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Autore: SANKY    14/11/2016    5 recensioni
Il calcio è la loro passione.
Uniti dal pallone fin da piccoli.
MA ora stanno crescendo... cosa accadrà ai ragazzi della nazionale alle prese con una nuova fase della vita?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scritta da Guiky80


“Lei non sa chi sono io!”

Questa frase Genzo l'aveva sentita dire da suo padre un sacco di volte da piccolo, e pensava sempre che la gente dovesse essere stupida per non sapere che lui era il suo papà!

Ora Genzo è cresciuto, ora sta iniziando a capire cosa vuol dire essere un Wakabayashi, non solo per imporsi contro Ishizaki e compagni, ma anche per altre questioni che esulano dal calcio.

***

La partenza è arrivata.

Il tanto atteso trasferimento in Germania, con il suo allenatore personale Mikami, finalmente è alle porte. Dovrà sostenere provini, prove, fatiche, ma ce la farà perchè lui è forte, lui è un grande, lui è un Wakabayashi e quelli della sua famiglia non falliscono mai!

Tuttavia, passata una settimana, una sola fottuta settimana dallo sbarco in Germania, Genzo è piegato su se stesso. Inginocchiato. Sconfitto.

Serra i pugni picchiandoli nella terra fredda, è tornato da poco dagli allenamenti, sempre più disastrosi. Quel biondino stronzo continua a fare goal e non solo lui, tutta la squadra sfonda la rete come se nulla fosse, come se lui non esistesse.

Per la prima volta in vita sua prova la voglia irrefrenabile di andarsene. Di tornare a casa, in Giappone, dove lui: Genzo Wakabayashi, fa tremare la gente solo con il nome, dove lui è il portiere numero uno. Ha ceduto quel posto a Wakashimazu quando è partito, ora è lui il portiere più forte del campionato, mentre in Germania Genzo si è fatto battere.

La sua famiglia si vergognerebbe di lui. Sta disonorando il nome dei Wakabayashi.

Quando la prima goccia colpisce il suo pugno, alza lentamente il viso e una pioggia torrenziale lo sommerge. Si siede con le mani dietro la schiena a sorreggersi e il viso rivolto all'acqua, il cappellino a terra, chiude gli occhi e resta lì per fare in modo che le lacrime di rabbia si confondano con la pioggia, così che nessuno le veda, che nessuno sappia della sua sconfitta.

Tuttavia, chi lo conosce da sempre, chi l'ha cresciuto e aiutato, chi l'ha fatto diventare quello che è ora, non si fa confondere.

Arriva sedendosi di fronte, a gambe incrociate, con un ombrello a coprire la testa, lo osserva e sospira.

“Genzo, ti ammalerai. Rientra.”

“Ancora un attimo, sono stanco, stare qui è rilassante.”

La voce non tentenna, ma Mikami lo consoce bene, sa cosa sta passando il suo pupillo, sa cosa vuol dire essere in un paese straniero, pensare di essere il migliore e scoprire che non è così, che ti serve molto di più per sfondare, che non hai amici a sostenerti, tifosi, nessuno.

Sei solo e da solo devi farcela.

“Loro non lo sanno, ancora ignorano chi sono io! Sono un Wakabayashi! Non possono permettersi di trattarmi così! Non lo sanno, non sanno chi sono!”

L'allenatore accenna un sorriso che il suo protetto non vede, ora riconosce il ringhio dei Wakabayashi, quello che lo ha sempre distinto dalla massa. Ora riconosce il Genzo che lui ha cresciuto.

“E allora diglielo! Dimostra chi sei! Tira fuori le unghie e lotta, combatti per il tuo posto in squadra. Non piegarti, per quanti goal riusciranno a farti, tu non ti arrendere. Combatti! Lanciati, tuffati, non importa se non prendi la palla ma fai vedere che hai capito, che hai intuito dove sarebbe andata. Forza Genzo, rialzati e vinci!”

Gli occhi del portiere trovano quelli dell'uomo che più di tutti gli ha fatto da padre, stringe le labbra annuendo.

“Tu credi che ce la farò?”
“Io ne sono sicuro! O non ti avrei portato con me. So perfettamente che ce la farai. Ma non perché sei un Wakabayashi e la gente deve tremare al tuo passaggio, ma solo perché tu sei Genzo! Perché tu sei forte, sei il portiere più forte del Giappone, diventa il più forte di Germania e poi del mondo. Combatti Genzo, senza arrenderti mai, combatti e ce la farai, perché il ragazzino che io ho allenato e cresciuto in tutti questi anni, non resta inginocchiato nella polvere. Il ragazzo che io ho portato in Germania, lotta e vince, sempre! Questo è il Genzo che io voglio vedere!”

Finalmente il ragazzo sorride mentre l'allenatore annuisce.

Senza dire nulla si alzano, arrivano alla porta, Genzo tra i pali, pronto come è sempre stato. Mikami calcia con tutta la forza che ha, ma la corsa del pallone appesantito dall'acqua, si spegne tra i guantoni rossi del suo pupillo.

“Bene Genzo, questo è solo l'inizio. Domani mattina arriverai agli allenamenti e ti posizionerai in porta, ce la farai, parerai tutto, anche i tiri di Shneider, perché sei forte, perché sei Genzo! E il ragazzo che conosco io ce la fa sempre.”

“Grazie.”

Rientrati in casa, il ragazzo si ferma a metà scalinata.

“Ti prometto che ce la metterò tutta!”

“Genzo, non voglio più sentirti dire: lei non sa chi sono io, sono un Wakabayashi! Voglio sentire: lei non sa chi sono io, sono Genzo Wakabayashi, il portiere più forte al mondo!”

Il ragazzo sorride annuendo, ma Mikami non ha finito.

“Non devi confonderti con gli altri, tu sei un Wakabayashi, ma non uno qualunque, tu sei IL Wakabayashi, quello che ce la fa nello sport, quello che emerge e si fa conoscere al mondo, anche senza l'impero di famiglia. Tu sei Genzo e devi essere fiero di quello che sei, devi essere orgoglioso del tuo lavoro, dei tuoi traguardi, della tua vita, indipendentemente dalla tua famiglia di origine e dal cognome che porti.”

Genzo annuisce convinto: “Hai ragione Tatsuo, io sono Genzo Wakabayashi e ce la farò da solo!”


 

***

Di anni ne sono passati tanti, Genzo ormai è un uomo, è seduto nel giadino di casa, con il viso rivolto al cielo coperto di nubi, sorride alla voce del suo allenatore personale arrivato in visita.

“Che stai facendo?”

“Aspetto la pioggia!”

L'altro scuote la testa: “Comincio a essere troppo vecchio per starti dietro, mi vengono i reumatismi a stare qui con te con questa umidità!”

La risata del portiere è alta e allegra.

“Sai Tatsuo, l'ho detto ancora! L'altra sera uno mi ha rotto le palle e io gli ho detto 'lei non sa chi sono io!' ha scosso la testa così ho risposto 'sono Genzo Wakabayashi, il portiere più forte!' non è la prima volta che lo dico ovviamente. Tuttavia mi sono ricordato del primo periodo qui, di quando quelle parole me le hai rivolte tu, spronandomi a mettercela tutta. Ce l'ho fatta Tatsuo, ce l'ho fatta davvero. Grazie a te sono uscito dall'ombra ingombrante della mia famiglia, del mio cognome, che qui non vale molto è vero, ma in Giappone è come una spada di Damocle sulla testa, se non ne sei all'altezza, sei fottuto. Ho imparato a essere stronzo come tutti i Wakabayashi, ma a farmi riconoscere per il mio talento e non per il patrimonio.”

Mikami annuisce: “Sai Genzo, ho allenato molti giocatori nella mia vita, ho visto crescere dei campioni, ho visto cadere tanta gente, non farcela, ma con te è diverso. Tu sei forte, lo sei sempre stato, hai tutto ciò che ti serve per andare sempre più in alto, per diventare il più forte al mondo, ma la cosa fondamentale è che tu sei cresciuto come uomo. Da quando siamo qui, ti ho visto cambiare radicalmente. Hai smesso di nasconderti dietro il tuo cognome, o dentro la villa più grande di Nankatsu. Hai smesso di essere il ragazzino viziato e snob della Shutetsu, ora sei un uomo, che affronta il futuro, fiducioso delle sue potenzialità. Sei un uomo maturo, che ha ancora tanto da vedere e da imparare, ma è sulla strada giusta. Non potrei essere più orgoglioso di te, Genzo.”

“Non ti starai rammollendo? Vuoi farmi commuovere?”

“Screanzato! Ragazzino viziato! Mi rimangio tutto, guarda!”

Le risate dei due si confondono mentre le nubi iniziano a lasciar cadere qualche goccia.

La vita ha riservato tanto a Genzo: soldi, prestigio, un cognome importante. Ma Mikami l'ha reso uomo, l'ha reso forte e indipendente, a dispetto di tutti i Wakabayashi messi insieme. Genzo questo lo sa e gliene è grato.


 

   
 
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