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Autore: MAFU    17/11/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 21

“Grazie a tutti per la collaborazione, oggi avete fatto un lavoro stupendo.” Shura seduta alla scrivania porse il pranzo agli studenti del corso uno ad uno, “Ve lo meritate.” Sorrise sorniona guardando i bento. Gli insegnanti avevano colonizzato una delle stanze della direzione della locanda trasformandola in ufficio momentaneo. “Che roba c’è qua dentro?” Rin sbirciò nel sacchetto con la bava alla bocca, “Mangia e ringrazia, sciocchino.” La donna gli dette uno sberleffo mandandolo via. Shima prese la cena dopo di lui seguendolo assieme a Koneko e Ryuji fuori in giardino. Sembrava voler riportare la pace nel gruppo, nonostante si vedesse quanto fosse teso. “Voi due… Tutte bene oggi?” Lamia e Lilith si presentarono in coppia alla scrivania anche se tecnicamente la prima avrebbe certamente fatto a meno di quel cibo orrido al suo palato. Shura fissò Lamia con gli occhi a mezz’asta. “Certamente.” nascose la mano fasciata dietro la schiena. “Beh, ve la siete cavata. Ecco.” Ricevettero entrambe il pasto senza ulteriori cerimonie. Lilith riprese a respirare non appena ebbero girato l’angolo. “Oggi non è andato esattamente tutto bene.” Disse alla sorella mentre camminavano verso il cortile. “Meglio delle previsioni, in ogni caso.” Ribattè Lamia. Andarono a sedersi sotto la tettoia dalla parte opposta dei ragazzi. Lilith non perse tempo e scoperchiando il box annusò affamata il profumo della cena. “Buon appetito!” annunciò separando le bacchette. “Vediamo che c’è qui dentro…” disse la maggiore guardando schifata il contenuto della sporta. “Io questo non lo mangio.” Fece una smorfia scansando la scatola, “Lamia… Ci risiamo. Non puoi digiunare.” “Ho bevuto abbastanza ieri. Posso campare due o tre giorni.” “Appunto. Due o tre giorni.” “Non sei mia madre. Fatti gli affari tuoi.” Lamia lanciò seccata la cena a Lilith che si trovò col bis servito. “Io me ne vado a fare un bagno.” La donna fece per alzarsi, “Aspettami, voglio venire anche io!” la ragazzina strillò corrucciando le sopracciglia sputacchiando riso da tutte le parti. Shima dall’altro lato del giardino le guardava da lontano con un sopracciglio alzato. “Che il segreto per le tette grandi sia saltare i pasti?” domandò a se stesso. “Come dici?” Rin pur essendo seduto parecchio distante da lui lo aveva sentito. Masticava a bocca aperta senza ritegno. Shima lo guardò cominciando a sudare. Anche se all’inizio aveva preso le sue difese con Bon, essere al cospetto del figlio di satana lo metteva in soggezione. I suoi compari lo avevano per di più mollato lì da solo a costo di evitare Rin. Infatti aveva fatto in modo che un abisso di minimo cinque metri li separasse. “Che c’è? Anche tu non vuoi più mangiare la tua cena?” “Ecco…” il ragazzo si grattò una guancia. Lamia si era tornata a sedere scocciata. Aspettava che Lilith finisse di mangiare pregando perché lo stomaco non cominciasse a brontolarle. Non avrebbe retto l’ennesima paternale. Frugò sgarbatamente dentro il sacchetto notando che ancora qualcosa era rimasto e ne estrasse una lattina. “E questo?” la esaminò leggendo l’etichetta. “Birra? Ma Shura è davvero un’insegnate?” si mise a sghignazzare, “Che?” Lilith sollevò gli occhi distratta, poi abbassando lo sguardo sulla latta che aveva aperto lei serrò la bocca in una smorfia. “Ecco perché questa cosa faceva schifo.” “Oh, se è capitato anche agli altri ci sarà da divertirsi stanotte… L’alcool fa un effetto strano agli umani.”. Shima sorseggiava distratto la sua bibita senza inizialmente rendersi conto di niente. Lui e Rin si fissavano in silenzio dopo che il ragazzo gli aveva mostrato la sua graduatoria di persone fighe. E il povero Renzou non rientrava nemmeno in classifica. Il mezzo demone imitava ogni suo movimento bevendo senza freno. “Sento già puzza di sbronza.” Commentò Lamia guardandoli mentre assaggiava la birra. “Fa schifo.” Schioccò la lingua prendendone poi un altro sorso. Lilith la guardò scossando il capo masticando a bocca chiusa.
Non lontano dalla locanda, Yukio stava ancora viaggiando in macchina. Era digiuno e cominciava a sentire la stanchezza. Ma le ricerche dovevano procedere. D’un tratto, il demone guida ingabbiato sul cruscotto dette un segnale d’allarme. Percepiva l’occhio sinistro molto vicino. Più precisamente in un furgone come il loro sbandato a lato della carreggiata. “Possibile che sia là dentro?” disse uno degli esorcisti mentre il minivan si arrestava. Scesero per verificare ma quando aprirono il veicolo una puzza atroce fece quasi vomitare i presenti. Dentro la macchina non era sopravvissuto nessuno e il miasma la faceva da padrone. Dell’occhio nemmeno l’ombra. 
“Lamia, sei sicura che possiamo farci il bagno?” Lilith si guardò attorno con circospezione mentre mettevano piede nelle terme dell’albergo. Non c’era anima viva oltre loro. “Vedi qualcuno oltre noi?” le domandò retorica la sorella, “Coraggio, possiamo essere libere~” fischiettò denudandosi con una rapidità sovraumana. Lasciò la coda all’aria dopo settimane di castigo. “Beh, che aspetti?” si voltò verso la ragazzina prendendo un asciugamano e una tinozza. Lilith era incerta ma seguì la sorella spogliandosi con grazia. Si avvolse attorno al busto l’asciugamano tenendo celata la coda. Non si fidava del tutto a girare nuda come se niente fosse in un covo di esorcisti. Non appena sorpassarono la porta scorrevole e posarono i piedi sulle rocce umide del patio l’umidità le pervase. Il fumo bianco delle vasche accarezzò la loro pelle che si riempì di goccioline calde. “Bien.” Lamia, esattamente come mamma l’aveva fatta, entrò nella prima vasca rilassando le membra. “Oddio…” mormorò in estasi. Lilith entrò subito dopo gemendo di sollievo. “Ahh… Sembra quasi una vacanza nella vacanza.” Mormorò chiudendo gli occhi abbandonando la testa all’indietro. L’acqua le arrivava al mento e torbida com’era schermava tutte le sue grazie. “Brodo di demone…” sospirò Lamia soprappensiero. “Che?” “Che?” “Hai detto brodo di demone…” “Oh sì. Proprio strani sti giapponesi. Stanno ore e ore a bollire in questo genere di bagni bollenti… Ma devo dire che ci hanno azzeccato.” “L’idea del brodo di demone mi dà i brividi.” La sorella impallidì rimasta alla precedente affermazione della sorella. “Senti… Cambiando argomento…” continuò a parlare, “Alla fine gli amici non accettano proprio tutto tutto…” “Ma dai, ti sei accorta ora dell’ipocrisia degli esseri umani?” Lilith non rispose limitandosi a fare bollicine con la bocca immersa nell’acqua. “Sei ancora dell’idea di stringere alleanze con quei ragazzi?” “Forse… Vedremo…”. Lamia piegò la testa all’indietro inalando i vapori a pieni polmoni. “E pizzetto? Ti ha mandato il pezzo d’inquadratura mancante?” “LAMIA!” Lilith quasi si strangolò con l’acqua termale sputandola dalle narici in un impeto di imbarazzo. “Mamma mia, finalmente la giornata è finita.” Una terza voce provenne dagli spogliatoi. Le sorelle si guardarono sgranando gli occhi all’inverosimile. Shura. “Oh no.” Mormorò la minore ficcando la testa sott’acqua. “Che accidenti fai, idiota, non hai le branchie!” Lamia le tirò su la testa sibilando tra i denti. “Merda, è già qui.” “Nascondi la coda!” la intimò Lilith recuperando l’asciugamano. “Uff…” Shura spalancò la porta senza veli. “Ma guarda un po’ chi c’è.” Commentò sorpresa facendosi avanti. Lilith e Lamia le davano le spalle sudando freddo immerse nell’acqua fino al mento. “Non fare cagate.” Sussurrò la biondina. “Prof…” La maggiore si voltò verso la nuova arrivata posando un gomito sul bordo della vasca. “Non dovresti bagnare il bendaggio.” Rispose Shura entrando in acqua. Lamia alzò un sopracciglio. Avrebbe voluto risponderle che faceva quel cavolo che le pareva e che in ogni caso era già sicuramente guarita ma si trattenne. “Ops.” Si limitò a dire con tono irriverente. “Tu invece, piccoletta, che mi dici?” l’insegnante si rivolse a Lilith che la guardò offesa. “Sto bene.” Rispose a monosillabi dallo smacco. “Ottimo.” Shura spalancò braccia e gambe stravaccandosi come se ci fosse soltanto lei. Sembrava avesse appena messo le radici. Erano in trappola. Lamia si sentì fissare dalla sorella con occhi disperati. Il brodo di demone era servito.
“Quella maledetta p…” Lamia si asciugò i capelli con violenza usando le tende dello spogliatoio. “Non ha mosso quel suo culone per tre ore. TRE ORE. Mi stavo seriamente sciogliendo, Guarda la mia bellissima pelle!” “Non penso lo abbia fatto apposta.” Lilith la guardò sclerare con gli occhi a mezz’asta. “Comunque sbrighiamoci ad andare in stanza…” “Come mai tutta questa fretta?” la sorella andò a rivestirsi facendole compagnia, “Nulla…” la piccola distolse lo sguardo, “Nulla eh?” “Non voglio che torni Shura, così ti va bene!?”.
Misero piede in camera nel silenzio tombale. Posarono accanto ai loro letti il malloppo di vestiti sporchi e s’infilarono sotto le coperte senza fare rumore. La locanda aveva dato loro in dotazione degli Yukata per la notte e il tessuto fresco di cui erano fabbricati era l’ideale per le notti estive. Izumo e Shiemi erano in stanza con loro ma dormivano già. La camerata comune non aveva entusiasmato molto nessuna delle ragazze, Shiemi a parte che vedeva sempre tutto bello. “Notte, Lamia.” Nessuna risposta. La maggiore si era arrotolata nelle lenzuola e non dava più udienza a nessuno. Lilith sospirò ripensando al suo cellulare. Non si ricordava dove lo aveva lasciato. E nel dubbio si addormentò.
“Buongiorno ragazze!” Shima accolse le quattro compagne di stanza con un grosso sorriso. Era seduto assieme agli altri ai tavoli della mensa comune per la colazione. “Ciao.” Rispose Kamiki andando a prendere un vassoio con la colazione. “Aspetta, vengo anche io!” Shiemi le corse dietro agitata guardando Rin con la coda dell’occhio. Lilith e Lamia rimasero in piedi decidendo il da farsi. “Buongiorno.” Rispose la prima a Shima, “Che fate lì impalate? Non fate colazione?” domandò bevendo un sorso di succo di frutta. Rin seduto di fronte a lui le guardò assonnato. Quella vicinanza stupì parecchio i presenti. Che Shima avesse finalmente fiducia nel ragazzo? “Oi…” sbadigliò il mezzo demone, “Dormito bene?” domandò spazzandosi via una lacrima di sonno col pugno. “Giusto, com’è essere in camera tutte donne?” Gli occhi di Shima divennero sognanti. “Palloso.” Sbuffò Lamia andandosene. “Lamia!” Lilith si voltò imbronciata. “Scusatela…” abbassò la testa sedendosi in loro compagnia. “Di cosa? Le ragazze enigmatiche sono le migliori…” Renzou guardò la donna uscire dalla mensa. “Oh, non volevo mica offenderti, scusa!” si accorse dell’occhiataccia lanciatagli dalla piccola cercando di rimediare alla gaffe. Suguro e Koneko erano nel tavolo dietro in isolamento. Si vedeva che gli bruciava il fatto che Shima si fosse seduto con Rin e non con loro. Ad un certo punto si alzarono senza nemmeno salutare. Lilith li guardò uscire seguendoli con lo sguardo. “Non fare caso a loro… Hanno un meeting di famiglia.” Le disse Shima mangiando il suo riso. “Tu non vai?” chiese lei ma il ragazzo non fece in tempo a rispondere che fu colpito alle spalle da un calcio rotante. “Renzou!” sillabò Kinzo atterrando a piè pari accanto al fratello tramortito. Dietro di lui apparve Juzo sorridente. “Ma sei scemo!?” si voltò la povera vittima strillando come un ossesso, “Che vuoi che sia un calcetto?” fece spallucce il biondo. “E questi chi sono?” Lilith fece una faccia sconcertata rubando una fetta di pane dal vassoio di Shima mentre non guardava. “Oh, una ragazza!” Kinzo sorrise lascivo chinandosi per guardarla meglio, “Ciao, splendore…” fischiettò venendo colpito in testa da Juzo, “Perdonatelo. Kinzo è il quarto fratello della famiglia Shima. Ed è il più pervertito.” “Uh? Io pensavo che Shima non si potesse superare…” disse Rin parlando con la bocca piena, “Ma guarda, non ti avevo visto! Renzou, è amico tuo?” Kinzo si riprese velocemente dalla botta guardando Rin con un sorriso a trentadue denti. “Una specie…” rispose il diretto interessato ficcandosi in bocca una bacchettata di frittata. “Scusatemi, io non mi sono ancora presentato…” si fece avanti Juzo ricomponendosi, “Io mi chiamo Juzo e sono il secondo genito della famiglia Shima. Io e Kinzo siamo fratelli di Renzou.” Spettino i capelli rosa del fratellino, oltremodo seccato. “Piacere.” Disse Lilith finendo la fetta di pane imburrato. Senza Lamia si sentiva un po’ a disagio, chissà che stava facendo? “Voi siete?” il maggiore guardò prima la ragazzina e poi Rin sorridendo beato, “Io? Ah… Io sono Lilith Evangeline. Studentessa dell’accademia della vera croce.” Precisò. Più informazioni forniva e più si sentiva sicura. “Io mi chiamo Rin Okumura. Sono anche io studente dell’accademia.” Il ragazzo fece un cenno con la testa deglutendo il boccone. “Vi dispiace se ci uniamo a voi per la colazione?” Saltò su Kinzo e Shima roteò gli occhi dall’esasperazione.
Lamia si era persa nei meandri della locanda corridoio dopo corridoio pur di allontanarsi da tutti. L’aver interrotto così drasticamente i pasti non le stava giovando. Si sentiva più debole e sempre più affamata. Se Yukio non fosse tornato avrebbe di sicuro attaccato il primo che passava. Ad un tratto sentì bisbigliare in una stanza nelle vicinanze. “Il venerabile potrebbe aver tradito…” “Non è ancora il momento di discuterne. Aspettiamo che inizi ufficialmente il meeting.” Sentì un vociare sommesso. Incuriosita si avvicinò per origliare. Un rumore di passi provenne dal fondo del corridoio. Juzo e Kinzo raggiunsero la sala. Il maggiore stava aiutando a camminare un terzo uomo col volto tatuato. Sembrava molto debole e camminava a fatica. Senza accorgersi di Lamia, entrarono nella stanza prendendo parte all’incontro e la riunione poté iniziare. “Buongiorno a tutti…” disse entrando l’uomo ferito tossendo, “Grazie per essere venuti nonostante il poco preavviso.” “Yaozo!” un coro di stupore si levò dai presenti. Il responsabile della succursale di Kyoto si era palesato nonostante le gravi ferite inferte nell’attacco di pochi giorni prima. “Stai bene? Mi sembra che tu sia messo peggio di ieri.” La voce di Suguro si levò dalle file mentre Yaozo veniva fatto accomodare al tavolo. “Ryuji… Non avrei voluto farmi vedere in queste condizioni ma c’è una cosa che devo comunicarvi…” tossì di nuovo prendendo posto, “Oggi per motivi improrogabili, il venerabile non potrà partecipare alla riunione.” Ryuji fu percorso da un brivido di disappunto. “Anche senza di lui però la situazione non cambia… Perciò…” prese fiato, “Dichiaro aperta la riunione.”.
“Lilith, non ti andrebbe di venire in piscina con me e Rin oggi?” “P…Piscina!?” sgranò gli occhi. Dopo l’avventura della sera prima non voleva mai più fare il bagno con qualcuno. Il rischio era troppo. Poi in piscina avrebbero visto tutti la coda. “No grazie.” Si alzò di scatto da tavola, “E dai…” insistette Shima, “Oggi abbiamo giornata libera… Io, Rin e voi ragazze…” “Shima hai avuto un’idea brillante.” L’altro ragazzo era colmo di ammirazione. Già s’immaginava le sue compagne in costume da bagno. “Avete intenzione di invitare anche me?” Shura gli comparve alle spalle tirandogli un cuccio, “Ahia!” Rin si massaggiò la testa, “Che mi dici del tuo addestramento speciale?” “Eh… Ecco…” “Immaginavo che avresti procrastinato. Andiamo.” La donna lo prese di peso per le ascelle trascinandolo via. Lilith approfittando della confusione si fece di nebbia per non rischiare di essere persuasa ad andare in piscina. “Shura! Mollami!” le grida di Rin echeggiarono lontane nel corridoio.
“L’obiettivo del meeting di oggi è quello di far uscire allo scoperto il traditore.” Le parole di Yaozo echeggiarono nel silenzio carico di tensione. “Hey un momento. Hai qualche prova che ci possa essere un traditore tra di noi? Ti ricordo che fino a quattro giorni fa non sapevamo nemmeno dell’esistenza dell’occhio sinistro!” saltò su Mamushi iraconda scatenando un vociare sommesso, “Silenzio!” Yaozo richiamò tutti all’ordine, “Le persone presenti all’incidente dell’occhio destro erano tutti membri della setta del serpente.” Disse allo stremo delle forze. “Inoltre solo un appartenente alla setta avrebbe saputo come spezzare il sigillo protettivo…” “Padre, anche tu la pensi come Shima?” Mamushi guardò l’uomo che aveva appena parlato con un accenno di rancore. “Grazie Uwabami.” Tossì Yaozo. “Juzo per cortesia, potresti raccontarci l’accaduto?” si rivolse al figlio prendendo fiato. “Sì.” Il ragazzo annuì cominciando a raccogliere i ricordi.
Lamia se ne stava beata con l’orecchio attaccato a uno dei pannelli di carta del muro. Ascoltò il racconto molto interessata. “In altre parole… Le persone vicine all’occhio destro in quel momento erano le mie tre figlie…” Uwabami aprì di nuovo bocca, “Juzo, Il direttore Yaozo Shima arrivato per aiutare e… Il venerabile Tatsuma al momento assente.” “Esatto. Solo questi sei”. “Qui ci sono delle informazioni su Saburota Todo… L’ex responsabile del dipartimento profondo di Tokyo”, il padre di Mamushi allungò un plico al centro del tavolo. Ad un tratto scoppiò l’ennesima lite tra la ragazza e Juzo per il semplice fatto che continuavano a darsi la colpa a vicenda. Finirono di scannarsi soltanto quando un terzo nome uscì in dibattito. “E se fosse stato il venerabile?” scoppiò il putiferio generale. “Smettetela!” Yaozo sbattè con forza il pugno sul tavolo. “Io e Uwanabi discuteremo delle ipotesi questo pomeriggio e vi chiameremo di nuovo a raccolta. Per adesso andate. La riunione è conclusa”. Lamia sogghignando sparì nell’ombra.
Lilith si aggirava senza una meta in cerca della sorella. Era arrivato il pomeriggio tardo e ancora non l’aveva trovata. Aveva sprecato un giorno di libertà per recuperarla dai meandri della locanda. Mentre guardava per aria andò a sbattere senza preavviso contro qualcuno. “Ahh!” Shiemi fece cadere un cumulo di asciugamani. “Scusami piccola!” le disse raccattandoli tutta agitata. “Piccola?” Lilith gonfiò le guance stizzita, “Uff… Che fatica…” la compagna si asciugò il sudore dalla fronte con una mano, “È da stamattina che non mi fermo. Anche se oggi avrei potuto riposarmi, non ho tempo da perdere. Voglio diventare migliore di così!” strinse il pugno raccontando i fatti suoi senza che nessuno glielo avesse chiesto. Lilith infatti la guardò sconcertata e accennando a un sorriso passò oltre, “Buon lavoro allora…” disse con un filo di voce. “Grazie!!” strillò energica Shiemi correndo via con gli asciugamani. Un bagliore blu nel cielo attirò la sua attenzione. Lo aveva catturato con la coda dell’occhio passando accanto alla finestra. Avvicinandosi al vetro si accorse che proveniva dal tetto sopra di lei.
Nel mentre, Lamia non si era affatto persa come credeva la sorella. Aveva pedinato per tutto il giorno Ryuji. Percepiva qualcosa di anomalo in lui. Un odio radicato come pochi e affamata com’era non riusciva a resistere ai suoi impulsi. Senza nemmeno pensarci, il suo stomaco le chiedeva di morderlo ma a stento se lo impediva. Il patto con Yukio era l’unica cosa a impedirle di fare una strage per la fame. E mentre lei pedinava Ryuji, il ragazzo pedinava gli altri membri del congresso. Vedendo Juzo guardarsi attorno in modo sospetto si era nascosto dietro le scale per osservarlo meglio. Il ragazzo aveva appena liquidato un paio di coetanei esorcisti che chiedevano della riunione segreta ed estraendo una chiave dalla tasca si accingeva ad aprire una delle porte del corridoio. Era la chiave per la succursale e Bon lo aveva capito. “Che accidenti va a fare a quest’ora alla succursale?” si morse un labbro scattando su per le scale. Lamia assottigliando lo sguardo lo seguì fino in strada continuando a spiarlo. Sentiva che stava per succedere qualcosa di divertente.
“Ci devo riprovare!” gridò Rin alle prese con le solite candele. Lui e Shura erano andati sul tetto della locanda per provare a domare le fiamme blu indisturbati. “Hey.” La testa di Lilith fece capolino spaventando entrambi. “Evangeline, che ci fai tu qui? È una lezione privata.” L’ammonì Shura con un minimo di contegno. “Lilith!” Rin sorrise vedendola salire. “Ho perso mia sorella… L’avete vista?” chiese buttando indietro l’orgoglio. Sperava che da quella posizione sarebbe stato più facile sorvegliare i dintorni e beccarla. Cominciava davvero a preoccuparsi.
Ryuji fece irruzione nella succursale incrociando Kinzo nell’ingresso. “Hey Bon, che ci fai qui? Se è per la cena dovrebbero già avervela portata…” “Dov’è l’ascensore per scendere nei sotterranei?”.
“Spiacente, non vedo Lamia da ieri sera alle terme…” Shura arricciò le labbra spensierata. “Shura, sei la nostra insegnante non dovresti mai perderci di vista…” Rin la guardò alzando un sopracciglio. “E nemmeno darci alcolici…” aggiunse Lilith cavalcando l’onda. “Oi ma che volete da me?” la donna incrociò le braccia sbuffando quando il suo cellulare prese a squillare. “Pronto, professoressa Kirigakure.” Rispose e sbiancò. “Signori. Abbiamo un problema.” Chiuse quasi subito il telefono guardando i ragazzi, “Il dipartimento sotterraneo della succursale è sotto attacco.”. Lilith sgranò gli occhi cominciando a tremare. Se anche l’altro occhio fosse andato perso lei e Lamia sarebbero state in grossi guai. E sua sorella era al momento dispersa.
“Cosa stai facendo… Mamushi?” Juzo era arrivato alla sala sotterranea dove era custodito l’occhio. Di fronte a lui c’era Mamushi di spalle al cospetto della reliquia. Ryuji era arrivato giusto in tempo per assistere alla scena, nascosto dietro il muro. Lamia era nell’ombra assieme a lui e all’improvviso recuperò il senno. Che stava facendo? Quello era cacciare. Scossò rapidamente la testa accorgendosi di dove si trovava. Si tappò il naso per non sentire più l’odore di Suguro fissando l’ampolla con l’occhio destro e si ricordò di Lilith. La fame le aveva annebbiato la ragione. “Dì qualcosa!” Juzo gridò a Mamushi voltatasi inerme. “L’ho fatto affinché la setta aprisse gli occhi.” Rispose lei. “I veri traditori sono il venerabile Tatsuma Suguro e Mephisto Pheles.” “Di cosa stai parlando?” il ragazzo era scioccato, “Otto anni fa… Era studentessa di Todo. Lui mi rivelò tutto. All’inizio non gli credevo ma dopo la notizia del processo di Lord Pheles ebbi la conferma del tradimento. Quell’uomo ha allevato in segreto il figlio di Satana.” Fece una pausa, “E per farlo sta usando l’oggetto sacro, L’Honzon del nostro tempio.” Le sue mani divennero serpenti e si preparò ad attaccare. “Hai le prove!?” “Al momento non possiedo nulla di concreto ma un giorno le otterrò. Non poso più fidarmi della setta.” Sgranò gli occhi in preda alla follia scatenando le sue bestie, “Io e il professore Todo sigilleremo gli occhi del Re dell’impurità in un luogo più sicuro.” “Non farlo Mamushi!” gridò Juzo impugnando il suo bastone, “Salverò la setta del serpente!” strillò lei come una pazza.
“Muoviamo le chiappe.” Shura saltò giù dal tetto alla riscossa, “Seguitemi!” strillò intimando gli studenti. All’orizzonte videro alzarsi una colonna di fumo e la terra cominciò a tremare. Tutti i membri della setta erano in allarme. Persino il venerabile che era mancato all’incontro gridò all’emergenza e sembrò determinato a fare qualcosa in merito. L’uomo si trovava assieme a Uwabami Hojo nella sala di controllo. Non ci fu esorcista che non accorse sul posto.
“Ma cosa succede!?” Ryuji che era uscito allo scoperto si resse al corrimano del ponte sospeso del salone sotterraneo per non cadere vittima del terremoto. “Il soffitto sta marcendo!” Juzo alzò la testa osservando una crepa sempre più grande farsi strada nella pietra. “Mamushi!” Gridò mentre una frana potentissima la investiva assieme all’altare con l’occhio. “Ciao, da quanto tempo che non ci si vede, Shima.” Todo fece la sua comparsa dall’enorme cratere del soffitto. “Todo” il ragazzo era senza parole. Mamushi risorse dalle ceneri con in mano l’ampolla libera dal sigillo. “Mamushi, ti sta ingannando! Fermati!” gridò alla donna mentre si apprestava ad estrarre l’occhio dal contenitore. “Non farlo!” insistette ma ormai era troppo tardi. Afferrando la sferetta con due dita la liberò definitivamente e senza pensarci ulteriormente la sostituì a uno dei suoi occhi. Non fece la minima piega. Al contrario, Juzo era terrorizzato. Rimasto di pietra assistette inerme alla scomparsa dei due criminali in una nuvola di fumo. “È scomparsa!” gridò Ryuji incredulo correndo al fianco di Juzo rimasto a fissare il vuoto con gli occhi sbarrati e il respiro affannato. Una grande folla si radunò là sotto. Nessuno però era riuscito ad arrivare in tempo per impedire il disastro. “Che è successo!?” Lilith si era trovata al cospetto della devastazione trascinata da Rin e Shura. In mezzo alle teste vide inaspettatamente quella di Lamia, uscita dall’ombra. Sembrava disorientata più di lei. “Lamia!” corse a toccarle una spalla facendola voltare. “Lilith!” fece una faccia incomprensibile, “Che ci fai tu qui?” “Non… Chiedermelo.” Guardò altrove schiarendosi la voce. “Che è successo?” Shura si fece avanti trascinandosi dietro Rin. I due affiancarono le sorelle per avere una vista migliore sul macello. “Anche l’occhio destro…” balbettò Juzo cercando di ricordare come si parlava, Lilith sgranò sempre di più gli occhi mano a mano che parlava, “Anche l’occhio destro… È stato rubato.”. Lamia guardò la sorella con la medesima espressione. Ora che entrambi gli occhi erano in possesso dello stesso manipolo significava una cosa sola. Il Re dell’impurità sarebbe risorto di lì a poco. 
   
 
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