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Autore: BlueOneechan    17/11/2016    1 recensioni
Credevano che l’arrivo di un bambino non avrebbe influenzato i loro destini, che sarebbero restati insieme per sempre. Ma sono già passati otto anni da quando Haruka è rimasto solo col piccolo Sakura.
Il tempo passa, ma il ricordo di Rin è ancora vivo.
Così come le ferite.
[HaruRin / Sakura Nanase/ Mpreg]
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!
Capitoli:
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Note dell’autrice: Grazie infinite per tutti i bei messaggi che ho ricevuto, e anche a coloro che si sono avvicinati da poco alla storia. Un ringraziamento speciale a Lady Destiny 99 per tutto l’incoraggiamento che mi ha dato in questi giorni nella pubblicazione di questo capitolo :)

Note della traduttrice: Vi ringrazio per l'attesa. Grazie a chi si è preso la briga di recensire e di aspettare con pazienza ogni ritardo negli aggiornamenti, accettando le eventuali modifiche nell'adattamento per rendere il testo più scorrevole. Per quanto possibile ho sempre cercato di mantenermi fedele.

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QUANDO PIOVANO LE STELLE
CAPITOLO 6

 

Sakura Nanase non era un tipo del tutto affidabile quando si trattava di quel tipo di denaro.

Quando ne otteneva una certa quantità, lo spendeva subito in complementi d’arredo e cose inutili, per questo i suoi investimenti si trovavano a un punto morto. Tuttavia, certe volte accadeva un miracolo e si ritrovava ricco. Lo aveva accumulato con pazienza e aveva fatto sforzi sovrumani per non spenderlo. E adesso, che era stato finalmente in grado di ottenerne una notevole quantità, poteva sorridere soddisfatto, investendolo in una nuova casa. Si, Sakura Nanase possedeva molte case e, a otto anni, poteva dire con orgoglio che era il signore e padrone di una crescente città sottomarina.

— Sakura, la cena è pronta. —

La voce lontana di Haruka fu quasi impercettibile alle orecchie del bambino. La sua attenzione era focalizzata al videogioco davanti ai suoi occhi di una comunità sottomarina, i cui abitanti erano pesci che non nuotavano ma che ironicamente camminavano con gambe umane sul fondo del mare. Ma a Sakura non gli importava, lui si divertiva costruendo case e facendoli interagire tra di loro. Era riuscito a far accoppiare diversi pesci degli abissi, ma aveva un giovane pesce maschio dalle squame rosse, solo.

— Ah, non gli piace nessuno…— brontolò Sakura frustrato mentre pigiava con le sue piccole dita i tasti del joystick, comandando al pesce di iniziare una conversazione con alcune femmine del luogo. Ma era invano, perché il personaggio non aveva un carattere amabile e finiva sempre per discutere col resto del branco.

Il rumore della porta della sua camera si sentì in un angolo e, subito, la figura slanciata di Haruka fece la sua comparsa nella stanza. Sopra i suoi abiti indossava quel vecchio grembiule di colore blu che tanto gli piaceva e che, nonostante gli anni, rifiutava di disfarsene.

—Ehi, Sakura, ti ho chiamato. Che stai facendo?— chiese curioso, ma poi volse lo sguardo verso il televisore e seppe di cosa si trattava.

—Sto giocando a "Animal Crossing! Le profondità del mare. Tre".— rispose Sakura serio e in fretta, molto concentrato dai suoi problemi.

Anche se la bocca di Sakura era storta di lato, angustiato per il cattivo carattere del suo pesce preferito, i suoi occhi subito si infiammarono di aspettativa quando notò i leggeri cambiamenti nella sua città. L’ambiente oscuro tipico del fondale marino iniziava a illuminarsi poco a poco. Un evento stava per accadere.

—Papà, guarda!— chiamo subito con entusiasmo, allungando la mano per indicare la televisione.

—Northern Stoplit Loosy-kun!— esclamò Haruka piacevolmente sorpreso nel vedere il pesce speciale che ora appariva sullo schermo: un Malacosteus blu che camminava per le strade con espressione annoiata, illuminando tutto il luogo con una luce brillante che emanava dai suoi occhi. Quel personaggio era l’attrazione principale del videogioco che a Haruka piaceva da anni, perciò aveva comprato un paio di t-shirt con l’immagine del pesce per lui e per suo figlio, così come anche un peluche.

—Infine è apparso Northern Stoplit Loosy-kun. È l’unico col quale il mio pesce rosso si trova bene.— commentò Sakura, senza allontanare lo sguardo dalla televisione —Guarda, là sta’ il mio pesce imbronciato in un angolo ma, quando giunge la luce del Malacosteus, uscirà per incontrarsi con lui.

—Sono buoni amici.— commentò Haruka vedendo come entrambi i pesci iniziavano una conversazione.

—Mmm… Si, ma… —disse dubbioso, mentre vedeva formarsi una bolla sopra la testa del pesce rosso, mostrando subito un cuoricino — È strano, perché sempre, ogni volta che parlano esce questo cuore, ma ai pesci che sono amici non escono i cuori.—

—Forse si piacciono.— disse Haruka con naturalezza.

—Piacersi? Sarebbe rarissimo!— rise Sakura divertito —Il mio pesce è un maschio e anche Northern Stoplit Loosy-kun lo è. Non possono piacersi.—

—Perché no? È un peccato se si piacciono tra loro?— domandò pacato. Il suo sguardo non era di rimprovero, in realtà voleva sapere cosa pensava suo figlio.

Sakura lasciò perdere l’attenzione dalla televisione e andò da suo padre, sollevando un braccio e portandoselo dietro la testa per grattarsi la nuca.

—Non lo so…—disse confuso — L’ho sentito l’altro giorno da alcuni ragazzi al club. Loro sono grandi, vanno al liceo, dicono che è molto strano e brutto che due ragazzi si piacciano… Ma non so perché.— rispose franco.

—Non far caso a ciò che dicono gli altri, Saku. Uno non sceglie chi amare, ma è il cuore che ti guida verso quella che è la nostra persona speciale. Se il pesce rosso e Northern Stoplit Loosy-kun si piacciono, allora lascia che siano liberi. Non c’è nulla di brutto né di strano in questo.— disse Haruka con gentilezza abbozzando un piccolo sorriso vedendo che Sakura lo osservava con occhi spalancati pieni di curiosità. Allungò la mano e smosse alcune ciocche rosse che gli cadevano sopra la fronte. —Bene, metti in pausa il gioco e scendiamo a cenare.—

Il bambino annuì piano, in silenzio e obbedì al padre mettendo in pausa in gioco , lasciando il joystick sopra il letto. Diede un’ultima occhiata allo schermo del televisore, vedendo come stavano fermi a conversare il pesce rosso e il blu Northern Stoplit Loosy-kun, con il cuore ancora sopra le loro teste.

Il ricordo dei ragazzi all’Iwatobi SC Returns gli attraversò la mente per un attimo.
Prima, agli occhi innocenti di Sakura, quei ragazzi di quattordici anni già erano grandi, presto saranno adulti rispettabili, cosicché le loro parole erano cariche di una certa maturità. Al contempo, a Sakura attirò la sua attenzione quando negli spogliatoi li ascoltò parlare sopra quel loro amico che, fidandosi della loro amicizia, gli aveva confidato che si era dichiarato a un altro ragazzo.
Non è che Sakura andasse in giro origliando le conversazioni altrui, lui voleva solo prendere l’asciugamano dalla borsa quando li ascoltò ridere su quanto fosse 'strano' e 'brutto' un possibile amore tra due maschi.

Ma, adesso, suo padre ribaltava tutto questo e gli spiegava in un paio di frasi che l’amore era libero. Le parole di Haruka erano sempre legge, ma non riusciva ad evitare di sentirsi confuso nel non comprendere del tutto cosa significava amare un altra persona.

Sakura si fermò a metà scala, allungò il braccio per tirare la camicia di Haruka, che si fermò voltandosi di scatto verso il bambino.

—Papà, ti piacciono i ragazzi?—

Nonostante gli sfuggì dalle labbra con leggerezza con un tono molto innocente, di fronte a lui, Haruka spalancò gli occhi e lo osservò stordito; sbatté le palpebre un paio di volte per assimilare la domanda improvvisa. Non credeva che suo figlio gli avrebbe fatto quella domanda così presto, seppure, tenendo conto dell’età di Sakura, era normale che il bambino iniziasse a interrogarsi su argomenti molto profondi, soprattutto se ne aveva sentito parlare da qualcuno nel proprio ambiente.

—Uhm…—

Haruka si mosse un po’ a disagio sopra il gradino nel quale si era fermato, tenendo su di sé lo sguardo trepidante del figlio, lo stesso sguardo che gli aveva dato quando gli domandò un paio di anni fa "Papà, come nascono i bambini?". In quella situazione Haruka, anche se era completamente confuso, aveva optato per raccontargli la verità con parole sincere, senza storie su cicogne né altre storielle. Però gli aveva raccontato una verità a metà, perché nella sua spiegazione incluse come nascono i bambini in situazioni normali, senza riferirsi nemmeno un istante al caso particolare di Sakura. Si sentì male nel non rivelargli tutto, ma il bambino restò soddisfatto della risposta ed era andato a giocare senza fare altre domande.

Tuttavia, questa volta la situazione era più complicata, perché Haruka non aveva una risposta semplice che un bambino di otto anni potesse comprendere. Non era gli piacessero davvero le donne, o gli uomini, o entrambi, o nessuno. Era che lui non si interessava ad alcuno; lo attirava solo quella persona speciale con la quale riusciva a formare un vincolo emotivo forte a sufficienza da risvegliare il suo desiderio sessuale. Stando all’università gli avevano detto che era 'demisessuale', ma lui non era del tutto sicuro di questo. La sola cosa che sapeva era che aveva incontrato una persona capace di svegliare la fiamma nascosta nel suo petto, e questa persona era la stessa che con lui aveva messo al mondo il bambino di fronte a sé.

—Ricordi che ti ho detto che uno non può scegliere chi amare?— rispose Haruka cercando di parlare senza esitazione. Non voleva che Sakura pensasse che fosse imbarazzante parlare di questo argomento —Mi piace qualcuno che diventa speciale per me, non importa chi sia… Penso di essere come Northern Stoplit Loosy-kun… o qualcosa di simile.—

Sakura sbatté le palpebre un paio di volte, forse stava elaborando la notizia dentro la sua mente. Le parole di suo padre stavolta furono un po’ difficili da capire, ma almeno gli avevano chiarito una cosa: l’amore era libero, e tanto i pesci del suo videogioco come il ragazzo del suo club erano liberi di amare chi consideravano speciali per loro. Lo aveva detto suo padre, perciò doveva essere così. Ovviamente Sakura non pensò nemmeno di chiedergli se la sua mamma era un uomo o una donna; questa domanda era irrilevante perché, ovvio, tutte le "madri" sono donne, no?

Sakura sorrise gioioso e finì di scendere le scale insieme a Haruka, che sospirava sollevato per essersi liberato di una piccola ma pericolosa domanda.

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Dopo cena, Rin si accasciò esausto sul divano della sala da pranzo. Si sentiva un poco stanco dopo aver passato tutto il giorno da un luogo all’altro in cerca di lavoro. Come se non bastasse, quel piccolo ficcanaso dal cappello giallo era sfiancante. Anche se non era molto il tempo che avevano passato insieme quella sera, il portare alla memoria i ricordi di suo padre e della presunta “maledizione” che lo porterebbe a morire in mare, gli avevano provocato un leggero mal di testa.

Ma, non poteva negare che la presenza di quel bambino non gli dispiaceva. Era vero, lo considerava uno stalker fastidioso, ma si rivelò essere anche molto divertente. Il bambino diceva cose graziose, alcune senza senso o dal suo punto di vista infantili, erano riuscite a far cacciare a Rin almeno un paio di sorrisi e risate. E questo era tanto, perché era da molto tempo che non rideva insieme a qualcuno.

—Vedo che sei contento.— commentò Gou ironica, guardandolo fuori dal corridoio.

Solo allora Rin notò il sorriso assurdo che aveva sul proprio viso. Tornò serio, distogliendo lo sguardo, imbarazzato.

—Non è nulla.— disse di botto, mentre sua sorella entrava in sala da pranzo e gli si sedeva affianco.

—Per caso hai trovato lavoro?— domandò curiosa.

—No. Gli annunci di lavoro cercano solo persone con studi specifici e io non ho nulla di questo.— rispose Rin storcendo la bocca. All’improvviso si raddrizzò un attimo sullo schienale, si guardò da tutti i lati assicurandosi che sua madre non si trovasse nei dintorni, poi parlò a voce bassa:

— Forse dovrei trovare lavoro al porto, sai, come pescatore.—

Un brivido attraversò tutto il corpo di Gou, che si incupì immediatamente.

—Certo che no!— replicò Gou arrabbiata, a voce bassa— È pericoloso e lo sai. Inoltre, mamma si dispererà. Né lei né io vogliamo che ti succeda lo stesso che è successo a papà e agli altri uomini della famiglia.

—Allora, che dovrei fare?— domandò adirato, tornando al suo tono normale— Ho già cercato in tutti gli annunci di lavoro e non hanno nulla per me.

Gou lo osservò pensierosa per un istante, poi curvò le labbra in un sorriso sornione mentre cacciava il telefonino. Sotto gli occhi curiosi del fratello, Gou iniziò a scrivere alcune parole nell’apparecchio, poi in un attimo apparve una mappa sullo schermo.

—Cos’è questo?— domandò, osservando confuso la direzione esatta che mostrava. Era un luogo nella città di Tottori, ad alcuni chilometri a sud di Iwatobi.

—È un piccolo negozio che ha aperto da alcuni mesi. Siccome non hai ancora trovato lavoro e non hai nulla da fare, domani andrai qui.— rispose Gou facendogli l’occhiolino.

—Non voglio andare in città.— si lamentò.

—Ci andrai.— insisté lei con fermezza, ma senza perdere il suo dolce sorriso— Domani, dopo avermi accompagnato all’ospedale, vai a questo negozio e ritira un pacchetto speciale che hanno per me, e non ti azzardare ad aprirlo!

Rin non aveva alcuna possibilità di andare contro le decisioni che prendeva Gou. Non sapeva se perché lei era davvero perspicace o per il semplice fatto che era sua sorella minore e lui tendeva ad accontentarla in tutto, ma il fatto era che lei otteneva sempre cosa voleva. Perciò, dopo aver notato il suo tenero sorriso pieno di malizia, non si preoccupò neppure di contraddirla; sospirò rassegnato tenendosi tutti i rimproveri che ricevé.

Pertanto, il giorno dopo Rin rimase in silenzio quando Gou gli consegnò un pezzo di carta con un indirizzo annotato sopra. Dopo averla lasciata all’ospedale, intraprese il percorso verso sud di Iwatobi per prendere la strada principale che lo avrebbe condotto a Tottori.

Accompagnato da un bel sole nel cielo e dalle tracce di pioggia ancora sul marciapiede, arrivò alla capitale della prefettura, una grande città con una quantità considerevole di persone e veicoli che transitavano per le strade. Doveva solo accedere al GPS dell’automobile per iniziare a cercare l’indirizzo indicatogli da Gou.

Quando il GPS lo avvertì che era giunto al luogo indicato, Rin si fermò, scese dall’auto e guardò la palazzina davanti ai suoi occhi. Era una costruzione abbastanza recente con vari locali commerciali al primo piano, uno dei quali era una piccola libreria.

—Che diavolo a che fare Gou con un negozio di libri?— si chiese Rin, alzando un sopracciglio, assicurandosi fosse davvero questo il posto che cercava. Non si era sbagliato, così guardò il foglietto con l’indirizzo che sua sorella gli aveva consegnato e si decise a entrare.

Fu allora che capì tutto, il perché del sorriso di lei la sera prima insieme alla sua insistenza nel volere che fosse Rin a prendere il pacchetto speciale. Tutto aveva un senso quando vide la figura di quel giovane conosciuto altissimo, dagli occhi turchesi e le spalle larghe. Non riuscì ad evitare di portarsi la mano alla bocca per la sorpresa.

—Sousuke!— esclamò stupito, con gli occhi spalancati e il cuore che all’improvviso iniziò a battergli forte. Attirò l’attenzione del cassiere, poi vide Sousuke voltarsi verso di lui con un enorme sorriso sul volto.

—Ti stavo aspettando, Rin.— disse con dolcezza, trasmettendogli quel calore quasi dimenticato che tanto confortava l’altro. Allungò il pugno chiuso e, senza perdere il suo bel sorriso, lo colpì leggero contro il pugno di Rin, i cui occhi umidi minacciavano di far uscire un paio di lacrime di emozione.

Quando Rin lasciò il Giappone – otto anni fa– lui e Sousuke si mantennero in contatto tramite l’invio di lettere, come facevano da bambini. Era come se la storia si ripetesse e, anche se Sousuke questa volta insisté che comunicassero per email, finalmente finì per accettare lo stile più tradizionale dell’amico. Si riunirono in Australia per qualche festività, le volte in cui Gou e sua madre invitarono Sousuke all’altro capo del mondo per andare a trovare Rin. Il legame tra entrambi gli amici mai si era perso nonostante, purtroppo, le visite si fermarono nel momento in cui Sousuke trovò un lavoro i cui giorni liberi erano incompatibili con quelli di Gou e della signora Matsuoka. Dal suo ultimo incontro erano già passati tre anni.

—Non ci vediamo da tempo.— commentò Rin, ammirando il viso dell’amico. Sembrava che gli anni non fossero passati per Sousuke; aveva ancora lo stesso taglio di capelli, il corpo tarchiato che gli dava un aspetto minaccioso, e quel sorriso spontaneo che aveva conquistato tanti.

—Stupido, perché non mi hai avvisato che saresti tornato a Iwatobi?— lo rimproverò bonario.

—È stata un’idea di Gou.— si giustificò Rin
—Sono riuscito a prendermi le ferie questa settimana e la prima cosa che ho pensato era di venire fin qui per vederti. L’ho detto a tua sorella perché non sapevo se era una buona idea dirtelo; sai, sei molto bravo a fuggire da qualcuno.— disse con naturalezza, toccando deliberatamente il punto debole di Rin.

—Di che parli? Io non sto scappando da nessuno. Per questo sono tornato.— spiegò con una certa monotonia nel tono di voce, ascoltando al contempo la risatina di gioia che usciva dall’amico. L’umorismo irriverente che di solito fioriva in Sousuke non era cambiato col tempo.

E anche se Rin era ancora corrucciato per via del commento, la verità era che subito rilassò la sua espressione e abbozzò un leggero sorriso sulle labbra. Non poteva negare che vedere il suo amico era sempre un’esperienza gratificante. Insieme a Sousuke aveva vissuto momenti molto significativi quando studiavano insieme alle Elementari Sano e poi all’Accademia Samezuka; gli aveva dato consigli quando lui e Haruka iniziarono a uscire insieme; lo aveva appoggiato incondizionatamente durante la gravidanza; ed è stato al suo fianco durante tutto il processo di abbandono e volo a Sydney, pur essendo del tutto contrario la decisione di Rin. Si, Sousuke era il suo migliore amico e uno dei pilastri fondamentali che sostenevano la propria vita.

Il negozio nel quale si trovavano era della madre di Sousuke, lo aveva aperto di recente e per quel giorno suo figlio l’aiutava con la gestione. Anche se era in vacanza e era tornato il giorno prima da Tokyo, non lo disturbava affatto passare i suoi giorni liberi lavorando per aiutare sua madre. E a Rin questo piaceva, perché da bambini ammirava quella scintilla che manteneva sempre in attività l’amico; non importava se qualche volta cadeva esausto e sconfitto, Sousuke sempre aveva la forza di rialzarsi e andare avanti.

Parlarono a lungo in piedi, appoggiati alla cassa, venendo interrotti di tanto in tanto dall’arrivo dei clienti. Ricordarono con nostalgia i loro amici e risero ricordando i bei momenti vissuti con loro. Tutto andava bene, con un’atmosfera leggera e rilassata, finché Sousuke iniziò coi suoi soliti commenti e la faccia serena di Rin iniziò a irrigidirsi.

—Così non stai scappando da qualcuno, eh? Allora, credo che hai già parlato con Nanase.—chiese con perspicacia dando uno sguardo interrogativo all’amico. Rin schioccò la lingua e distolse lo sguardo.

—Ogni tanto, mia madre e Gou cercano di parlarmi di lui, ma io non le ascolto —rispose mantenendo lo sguardo di lato. Un pizzico di rancore e tristezza si posò nel cremisi dei suoi occhi

—In ogni caso, Haru starà passando la sua vita con qualcun altro.—

—Lo dici come se non conoscessi a Nanase. La prima volta che andasti in Australia, quando eravamo bambini, lui ti ha aspettato per anni.—

—Le cose sono diverse adesso. Inoltre, sono già passati otto anni da quando me ne andai, è un tempo sufficiente perché lui abbia trovato qualcun altro. Deve avermi già dimenticato.— Rin strinse i pugni con forza sotto la cassa.

—Ma, tu lo hai dimenticato?—

Le ciocche rosse si mossero davanti la sua faccia nel momento in cui il ragazzo abbassò ancora di più lo sguardo. Restò in silenzio per un istante, sentendo il colpo amaro della nostalgia dentro di lui.

—Haru fa parte del passato.— La voce gli uscì sottile come un filo, appena udibile.

—E Sakura?… Anche lui fa parte del passato?—

Stavolta, come se le parole di Sousuke contenessero aghi, Rin sentì come se il cuore si contrasse in una fitta acuta. Fu inevitabile sentire il nodo che cominciava a formarglisi subito in gola.

—…Anche lui lo è.—disse quasi in un sussurro.

—La convinzione nelle tue parole è sorprendente. —disse con evidente sarcasmo, ma mantenendo il suo atteggiamento stoico —Vedo che il ricordo di Sakura ancora ti perseguita. Sai come si chiama questo, Rin? Rimorso. E non sarai capace di liberartene fin quando non ti decidi ad affrontare le cose.— parlò con assoluta serietà.

—Sakura non mi perdonerà mai… — disse con voce soffocata.

—Non lo saprai fin quando non ci provi.—

—Non credo di essere capace di provarci.—

—Allora, continui a fuggire.—

—Ti prego, smettiamola di parlarne.— Rin chiuse gli occhi, probabile cercava di trattenere le lacrime che minacciavano di iniziare a scendergli per le guance.

Con questo Sousuke capì che, ancora una volta, il discorso non avrebbe portato da nessuna parte. Sospirò rassegnato e scosse la testa da un lato all’altro, chiedendosi per l’ennesima volta quando verrà il giorno nel quale Rin vorrà riconsiderare l’argomento.

—Torneremo su questo argomento più tardi— avvertì l’uomo con delicatezza, vedendo come l’amico annuiva in silenzio strofinandosi piano gli occhi. Dopodiché, Sousuke si girò da una parte, raccolse un pacco che era a terra e lo posò sopra il bancone —. Prima che me ne dimentichi… Questo è per Gou.—

—È vero, lei è stata molto insistente e mi ha chiesto di non aprirlo.— rispose Rin con la voce ancora debole, ma già più calmo. Avvicinò la scatola a lui e la ispezionò con cura — Cos’è?—

—Non ti viene in mente nessuna idea? —chiese scherzoso — È una raccolta mensile di riviste con uomini muscolosi seminudi, consegnata direttamente da Tokyo.—

—Dovevo capirlo… — esclamò seccato portandosi una mano sulla fronte. Questo era il vero motivo per il quale sua sorella era così entusiasta.

Rin passò il resto della giornata facendo compagnia a Sousuke nel nuovo negozio di famiglia. Quando arrivò l’ora di pranzo, il negozio fu chiuso momentaneamente e entrambi i ragazzi uscirono a pranzare in un ristorante vicino.

Rin avrebbe dovuto lasciare Tottori dopo pranzo, in più le sue intenzioni erano di arrivare all’ospedale di Iwatobi un’ora prima che Gou terminasse il suo lavoro. Era quel che faceva sempre, gli piaceva essere più che puntuale. Inoltre, si stava formando una piccola routine: Rin sapeva che un certo ometto dal dolce sorriso lo stava aspettando inquieto, questo, in qualche modo, lo faceva essere ansioso.

Nonostante, l’insistenza di Sousuke insieme alle sue domande come "perché sei così disperato per andare prima all’ospedale?" iniziavano a intimidirlo, perché non c’era modo per Rin di accettare che stava davvero iniziando ad appassionarsi al suo piccolo stalker.

Le intenzioni di Rin per arrivare prima furono finalmente represse, perciò accettò con riluttanza di restarsene a Tottori insieme all’amico.

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A molti chilometri di distanza da dove si trovava Rin, un eccitato Sakura si separava da Aiko, il suo migliore amico, ed entrava ansioso all’Iwatobi SC Returns. Notando la hall vuota del club, sorrise vittorioso al pensiero di avere una nuova opportunità per scappare e andare a riunirsi con quel rosso sconosciuto che tanto ammirava. Sentì quel formicolio che sempre gli accarezzava lo stomaco quando era nervoso, iniziò a correre oltre la porta a vetri.

Il sole toccò la sua pelle e i suoi capelli rossi ondeggiavano al vento. Ma, il bel sorriso sulle sue labbra sparì del tutto quando sentì che lo zaino dietro la schiena veniva tirato all’interno del club, impedendogli di continuare a uscire fuori dall’edificio.

—Dove credi di andare, Nanase Sakura?

Il bambino tremo tutto il tempo nel quale voltava lo sguardo per affrontare il suo sequestratore. Goro Sasabe, il proprietario e capo allenatore dell’Iwatobi SC Returns, lo osservava dall’altro.

—Ah… Uhm… —cercò di parlare Sakura, ma le parole non gli uscivano da bocca. No che era terrorizzato, è solo che semplicemente non aveva considerato l’opportunità di essere scoperto così all’improvviso.

—La lezione inizierà tra un quarto d’ora, su vatti a cambiare.—

Trascinando i piedi, Sakura, riluttante entrò nel club, senza prima voltarsi e dare uno sguardo all’ospedale in lontananza. Là dovrebbe esserci quel uomo dai capelli uguali ai suoi, o almeno era quello che credeva lui. Sospirò pesantemente e seguì gli ordini dell’allenatore.

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Rin prese il borsone sportivo che stava sopra il tavolo del suo appartamento, e ne estrasse una semplice maglietta bianca. Non era della sua taglia, era molto più ampia, e in condizioni normali di certo non lo avrebbe usato non aderendogli al corpo. Ma, tenendo conto della situazione che stava vivendo, quegli abiti più larghi gli erano piuttosto utili.

—Ah, grande!— esclamò Rin contento, prendendo la maglia per i bordi e tirandola piano sopra la sua pancia gonfia.

—L’ho usata solo una volta, quindi è come nuova.— specificò Sousuke, seduto all’altro capo del tavolo.

—Va a cambiarti. Vogliamo vederti risplendere.— disse Gou con un sorriso.

Rin annuì e si allontanò dalla sala per un attimo. Mentre era nella sua stanza, si tolse la strettissima maglietta nera che indossava – quella che tanto gli piaceva ma con essa copriva appena il proprio corpo – e la sostituì con la bianca di Sousuke. La pancia si sentiva finalmente libera sotto la stoffa morbida e larga. Sopra si mise una delle giacche che si trovava sul letto. Una volta che fu pronto, uscì dalla camera e tornò in sala.

—Ti sta alla perfezione!— esclamò Gou meravigliata.

—Ti sta benissimo.— la seguì Sousuke.

Le guance rosse e lo sguardo voltato di lato indicavano che Rin era un po’ imbarazzato. Tuttavia, quei dettagli sul suo viso sparirono nel momento in cui sentì le mani di Gou appendersi al suo braccio destro, poi, Sousuke appendersi al sinistro; il sorriso sul viso di entrambi era machiavellico.

—Ehi, che vi succede?— domandò Rin confuso.

—Oggi ti accompagniamo.— disse Gou entusiasta — Andiamo a fare shopping!—

—Aaah?! — esclamò Rin impaurito— Io non andrò da nessuna parte!—

—Ma, ti è sempre piaciuto lo shopping— rispose Sousuke.

—Non è vero!— mentì d’istinto —Maledizione! Lasciami, Sousuke!—

—Fratello, il bambino sta crescendo e presto la roba di Sousuke-kun smetterà di starti bene. Hai bisogno di vestiti per i prossimi mesi.—

— Andrò a compare qualcosa in seguito.— disse Rin, cercando di sfuggire dalla morsa della sorella e dell’amico.

—Si non vuoi uscire adesso, almeno vorrai farlo in un secondo momento. Approfittane ora, che puoi usare i miei vestiti per nascondere la pancia.—

—No.—

—Fratello…—

—No.—

—Andiamo, Rin, nessuno lo noterà.—

—Ho detto di no!

E, anche se Rin cercò di liberarsi disperatamente, l’intuito di Gou e Sousuke finì per essere più forte.

Con i muscoli tesi e lo sguardo completamente a terra, Rin diede un primo passo verso l’esterno dell’edificio. Attese immobile un instante, con sua sorella e il suo migliore amico a ciascuno dei lati; anche se non lo trattenevano più per le braccia, si sentiva ancora con le spalle al muro.

Era la prima volta, in tre settimane, che Rin lasciava il suo appartamento. Da che si era ritirato dalla Nazionale di nuoto si era recluso deprimendosi da solo. Haruka si alzava molto presto ogni giorno per andare ad allenarsi, e tornava intorno alle sette di sera. Talvolta, Sousuke e Gou andavano a trovarlo e passavano la sera insieme a lui, ma entrambi dovevano concentrarsi sui loro studi e non avevano tutto il tempo da dedicare a lui. Per lo stesso motivo, Rin si stava isolando da tutti sempre di più. Qual era il motivo? La sua pancia gonfia di cinque mesi, piuttosto che causargli tenerezza, gli provocava vergogna e per questo si prendeva la briga di nasconderla.

—Non avere paura. I vestiti di Sousuke-kun nascondono abbastanza il tuo corpo.— disse Gou ammiccandogli e prendendogli la mano per rassicurarlo. Rin le diede una fugace occhiata obliqua, poi tornò a guardare a terra.

—Haru non mi obbliga a fare queste cose.— commentò avvilito.

—Perché Nanase è un cretino che è assente tutto il giorno.— replicò subito Sousuke.

—Ehi, non lo chiamare così. Haru sta lavorando sodo per me e il bambino.— rispose offeso.

—Sai che non dubito delle buone intenzioni di Nanase, so che si sta sforzando per ottenere il denaro per mantenervi, ma non mi sembra corretto che sia assente per tutto il tempo.—

Rin schioccò la lingua contrariato, ma preferì non dire nulla. Non aveva voglia di iniziare una discussione per strada, né tanto meno di richiamare l’attenzione dei passanti. Ricevere lo sguardo di tutti peggiorava solo le cose.

Giunsero a una strada tranquilla senza molta affluenza di persone, sempre camminando senza fretta seguendo il ritmo lento di Rin. Quando finalmente si trovarono di fronte al negozio che cercavano, gli occhi di Gou brillarono di emozione mentre quelli di Sousuke si voltarono a disagio; insieme a loro, Rin impallidì del tutto.

—È un negozio… di… maternità —parlò quasi in un filo di voce con voce strascicata, sentendo un dolore amaro all’interno.

Gou strinse con forza la mano del ragazzo in segno di fiducia, entrambi insieme a Sousuke entrarono nel negozio. Nessuno di loro tre era stato in un negozio come quello prima, perciò camminavano con passo esitante senza sapere bene cosa fare una volta dentro. Tuttavia, nonostante l’incertezza che li accomunava, ognuno di loro aveva diverse reazioni: Gou osservava intenerita i vestiti da bambini e prema-man appesi alle grucce, Sousuke si sentiva alieno a tutto questo e si teneva un po’ distante dai fratelli, e Rin… Rin manteneva la faccia bassa, schivando lo sguardo di tutti e sentendo dei crampi nei muscoli frutto di tanta tensione.

—Tutto è così bello… — esclamò Gou ammirando estasiata tutto quanto la circondava mentre teneva la mano di suo fratello.

—Andiamocene da qui, non voglio che qualcuno mi veda.— disse Rin a voce bassa, senza alzare lo sguardo.

Per la sfortuna di Rin, una dei commessi aveva notato la presenza del trio. Da una fiancata del negozio, la donna si avvicinò sorridente ai giovani. Immediatamente, Rin sfilò la mano da Gou, incrociò le braccia sopra la pancia e si voltò verso Sousuke, avvicinandosi a lui in un tentativo disperato di nascondersi.

—Uhm… Cerco dei vesti premaman.— disse Gou un po’ nervosa, senza sapere come chiedere consiglio sopra il suo ordine.

—È per te?— chiese la donna con cordialità.

—No, è un regalo per…—

—Ah, è per lei —interruppe la donna con gioia indicando Rin, mentre le espressioni di Gou e Sousuke si irrigidirono.

Rin sentì una fitta dolorosa contro il suo stesso orgoglio. Rimase immobile per un attimo, stringendo i pugni sul braccio dell’amico, sentendo l’ira scorrere in ognuna delle sue vene. Essere preso per una donna era così sgradevole.

—A che mese siete? —chiese la donna, ma Rin restò in silenzio senza nemmeno guardarla in faccia.

—…È al quinto mese.— rispose Gou un po’ nervosa notando il disagio del fratello.
Deglutì un po’ di saliva e prese una veloce boccata d’aria per non lasciarsi prendere alla sprovvista dalla situazione; con voce che prendeva confidenza, parlò: —Mi scusi, ma mia sorella è un po’ impaurita e si intimidisce in queste situazioni. Possiamo vedere gli abiti per conto nostro?—

Mantenendo il suo gentile sorriso, la donna accolse la sua richiesta e le indicò i passi da seguire una volta che avevano scelto gli abiti, dopodiché si allontanò dai giovani. Solo allora, Gou e Sousuke poterono respirare normalmente.

—Ci eravamo vicini—commentò l’uomo con sollievo.

—Affrettiamoci per poi uscire presto da qui, d’accordo? —aggiunse Gou.

Rin, con lo sguardo a terra, annuì muovendo debolmente la testa e, stando sottobraccio a Sousuke, raggiunse la sorella tra le grucce piene di vestiti.

In una situazione normale, Rin sarebbe stato del tutto entusiasta girovagando per i reparti alla cerca di qualche capo che richiamasse la sua attenzione; l’ avrebbe preso con cautela e se lo sarebbe provato nel camerino, mantenendo sempre quel sorriso raggiante che mostrava i suoi denti da squalo. Questo è cosa faceva il Rin Matsuoka di prima, quello che camminava con lo sguardo in alto pieno di energia, quello che aveva speranze e sogni da realizzare, quello che –anche se gli piacevano i ragazzi– camminava fiero e sicuro della sua virilità.

Ma, nella sua situazione attuale, tanto la mente di Rin come i suoi sentimenti avanzavano a passi veloci le aree più buie dentro di lui, quel luogo dove abitavano ricordi dolorosi e spaventosi, come la morte di suo padre e la prima volta in Australia. La mente e i sentimenti di Rin stavano cambiando in conseguenza delle trasformazioni che soffriva ogni giorno il suo corpo, dell’umiliante fallimento nella Nazionale di nuoto e, soprattutto, dell’amara assenza di Haruka.

Prese una delle magliette premaman che Gou gli portò e camminò barcollando verso i camerini. Si tolse di scatto la roba di Sousuke e si guardò allo specchio davanti ai propri occhi. Con lo sguardo pieno di afflizione, toccò la pancia nuda e l’accarezzò delicatamente, cercando angosciato di connettersi con quella persona che gli cresceva dentro. Un sottilissimo calcetto lo colpì nel fianco richiamando la sua attenzione, chiedendogli uno dei suoi sorrisi felici. Solo allora Rin sospirò di sollievo, quando scoprì che il cuore gli batteva ancora emozionato nel sentire il suo adorato figlio.

Cercando di contenere la voglia di piangere, le sue delicate labbra si curvarono piano. Dopo tutto, quella personcina con la quale condivideva il sangue era l’unico degno di uno dei sorrisi più belli ma anche più tristi di Rin.

Continua…

 

Note dell’ autrice:

Da una parte, Haruka educa un curioso Sakura che inizia a scoprire il mondo. Dall'altra, la comparsa di Sousuke, che come Gou è stato testimone di tutta la situazione; il suo ruolo sarà fondamentale.

Devo fare una dichiarazione: questa storia non mostrerà legami romantici tra Sousuke e Rin, così come tra Makoto e Haruka. Lo chiarisco perché probabilmente ci saranno momenti molto sentimentali tra loro, ma dal mio punto di vista loro non sono nulla di più che migliori amici.

Ora, passiamo alle citazioni…

- "Animal Crossing! Le profondità del mare" è un videogioco tipo The Sims che menziona Haruka nel secondo speciale: FrFr! Reclutando membri per il club! Lì si fa riferimento a Ookuchin-hosoe-son-kun [オオクチンホソエソンくん], il protagonista del videogioco, che è citato anche nella Traccia 4 del Drama Free! Ano Natsu no long slow Distance. Inoltre, ho citato che nel gioco di Sakura c’era un pesce rosso mentre stava conversando con Ookuchin-hosoe-son-kun appariva un cuore. Che ci crediate o no, questo non l’ho inventato io, dal momento che è davvero apparso nel secondo FrFr!, controllate! :)

- Como ho già detto prima, Tottori nella vita reale è la capitale della prefettura dove è ubicata Iwami (Iwatobi). Alcuni fans credono che l’ Accademia Samezuka si trovi a Tottori.

- La Scuola Elementare Sano è la scuola dove Rin, Sousuke (e anche Kisumi) frequentavano quando erano bambini. Nell’inverno del sesto anno Rin si è trasferito alla Scuola Elementare Iwatobi. Informazione da High Speed!, High Speed! 2 e anche Free!

- Quando Rin era bambino e si trasferì in Australia, mantenne i contatti con Sousuke attraverso delle lettere, ma Rin poco a poco smise di scrivere perché si stava deprimendo per colpa del suo fallimento. Infine, si persero di vista fino alla loro riunione alla Samezuka. Queste informazioni provengono da Free! Eternal Summer e da High Speed! 2.

- A Rin gli piace fare shopping, l’ho detto nell’altro capitolo, ed è un’informazione ufficiale da Free! Iwatobi Swimming Club - Character Interview Vol.1 (Rin Matsuoka).

Tantissime grazie per aver letto! Aspetto con ansia i vostri pareri su questo capitolo.

   
 
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