Anime & Manga > Ao no exorcist
Segui la storia  |       
Autore: MAFU    15/11/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP 19

“Rilassati, Lilith.” Lamia guardò la sorella negli occhi. “Mephisto è dalla nostra parte, dubito ci voglia mettere nei guai.” Fischiettò sogghignando maliziosa girando attorno alla ragazzina, “Sempre che tu non abbia fatto niente per cambiare le cose…” la punzecchiò. Lilith deglutì senza cedere. “Continui con questa storia? Ormai è vecchia.” Chiuse gli occhi camminando stizzita. Lamia la studiò sospettosa ma al contempo divertita. In ogni caso Lilith si sentiva più tranquilla con la sorella al fianco. Tornarono al dormitorio con tutta calma e ormai il sole era tramontato. “Domani abbiamo lezione…” sbadigliò Lamia lanciando le scarpe contro il muro come prassi. “Vedrò di mangiare a sazietà prima che il quattrocchi parta.” Sospirò buttandosi sul letto. “Tanto non penso starà via molto.” Fece spallucce rilassandosi. Lilith guardò fuori dalla finestra. La quiete della notte le stava facendo dimenticare della tensione della giornata. “Lamia… Posso dormire con te stanotte?” “Che schifo, no.” “Dai…” “Ho detto no, mi piacciono i maschi.” Lamia si voltò dandole le spalle. “Che scema, anche a me!” strillò stizzita Lilith andando a coricarsi nel suo letto. “Stupida Lamia.” Sbuffò arrotolandosi nelle coperte. Sentendo qualcosa di duro premerle contro la coscia si ricordò di avere ancora il telefono in tasca. Non si era nemmeno messa in pigiama. Estrasse l’apparecchio aprendolo per curiosità e vi trovò un messaggio nella casella postale. Lo aprì incuriosita e impallidì vedendo che il mittente era Mephisto. “Sogni d’oro.” diceva. Nient’altro.
Lamia si svegliò nel peggiore dei modi. Un raggio di sole la trivellò nel bel mezzo della faccia costringendola ad alzarsi con gli occhi iniettati di sangue. Aveva dimenticato di chiudere le tende. “Sveglia!” tirò una cuscinata al letto di sotto colpendo Lilith in malo modo. “Ahia!” strillò la ragazza “Perché!?” si svegliò di soprassalto, “Hai dimenticato di tirare le tende ieri, testina.” “Potevi benissimo farlo tu, a me il sole non dà nessunissimo fastidio!” “Ho dormito di merda!” ringhiò in risposta Lamia rigirandosi nel letto come una trottola. “Sono di pessimo umore.” Grugnì. “Lasciami dormire…” Lilith mugolò sbadigliando con le lacrime agli occhi per la stanchezza. Due secondi dopo la sveglia suonò. “Sono sempre più convinta che sia tutta un’enorme cospirazione.” Sibilò sbarrando gli occhi.
“Credi che oggi Yukio farà lezione?” Lamia si chiuse alle spalle la porta della camera, pronta per andare a lezione. Davanti a lei, la sorella si stava stiracchiando con la chiave in pugno. “Non lo so, perché?” “Mi chiedevo se pizzetto voleva farlo partire subito. Vorrei andare a parlare con lui prima che succeda.” “Con… Mephisto?” Lilith si voltò sbattendo rapidamente le palpebre, “Ci sono problemi?” la stuzzicò di nuovo Lamia. “No.” Rispose secca infilando la chiave nella serratura. “Dovresti parlarci anche tu.” Continuò la donna con un tono canzonatorio, la ragazzina aprì la porta con uno strattone approdando nel corridoio del corso per esorcisti. “Andiamo o arriveremo in ritardo.” Parlò come un automa accelerando il passo. “Mhh…” Lamia le saltellò dietro grattandosi il mento pensierosa. Prima ora lettura della Bibbia. “Suguro, come sta tuo padre?” “Shima, non ne voglio parlare.” “Perché, che è successo al venerabile?” s’intromise Koneko, “Si è sentito male l’altro giorno.” Rispose Shima ignorando l’occhiataccia di Bon. Lilith e Lamia entrarono in classe trovando già tutti presenti. “Buongiorno!” le salutò Shiemi con la Bibbia già aperta sul banco. “Ciao…” mormorò Lilith senza guardarla. Lamia senza dire nulla si limitò a fare cenni a destra e manca molto sensuale. Izumo era al suo posto intenta a ripassare la lezione precedente. “Stavamo dicendo…” bisbigliò Koneko agli amici. “Di che parlano?” chiese Lamia alla sorella sedutasi al suo posto. “Non lo so.” Rispose lei pescando le sacre scritture dalla cartella. “Allora, dopo quest’ora andiamo da pizzetto?” “Buongiorno ragazzi.” La professoressa entrò in aula prima che Lilith potesse rispondere. E facendo la finta dispiaciuta guardò Lamia alzando le spalle. “Facciamo l’appello…” l’insegnante recitò nome dopo nome dall’elenco. Sembrava di essere tornati ai comuni giorni di scuola. Eppure negli occhi di Lamia si accese una scintilla. “Bene, ci siete tutti. Ora andate al capitolo sulla genesi.” La professoressa inforcò gli occhialetti da topo mordicchiandosi un labbro. “Suguro, leggi tu per favore.” “Sì.” Il ragazzo si alzò in piedi schiarendosi la voce. Lamia all’improvviso scoppiò a ridere interrompendo la lezione. “Oh Lilith, che spasso!” starnazzò. “Che?” la sorella la guardò come se fosse impazzita. Non aveva detto assolutamente niente. Tutti i presenti si voltarono a guardarle. “Evangeline, che sta succedendo?” chiese seccata la vecchiaccia. Dopo l’episodio dello smalto ai piedi l’aveva inquadrata nei casi senza recupero. “Mia sorella sa essere molto divertente quando racconta le battute!” fece la linguaccia all’insegnante che arrossì di rabbia. “Evangeline…” calcò il nome con astio puro. “Filate immediatamente in presiden…“Mi scusi, mi permette di intervenire?” inaspettatamente Izumo alzò la mano attirando l’attenzione della professoressa. “Dicci, Kamiki…” tirò su col naso frenando l’urlo, “Lilith Evangeline non ha aperto bocca. L’avrei sentita altrimenti.” Lamia fulminò Izumo con uno sguardo inceneritore. Come osava mandare in fumo i suoi piani? “Ma bene, così Lamia Evangeline ha deciso che le mie lezioni non le piacciono. Se non vuoi seguire ti accontento subito. Fila in presidenza.” Lamia fu attraversata da un’ondata di tic nervosi ed alzandosi di scatto uscì stizzita senza nemmeno guardare l’insegnante. “Fottiti Kamiki.” Sibilò tra i denti passandole accanto. La ragazza sorrise compiaciuta, poi guardando Lilith con la coda dell’occhio tornò seria. “Perfetto. Scusami Suguro, continua pure.” “Sì.” Il ragazzo riprese a leggere con voce limpida. Lilith non aveva capito che fosse appena successo. Guardò Izumo darle le spalle e si sentì un po’ grata nei suoi confronti. Non si spiegava però il comportamento di Lamia. Sembrava quasi volerla trascinare a tutti i costi in presidenza…da Mephisto.
“Oibò che sorpresa. Erano già sette giorni consecutivi che non ti mandavano da me. Un record.” “Stai. Zitto.” “No sul serio, cominciavo a credere che fossi malata.” L’uomo alzò un sopracciglio sospirando. “Da che pulpito.” “Non sono malato.” “Ah no?” “Ci siamo visti ieri, mi credi uno sprovveduto?” “E dimmi, Lilith da quanto tempo era che non la vedevi, invece?” “Perché anzi non mi dici per quale motivo l’insegnante di letture sacre ti ha mandata qui? Hai cambiato colore di smalto?” “Ma come sei bravo a rigirare la frittata.” “È il mio lavoro.” “Fai il cuoco?” lo stuzzicò Lamia. Mephisto alzò gli occhi al cielo. “Facciamo presto, ho da fare.” Disse lui incrociando le mani sotto al mento. “Stai tenendo a bada il tuo fratellino?” “Si e no.” “In che senso?” “Nel senso che è un tantinello fuori controllo.” “Mephisto…” Lamia lo incenerì, “Gli ho fatto una promessa e lui sta abusando della sua libertà. Come uomo di parola posso farci poco.” “Perché? È successo qualcosa?” “A volte mi dimentico che sei la regina del bluff.” “Sputa il rospo. Lilith non mi ha detto nulla.” “Mi spiace, non mangio rane.” “Vogliamo fare a gara di battute tristi? Perché in camera ho un taccuino dove mi segno tutte le stronzate che dice mia sorella.” Si guardarono accigliati in silenzio. “Ti detesto.” Sibilò Lamia, “Come se la tua opinione mi importasse ⋆” sogghignò Mephisto ammiccando. “Torna a lezione adesso.” “Con piacere.” La donna si alzò impettita uscendo dallo studio.
“Lamia, si può sapere che ti è preso prima?” Lilith si sedette di nuovo accanto a lei nel cambio d’aula. Toccava a psicologia dei demoni. “Nulla, avrei giurato di sentirti dire una delle tue battute. Sarà la forza dell’abitudine o il poco sonno.” Fece spallucce lei. “Lo spero…” Lilith guardò altrove accomodandosi. “Piuttosto… Adesso ho un conto in sospeso con la sopraccigliona…” Lamia guardò con astio Izumo due file di fronte a loro. “Perché?” la sorella la guardò interdetta, “Oh, niente d’importante…” fece la gnorri sedendosi col libro aperto davanti al naso. L’insegnante arrivò con un leggero ritardo e saltando l’appello si mise a scribacchiare alla lavagna. Nel silenzio tombale Lamia fece un verso acutissimo facendo voltare tutti di scatto. “È stata lei!” Lamia indicò prontamente Lilith aggiustandosi gli occhiali con la faccia da poker. La sorella sbarrò gli occhi senza parole. “Non è vero, è stata Lamia. L’ho vista.” Izumo alzò la mano serissima. Il professore fissò la scena attonito con la stessa espressione degli altri ragazzi.
“Miserere di me… Lamia…” “Pizzetto, da quanto tempo.” La donna si accomodò per l’ennesima volta sulla poltrona davanti alla scrivania guardando l’uomo visibilmente stressato. “Che hai fatto sta volta?” “Il solito.”. Mephisto sospirò esasperato. “Dove avevamo interrotto il discorso? Ah sì…” Lamia si leccò le labbra, “Non ti manca Lilith? Tu le manchi molto…” “Torna in classe.”.
“Lamia, oggi sei strana.” Lilith aprì il suo pranzo a sacco sotto le fronde di uno degli alberi del cortile. Lo scrosciare della fontana faceva loro compagnia. “Mancanza di… Sonno.” La donna guardò fisso un punto vuoto. “Sicura che non vuoi niente da mangiare?” “No… devo trovare Yukio.” “Più tardi dovremmo avere lezione con lui.” Lilith leccò il coperchio del budino in allegato. “Bene.” “Sempre che non sia già partito alla ricerca di quella cosa.” La ragazzina si fece buia in volto. Lamia sussultò. La campanella suonò richiamando di nuovo a lezione i liceali. “Ben ritrovati…” Yukio entrò in classe con l’agenda nera in mano evitando di guardare gli studenti. “Yukio, sei ancora qui!” Rin gridò tra i banchi e il fratello lo zittì con un gesto. “Vedo che non manca nessuno. Aprite il libro al capitolo sulle erbe benefiche per i miasmi.” Posò il libricino sulla cattedra aprendo il libro di testo accanto. Lilith aggrottò impercettibilmente le sopracciglia mentre Lamia era intenta a fissare Yukio leccandosi il labbro superiore. Quando il ragazzo alzò lo sguardo sulla classe agganciò quello della donna divenendo tesissimo. “Evangeline.” Disse con voce rotta, “Sì professore?” sogghignò Lamia, “In presidenza.” “Ma perché!?” Lamia strabuzzò gli occhi, “Non ho fatto niente!” “Respiri.” La classe ammutolì mentre Lamia procedeva per la terza volta in un giorno lungo la walk of shame. “Bene, prendete appunti.” Yukio per nulla turbato si voltò scrivendo alla lavagna.
“Dimmi che stai scherzando.” “Giuro, sta volta non ho fatto proprio niente.” Lamia guardò con gli occhi a mezz’asta Mephisto. “Ero a lezione da Yukio e mi ha mandata via perché respiro.” “Ma guarda un po’.” Sogghignò l’uomo. “Non può tenermi lontana, abbiamo fatto un patto io e lui.” La donna incrociò le braccia stizzita, “E a proposito di questo…” guardò Mephisto di sbieco, “Dove hai intenzione di mandarlo?”. Seguì un lungo e pesante silenzio tombale. “Domani mattina partirà assieme a una squadra di eletti per cercare l’occhio sinistro del Re dell’Impurità. Di preciso non ti so dire.” “Non puoi portarlo via da me. Impazzirà. E io non posso digiunare.” “Mi pare che regga bene. Per quanto ti riguarda posso sempre farti recapitare un’altra delle mie bottiglie” “È diverso. Il legame che ormai ci lega è indissolubile.” “Si tratta di pochi giorni. Mettetevi alla prova.” Mephisto giocherellò picchiettando polpastrello contro polpastrello coi gomiti piegati sulla scrivania. “Facile a dirsi.” Lamia alzò un sopracciglio, “Oh ma anche a farsi.” “Che ne sai tu?” si guardarono intensamente. “Torna a lezione.” “Oh no. Ora esigo partire con lui.” “Non puoi.” “Devo.” “Vai in classe.”.
“Lamia ti prego, vai a fare un pisolino…” le sussurrò Lilith con la testa piegata dietro il libro alzato per nascondersi dal professore. Lamia non rispose sospirando seccata. Avevano cambiato di nuovo aula. Erano a lezione di cerchi magici. La donna guardò Lilith con la coda dell’occhio studiandola per bene. In tutto quel caos si era dimenticata del suo obiettivo. Rivolse le sue attenzioni alla lavagna esaminando il cerchio che vi era stato disegnato sopra. “Professore!” alzò la mano interrompendo la lezione.
“Vai. Via.” Mephisto non lasciò neppure che Lamia si accomodasse. “Subito.” La donna fece retro front tornando da dove veniva.
Era l’ultima ora di lezione. “Chi ha voglia di leggere?” chiese il professore di versetti fatali alla classe. Non volò una mosca. “E va bene… Evangeline… Lilith.” La malcapitata sospirò alzandosi in piedi. “O la va o la spacca.” Sibilò Lamia. Lo sguardo le scivolò sulla gonnellina della sorella. Arrotolata lì sotto c’era la sua coda, la parte più sensibile di ogni demone. Si morse la lingua per la tensione. Senza farsi notare allungò due dita verso l’orlo. “Il versetto fatale per i Chuuchi è…” Lilith lesse con un filo di voce l’inizio del capitolo mentre la mano di Lamia era sempre più vicina alla sua coscia. Con uno scatto afferrò un ciuffo di pelo della coda della ragazza strattonandolo con forza. Dalla bocca di Lilith uscì un verso tremendamente vicino all’orgasmo e non ci fu anima che desistette dall’arrossire. Suguro arrivò persino al soffocamento. “Finalmente!” Lamia si alzò trionfante strisciando rumorosamente la sedia mentre a Lilith cadde di mano il libro.
“Hey hey, pizzetto. Indovina chi ti ho portato.” Lamia fece irruzione nel suo studio trainandosi dietro Lilith rossa come un pomodoro. “Guai a te se gli dici come sei riuscita a portarmi qui.” “Che ti sta succedendo og…” Sospirò Mephisto voltandosi sulla poltrona girevole ma rimase basito incrociando lo sguardo oltraggiato di Lilith. “Non ci posso credere.” Gli mancò l’aria. “Ce l’hai fatta alla fine.” Chinò il capo reggendosi coi gomiti piegati e le mani strette in un unico pugno. Le ragazze si sedettero di fronte a lui. Non riusciva a staccare gli occhi da Lilith e fu la prima cosa di cui si accorse Lamia. Dal canto suo, la donna sghignazzava compiaciuta. “Che impresa titanica hai dovuto muovere per mettere nei guai anche lei?” “L’ho fatta orgasmare in pubblico durante la lezione.” Sia Lilith che Mephisto sgranarono gli occhi impallidendo. “Invidioso, eh?” “Traditrice! Non è vero!” sbottò la piccola infiammandosi, “Mi ha tirato la coda mentre leggevo un versetto.” Incrociò le braccia desiderando di morire. “Bene, ora che finalmente siamo tutti riuniti possiamo discutere della storia degli occhi del Re dell’Impurità.” Lamia cambiò argomento gridando allo scacco matto. “Che intendi fare con noi, in merito?” la donna guardò Mephisto incrociando le braccia. “Beh, vi avrei mandato una comunicazione ufficiale quanto prima…” disse abbandonandosi contro lo schienale della sua seduta, “Intendo mandarvi in missione assieme a tutti gli altri.” “Non possiamo.” Lilith lo guardò seria, “È troppo rischioso.” “Perché? Non vedo il problema, cara… La vostra categoria è oltremodo superiore rispetto al Re, non vedo di che preoccuparsi. Poi essendo ancora sigillato non c’è davvero nulla da temere.” “Lilith, a questo punto diglielo.” “Mai.” “Dirmi cosa?” “Perché non vuole avere niente a che fare con emissari di Astaroth.” “Sono affari miei Lamia, ti ho già detto di non dire niente.” “Adesso sono curioso…” sogghignò Mephisto. Le sorelle si guardarono finché Lamia non distolse lo sguardo. “Io me ne vado.” Lilith si alzò dalla sedia senza guardare nessuno in faccia. “Se vuoi la storia in breve, pare che Lilith si diverta a collezionare voi Re di Gehenna.” La voce di lamia suonò irriverente bloccando all’istante il passo di Lilith rimasta a metà sala. D’un tratto i presenti percepirono la pressione aumentare e il sangue ribollire nelle vene. Mephisto deglutì guardando fisso la ragazzina. “Non farneticare, sorella.” La voce di Lilith era mutata in qualcosa di demoniaco e terrificante. Acuta come un violino rotto e distorta come se provenisse da un’altra dimensione. Poi quando si voltò tornò tutto alla normalità. “Spero che ci siamo capiti.” Guardò prima l’uno poi l’altro. “Lilith cara… Non crucciarti. Non hai di che temere se seguirai i piani. Tutto ciò che dovete fare è sorvegliare un piccolo pezzettino. Se farete il vostro lavoro, nessuno risveglierà la bestia.” Mephisto si leccò le labbra guardandola uscire dalla stanza. “In quanto a te signorinella…” si rivolse a Lamia cambiando espressione, “Non pensi che per oggi ci siamo già visti abbastanza?”.
“Perdonate la convocazione improvvisa al termine delle lezioni ma abbiamo una questione abbastanza importante da discutere.” Shura parlò alla classe seduta a gambe incrociate sulla cattedra, erano tutti presenti comprese Lilith e Lamia. “Ieri pomeriggio è avvenuto l’impensabile al rinomato dipartimento profondo dei cavalieri della vera croce. L’occhio sinistro del Re dell’impurità è stato trafugato e pare che anche il destro sia nella stessa situazione.” La donna guardò uno ad uno i presenti. “Forse oggi vi sarà sembrato strano che tutte le lezioni si concentrassero su un particolare tipo di demone.” “Intende i demoni del marciume?” Alzò la mano Kamiki e Lamia la fulminò con lo sguardo. “Proprio loro.” Fece spallucce Shura annuendo tranquilla. “Bene, forse alcuni di voi non sanno che il Re dell’impurità è uno dei più potenti demoni appartenenti alla categoria del marciume… E proprio perché è così forte è stato richiesto l’aiuto di tutti gli esorcisti per debellarne la minaccia.” “Dobbiamo partecipare anche noi a una potenziale guerra contro di lui?” Suguro spalancò la bocca incredulo, “Esatto. Ma solo se per disgrazia venisse risvegliato. Con me a capo noi rappresentiamo la squadra di ricerca per l’occhio destro del Re dell’impurità. È richiesta la presenza di tutti voi.”. “Ma è esageratamente fuori dalla nostra portata…” impallidì Kamiki, “Non saremo soli. Ci uniremo alle squadre di Kyoto. Partiamo domani mattina per la spedizione.” Alla parola Kyoto, Ryuji sgranò gli occhi senza parole.
“Ancora non ci credo che partiamo domani mattina.” Shima camminava con le braccia dietro la testa e la schiena a pezzi, “Avrebbero potuto dircelo con un po’ più di preavviso.” “Si tratterà di un’emergenza.” Ribatté Koneko uscendo dal corridoio della succursale. “Torniamo a casa, ragazzi.” Sorrise Shima tutto contento. Bon invece era di umore nero e seguiva i compagni muto come un pesce. “Lamia…” Lilith camminava al fianco della sorella lungo il sentiero verso il dormitorio. Era il crepuscolo. “Dimmi.” “Hai capito tutto, vero?” la ragazza abbassò lo sguardo evitando quello della donna. “Ovvio.” “Sei arrabbiata?” “No. Doveva succedere prima o poi.” “Che?” Lilith la guardò confusa. “Siete peggio di due magneti, ogni volta che siamo assieme noi tre mi viene l’istinto di prendervi una stanza. Bah.” Disse schifata Lamia. “Ma smettila.” Sbuffò Lilith scossando la testa. “Non è come pensi.” “Perché allora lo avresti baciato?” “Diletto.” “Come vuoi… Sei fortunata che si tratta di pizzetto.”. La ragazzina fu percorsa da un brivido gelido. Quanto aveva ragione… “Lilith, Lamia!” una voce le chiamò alle spalle. “Rin…” Lilith si voltò vedendolo correre verso di loro. “Tornate anche voi al dormitorio?” “Sì.” Rispose Lamia continuando a camminare, “Posso unirmi a voi? Non mi va di fare la strada da solo.” “Va bene…” la minore si sforzò di fargli un mezzo sorriso poco convinta. La coda penzolante del ragazzo catturò la sua attenzione e per un attimo invidiò quella sua libertà. Nasconderla era così scomodo. “Allora domani tutti a Kyoto!” “Sei felice?” “Puoi scommetterci, non ci sono mai stato. Voi?”, le sorelle scossarono la testa pensando ad altro. Poco più avanti giunsero all’edificio continuando a parlare di aria fritta. “Lilith, posso farti una domanda?” chiese il ragazzo arrestando il passo davanti alle scale del portone principale. “Io intanto vado.” Lo interruppe Lamia avviandosi all’interno. Lilith guardò la sorella per poi rivolgersi a Rin, “Dimmi.” “Credo che tu sia una delle poche che nonostante abbia scoperto la mia vera natura non abbia cambiato comportamento nei miei confronti. Grazie.” A quelle parole la ragazza arrossì lievemente. “Non c’è di che.” Abbassò la voce chiudendosi in se stessa. Non era abituata a sentirsi ringraziare per qualcosa. “Poi un’altra cosa…” continuò a parlare Rin, “Ho notato solo io che mio fratello e Lamia… Sono spesso assieme?”.
Lamia bussò alla porta della stanza degli Okumura. Finché Rin era fuori con sua sorella poteva sperare di trovare solo il professorino. “Avanti.” La voce di Yukio le rispose assente al che la donna aprì la porta entrando senza tanti complimenti. “Si può sapere perché oggi mi hai mandata in presidenza?” riconoscendola dal tono, Yukio si voltò di scatto alla scrivania. “Lamia.” Si alzò rapido inforcando gli occhiali con un gesto fluido. “Non avevi motivo.” Lamia si chiuse la porta alle spalle con un tonfo. “Lo avevo eccome. La tua presenza mi destabilizza quindi ho preferito mandarti via. Tanto come demone le lezioni non ti interessano per davvero.” “Come sei presuntuoso.” Lamia gli si avvicinò ancheggiando. “Ho fame.” Disse poi guardandolo dritto negli occhi. “Domani parto per Kyoto, ho bisogno di essere in forze.” Ribatté Yukio stando a debita distanza. “Pure io.” Disse Lamia sogghignando. Il ragazzo spalancò gli occhi. “Non puoi lasciarmi a digiuno. Sto collaborando anche io per proteggere tutti voi.”, Yukio non rispose limitandosi a slacciarsi la cravatta.
“Tu dici?” Lilith tergiversò guardandosi intorno, “Sì, Yukio sale spesso al piano di sopra e penso venga da voi… Non mi dice mai niente.” “Oh sì… Mi aiuta coi compiti.” Mentì la ragazza. “Ora si spiega tutto!” gli occhi del ragazzo s’illuminarono. “Sai, nemmeno io sono una cima. Potremmo formare un gruppo di studio, che te ne pare?”. Lilith rise a disagio.
Lamia spinse Yukio sul letto con delicatezza. “Lo sai vero che ti odio per questo?” “Immagino…” sorrise amara la donna, “Fai in fretta, Rin sta sicuramente per tornare.” “Come desideri.” Disse affondando i canini nel suo tenero collo.
“Preferisco studiare da sola in realtà…” “Oh… Capisco…” “Però puoi salire anche tu quando vuoi…” “Dici davvero?” Rin la prese per le spalle raggiante, la ragazza sbarrò gli occhi in estremo imbarazzo. Non amava essere toccata da cani e porci. Guardò il cielo esasperata.
“E con questo sono soddisfatta…” sussurrò Lamia all’orecchio di Yukio con il capo abbandonato all’indietro sul cuscino. “Posso lasciarti riposare.” Guardò altrove con una punta di malinconia. “Bene.” Mormorò Yukio allacciandosi la camicia lentamente. “Prima di andare però ho bisogno di dirti un’ultima cosa.” Lamia si alzò con garbo, “Potrei non essere nei paraggio per un po’ ed avendoti baciato ieri non rischierai di impazzire almeno per i prossimi sette giorni. Spero tu riesca a gestirti.” Guardò fuori dalla finestra controllando che Rin e sua sorella fossero ancora intenti a parlare. Le loro ombre proiettate dalla luce dei lampioni le dettero la conferma. Yukio non trovò la forza di rispondere subito ma aveva capito. “Lo spero anche io.” Mormorò dopo un minuto. “Buona notte Yukio e… Buon viaggio.” Lamia prese la via della porta. “Anche a te.” Rispose lui guardando fisso il soffitto. Non appena sentì la porta sbattere deglutì rilassando i nervi.
“Bene allora… Buona notte.” Lilith salutò Rin rientrando rapida staccandosi dalla sua presa. “Notte!” le sorrise il ragazzo seguendo la sua scia dopo poco. In un angolo del cortile una sagoma aveva origliato attentamente. Amaimon, ora privo di ogni espressività fissava il portone del dormitorio in piedi su un ramo di albero. Mordendosi un unghia saltò all’indietro sparendo nella vegetazione. Mentre Lilith saliva in camera le squillò il cellulare. Approcciando la porta della stanza alla fine delle scale lo estrasse dalla tasca leggendo il messaggio prima di entrare. Il mittente era sempre Mephisto e il testo recitava: “Avrei desiderato salutarti come si deve prima della tua partenza. Ti auguro di fare buon viaggio.” Lilith deglutì ripensando al pericolo contro cui stava andando in contro poi notò un PS in fondo, “PS: Lieto di essere entrato nella tua collezione.”. Ebbe un tuffo al cuore ed entrò in camera infilando il cellulare di nuovo in tasca. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: MAFU