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Autore: alessandroago_94    17/11/2016    8 recensioni
Questa è una raccolta di poesie molto semplici. Ognuna narra di sentimenti, di luoghi e di situazioni diverse tra loro, insomma, ci sarà un po’ di tutto. Ringrazio già tutti coloro che vorranno entrare e dare un’occhiata a questi miei piccoli scritti.
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nevone

NEVONE 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sera precedente sa di attesa,

il cielo è cupo, qualche fiocco precipita al suolo.

Par che il gelo voglia tirare un’ultima offesa

alla nuda Terra, che quieta l’attende, come un innocuo assiolo.

Ecco che il vento comincia a soffiare

e chi è presente tra le mura domestiche inizia a tremare!

Ma forse è una burla, o solo un piccolo anticipo di ciò che sarà,

perché nessuno immagina quel che di lì a poco accadrà.

D’altronde, il mattino dopo tutto si rivela quieto, in realtà,

e ancora solo qualche fiocco dal cielo si lascia cadere

con eleganza, come ghiaccio dentro a un bicchiere.

A metà di quel giorno, però, cade il velo che separa Cielo e Terra,

ed ecco che scoppia una sorta di guerra;

all’improvviso scendono al suolo fiocchi di neve grandi come un palmo

e nessuno riesce più a stare calmo.

La neve fa alzare di nuovo il vento, e con essi lo spavento;

si tratta di una tormenta seria, tutti mi dicono che devo stare attento.

Di ritorno a casa, al calduccio, tutto sembra meno pesante,

 e con un po’ di tv e un tè caldo, addirittura rilassante;

non si pensa a ciò che sta per avvenire,

e la neve continua a cadere, senza colpo ferire.

È come il ritorno di una vecchia amica,

che è sempre ben atteso, nonostante quel che si dica.

La notte si dorme tranquilli,

ma la mattina dopo non ci si alza arzilli;

la neve ormai regna e non accenna a demordere

e ciò che più piace è starsene a letto a dormire.

La vecchia amica però ci ha preso gusto,

e se ne approfitta! Ma questo non è giusto.

Da sotto casa più non se ne va,

ed ovunque se ne sta.

Come chi se ne approfitta, a lungo tempo stanca,

ma lei continua a cadere, ed è così bianca…

E no, cara amica, non m’inganni!

Tu cerchi solo di far danni.

Infatti, dal cielo non la smette mai di cader neve candida,

e la beffa è che essa ha una parvenza placida.

Per diciassette giorni e notti essa cadde, quasi senza sosta,

e sembra non pensare a ciò che all’uomo riserverà, ovvero una batosta.

Ghiaccio per terra e strade impraticabili,

strati di metri di neve gelida non sono rimovibili.

Cade allora anche il termometro, a più non posso,

e il gelo diventa come un grosso cane che non molla il suo osso.

Ahinoi, poveri esseri umani!

Abbiamo gelide pure le mani.

Così non si può più proseguire,

che il classico e mite inverno italiano riprenda subito il suo posto!

La gente se ne sta chiusa nelle proprie case, a languire,

e comunque mai la neve ha portato qualcosa di più tosto.

Tutto finisce così come ha avuto inizio,

con la stessa fretta con cui un politico chiude un comizio.

Il giorno diciassette del mese di febbraio si mostra col sole tiepido,

ma di uscire di casa e di andare al lavoro non ci riesce neppure il più intrepido.

Gelo, ghiaccio e i ventuno gradi sotto lo zero sono sicari

che dell’auto non ti permettono neppure di accenderne i fari.

La città è sommersa e ricoperta di neve e ghiaccio, come la campagna,

ma le nubi se ne sono andate, il sole è tornato a splendere!

L’astro ardente richiama la sua timida compagna,

che come una ragazza pareva essersi celata, per truccarsi a dovere.

Si tratta del calore, che si è fatto femmina,

e che torna a mostrarsi con la sua massima bellezza, e non lesina!

Il freddo, il gelo e il ghiaccio spariscono in due giorni,

tutto torna come se mai nulla fosse accaduto, in fretta e furia.

L’impotenza umana e la sua rabbia

si cancellano in poche ore, e tutti riprendono a dare ordini.

L’emergenza è finita, c’è tanto da fare,

e ci sono molte persone e tanti animali da aiutare.

Ora è tutto ridotto ad un lontano ricordo, dolce e allo stesso tempo amaro,

un incubo che a distanza di anni sa farsi rievocare,

ma si sa, il tempo coi ricordi è avaro,

 ad essi dà mille sapori e sa farli amare e odiare

in modo indipendente dal momento in cui si sono vissuti, quasi a suo piacimento.

Il tempo è un losco portento!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Carissimi lettori, è con grandissima gioia che vi ho lasciato leggere questo mio ‘’capolavoro’’. Ci ho impiegato pochi minuti per scriverlo, e un bel po’ di più per ritmarlo. Spero che vi sia piaciuto!

L’idea che mi ha spinto a scrivere questo componimento poetico molto lungo ed elaborato si è fatta largo nella mia mente durante la sera dell’undici novembre scorso(11 novembre 2016), mentre una forte tempesta di pioggia e vento si abbatteva sulla mia povera casa, portando molto freddo e la neve fino in collina. Tutto ciò mi ha fatto improvvisamente tornare alla mente l’eccezionale nevicata del febbraio 2012, e mi son detto; perché non rievocare i miei ricordi, immortalandoli per sempre in una bella poesia? Questo è il risultato.

Non è nulla di grandioso, ma è frutto di grande impegno, spero che vi sia piaciuto ciò che avete letto. Mentre la scrivevo, mi sembrava di essere un cantastorie d’atri tempi.

Per comprendere al meglio il componimento, aggiungo due righe di descrizione dell’evento descritto; in poche parole, una potente saccatura polare riuscì a raggiungere il Nord Italia a partire dagli ultimi giorni di gennaio del 2012, come molti di voi di certo ricorderanno. Il risultato fu che nevicò tanto, all’inizio solo al Nord-Ovest, poi anche sul Nord-Est(a metà del periodo nevicò anche a Roma, se qualcuno ricorda). In Romagna si crearono improvvisamente, e inizialmente all’insaputa pure dei siti meteo, le condizioni favorevoli per la persistenza del fenomeno; nevicò infatti quasi senza interruzione dalla sera del 31 gennaio fino alla notte tra il 16 e il 17 febbraio, creando una situazione di grande disagio.

Si trattò di una situazione di emergenza, visti anche gli accumuli(solo nella pianura del forlivese si raggiunse il metro e mezzo di neve accumulata al suolo), e considerando anche le temperature(sempre nella pianura del forlivese, la mattina del 17 febbraio si mostrò con ben 21 gradi al di sotto dello zero). Nella zona collinare e appenninica, sempre della Romagna, gli accumuli furono talmente tanto considerevoli da seppellire ed isolare interi centri abitati e da richiedere l’immediato intervento dell’esercito.

E’ stato un evento che ha portato, purtroppo, a tante vittime e a molte situazioni di grave disagio, ed ancora oggi se ne parla molto qui in Romagna, dove è stato chiamato Nevone. I sentimenti provati quando lo si ricorda sono contrastanti, perché se si sa che la neve è qualcosa di splendido, in grado di attirare l’attenzione di tutti, si è anche appreso che essa può rivelarsi anche come qualcosa di molto pericoloso, in casi estremi.

Bene, spero che tutto vi sia piaciuto, in ogni caso! Vi ringrazio di cuore per tutto il supporto che mi offrite ogni volta, e vi auguro una serena giornata. A giovedì prossimo!

 

   
 
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