. Starò qui pure io alla fine.” Disse Shura ammiccando, “Testerò come il nostro paurosetto de glasses ti ha insegnato a procedere… Poi devo badare a Rin.” “Shura…” Yukio roteò gli occhi. Lamia non commentò limitandosi an incrociare le braccia e guardare la donna con aria di sfida. “Eccomi, sono qui.” Todo tornò con in braccio un paio di tute. “Chi viene con me?” “Io.” Risposero in coro Rin e Yukio. I fratelli si guardarono per una frazione di secondo. “Tu no, signorino.” Shura braccò Rin come dal piano e il vecchio caricò Yukio con l’attrezzatura sotto gli occhi delusi del mezzo demone.
Lilith era quasi sul posto. Aveva già incontrato i primi furgoni di pronto soccorso. Al che smise di correre per non dare nell’occhio. Camminava a piccoli passi rapidi ondeggiando le braccia. La zona sembrava un campo di battaglia. Barelle da ogni parte, recinzioni blande e nastri di pericolo limitavano la zona. L’occhio le cadde su una delle vittime invasa da bolle purulente. Sgranando gli occhi sembrò realizzare l’avverarsi del suo peggiore incubo. Quella era impurità. Scossando il capo accelerò il passo giungendo a un posto di blocco. Doveva assolutamente trovare Lamia e andarsene. La recinzione le impediva di avvicinarsi, “Alt!” un esorcista di categoria superiore la fece arrestare. “Non è permesso l’ingresso ai civili.” Le disse squadrandola da capo a piedi, “Sono anch’io un’esorcista!” ribadì lei con la voce tremante. L’uomo le rise in faccia credendo che fosse uno scherzo, “Non c’è tempo per gli scherzi, bimba.” Le disse tornando serio. “Sono serissima.” Lei lo fulminò con lo sguardo. L’uomo deglutì rumorosamente cogliendo qualcosa di spaventoso in quelle pupille assottigliatesi così d’improvviso. “Mi serve un documento.” Balbettò allora lui cercando di ricomporsi.
“Sono dentro da quasi venti minuti…” disse Shura guardando l’orologio mentre Lamia esaminava delle boccette di medicamento. “Che dovrei farci con queste?” “Mh? Ah quelle devi montarle su quelle siringhe. Contengono un siero anti miasma, lo stesso che i ragazzi hanno portato con loro.” “Bene.” Rispose Lamia senza entusiasmo. Con la coda dell’occhio guardò di nuovo il palazzo. Aveva una pessima sensazione. “Dammene un paio, vado a iniettarle a quei pazienti laggiù.” Senza dire nulla Lamia gliele lanciò in malo modo, “Fai attenzione!” Shura le afferrò per il rotto della cuffia, “Questo siero è molto prezioso!” “Sì, sì… Come vuoi.” Lamia la scialacquò con un gesto di mano senza nemmeno guardarla. Shura alzando un sopracciglio arricciò il naso guardandola con gli occhi a mezz’asta, “Bada un attimo a Rin al posto mio.” Disse, poi senza aggiungere altro si allontanò per andare a soccorrere i feriti. “Non ho bisogno di badanti.” Sbuffò Rin che fino a quel momento era rimasto zitto e buono in un angolino. Al che si alzò spostandosi di qualche metro. “Lamia!” la voce di Lilith la fece voltare di scatto. “Che ci fai tu qui!?” sgranò gli occhi vedendo la sorella correrle in contro. “Potrei farti la stessa domanda.” La ragazzina si fermò chinandosi con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. “Hai visto quelle bolle!?” sussurrò Lilith con un filo di voce tra un respiro e l’altro. “Ovvio. Sono qui per rimediarvi.” La sorella prendendo una fiala la montò con noncuranza su una siringa. “Dobbiamo andarcene.” “Non prima che Yukio sia tornato.” “Perché, dov’è?” la piccola drizzò la schiena guardandosi attorno. “Là dentro.” Rispose Lamia facendo un cenno all’edificio alle sue spalle. “Cosa!? Ma è impazzito!? Fiuto quel puzzo sin da qua.” “Non me ne parlare.” Sibilò Lamia. “Piuttosto perché sei venuta qui? Non è posto per te. Tanto più coi suoi emissari nei paraggi…” “È pericoloso per te esattamente come per me non credere.” “Credimi, lo è di più per te.” “Lamia, se ti riconoscessero troverebbero anche me. Sanno che viaggiamo in coppia.” Silenzio. “Ad ogni modo, finché il mio partner servente è segregato qui devo vigilarlo. Volente o nolente.” Lamia distolse lo sguardo tornando al suo lavoro. Lilith si guardò alle spalle agitata. “Tranquilla, lui non c’è.” Disse Lamia. La ragazzina si girò di scatto. C’erano tanti Lui nella sua testa a cui poteva riferirsi Lamia. “Si tratta solo di un miasma, siamo al sicuro.” Aggiunse e la sorella capì. “Oi, e tu che ci fai qui?” Shura era tornata, stupendosi della presenza di Lilith. “È esattamente quello che le chiedo da mezz’ora.” La guardò Lamia per nulla turbata. “Ecco io…” incespicò Lilith. “Sei anche tu un esquire o sbaglio?” “Sì…” “Quanta volontà di imparare nelle nuove generazioni.” Scossò il capo la donna facendo spallucce. “Ah!” Shura si guardò attorno con gli occhi sbarrati. “Dov’è finito Rin!?”. Lilith e Lamia si guardarono alzando le sopracciglia all’inverosimile.
“Rin!? Cosa ci fai tu qui!?” sbottò Yukio dentro la tuta anti contaminazione trovandosi all’improvviso il fratello davanti al muso nel corridoio buio e infestato. Non indossava nessuna protezione. “Sono scappato da Shura con tutte le mie forze. Voglio essere d’aiuto e salvare quel bambino.” Rispose risoluto. Yukio alzò gli occhi al cielo stringendo ancora di più il pugno attorno a una gabbietta per uccelli che era stato incaricato di portare. Al suo interno, un canarino cantava beato. Avrebbe smesso solo in presenza della fonte del miasma, ovvero l’uomo mascherato. “Va bene… Allora porta il canarino da miniera e non fare niente di avventato.” Disse il ragazzo esasperato allungandogli la gabbietta. “Uh?” non appena Rin prese l’affare, il volatile smise di cantare. “Ha smesso di cantare…” avvicinò il volto alle sbarre guardando l’uccellino muto. “Ecco l’uomo!” gridò Yukio vedendolo comparire in fondo al corridoio col bambino menomato in braccio. Todo alle loro spalle non disse niente. “Il bambino è grave ma è ancora vivo, presto!” il ragazzo gridò da dentro il casco protettivo. La figura incappucciata era immobile e fissava la squadra di soccorso senza muovere un muscolo. In mano recava una boccetta con dentro una strana sferetta piccola e scura. Doveva trattarsi dell’occhio. Rin deglutì immobilizzatosi e mollò la gabbia. Lo strano figuro fece per spostarsi ma Yukio estrasse la pistola tenendola salda tra le mani, “Fermo!” lo intimò minaccioso. “Se ti muovi di un passo sparo!” ma l’uomo scomparendo in una nuvola di fumo nero fece cadere la boccia di vetro contenente l’occhio frantumandola al suolo. “Non è possibile…” Yukio abbassando l’arma si avvicinò alla sfera per esaminarla. Raccogliendola si rese conto che si trattava di una comune pallina di plastica. “È un falso.” Disse un secondo prima di essere colpito da un calcio alle spalle. “Yukio!” gridò Rin assistendo alla scena. Il fratello era caduto sotto il colpo inflittogli a sorpresa da Todo. Il ragazzo guardò il vecchio togliersi la veste e sotto il casco comparvero due piccole corna di demone. “È giunto il momento di venire allo scoperto. Almeno guadagnerò un po’ di tempo” Sogghignò.
“Se è entrato nell’edificio giuro che lo strangolo con le mie stesse mani.” Shura guardò l’ingresso fiammeggiante. “Parla di Rin?” Lilith guardò Lamia accoccolata accanto a lei e la donna alzò un sopracciglio, “Di chi se no?” sbuffò seccata in risposta. “Aspettatemi qui.” Disse poi l’insegnante allontanandosi come una furia. Le ragazze la guardarono attonite andare via. “Oi, scollati. Sei soffocante.” Lamia ruotò la testa per guardare la sorella accucciata attaccata alla sua schiena. Sembrava un cucciolo ferito. “Che vuoi? Voglio stare qui con te.” “Come mai tutto questo amore fraterno?” “Zitta.” Lilith guardò altrove imbronciata. “Guarda che io e te abbiamo ancora un’interessante discussione in sospeso…” Lamia posò la fiala nel contenitore liberandosi le mani. Lilith s’irrigidì all’istante. “Non capisco a cosa ti stia riferendo…” bofonchiò incrociando le braccia chiudendosi ancora di più a ricciolo su se stessa. Un improvviso alone azzurrino provenne da una delle finestre ai piani alti distraendo Lamia. Assottigliando gli occhi fiutò l’aria ammutolendo. “Lo sai che non mi piace stare sola.” Lilith cambiò discorso approfittando del silenzio. “Come vuoi.” Rispose distratta Lamia alzandosi in piedi senza staccare gli occhi dal palazzo. “Oi!” Lilith barcollò perdendo l’equilibrio poggiando le mani a terra. “Sta succedendo qualcosa di interessante…” mormorò la donna incrociando le braccia col naso all’insù. “Che?” Lilith si alzò avvicinandosi alla sorella guardando verso la stessa direzione. “Pare che il figlioccio di Satana si stia scatenando…” mormorò sogghignando. I bagliori però erano cessati in fretta. “Non vedo niente…” disse Lilith arricciando le labbra. “Peccato.” Fece spallucce Lamia guardandola con la coda dell’occhio. “Vieni, andiamo ad accogliere il mio tesoruccio…” sogghignò cominciando ad avanzare verso la porta principale della costruzione fatiscente. Superarono il nastro giallo evidenziatore violando le misure di sicurezza giusto in tempo per vedere Rin e Yukio uscire soli, senza Todo, col bambino stabilizzato in braccio. La madre del piccolo corse loro in contro commossa riprendendosi il figlio tra mille ringraziamenti. “Bentornati…” disse Lamia approcciando i ragazzi. Yukio si stava togliendo la tuta tutto sudato, mentre Rin sembrava fresco come una rosa. “Che è successo, dov’è Todo?” la donna alzò un sopracciglio esaminando i ragazzi. “Lilith! Che ci fai anche tu qui?” Rin la interruppe squadrando la sorella minore che guardò altrove in imbarazzo prima di trovare il coraggio di rivolgergli le sue attenzioni. Nel mentre, Yukio incrociò lo sguardo di Lamia più serio che mai e lei gli lesse sentimenti contrastanti nelle iridi. “Davvero un eccellente lavoro.” Lilith sgranò gli occhi senza spostare lo sguardo da Rin. “Mephisto!” il ragazzo guardò alle spalle della ragazza paralizzatasi. L’uomo era al fianco di Shura che probabilmente lo era andato a chiamare ed era intento a gustarsi un ghiacciolo all’anice. “Siamo di fronte a un bel pasticcio.” Fischiettò avvicinandosi ai ragazzi. Lilith si voltò lentamente incrociando i suoi occhi per un istante. Mephisto non fece apparentemente una piega, “Pare che fosse tutto un depistaggio.” Continuò a parlare come se nulla fosse. Lamia lo guardò con un mezzo sorrisetto alternando sguardi curiosi prima a lui e poi alla sorella. Stava esaminando ogni loro minima reazione. E Lilith non era brava a tenere una faccia da poker. “Che intende dire?” Yukio si sistemò gli occhiali rivolgendosi al preside, “Hanno rubato il vero occhio sinistro.”, i ragazzi impallidirono alla notizia. “Il mio demone servitore sta seguendo le sue tracce.” Intervenne Shura, “Quando è successo?” sbottò Yukio, “Quel vecchietto mi sembrava sospetto, così ho fatto qualche ricerca e ci ho preso alla grande.” Mephisto dette un morso al suo gelato, “Inoltre non ne sappiamo ancora molto… ma pare che anche l’occhio destro abbia qualche problema. È una situazione oltremodo critica”, gustò il dolce con una faccia nera. “Comunque ora la priorità è radunare i nostri migliori combattenti al più presto e metterci a cercare l’occhio sinistro.” Aggiunse guardando Yukio. “Professore Okumura, gradirei che anche tu prendessi parte alle ricerche.” “Io?” sembrò sorpreso, e Lamia lo guardò penetrante prima di rivolgere la sua attenzione a pizzetto, per nulla contenta. Avrebbe dovuto seguirlo ovunque andava e lui lo sapeva bene. Era la sua fonte primaria di cibo. L’unica. “Non conosciamo ancora bene il nostro nemico e tu lo hai incontrato in prima persona oggi. Ci saresti di grande aiuto.” “Va bene.” Il ragazzo si convinse velocemente. Non appena Mephisto incrociò lo sguardo di lamia lei lo fulminò, “Vedi di non cacciarmi nei guai.” Gli disse in labiale. L’uomo fece finta di niente e senza pensarci finì col fissare Lilith. La ragazza era confusa. “Non capisco… Di che occhi stiamo parlando?” domandò distogliendo lo sguardo da Mephisto per rivolgersi ai ragazzi, “Gli occhi del Re dell’impurità.” Fu l’uomo però a risponderle sogghignando. La ragazza lo guardò allucinata sbarrando le palpebre. Lamia la vide sbiancare. “Astaroth...” bisbigliò poi con un filo di voce e Mephisto le rivolse uno sguardo intenso. “Andiamo via.” Lilith sibilò a Lamia prendendola per mano e strattonandola dietro di lei in una corsa folle. “Oi!” la sorella l’apostrofò, ma la ragazzina non si fermò. Sfilò accanto a Mephisto inebriandolo col suo profumo e trascinò via la sorella in un battibaleno. “Ma dove vanno?” Rin si sporse di lato per vederle sparire all’orizzonte. Mephisto si ricompose sbattendo le palpebre prendendo un altro morso di ghiacciolo. “Quelle due sono strane.” Osservò Shura stringendo la bocca a cuore, “Mai quanto te.” Le rispose Rin imbronciato. “Professor Okumura, stavamo dicendo?” il preside riaprì bocca recuperando l’attenzione.
“Sei forse impazzita a correre via in questo modo?” quando furono abbastanza lontane Lamia puntò i piedi a terra arrestando la corsa. “Non hai sentito che ha detto Mephisto!?” Lilith si voltò come una furia, “Sì! Ha detto che manderà Yukio chissà dove a cercare uno stupido occhio!” “Non è stupido, è l’occhio del Re dell’impurità. Lamia, IL RE DELL’IMPURITÀ! Lo sai chi viene dopo di lui, vero?” Silenzio. “Non ti scaldare. Stando qui siamo in una botte di ferro.” “Stando qui. Appunto.”.
“Or dunque, pattuito ciò, ora ho bisogno di radunare una squadra per cercare l’occhio destro…” sorrise Mephisto giocherellando con lo stecchino ripulito del ghiacciolo, “E forse ho già un’idea.” Disse guardando Shura tutto contento.
“Yukio sarà mandato chissà dove, lo hai detto tu stessa. E se vuoi cibarti devi seguirlo…” Lilith guardò Lamia col viso di marmo, “Ma se tu andrai con lui sarai esposta e io non posso seguirti.” La sorella la guardò col volto sempre più nero. “Mi stai chiedendo di digiunare?” “Se ci dividono siamo morte. Se ci spostiamo siamo morte.” Lilith continuò a parlare con il tono sempre più flebile. E con quello che era successo tra lei e Mephisto, era probabile che la volesse allontanare. “Non devono vederci. Non deve vederci.”.
   
 
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