NEVONE 2012
La sera precedente sa
di attesa,
il cielo è cupo,
qualche fiocco precipita al suolo.
Par che il gelo
voglia tirare un’ultima offesa
alla nuda Terra, che
quieta l’attende, come un innocuo assiolo.
Ecco che il vento
comincia a soffiare
e chi è presente tra
le mura domestiche inizia a tremare!
Ma forse è una burla,
o solo un piccolo anticipo di ciò che sarà,
perché nessuno
immagina quel che di lì a poco accadrà.
D’altronde, il
mattino dopo tutto si rivela quieto, in realtà,
e ancora solo qualche
fiocco dal cielo si lascia cadere
con eleganza, come
ghiaccio dentro a un bicchiere.
A metà di quel
giorno, però, cade il velo che separa Cielo e Terra,
ed ecco che scoppia
una sorta di guerra;
all’improvviso
scendono al suolo fiocchi di neve grandi come un palmo
e nessuno riesce più
a stare calmo.
La neve fa alzare di
nuovo il vento, e con essi lo spavento;
si tratta di una
tormenta seria, tutti mi dicono che devo stare attento.
Di ritorno a casa, al
calduccio, tutto sembra meno pesante,
e con un po’ di tv e un tè caldo, addirittura
rilassante;
non si pensa a ciò
che sta per avvenire,
e la neve continua a
cadere, senza colpo ferire.
È come il ritorno di
una vecchia amica,
che è sempre ben
atteso, nonostante quel che si dica.
La notte si dorme
tranquilli,
ma la mattina dopo
non ci si alza arzilli;
la neve ormai regna e
non accenna a demordere
e ciò che più piace è
starsene a letto a dormire.
La vecchia amica però
ci ha preso gusto,
e se ne approfitta!
Ma questo non è giusto.
Da sotto casa più non
se ne va,
ed ovunque se ne sta.
Come chi se ne
approfitta, a lungo tempo stanca,
ma lei continua a
cadere, ed è così bianca…
E no, cara amica, non
m’inganni!
Tu cerchi solo di far
danni.
Infatti, dal cielo
non la smette mai di cader neve candida,
e la beffa è che essa
ha una parvenza placida.
Per diciassette giorni
e notti essa cadde, quasi senza sosta,
e sembra non pensare
a ciò che all’uomo riserverà, ovvero una batosta.
Ghiaccio per terra e
strade impraticabili,
strati di metri di
neve gelida non sono rimovibili.
Cade allora anche il
termometro, a più non posso,
e il gelo diventa
come un grosso cane che non molla il suo osso.
Ahinoi, poveri esseri
umani!
Abbiamo gelide pure
le mani.
Così non si può più
proseguire,
che il classico e
mite inverno italiano riprenda subito il suo posto!
La gente se ne sta
chiusa nelle proprie case, a languire,
e comunque mai la
neve ha portato qualcosa di più tosto.
Tutto finisce così
come ha avuto inizio,
con la stessa fretta
con cui un politico chiude un comizio.
Il giorno diciassette
del mese di febbraio si mostra col sole tiepido,
ma di uscire di casa
e di andare al lavoro non ci riesce neppure il più intrepido.
Gelo, ghiaccio e i
ventuno gradi sotto lo zero sono sicari
che dell’auto non ti
permettono neppure di accenderne i fari.
La città è sommersa e
ricoperta di neve e ghiaccio, come la campagna,
ma le nubi se ne sono
andate, il sole è tornato a splendere!
L’astro ardente richiama
la sua timida compagna,
che come una ragazza
pareva essersi celata, per truccarsi a dovere.
Si tratta del calore,
che si è fatto femmina,
e che torna a mostrarsi
con la sua massima bellezza, e non lesina!
Il freddo, il gelo e
il ghiaccio spariscono in due giorni,
tutto torna come se
mai nulla fosse accaduto, in fretta e furia.
L’impotenza umana e
la sua rabbia
si cancellano in
poche ore, e tutti riprendono a dare ordini.
L’emergenza è finita,
c’è tanto da fare,
e ci sono molte
persone e tanti animali da aiutare.
Ora è tutto ridotto
ad un lontano ricordo, dolce e allo stesso tempo amaro,
un incubo che a
distanza di anni sa farsi rievocare,
ma si sa, il tempo
coi ricordi è avaro,
ad essi dà mille sapori e sa farli amare e
odiare
in modo indipendente
dal momento in cui si sono vissuti, quasi a suo piacimento.
Il tempo è un losco
portento!
NOTA DELL’AUTORE
Carissimi lettori, è con
grandissima gioia che vi ho lasciato leggere questo mio ‘’capolavoro’’. Ci ho
impiegato pochi minuti per scriverlo, e un bel po’ di più per ritmarlo. Spero
che vi sia piaciuto!
L’idea che mi ha spinto a
scrivere questo componimento poetico molto lungo ed elaborato si è fatta largo
nella mia mente durante la sera dell’undici novembre scorso(11 novembre 2016),
mentre una forte tempesta di pioggia e vento si abbatteva sulla mia povera
casa, portando molto freddo e la neve fino in collina. Tutto ciò mi ha fatto
improvvisamente tornare alla mente l’eccezionale nevicata del febbraio 2012, e
mi son detto; perché non rievocare i miei ricordi, immortalandoli per sempre in
una bella poesia? Questo è il risultato.
Non è nulla di grandioso, ma è
frutto di grande impegno, spero che vi sia piaciuto ciò che avete letto. Mentre
la scrivevo, mi sembrava di essere un cantastorie d’atri tempi.
Per comprendere al meglio il
componimento, aggiungo due righe di descrizione dell’evento descritto; in poche
parole, una potente saccatura polare riuscì a raggiungere il Nord Italia a
partire dagli ultimi giorni di gennaio del 2012, come molti di voi di certo
ricorderanno. Il risultato fu che nevicò tanto, all’inizio solo al Nord-Ovest,
poi anche sul Nord-Est(a metà del periodo nevicò anche a Roma, se qualcuno
ricorda). In Romagna si crearono improvvisamente, e inizialmente all’insaputa
pure dei siti meteo, le condizioni favorevoli per la persistenza del fenomeno;
nevicò infatti quasi senza interruzione dalla sera del 31 gennaio fino alla
notte tra il 16 e il 17 febbraio, creando una situazione di grande disagio.
Si trattò di una situazione di
emergenza, visti anche gli accumuli(solo nella pianura del forlivese si
raggiunse il metro e mezzo di neve accumulata al suolo), e considerando anche
le temperature(sempre nella pianura del forlivese, la mattina del 17 febbraio
si mostrò con ben 21 gradi al di sotto dello zero). Nella zona collinare e
appenninica, sempre della Romagna, gli accumuli furono talmente tanto
considerevoli da seppellire ed isolare interi centri abitati e da richiedere
l’immediato intervento dell’esercito.
E’ stato un evento che ha
portato, purtroppo, a tante vittime e a molte situazioni di grave disagio, ed
ancora oggi se ne parla molto qui in Romagna, dove è stato chiamato Nevone. I
sentimenti provati quando lo si ricorda sono contrastanti, perché se si sa che
la neve è qualcosa di splendido, in grado di attirare l’attenzione di tutti, si
è anche appreso che essa può rivelarsi anche come qualcosa di molto pericoloso,
in casi estremi.
Bene, spero che tutto vi sia
piaciuto, in ogni caso! Vi ringrazio di cuore per tutto il supporto che mi
offrite ogni volta, e vi auguro una serena giornata. A giovedì prossimo!