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Autore: KukakuShiba    14/11/2016    18 recensioni
DESTIEL teen AU
Il mondo del giovane Dean Winchester incontrerà inevitabilmente quello di Castiel Novak, nuovo vicino di casa, affetto da un handicap invisibile. Insieme, i due impareranno qualcosa di prezioso sull'amicizia, sull'amore e sulla vita.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fanart di Naenihl

 
CAPITOLO DIECI
 
“Tutto il mio vagare, dunque,
era un cammino verso di te”
 
Herman Hesse
 


 
“Mary?” – la richiamò una voce.
La donna alzò lo sguardo e incrociò gli occhi del marito che la stavano fissando.
John le si avvicinò e si sedette sul divano accanto a lei.
“Va tutto bene?” – chiese lui, prendendo una mano della donna tra le sue.
Mary sorrise e annuì.
“Mi ero un attimo persa nei ricordi” – sospirò lei, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio con le dita, e osservando il grande albero, ancora da addobbare, vicino alla finestra.
Dean e Sam erano intenti a frugare all’interno di alcuni scatoloni, creando forse più confusione che altro.
“Ricordi?” – fece eco l’uomo.
Mary si voltò verso di lui e sorrise.
“Il Natale di diciotto anni fa”.
Il marito schiuse le labbra, sorpreso. E poi, abbassando lo sguardo, sorrise anche lui.
 
“Oh, John, è bellissimo!” – esclamò Mary, portandosi entrambe le mani al viso per lo stupore.
John si voltò e si passò una mano sulla fronte, sbuffando soddisfatto. Aveva appena portato in casa un grosso abete e, non senza difficoltà, era riuscito a collocarlo in salotto, accanto alla finestra. Era il primo albero che lui e la moglie si erano potuti permettere di comprare, da quando si erano sposati. Con la casa da sistemare e i con soldi che lui guadagnava, non avevano potuto concedersi spese extra. Tuttavia, quell’anno, avevano deciso di fare uno strappo alla regola. Quell’anno era speciale.
Con un sorriso sulle labbra, l’uomo si avvicinò alla donna e le si affiancò, cingendole le spalle con un braccio.
“Ti piace?”
“Sì, John, è stupendo” – rispose lei.
“E aspetta di vederlo tutto decorato e con le luci accese”.
“Ho già in mente un sacco di cose” – ammise lei, raggiante, iniziando a spiegare al marito i suoi progetti per la decorazione.
“E poi voglio mettere un angelo sulla cima e…”
“Ehi, ehi, calma” – la interruppe dolcemente l’uomo, posandole una mano sul pancione – “Non voglio che tu faccia troppi sforzi”.
“Io sto bene…e anche lei” – lo rassicurò la donna, ricercando la mano di lui con la sua.
“O lui” – sottolineò John, sorridendo.
“Già…o lui” – sorrise anche lei.
“Allora, per il nome…”
Mary sospirò e il suo sorriso si fece più debole.
“Se fosse una femmina, mi piacerebbe chiamarla come mia madre” – sussurrò poi.
L’uomo la strinse di più a sé e posò le sue labbra sulla sua tempia.
“Mi manca molto…tutti e due…mi mancano molto”.
“Lo so, tesoro, lo so…”
 
“Mamma, questo va sulla cima, vero?”
La voce di Dean destò entrambi i genitori da quel ricordo. Il maggiore era in piedi di fronte a loro e teneva in mano una decorazione a forma di angelo. La donna posò gli occhi su quell’oggetto e sorrise. Era una decorazione piuttosto semplice, ma a Mary era piaciuta subito. Un angelo tutto bianco, con le ali spiegate, e che teneva in mano una piccola stella dorata.
“Sì, tesoro, va sulla cima. Mettilo lì da parte, poi ci penso io”.
Il ragazzo annuì e si allontanò, per raggiungere il fratello ed aiutarlo con un altro scatolone.
La madre rimase ad osservarlo per qualche secondo.
“Sta crescendo così in fretta. Tra poco più di un mese compirà diciotto anni” – disse, mentre stringeva un lembo del grembiule tra le mani.
“Già…” – concordò il marito, accanto a lei.
 
“Dean?” – lo chiamò Sam.
“Uhm?” – rispose il fratello, sollevando lo sguardo da quel groviglio di fili e luci che aveva tra le mani.
“Hai già pensato a cosa regalare a mamma e papà?”
Il biondo sospirò, riportando l’attenzione a quel nodo che si era formato tra i fili e che non ne voleva proprio sapere di sciogliersi.
“No, non ancora” – ammise.
“Dean, mancano solo due settimane a Natale!” – lo rimproverò il minore.
“Lo so, lo so” – rispose, sbuffando – “E tu, invece, che mi dici? Hai in mente qualcosa?”
Il più piccolo annuì, mentre spostava uno scatolone vuoto, accatastandolo vicino agli altri.
Dean alzò le sopracciglia.
“Davvero?”
“Sì, devo solo comprali”.
“E cosa gli regalerai, allora?” – chiese il maggiore, curioso.
Sam incrociò gli occhi dell’altro e ghignò.
“Segreto”.
“E dai, Sammy, dimmelo!”
 
“Io…volevo fare un regalo a Ruby” – disse titubante Sam, rigirandosi una pallina rossa tra le mani.
Dean lo guardò con la coda dell’occhio e sorrise.
“Ma non so cosa…” – aggiunse sospirando il più piccolo.
“Prova a pensare a cosa le piace. Che so, se ha qualche hobby, qualche interesse, cose così” – suggerì il più grande.
Sam rimase un attimo in silenzio, perso nei suoi pensieri.
“E tu, invece? Cosa regalerai a Lisa?” – chiese poi.
Dean sussultò a quella domanda, perdendo la presa su un filo colorato e facendolo cadere a terra.
“Dean?” – lo richiamò il minore.
Il ragazzo si chinò piano e raccolse il filo. Se lo rigirò tra le mani, mordendosi un labbro.
“Sam” – iniziò, schiarendosi un po’ la voce – “Io…non farò un regalo di Natale a Lisa”.
“E perché?” – chiese l’altro, aggrottando la fronte.
“Ecco, vedi Sammy…” – arrancò Dean, stringendo il filo tra le dita – “Io e Lisa non stiamo più insieme” – mormorò infine.
“Cosa?!” – trillò il minore.
“Shhh! Sammy, non gridare!” – lo rimproverò a bassa voce il biondo, guardandosi intorno con circospezione.
“Ma…perché? E quando è successo?” – incalzò l’altro.
Dean gettò malamente il filo sul tavolino lì accanto e si passò una mano sul viso.
“È…è successo ad Halloween” – borbottò poi.
“Ad Halloween?” – fece eco il più piccolo.
Il maggiore chiuse gli occhi e annuì.
“E me lo dici solo adesso?” – esclamò l’altro, risentito.
“Shh! Sam! Ti ho già detto di non gridare!”
Sam sospirò e puntò i suoi occhi su quelli di Dean.
“Perché?”
“P-perché cosa?”
“Come cosa? Perché vi siete lasciati, no?” – insisté il più piccolo.
“Chi si è lasciato?”
Una voce alle loro spalle li fece sussultare. Si voltarono entrambi contemporaneamente e videro la madre in piedi, di fronte a loro. Teneva tra le mani la decorazione a forma di angelo.
Dean distolse velocemente lo sguardo e lo posò altrove.
La donna guardò entrambi, con aria interrogativa.
“Cosa succede?” – chiese poi, invano.
Nessuno dei due figli diede cenno di voler rispondere.
Mary sospirò, accarezzando con le dita l’oggetto che aveva in mano.
“Allora, qualcuno di voi mi dice cosa succede? – tentò di nuovo la donna, dolcemente.
“Io e Lisa ci siamo lasciati” – sussurrò Dean, spostando il peso del suo corpo da una gamba all’altra.
“Oh” – si lasciò sfuggire la donna, dispiaciuta – “E quando… “
“Ad Halloween” – la interruppe bruscamente il maggiore.
“Ma…”
“Sì, lo so, è passato un po’ di tempo e non ve l’avevo ancora detto. Mi dispiace, ok?” – la interruppe di nuovo il biondo, gesticolando con le mani, spazientito.
“Dean…”
“È che…”
“Dean!” – lo richiamò lei.
Il figlio si morse un labbro e abbassò lo sguardo.
Mary fece un passo in avanti e si avvicinò a lui.
“Mi dispiace” – esordì piano lei.
La donna si scostò leggermente e appoggiò la decorazione sul mobile lì accanto.
“Guardami, Dean” – gli disse poi.
Dean sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi della madre.
“Stai bene?” – chiese lei, dolcemente.
Il ragazzo deglutì e annuì un paio di volte.
Mary sorrise e, allargando le braccia, strinse il figlio a sé, abbracciandolo.
“Posso abbracciarti, vero?” – chiese lei, con una punta di ironia nella voce – “O sei diventato troppo grande?”
Dean non rispose, ma ricambiò l’abbraccio, artigliando le mani sul maglione di lei.
 
 
°°°
 
 
Castiel chiuse la manopola dell’acqua e aprì l’anta scorrevole del box doccia. Mise i piedi sul nudo pavimento, iniziando ben presto a gocciolare. Allungò una mano e afferrò un asciugamano. Tamponò velocemente il corpo, soffermandosi sui capelli, che frizionò con decisione. Infine, si avvolse l’asciugamano attorno alla vita e, con cautela, si avvicinò al lavello. Fece scivolare una mano sullo specchio, togliendo la condensa che vi si era formata. Si soffermò sul suo riflesso e sospirò. Portò una mano al collo e lo massaggiò delicatamente, deglutendo un paio di volte e tirando le labbra in una smorfia. Gli faceva male la gola, ma, d’altronde, avrebbe dovuto aspettarselo. Indugiò ancora un attimo, per poi uscire dal bagno e raggiungere la sua camera. Si vestì, indossando un paio di jeans e un maglione scuro, e, dopo aver dato un’altra frizionata ai capelli, tornò nel bagno. Abbandonò l’asciugamano nella cesta della biancheria e poi si avvicinò al mobiletto lì accanto, aprendo un cassetto e tirandone fuori una boccetta di collirio. Con un gesto rapido ne sfilò il tappo, tirò indietro la testa e lasciò cadere un paio di gocce del liquido in entrambi gli occhi.
Quando uscì dal bagno, strizzava ancora le palpebre. Quella giornata era stata piuttosto impegnativa. Naomi aveva deciso di aggiungere tre ore pomeridiane a quelle della mattina, sostenendo che fossero indietro con il programma scolastico. E seguire il labiale della donna per tutto quel tempo, aveva fatto stancare ben presto gli occhi del moro.
Castiel si incamminò lungo il corridoio e prese le scale per scendere al piano inferiore. Quando entrò in salotto, la madre si voltò e gli sorrise.
“Allora, ti piace?” – chiese Amelia, dopo aver sistemato l’ultima decorazione sul loro albero di Natale.
Il figlio sorrise, raggiante, e annuì. Il ragazzo si avvicinò e con i polpastrelli delle dita sfiorò una decorazione di color argento, impreziosita da un fine disegno brillantato.
La madre gli posò una mano sul braccio, attirando così la sua attenzione.
“Grazie, per avermi aiutato a decorarlo” – disse lei, ricevendo in cambio un altro sorriso dal moro – “Lo accendiamo?” – chiese poi.
[…]
“Papà ha appena chiamato. Dice che farà tardi anche stasera. Sai, la contabilità di fine anno…” – sospirò la donna.
[…]
“Tuo fratello non è ancora rientrato”.
“E invece eccomi qui” – la interruppe Balthazar, entrando nella stanza, sorridendo.
Amelia si voltò e ricambiò il sorriso, imitata da Castiel.
“Allora, l’albero è finito?” – chiese il ragazzo, abbandonando la borsa a tracolla sul divano e avvicinandosi alla madre e al fratello.
“Sì, io e Cassie stavamo giusto per accenderlo. Ti va di unirti a noi?”
“Certo” – sorrise il maggiore.
Amelia si allontanò dai due ragazzi e si diresse verso il lato opposto dell’albero. Si chinò e iniziò a trafficare con le spine di collegamento. Quando premette l’interruttore, un tripudio di lucine colorate avvolse completamente l’albero. Le decorazioni brillarono di luce riflessa, dando luogo ad un caleidoscopio di colori senza fine.
“È bellissimo, mamma” – disse il maggiore, cingendole la spalla con un braccio.
“Grazie” – sorrise la donna – “È merito anche di tuo fratello, sai? Non sarei riuscita a fare tutto senza il suo aiuto”.
La madre e il figlio rivolsero lo sguardo a Castiel. Il ragazzo era in piedi, vicino all’albero, e con una mano cercava di catturare il riverbero di qualche luce, che sulla sua pelle assumeva sfumature indefinite. Amelia e Balthazar lo videro sorridere. Entrambi si scambiarono una rapida occhiata e sorrisero anche loro.
 
“Vado a preparare la cena” – esordì dopo qualche minuto la donna – “Anche se credo che stasera saremo solo noi tre a tavola. Vostro padre rientrerà tardi” – aggiunse, rivolta al maggiore.
“Ok, allora io vado a farmi una doccia” – sospirò il ragazzo, riprendendo la tracolla dal divano.
Castiel, nel frattempo, si era seduto in un angolo del divano, a gambe incrociate e con un libro aperto appoggiato sopra. Si portò una mano alla gola, deglutendo con una leggera smorfia sul viso.
Un tocco sulla spalla attirò la sua attenzione. Sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi del fratello che lo guardavano.
“Cassie, tutto bene?” – chiese Balthazar.
Il moro indugiò un attimo e poi annuì.
“Sicuro?”
Il minore annuì di nuovo, abbozzando un sorriso.
“Ok” – sorrise l’altro, prima di voltarsi e allontanarsi.
Castiel lo seguì con lo sguardo, finché non lo vide sparire dietro la porta del salotto. Riportò gli occhi sul libro e si toccò ancora il collo con la mano. E sospirò.
 
James aprì la porta di casa e se la richiuse subito alle spalle. Il tepore che lo accolse lo fece sospirare. Appoggiò la ventiquattr’ore a terra, iniziò a togliersi i guanti e la sciarpa e, infine, sfilò dalle spalle il trench, riponendo poi il tutto nell’armadio posto lungo il corridoio, dopo l’ingresso. Si inoltrò nella casa, agganciando due dita alla cravatta, allentandola. Fece capolino in cucina e vide sul tavolo quella che doveva essere la sua cena, adeguatamente ricoperta con un piatto. Sospirò di nuovo e guardò l’ora sul display del microonde, con un certo disappunto: le 21:47.
Ad un tratto, la sua attenzione fu catturata da un tiepido bagliore che proveniva dal salotto. Indugiò un attimo, per poi percorrere l’ultimo tratto di corridoio e ritrovarsi nella stanza. Il salotto era al buio, tuttavia le sue pareti erano rischiarate dalle luci dell’albero, che nell’oscurità brillavano con maggiore intensità. L’uomo sorrise.
“Sei tornato” – disse flebile una voce.
James si voltò leggermente e vide la moglie seduta sul divano, le braccia abbandonate in grembo e lo sguardo perso in quel gioco di luci e colori.
“Mi dispiace aver fatto così tardi” – mormorò lui, avvicinandosi e sedendosi sul divano, accanto a lei.
Amelia appoggiò la testa sulla spalla del marito, ricercando un contatto. L’uomo le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé, posandole un delicato bacio tra i capelli. Rimasero in silenzio.
 
“Amelia, va tutto bene?” – esordì ad un tratto il marito, dopo aver adocchiato un bicchiere di vino mezzo vuoto sul tavolino di fronte.
James aveva visto la moglie bere fuori dai pasti solo in una occasione. E fu quando Castiel diventò sordo.
“Credo di essermi lasciata sopraffare dai ricordi” – ammise lei, interrompendo così il flusso di pensieri di lui.
L’uomo sospirò.
“Ogni volta che guardo un albero di Natale, non posso fare a meno di pensare a…” – si interruppe lei.
“Amelia…”
“Quell’anno…non ha voluto decorare l’albero con me” – continuò – “E non voleva nemmeno scartare i regali, la mattina di Natale…”
La donna si strinse di più contro il corpo dell’uomo.
“Sai, stasera abbiamo acceso le luci dell’albero prima di cena e lui…ha sorriso. Dovevi vederlo come sorrideva, James. Era da tanto che…”
James le posò una mano tra i capelli, facendo scorrere le lunghe ciocche tra le dita.
“Quando ci siamo trasferiti qui qualche mese fa, lo ammetto, io…non ero affatto contenta. A Pontiac avevamo fatto così tanta fatica per raggiungere un equilibrio, dopo quello che era successo…e io avevo paura. Una nuova città, una scuola diversa per me, un cambio di college per Balthe…un altro tutor per Castiel…lasciare i nostri amici. E invece…sto cominciando a pensare che sia stata la cosa migliore che ci sia capitata, soprattutto per Cassie…è così sereno, sorride di più, ed è andato persino ad una festa di Halloween”.
“Avevo paura anch’io” – ammise l’uomo – “E mi sentivo terribilmente in colpa, perché alla fine ci stavamo trasferendo per via del mio lavoro…”
“Non è stata colpa tua, se l’azienda ha ridotto il personale…”
“Lo so, ma mi sento responsabile per la mia famiglia”.
Amelia sollevò lo sguardo e ricercò gli occhi del marito.
“Stiamo bene, James. Io ho un lavoro, Balthe sta terminando i suoi studi, e Castiel…c’è qualcosa di diverso in lui, qualcosa di luminoso…” – lo tranquillizzò lei, sorridendo.
Anche James sorrise e posò teneramente le labbra sulla fronte di lei. Amelia si lasciò cullare da quel tocco e dall’abbraccio protettivo del marito.
 

°°°

 
I marciapiedi brulicavano di gente. Mancava una settimana al Natale e nel centro di Lawrence le persone si affannavano nella corsa ai regali natalizi. In quel periodo dell’anno la città cambiava completamente aspetto, soprattutto al calar della sera. Le vetrine dei negozi erano illuminate a giorno e sembravano trasmettere un senso di calore, in netto contrasto con la rigida temperatura esterna. Fili di luci dorate si estendevano da una parte all’altra delle strade, intrecciandosi al centro per creare disegni decorativi sospesi nell’aria. Ad ogni isolato, un uomo vestito di rosso e con la barba bianca, perfettamente calato nella parte, scuoteva un campanellino, intonando canzoni natalizie, sotto gli sguardi meravigliati dei bambini. Dalle panetterie e dalle pasticcerie giungevano dolci fragranze, di tutti i tipi e per tutti i gusti.
“Cas, che ne dici di questo?” – chiese Dean, mostrando un vinile all’amico.
Il biondo aveva chiesto a Castiel di accompagnarlo a cercare un regalo per i genitori. E, dopo aver girovagato, lo aveva letteralmente trascinato in un negozio di musica.
Il moro osservò l’oggetto nelle mani di Dean, inclinando leggermente la testa, con aria interrogativa.
“È un album dei Beatles” – spiegò l’altro – “Li conosci, vero?”
Castiel annuì. Prese in mano il block notes e vi appuntò qualcosa.
Pensi che a tua madre possa piacere?
“Beh, sì lei adora i Beatles. E poi, In quest’album, c’è ‘Hey Jude’. È la sua canzone preferita” – asserì Dean, sorridendo.
Il moro osservò il viso dell’altro e sorrise. Lo aveva già notato in passato: quando parlava della sua famiglia, Dean sembrava illuminarsi.
In questo caso, mi sembra perfetto”.
 
“Cas, tu hai già comprato tutti i regali?” – chiese Dean.
Dopo aver pagato il vinile, erano usciti dal negozio e si erano mescolati in mezzo alla moltitudine di persone che invadevano il marciapiede, attardandosi tra una vetrina e l’altra.
Castiel annuì.
“Io devo ancora comprare il regalo per mio padre” – sbuffò il biondo.
Hai qualche idea?
“Veramente no” – ammise l’altro – “Ma mi inventerò qualcosa” – aggiunse, ridendo.
Dean sentì una mano strattonargli delicatamente la manica della giacca. Quando si voltò, vide gli occhi blu di Castiel che lo stavano guardando.
“Che c’è, Cas?” – chiese curioso.
Il moro rivolse il suo sguardo altrove e, sollevando un braccio, puntò l’indice della mano verso una direzione.
Dean seguì quella direzione con gli occhi. Nella grande piazza antistante, numerose transenne delimitavano un ampio spazio rettangolare, illuminato da quattro potenti fari, collocati a ciascun angolo. Una piccola folla di persone ne circondava il perimetro, mentre lì accanto svettava imponente un grosso abete, decorato in maniera sfarzosa.
Dean si voltò di nuovo verso Castiel e sorrise, raggiante. Con una mano afferrò il polso del moro e si incamminò a grandi passi verso quella direzione. Quando furono nelle vicinanze, il biondo cercò di farsi spazio tra le numerose persone presenti, senza mollare la presa sul polso dell’altro, che, a fatica, riusciva a stargli dietro. Nel momento in cui raggiunse le transenne, Dean si fermò e trascinò delicatamente Castiel accanto a sé. Il moro rischiò quasi di inciampare sui suoi stessi passi, ma riuscì ad evitarlo, portando una mano in avanti e appoggiandosi ad una delle transenne. Quando alzò lo sguardo, schiuse le labbra, sorpreso. Quella che aveva davanti agli occhi era una pista per il pattinaggio su ghiaccio, appositamente improvvisata per il periodo natalizio.
Dean gli passò una mano di fronte al viso, catturando la sua attenzione.
“Ti piace?” – chiese, ridendo.
Castiel annuì, sorridendo di rimando.
“Ti va se domani veniamo qui a farci una pattinata?”
Il sorriso del moro si spense leggermente.
Non so pattinare”.
“Oh” – si limitò a dire il biondo, visibilmente deluso.
Castiel si affettò a scarabocchiare qualcosa sul block notes e a mostrarlo all’altro.
Possiamo venire lo stesso. Io ti guarderò da qui”.
Dean finì di leggere e sorrise.
“Ho un’idea migliore” – asserì – “Veniamo qui domani e io ti insegno a pattinare”.
Castiel scrollò la testa.
No, non mi sembra giusto. Perderesti solo del tempo per starmi dietro e non ti divertiresti”.
“Cas, non accetterò un ‘no’ come risposta” – ribatté il biondo.
Il moro alzò gli occhi al cielo.
E va bene”.
 

°°°
 

Non sono sicuro di voler fare questa cosa”.
Come stabilito il giorno precedente, i due ragazzi erano tornati in quella piazza con l’intenzione di passare un pomeriggio divertente e diverso dal solito. O, almeno, questa era l’idea di Dean. Castiel, invece, pur avendo ceduto alla proposta del biondo, continuava ad essere titubante a riguardo.
Il moro era seduto su una delle panchine disposte lungo i lati della pista di pattinaggio. Aveva appena indossato i pattini, aiutato da Dean, che ora si trovava in piedi, di fronte a lui. Anche Dean era già pronto ed era decisamente più a suo agio rispetto all’altro.
“Dean, che fate? Noi iniziamo ad andare”.
La voce di Sam fece voltare il biondo.
“Sì, sì, arriviamo. Ci vediamo in pista” – rispose il maggiore, ammiccando.
Il minore rispose con un gesto della mano e si allontanò per raggiungere una delle entrate di accesso alla pista. Subito dietro di lui, una graziosa ragazzina dai lunghi capelli neri lo seguiva.
Dean sorrise. Quando il giorno prima aveva proposto al fratello di andare a pattinare con lui e Castiel, Sam non se lo fece ripetere due volte e contattò subito Ruby. Lei accettò volentieri l’invito e si accordarono per incontrarsi nella piazza ad una determinata ora.
“Cas” – sospirò Dean, dopo essersi nuovamente voltato verso di lui.
Castiel lo guardò dal basso, con le spalle incurvate e due grandi occhi carichi di apprensione.
Dean tese le braccia e gli porse le mani, in un tacito invito.
Il moro guardò le mani del biondo, mordendosi un labbro, indeciso, per poi tornare a guardare l’altro.
“Ti fidi di me?” – chiese il ragazzo.
Castiel annuì, allungando poi le mani verso l’amico. Dean le strinse subito tra le sue in una presa salda e, facendo leva, lo aiutò ad alzarsi in piedi. Castiel iniziò subito a barcollare, non riuscendo a trovare la postura giusta. Guardò il biondo con occhi spalancati e scrollò la testa più volte.
“Ci sono io, Cas” – disse Dean, sorridendo e stringendo maggiormente le mani dell’altro nelle sue.
Il moro indugiò un attimo, deglutendo un paio di volte, e, alla fine, annuì.
Con calma, si avvicinarono ad una delle entrate e Dean fu il primo ad entrare sulla pista. Non appena Castiel mise un piede sulla superficie ghiacciata, la situazione sembrò peggiorare. Le gambe tremavano e i piedi facevano fatica a mantenere la posizione. Sembrava che, da un momento all’altro, le caviglie si potessero piegare di lato, in una posizione anatomicamente inaccettabile. Guardò nuovamente Dean, abbassando le sopracciglia.
“Coraggio, dai” – gli sorrise il biondo, ponendosi di fronte a lui e iniziando a scivolare con naturalezza all’ indietro, senza lasciare le mani dell’altro.
Dean pattinava bene. Aveva quei movimenti delle gambe e delle anche così sciolti, naturali. Castiel, invece, era rigido, ogni muscolo teso fino allo spasmo.
All’improvviso, Dean si fermò, allentando leggermente la presa sulle mani di Castiel che, preso dal panico, le strinse ancora di più.
“Cas, aspetta, fammi togliere i guanti. Così non ho abbastanza presa” – sorrise – “Toglili anche tu” – aggiunse, prendendo l’iniziativa e aiutandolo a sfilarli dalle dita, mettendoseli poi in tasca. Riprese le mani del moro tra le sue, e sorrise.
“Così va meglio, no?”
Castiel abbozzò un sorriso e annuì. Le mani di Dean erano calde e la loro presa forte trasmetteva al moro una certa sicurezza.
“Dai, continuiamo” – lo esortò il biondo, riprendendo a scivolare all’indietro.
 
“Un passo per volta. Fai scivolare un piede e poi l’altro, e piega un po’ le ginocchia. E non stare troppo dritto con la schiena” – spiegò Dean, mano a mano che procedevano lungo il bordo della pista.
Castiel annuì, abbassando poi lo sguardo.
Il biondo strinse due volte una delle mani del moro, per attirare la sua attenzione.
“E non guardarti i piedi” – sorrise.
L’altro fece una piccola smorfia di disappunto.
Ogni tanto, Castiel puntava per sbaglio la lama dei pattini sul ghiaccio e inciampava in avanti, ma Dean era sempre pronto a tenerlo per le mani e, qualche volta, a prenderlo per la vita. Mano a mano che passava il tempo, la tensione per non saper pattinare scivolò via da Castiel e il ragazzo cominciò ad acquisire maggiore scioltezza nei movimenti e, infine, a sorridere.
All’improvviso, Dean lasciò lentamente le mani dell’altro e scivolò via, allontanandosi di qualche metro, per poi fermarsi.
Castiel rimase immobile e lo guardò con il terrore negli occhi.
“Dai, raggiungimi” – disse Dean, accompagnando le parole con un gesto della mano.
Castiel scrollò la testa.
Il biondo tese le braccia verso l’altro e piegò le dita delle mani, come ulteriore incitamento.
Il moro si morse un labbro e iniziò a muovere un piede in avanti, scivolando di poco sul ghiaccio e concentrandosi sulla figura di Dean come meta finale. Quando fu abbastanza vicino, tese le braccia e ricercò le mani dell’altro, che risposero prontamente, afferrandolo.
“Eccoti qui” – sorrise Dean.
Anche Castiel sorrise.
“Vuoi provare ancora?”
L’altro socchiuse gli occhi un attimo, pensieroso. E infine annuì.
 
La luce del giorno cominciò ben presto a lasciare il posto al buio e l’aria si fece ancora più fredda. I fari della pista di pattinaggio si accesero e la superficie del ghiaccio iniziò a brillare. Il numero delle persone che occupava la pista, o che semplicemente si erano soffermate lungo il suo perimetro, aumentarono sensibilmente.
Dean e Castiel erano seduti su una delle panchine, intenti a togliersi i pattini.
“Dean” – disse Sam, avvicinandosi al fratello – “Posso rimanere ancora un po’?” – aggiunse, facendo un lieve cenno della testa a Ruby, che lo aspettava all’entrata della pista.
“Ok, ma non fare tardi, lo sai che poi la mamma si preoccupa” – rispose il maggiore – “Ah, Sammy?” – lo richiamò poi – “Stai attento per strada, quando torni a casa”.
Il minore annuì e salutò i due con un gesto della mano, prima di allontanarsi e raggiungere Ruby.
Castiel guardò il biondo e rise.
“Che c’è?” – chiese l’altro, con aria interrogativa.
Sai, mi ricordi Balthe”.
Dean alzò le sopracciglia, perplesso.
Quando ero piccolo era sempre apprensivo con me”.
“Io non sono apprensivo!” – si risentì il biondo.
Castiel gli lanciò un’occhiata sardonica.
L’altro sbuffò e alzò gli occhi al cielo, facendo nuovamente ridere il moro.
Castiel si sistemò meglio la sciarpa e si strinse nella giacca.
“Hai freddo?” – chiese Dean.
Il moro annuì.
“Vuoi tornare a casa?”
L’altro arricciò le labbra e scrollò la testa, poi prese il block notes e scrisse velocemente qualcosa.
Ti va una cioccolata calda? Offro io, per ringraziarti della lezione di oggi”.
 
Quando i due ragazzi entrarono da Milton, furono accolti da un piacevole tepore e da un miscuglio di fragranze molto gradevoli. Milton era una famosa caffetteria di Lawrence, e Dean sosteneva che lì si poteva bere la cioccolata calda più buona che avesse mai assaggiato. La caffetteria era piuttosto piena di gente, ma i due riuscirono a trovare un piccolo posto per sedersi, nell’angolo in fondo al locale.
“Ciao ragazzi, cosa vi porto?” – chiese una cameriera, avvicinandosi al tavolo.
“Due cioccolate calde” – disse Dean – “Ah, una con la panna montata e la cannella” – aggiunse poi.
Castiel guardò il biondo, con aria interrogativa, mentre la cameriera si allontanava.
“Aspetta e vedrai” – sorrise l’altro.
 
Una volta che le loro ordinazioni furono sul tavolo, Castiel fissò perplesso la cioccolata di Dean. La panna montata, screziata da una spolverata di cannella, strabordava letteralmente dalla tazza. Dean vi affondò il cucchiaino, per poi portarselo alla bocca, socchiudendo gli occhi e umettandosi le labbra.
“Cas, non guardarmi così. So a cosa stai pensando, ma ti assicuro che è buonissima” – asserì il biondo.
Il moro aggrottò la fronte, poco convinto.
L’altro affondò nuovamente il cucchiaino nella tazza e lo porse a Castiel.
“Assaggia” – disse poi.
Castiel sussultò leggermente, colto alla sprovvista.
“Dai, non ti uccide mica” – lo incitò Dean, con un cenno del capo.
Il moro si sporse leggermente in avanti e schiuse le labbra, permettendo all’altro di imboccarlo. Si prese qualche secondo per assaporare quel dolce miscuglio, leccandosi poi le labbra e annuendo soddisfatto.
“Te l’avevo detto” – rise Dean.
 
Dean mise le mani in tasca e si strinse a sé, rabbrividendo. Lui e Castiel erano appena usciti dalla caffetteria, e la differenza di temperatura si fece subito sentire. Il marciapiede era affollato e le persone si accalcavano davanti alle vetrine dei negozi, rallentando così il passaggio. Castiel si soffermò un attimo per indossare i guanti, quando qualcuno lo urtò, spingendolo in avanti e facendogli perdere l’equilibrio.
Dean lo prese per la vita e lo strinse a sé, impedendogli di cadere.
“Ehi! Potresti anche chiedere scusa!” – gridò allo sconosciuto, prima che quest’ultimo sparisse, inglobato dalla folla di persone – “Ma tu guarda…” – borbottò – “Tutto bene?” – chiese infine, rivolto al moro.
Castiel annuì.
“Dai, andiamo” – lo esortò Dean, prendendo la mano di Castiel e stringendola nella sua.
 
 
°°°
 

“Ehi, Cassie, dove vai?”
Castiel stava prendendo la giacca, quando una mano toccò la sua spalla. Si voltò e incrociò gli occhi del fratello.
[…]
“Sì, avevo vagamente intuito che stessi uscendo” – rispose Balthazar, ridendo – “È solo che…è la vigilia di Natale e tra poco sarà buio” – spiegò.
Il minore si morse un labbro, indugiando.
“E quello?” chiese poi curioso l’altro, puntando gli occhi sull’oggetto che Castiel teneva in mano.
Era un pacchetto, confezionato con carta da regalo di colore blu e un nastro argentato.
Il ragazzo strinse la mano attorno a quell’oggetto.
[…]
Il maggiore sorrise, malizioso.
“Un regalo per Dean…” – disse, grattandosi il mento – “E cosa gli hai regalato?”
Castiel si irrigidì e distolse lo sguardo, rigirandosi il pacchetto tra le mani.
Balthazar mise una mano sul braccio dell’altro, richiamandone l’attenzione.
“Se non me lo vuoi dire, non importa” – sorrise – “Qualunque cosa sia, sono sicuro che a Dean piacerà”.
Il moro rispose timidamente al sorriso e annuì.
Una volta indossata la giacca e la sciarpa, prese con sé anche il berretto e i guanti. Con un gesto della mano salutò il fratello e si diresse verso la porta d’ingresso.
Dopo essersi chiuso il portone alle spalle, scese i gradini del portico e si incamminò lungo il vialetto. All’improvviso si fermò e sorrise. Dean gli stava venendo incontro.
 
“Cas?” – disse Dean, sorpreso, quando si trovò di fronte Castiel.
Il moro sorrise e alzò la mano, in un gesto di saluto.
“Sono…ecco, stavo venendo da te” – spiegò il biondo, un po’ imbarazzato.
L’altro sfilò il cellulare dalla tasca dei jeans e iniziò a digitare qualcosa sul display, per poi mostrarlo a Dean.
Anche io stavo venendo da te”.
Il biondo sorrise, divertito da quella coincidenza, mentre il suo cuore si era messo inspiegabilmente a fare le capriole nel suo petto.
“Cas, perché usi il telefono? Dov’è il block notes?” – chiese poi, aggrottando la fronte.
Il moro si prese qualche secondo, prima di rispondere.
L’ho dimenticato a casa”.
“Ah, ok…” – annuì l’altro.
 
“Ehm…ti ho portato questo” – disse Dean, porgendo un sacchetto di colore rosso al moro – “Buon Natale, Cas”.
Castiel sorrise e prese il sacchetto dalle mani del biondo.
Grazie”.
“Figurati…aprilo, dai” – lo esortò l’altro.
Il ragazzo sciolse il fiocco dorato che chiudeva il sacchetto e diede una sbirciata dentro. Era un libro. Quando lo prese in mano, ne accarezzò la copertina rilegata e lesse il titolo: ‘I grandi mammiferi africani’. Lo aprì e ne sfogliò le pagine, soffermandosi di tanto in tanto su una di esse.
È bellissimo! Grazie!
Il biondo sorrise, compiaciuto.
“È…è quel libro che stavi guardando in libreria”.
Castiel lo guardò, inclinando leggermente la testa.
“Quella volta che…ti ho portato a vedere la città” – spiegò Dean – “E ti ho perso di vista, in quel negozio…”
Il moro schiuse le labbra, sorpreso.
Sì, me lo ricordo…
“Ho dato un’occhiata alla tua libreria in camera e ho visto che non lo avevi. E allora…” – si affrettò a dire l’altro.
Castiel sorrise.
Mi piace molto, davvero. Grazie”.
 
Anche io ho qualcosa per te”.
Castiel mise una mano nella tasca della giacca e ne tirò fuori il pacchetto, mostrandolo all’altro.
Dean lo prese e se lo rigirò tra le mani, ridendo.
“Posso aprirlo?”
Certo”.
Una volta tolta la carta regalo, il biondo fissò l’oggetto nella sua mano.
“È il tuo block notes” – asserì, perplesso.
Il moro annuì.
“Cas, non capisco…perché mi hai regalato il tuo block notes?” – chiese l’altro, confuso.
Castiel deglutì un paio di volte. Chiuse gli occhi, sospirando, per poi riaprirli.
“A me non servirà più”.
A Dean si mozzò il respiro in gola.
La voce di Castiel.
Una voce bassa e incerta, un po’ roca, a tratti graffiante. Eppure, era anche calda, così calda che il biondo sentì una vampata salirgli dal petto fino al volto, infiammandogli le guance.
Vide Castiel sorridergli timidamente e guardarlo con i suoi grandi occhi blu.
“Buon Natale, Dean”.
E fu allora che Dean posò le sue labbra su quelle di Castiel.
 
 
 
 
 
 
~ L’Angolo Dell’Autrice Disadattata ~
 
Ciao a tutti!
FINALMENTE QUEI DUE CE L’HANNO FATTA! Sto sudando…una faticaccia per arrivare fin qui che non vi dico!
Allora, possiamo dire galeotto fu il Natale, giusto? Direi proprio di sì! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, tanto quanto è piaciuto a me scriverlo ^^
Come avete visto, il capitolo ruota attorno al parallelismo tra l’atmosfera natalizia a casa Winchester e quella a casa Novak, con richiami inevitabili al passato di entrambe le famiglie e alla luce dei cambiamenti avvenuti nel presente. Ovviamente non potevano mancare altre scene di fluff quotidiano, come quella della pista di pattinaggio o della cioccolata, a rafforzo ulteriore del rapporto sempre più stretto che c’è tra i due ragazzi.
La parte finale è sicuramente quella più importante, perché racchiude tantissimi aspetti che verranno poi trattati in maniera adeguata nei prossimi capitoli. Il regalo che Castiel ha fatto a Dean è davvero speciale, e le conseguenze, ma soprattutto i motivi, di questo gesto non tarderanno ad arrivare.
Sapete, questo capitolo, visto il tema trattato, doveva essere pubblicato proprio in pieno periodo natalizio, in modo da coinvolgere maggiormente il lettore. Ma purtroppo, causa di forza maggiore, non è stato così. Spero che possiate assaporare ugualmente, anche se con largo anticipo sui tempi, la magia del Natale e tutto quello che porta con sé.
Bene, e ora la domanda che tutti voi vi state facendo in questo momento: cosa accadrà nel prossimo capitolo? Chissà…rimanete in contatto e lo saprete! ;)
Alla prossima!
Sara
 
 
 
~ Varie ed eventuali ~
 
Fan art per tutti!
Prima di tutto ieri ho trovato questa, che era perfetta per il precedente capitolo…peccato non averla vista al momento giusto, ma vabbè, meglio tardi che mai! 



Per questo capitolo invece ne ho trovate tantissime, ne metto solo alcune, ma potete divertirvi andando a cercarne altre!

                                 


                  
 
   
 
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