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Autore: Mordekai    18/11/2016    0 recensioni
-La Prima Fiamma ritornerà a bruciare. Splendente, magnifica e devastante. E il mondo ritornerà alla sua era originale-
Qualcosa di terribile sta per abbattersi su Huvendal, qualcosa che va oltre il potere della Regina di Ghiaccio. Solo Arilyn e Darrien potranno salvare il loro regno e quello della Città Desolata dall'imminente catastrofe.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Re restò in silenzio per il resto della giornata, facendo preoccupare la sua compagna e i suoi amici, mentre Narwain riposava in un alloggio, sorvegliato da una Guardia Navra. Nel suo studio, Searlas studiava le vecchie mappe del padre, dai bordi bruciacchiati e ammuffiti e con tratti d’inchiostro sbavati e consumati. Ogni mappa mostrava vecchi luoghi di Huvendal con nomi diversi da quelli attuali, fiumi essiccati e sentieri completamente franati.

‘’Queste mappe non mi diranno nulla, sono così vecchie che bassa una folata di vento per sbriciolarle.’’- disse il re, scompigliandosi i capelli e continuando ad osservare i possibili sentieri alterni sulla carta ingiallita dal tempo, fin quando non bussarono alla porta.

‘’E’ aperto, prego.’’

‘’Searlas? Tutto bene?’’- domandò un uomo dai capelli e barba grigi, con degli abiti da viaggio sgualciti e leggermente impolverati.

‘’Vorshan, amico. Dove eri finito? Ti stavamo aspettando per il grande pranzo. Penso tu abbia saputo della nuova arrivata e del tiranno e-‘’

‘’Sì, sono già al corrente della situazione. Io conosco qualcuno che sa come arrivare alla Città Desolata.’’- ripose Vorshan, poggiando la sua sacca vicino la porta e sedendosi sulla sedia, osservando le mappe. Searlas rimase impietrito da quella risposta.

‘’Non fare quell’espressione da stoccafisso, non è da te. E, inoltre, credo che odi il tuo albero genealogico.’’

‘’Tralasciando questo particolare, come si chiama questa persona?’’

‘’Ti dice nulla Morghull?’’- domandò lo stratega, prendendo la caraffa di thè che era sulla scrivania e versò un po’ del contenuto in una tazza lì vicino. Attese risposta da parte del suo amico, cercando di non ridere per l’espressione intontita.

‘’Sì, l’ho congedato io dopo la battaglia contro mia madre. Mi disse che voleva vivere una vita nella natura, costruendosi una villetta e ospitare i viaggiatori stanchi e aiutarli. Una sorta di ‘’pellegrino’’. Quando lo hai incontrato e come ha-‘’

‘’Due giorni prima di ritornare qui ad Huvendal. Ha un gruppo di messaggeri prescelti che raccolgono varie informazioni ai confini delle montagne innevate e nel Deserto dell’Epirdo. Sì, è lì che si trova la Città Desolata.’’- terminò lo stratega, svuotando la sacca con nuove mappe ben disegnate, dettagliate e con i nomi di ogni nuovo territorio. Vorshan salutò il suo amico dandogli una pacca sulla spalla e lasciandogli osservare quel ‘’regalo’’ utile per il futuro viaggio.
Nel frattempo, in un regno dove la roccia scura si ergeva minacciosa verso il cielo, un uomo dai lunghi capelli bianchi si destò dal suo bagno di latte di riso. Il suo fisico scolpito era illuminato da piccole torce poste sui bordi della vasca, ignorando completamente di essere nudo. Si asciugò il corpo e si avvolse in una lunga camicia da notte di seta, respirando odore di incenso e zolfo.

Si avvicinò alla finestra e osservò il suo immenso regno: torri alte come giganti, costruite completamente in ossidiana e roccia lavica, con venature rosso brillante. Ogni torre era collegata da ponteggi in ferro nero che brillavano grazie alle venature della roccia e su ognuno di essi era appostato un soldato di granito e ossidiana dall’aria minacciosa, alimentato solo da una brace. La più alta, dove l’uomo dalla capigliatura lucente e bianca viveva, raggiungeva quasi il sole vista dal basso, tagliandolo in due. All’esterno delle mura, c’erano case diroccate, rase al suolo da un grande incendio e resti di cadaveri carbonizzati ovunque. La Città Desolata, la stessa distrutta da Gallart:
‘’Che capolavoro. Tutto grazie al potere della fiamma. Plebei inutili che usano il fuoco per cibarsi quando non comprendo il suo nefasto potere.’’- disse tra sé e sé generando una fiammella sul palmo della mano. D’un tratto bussarono alla sua stanza e una voce quasi gutturale esordì:
‘’Sire, il Duca vuole parlare con lei.’’
‘’Fallo entrare.’’- rispose sorridendo mentre prese un calice e lo riempì di vino.
‘’Entra, seghivvc.’’- intimò la creatura d’onice, insultandolo. Seg equivaleva a sangue, mentre hivvc a verme succhiatore. Entrò un uomo molto giovane, con una grossa ustione su buona parte del volto e una lunga dalmatica bordeaux, bruciata e consumata sulle spalle e sul bavero:
‘’Mio Signore Gallart.’’- esordì l’uomo inginocchiandosi, con un leggero tremore nelle mani e il fiato corto. Il Re non lo degnò di uno sguardo, mentre assaporava rumorosamente il vino dalla coppa.
‘’Abbiamo un…problema mio Sire. E il problema è…Beh sì…’’
‘’Smettila di indugiare ed essere così barbaro. Parla.’’- ripose Gallart, posando la coppa d’avorio sul bracciolo del suo trono.
‘’Uno dei prigionieri è scappato. Da quando abbiamo attaccato il villaggio, lo scorso mese, abbiamo risparmiato la vita a pochissimi abitanti, così come il Re Desolato e quella ragazzina particolare..’’
‘’Vorresti dirmi che Narwain, una delle Madri del Globo è scappata senza destare sospetti?’’
‘’Sì, mio signore.’’
Gallart venne avvolto da delle fiamme, afferrò la coppa e la scagliò con violenza contro la testa del Duca, rompendosi come se fosse vetro. Il suo corpo tremava dal dolore, mentre il Re del Fuoco lo afferrò per il collo e lentamente gli bruciò la pelle:
‘’Razza di incompetente. Comprendi la gravità della situazione?’’- domandò l’uomo adirato, mentre il corpo si rivestiva di una possente armatura scarlatta lucente e i suoi occhi divampavano come lanterne. Più la stretta diventata asfissiante, più la pelle del Duca bruciava.
‘’Mio signore, la prego! Farò…il possibile per portarla indietro, ma la prego mi lasci vivere.’’
‘’La tua inutile esistenza da barbaro insignificante è viva solo grazie a me. Ricordatelo, misero scarafaggio.’’- rispose Gallart sferrandogli un gancio nello sterno, mozzandogli il fiato. Con un cenno della mano, ordinò ai suoi soldati di portare via il Duca, sofferente e piangente. Il disgusto si dipinse sul suo viso, osservando la saliva e il sangue che macchiavano il suo pavimento:
‘’Ho sprecato il mio calice migliore per quell’insulso essere. Non ha importanza, presto sarò un Re invincibile.’’
E con quella frase, il suo corpo divenne una torcia vivente, ridendo sommessamente e illuminando la sala di una accecante luce arancione. Ad Huvendal, nuovamente, l’ospite dormiva ancora, sorvegliata da Arilyn, che le carezzava dolcemente il viso, con uno sguardo malinconico. Sapeva cosa significasse perdere i propri genitori, sentirsi isolati e considerati un pericolo per gli altri. Nella stanza, troppo grande per una bambina, si sentiva un profumo agrodolce ed era molto silenziosa dovuto ai grandi arazzi che ricoprivano le pareti. La porta della stanza si aprì nuovamente, lasciando entrare un leggero spiffero d’aria e Darrien con un grande libro:
‘’Questa situazione ha dell’incredibile. Searlas è piombato in una ‘’crisi’’, Thessalia sta cercando di convocare la Dea delle Stelle per informarla e…’’
‘’Quel libro da dove viene?’’
‘’L’ho preso in prestito dai bagagli di Thessalia per comprendere meglio le caratteristiche di una Madre del Globo ed ho trovato cose interessanti ed inquietanti, principalmente. Narwain non si è ancora svegliata?’’- domandò il ragazzo poggiando con cautela il libro sul comodino della stanza, permettendo ad Arilyn di osservare la lucida copertina con disegni di stelle, comete e parole in rilievo.
‘’No, la bambina dorme beata. Dopo quasi un mese di cammino, con la fame e la stanchezza che la divoravano lentamente, credo si meriti tutto ciò. Tornando al libro, cosa hai scoperto?’’
‘’Le Madri del Globo si manifestano in un determinato ciclo stellare e temporale, ma non si può prevedere quando accadrà. Neanche le Anziane Stelle, come le descrive il libro, sono in grado di farlo perché il loro potere è come un granello di sabbia rispetto a quello della Madre. Si reincarnano nel corpo di una bambina ‘’prescelta’’ da migliaia e migliaia di anni prima e conducono una vita mondana tranquilla.’’- rispose lui, girando diverse pagine ingiallite, scritte con una calligrafia indecifrabile e sbiadita. C’erano meravigliosi disegni o iconografie di diverse costellazioni in forma corporea o come nubi, ognuna con il proprio nome e compito. Una pagina più grande colse l’attenzione dei due giovani e, dopo averla vista, strabuzzarono gli occhi: una grande iconografia che mostrava un sole in eclissi, un cono di luce che avvolgeva una donna e successivamente quella luce si riversava su un uomo con una grossa armatura. A fine pagina c’era scritto, con un linguaggio che tutti potessero comprendere:
‘’Eclissi del Sole Arcano. Ogni mille anni la Madre si reincarnerà e il cavaliere scarlatto la catturerà. L’eclissi avverrà e la brace vivente tornerà. L’oscurità regnerà sovrana e nulla più vivrà.’’
Una filastrocca in rima che presagiva un terrificante evento. Il libro venne chiuso con lentezza per non svegliare la bambina, ma si resero conto che i suoi occhi azzurri li stava scrutando:

‘’Che…che cosa ci fate nella mia stanza e con quel libro?’’

‘’Il libro ci servirà per condurti a casa e comprendere quali sentieri sono sicuri e altri tortuosi. E siamo nella tua stanza perché ho concesso alla guardia che ti sorvegliava di riposarsi un po’.’’

‘’Oh, è stato cortese da parte tua. Io ricordo solo un sentiero che passa oltre la montagna innevata, ma ci sono animali selvaggi e per evitarli mi sono dovuta arrampicarmi sugli alberi.’’- rispose Narwain, mettendosi a sedere e sistemandosi i nuovi abiti donati dal Re. Era tardo pomeriggio e il sole iniziava a tingere di colori intensi il cielo, con un misto di sfumature invidiabili. Searlas si svegliò nel suo studio su una pila di scartoffie e mappe tutte stropicciate e sporche di saliva:

‘’E’ quasi sera. Devo essermi addormentato mentre studiavo i possibili pericoli dei sentieri.’’- disse mentre cercava di togliersi la stanchezza dagli occhi strofinandoli, quando bussarono nuovamente alla sua porta facendolo sobbalzare:

‘’E’ aperto, prego.’’

‘’Searlas, perdona il disturbo, ma devo tornare assolutamente a Darnassea e…Stai bene?’’

‘’No. Quella bambina ha detto che l’uomo che ha distrutto il suo villaggio si chiama Gallart. E Gallart è mio zio. Lui, come mio padre, ha sempre bramato il potere e sono sicuro che Narwain è l’obiettivo principale se ha distrutto parte della Città Desolata.’’

‘’E’ proprio per questo motivo che sto tornando nel mio regno. Devo informare le Anziane e i popoli a noi alleati nei confini. Ho ordinato alle mie figlie di aiutare i Merfolk e il popolo in caso il potere di quell’uomo si estenda fin qui. Riguardo la bambina, invece?’’- domandò Thessalia posando la mano su una delle mappe della scrivania. Ne prese una che non avesse i bordi e i disegni danneggiati e la condusse verso la luce per osservarla meglio. Sfiorò i disegni in rilievo con i polpastrelli, percorrendone la forma fin quando non si sentì osservata:

‘’Searlas? Cos’è quello sguardo da folle?’’

‘’La mappa che hai preso mostra un disegno contro luce.’’ Il Re continuò ad analizzare il disegno, prendendolo con delicatezza dalle mani di Thessalia e poggiò il foglio sulla vetrata per poi esclamare con euforia:

‘’E’ il vecchio sentiero che passa tra le montagne innevate! E’ una mappa disegnata da mio padre, quindi lui sapeva già delle varie strade per evitare il Picco…Che tu sia maledetto in eterno. Oh, tu mi avevi chiesto una cosa su Narwain. Chiederò ad Arilyn e Darrien di ricondurla nella sua città. Vado ad avvertirli.’’- rispose Searlas uscendo dal suo studio e correndo nei corridoi trovando Darrien che usciva dall’alloggio della bambina con il libro tra le mani:

‘’Figliolo, sei qui. Ho scoperto come condurla nel suo regno.’’

‘’Attraverso un sentiero a nord est delle montagne innevate, passando nell’ormai decaduta foresta dei ladri.’’

Il Re restò a bocca aperta, con la mappa aperta a metà nella mano e osservava sconcertato suo figlio per aver scoperto prima di lui la strada da intraprendere:

‘’Chi ti ha dato tale informazione così dettagliata?’’

‘’La bambina, non ha memoria del resto del suo viaggio ma di come è arrivata a noi sì. Noto che sei sorpreso.’’

‘’Lo sono dato che anche io ho scoperto il sentiero. Qui, su una vecchia mappa di mio padre.’’- rispose Searlas consegnandogli la mappa; il ragazzo la prese e restò sorpreso dai dettagli e dai vari simboli che ci circondavano i confini. Ogni colore sulla mappa rappresentava un determinato luogo: dei triangoli rossi per evidenziare fosse letali, tre onde blu per evidenziare i fiumi o un cerchio dello stesso colore per i laghi e il resto che variava dall’oro all’argento per i sentieri principali e secondari. Nonostante il padre di Searlas fosse una carogna, era abile nel disegnare mappe utili per i soldati e per le sue ‘’scappatelle’’.Darrien piegò con cura la mappa e la mise nel taschino della sua divisa:

‘’Ci sarà utile per evitare qualsiasi pericolo nascosto.’’

‘’Vi conviene partire in serata o domani mattina all’alba.’’

‘’Io ultimamente non ho sonno, quindi potremmo partire stanotte e ci accamperemo dopo aver superato i monti.’’

Il Re annuii e si diresse dalla sua compagna, preoccupata. Dall’alloggio della bambina, Arilyn osservava Thessalia andarsene accompagnata dai suoi uomini armati fino ai denti. Il sole, rosso come il rubino, stava per lasciare il posto alla luna mentre il cielo si tingeva di sfumature tenue e calde. Il giovane comandante era insieme ad alcuni soldati a preparare il carro per lasciare Huvendal, legando le casse e i sacchi con le varie provviste e, infine, il cavallo al braccio del carro. Le porte del regno erano rimaste aperte dopo che la Regina delle Stelle era andata via, facilitando il viaggio dei prodi eroi.

‘’Comandante, ci siamo occupati di perlustrare parte del sentiero che conduce ai monti. Nessuna minaccia.’’

‘’Grazie soldato.’’- rispose Darrien stringendogli la mano, per poi salire ingroppa al suo fidato destriero. Con l’aiuto di una lanterna, un altro soldato aiutava la compagna di Darrien e Narwain a raggiungere il carro per poi patire immediatamente. Searlas si avvicinò al ragazzo, comparendo come un’ombra:

‘’Per le stelle, mi hai spaventato.’’

‘’Perdonami, volevo solo augurarvi buon viaggio. Tieni questo rotolo di pergamene. Sono impregnate di una antica magia, ogni cosa che vedrete o vi sarà detta si materializzerà sul foglio. E’ un regalino da uno dei popoli che venne a visitarci. Tornate presto.’’- rispose il Re, stringendo le briglie del cavallo e andando all’enorme cancello delle mura. Tutto era pronto e Darrien spronò il cavallo a partire, trascinando l’enorme carro dietro di sé e superando il cancello. L’aria era fresca, grazie alla brezza dell’imminente primavera, l’erba danzava al suo passaggio e tra i rami dei vari alberi cinguettavano ancora pochi uccelli prima del loro riposo. Alle loro spalle si allontanavano Huvendal e i suoi abitanti che li salutavano, augurandogli un viaggio tranquillo e fortuna per la nuova avventura che li attendeva.

Le ombre avanzavano come serpenti minacciosi sui ragazzi, ma la lanterna montata sul palo del carro rendeva visibile parte del sentiero; Narwain si era nuovamente addormentata tra i vari sacchi e coperte. Arilyn le carezzava la testa con dolcezza, evitando di svegliarla:

‘’Si è addormentata, vero?’’

‘’Sì Darrien, da un po’ ormai. Di preciso sai dove ci troviamo?’’- domandò Arilyn, controllando le provviste e le armi, se necessarie ad uno scontro. Il ragazzo prese dalla sua sacca la mappa donata da Searlas e iniziò a studiarla aiutato dalla luce della lanterna. In contro luce si potevano notare il sentiero, la foresta e qualche laghetto, gli stessi che Darrien a malapena riusciva ad osservarli. D’un tratto il cavallo arrestò la sua lenta avanzata, intimorito da qualcosa o qualcuno. Il ragazzo posò la mano sulla cintola dei pugnali, pronto a scagliarli; dall’ombra comparvero due cavalieri con spalliere e gambali simili a scaglie di drago verde acqua. Erano un uomo e una donna, una coppia visto che si tenevano per mano. Un particolare che notò il ragazzo fu una maschera dorata che copriva metà volto dell’uomo:

‘’Non siete di queste parti viaggiatori?’’- domandò la donna, osservando il carro e il giovane comandante.

‘’No, proveniamo da Huvendal e ci stiamo dirigendo nella Città Desolata.’’

‘’La Città Desolata? Siete in un viaggio suicida miei cari.’’

‘’Abbiamo affrontato la Regina di Ghiaccio e il suo esercito, nulla ci spaventa.’’- rispose il ragazzo, con una nota provocatoria. L’uomo restò a bocca aperta quando sentì nominare la Regina e si avvicinò per vedere meglio Darrien:

‘’Tu sei…il comandante dei Merfolk di Huvendal? Il cavaliere delle tenebre Darrien! Sì, sei tu!’’

‘’Non sono l’unico ad averla fronteggiato, anche la mia compagna ha affrontato la Regina ed è stata proprio lei a sconfiggerla.’’- rispose Darrien. Contemporaneamente dalle sue spalle comparve Arilyn, leggermente imbarazzata e con un movimento della mano salutò i cavalieri:

‘’L’Araldo della Luce esiste! Perdonateci se vi abbiamo mancato di rispetto. Tenete questo, vi aiuterà durante il viaggio verso il valico delle montagne. E’ il nostro modo per scusarci.’’- rispose la donna, rendendosi anche lei conto della sua sfacciataggine nei loro confronti e donando ai ragazzi un cristallo triangolare.

‘’Oh beh…Vi ringraziamo per il dono e vi perdoniamo per il fraintendimento.’’- rispose Arilyn chinando il capo in segno di riconoscimento. Quando la coppia di cavalieri si allontanò, Darrien spronò il cavallo a proseguire e, dopo essersi lasciati la foresta alle spalle, i piedi rocciosi della montagna iniziavano a mostrarsi. Era notte fonda e decisero di accamparsi lì per la notte, cambiando la tabella di marcia originale. Dopo aver permesso al cavallo di riposarsi sotto un grande albero ed aver acceso il fuoco, i due giovani potevano riposarsi sul manto d’erba.

La pergamena donata da Searlas non smetteva di brillare dal breve incontro con i cavalieri. Ogni cosa vista e sentita si impregnava nella carta, in modo dettagliato anche; il primo popolo che lì visitò aveva un nome impronunciabile e il capo dell’esercito che giunse ad Huvendal disse che erano discepoli di Dylneas, la Dea dei tuoni, così consentendo al Re di ricordarlo meglio. Dopo essersi rifocillati con del pane, manzo speziato ed essiccato e una borraccia d’acqua, potevano godersi il silenzio del luogo circostante:

‘’Ti sei affezionata a lei, vero?’’- domandò improvvisamente il ragazzo. Arilyn distolse lo sguardo dalla piccola Narwain che dormiva beata avvolta dalle coperte.

‘’E’ che...mi ricorda di quando ero bambina. Innocente ed indifesa contro le insidie del mondo. Non so se un giorno ritroverò i miei genitori, ma Vorshan, Huvendal e tu…siete la mia casa adesso. E io proverò ad esserlo per lei fin quando non troverà la sua famiglia.’’

Il ragazzo si alzò e si andò a sedere al suo fianco, dandole un bacio sulla fronte e stringendola a sé: ‘’Non sarai da sola.’’ Si strinsero ed entrambi decisero di addormentarsi vicino il falò. Il crepitio del fuoco, il frinire dei grilli e il volteggiare delle lucciole erano i protagonisti indiscussi di quel riposo agognato. Mentre i giovani eroi dormivano, Narwain si svegliò con la sensazione di essere osservata da qualcosa di minaccioso. Osservò, nonostante il sonno atroce, la foresta che li circondava e riuscì a distinguere nettamente la ‘’creatura’’ che era appoggiata ad un tronco. Alta, magra, con un cratere al centro della ‘’faccia’’ con un flebile luce al suo interno ed sembrava completamente fatto di pietra con striature bianche.

‘’Padroncina. Grazie alle stelle lei è ancora viva.’’- esordì la creatura, sgusciando dall’ombra e mostrandosi nella sua grandezza.

‘’Orphen? Sei tornato!’’- rispose Narwain sprizzante di gioia nel rivedere quello strano essere privo di volto.

‘’Abbassi la voce padroncina. Sono qui per portala via dai suoi rapitori.’’- rispose Orphen osservando i ragazzi. La luce al centro della sua testa divenne rossa, come se stesse provando rabbia.

‘’No Orphen, non sono rapitori. Sono i miei ‘’salvatori’’. Mi stanno riportando a casa. Resta con me fino all’alba e vedrai. E’ la pura verità.’’- disse la bambina guardandolo con occhi innocenti. L’essere di pietra non poté rifiutare la richiesta, era la sua padroncina dopotutto e il bagliore tornò ad essere bianco. La notte passò lenta, il falò si era spento già da un po’ e i raggi del sole baciarono la fronte dei ragazzi, destandoli dal loro torpore. Quando notarono Narwain dormiente e in braccio a quella creatura misteriosa, scattarono in piedi risvegliando i loro poteri.

‘’Che diavolo sei e cosa hai fatto alla bambina?’’- domandò Darrien furioso, impugnando una spada corta dalla sua cintola.

‘’Non agitatevi prodi guerrieri. Sono lieto che abbiate avuto cura di lei in mia assenza. Io sono Orphen, e sono l’angelo custode di Narwain. Forza padroncina, si svegli. I suoi amici vogliono parlare con lei.’’

Controvoglia la bambina si svegliò e sbarrò gli occhi non appena vide Darrien e Arilyn con i loro poteri che si sprigionavano dalle mani:

‘’Non fategli del male. E’ qui per proteggermi.’’

‘’Come possiamo fidarci?’’- domandò Arilyn posando una mano sulla spalla del suo compagno che brandiva ancora il pugnale. D’un tratto, la cenere del falò e la polvere sotto i piedi dei giovani iniziò a turbinare, come se avesse preso vita. La creatura simile all’onice aprì leggermente le mani in direzione della cenere e, con movimenti circolari delle dita, creò una sfera e la terra si unì ad essa, formando cinque punte:

‘’Questa che vedete è la Stella d’Onice. Io, i miei fratelli e le mie sorelle proveniamo dalla sua luce creatrice. Siamo i Titani d’Onice, protettori dei discepoli di stelle riconosciute dalla Dea del Cosmo, ma veniamo assegnati principalmente a tre tipi: Le Anziane Stelle, I Custodi e le Madri del Globo. Solo pochi di noi vengono assegnate a loro. Il sigillo inciso sul mio petto vuole dire che sono un suo protettore e, dai vari graffi che ho sul corpo, ho affrontato molte peripezie per raggiungerla. Ad ogni ciclo, noi Titani ci dissolviamo come questa cenere per poi essere ricreati. La luce che è al centro del nostro volto viene nuovamente rimessa all’interno e torniamo ad essere vivi, ma la sua posizione dipende da come veniamo rigenerati dalla Stella d’Onice.’’- disse il Titano, mentre riproduceva con la fuliggine e il fango i suoi fratelli e sorelle e i simboli dei Custodi, delle Madri e delle Anziane. D’un tratto il miscuglio fluttuante cessò la sua danza e cadde ai piedi di Orphen; la luce al centro del volto del titano divenne flebile e cadde sulle ginocchia con un gemito sommesso:

‘’Orphen, stai bene?’’- domandò Narwain avvicinandosi al suo amico; notò sul suo corpo nerastro diversi graffi e una profonda fenditura nella spalla. Il Titano era ferito, esausto e debole.

‘’Padroncina, non si preoccupi. Dobbiamo solo superare questi monti e giungere da un ex discepolo del nostro credo. Lui dispone di vari frammenti magici che permetteranno al mio corpo di riprendersi. Se le stelle sono dalla nostra parte, dovremmo raggiungere la sua dimora per mezzodì.’’- rispose il Titano alzandosi senza difficoltà e carezzò la testa di Narwain. Arilyn osservò la preoccupazione negli occhi della bambina e Darrien che la osservava, in attesa di una risposta:

‘’D’accordo Orphen, ti aiuteremo. Permettimi di presentarmi. Io sono Arilyn e lui è Darrien, il mio compagno di vita. Proveniamo da Huvendal e proteggeremo Narwain e te.’’

‘’Onorato.’’- ripose il Titano, chinando il capo leggermente.

‘’Io sono ancora scettico. Difficilmente mi fido di qualcuno che conosco appena, specialmente di una creatura che non ha volto.’’- disse Darrien salendo sul cavallo; il suo tono era freddo come il ghiaccio.

‘’E’ vero, ma avrai modo di ricrederti Darrien.’’- rispose il Titano, stando dietro il carro ad osservare la sua padroncina. Il sole era alto nel cielo e il viaggio proseguiva senza problemi, con la montagna che iniziava a mostrarsi nella sua grandezza e al centro di essa un vasto portone in alabastro, con due statue minacciose ai suoi lati. Il comandante dei Merfolk fu il primo a notarle e, controvoglia, domandò ad Orphen per quale motivo fossero lì:

‘’Quelle statue sono a guardia di ogni confine dei regni. Le mura rocciose si estendono per chilometri e chilometri e l’unico passaggio è protetto da loro: gli Haerel, dette anche Stelle Distanti o Fredde. I primi popoli che lo costruirono furono i Thandulircath e i Varg e, successivamente, i Custodi delle Stelle crearono diverse chiavi per permettere ai viaggiatori di attraversarla.’’

I giovani, sentendo i nomi dei loro popoli ormai perduti, si voltarono di scatto verso il Titano:

‘’Quindi i nostri popoli collaboravano nella costruzione di immensi cancelli per delimitare i confini, oltre al loro lavoro principale?’’- domandò Arilyn.

‘’Confermo. I Varg costruirono il cancello in alabastro e i Thandulircath le due immense statue.’’- rispose Orphen, togliendosi della polvere dalla spalla; il vento primaverile stava aumentando la sua intensità, alzando piccoli cumoli di polvere, terra e sassolini. Mancavano quasi trecento passi al giungere dell’enorme porta ma qualcosa rese irrequieto il Titano, tanto da farlo fermare:

‘’Orphen, qualcosa non va?’’- chiese Narwain osservandolo. Quel comportamento allertò Darrien che fermò il cavallo e poggiò la mano sul pugnale nella cintola.

‘’Non le so dire padroncina, ho l’impressione che qualcuno o qualcosa ci stia osservando.’’- disse il Titano osservando il luogo semi deserto. I giovani e il protettore della bambina restarono in silenzio aspettando che quel qualcosa o qualcuno li attaccasse, mentre il vento aumentava. Il Titano, alla fine, scosse la testa rendendosi conto che le ferite sul suo corpo e la mancanza di energie lo stavano rendendo paranoico e si scusò per aver perso tempo. Continuarono a camminare per altri cento passi prima di giungere ai piedi delle gigantesche statue guardiane del confine: entrambe le statue avevano diverse rune incise sulla parte piatta della spada, laccate in oro e anche i vari dettagli dell’armatura, tranne l’elmo e il cristallo che vi fluttuava davanti, di un blu quasi accecante.

Sull’immensa porta di cedro c’era uno spazio vuoto di forma triangolare e fu proprio in quel momento che la tasca di Arilyn iniziò a vibrare e ad illuminarsi di rosso: la chiave donata dai cavalieri il giorno prima aveva la stessa forma. Quando quel piccolo artefatto triangolare sbucò dalla tasca, andò ad incastonarsi nel legno creando venature rossastre. Le statue iniziarono ad alzare le spade dalla pedana e contemporaneamente il cancello si aprì con un assordante rumore di ingranaggi e catene:
‘’Il mio popolo era capace di creare tali meccanismi? Affascinante.’’- esordì Darrien osservando come le spade giunsero all’altezza del bacino delle statue e si arrestarono con un colpo sordo. I ragazzi, la bambina e il Titano superarono lentamente in cancello, ammirando la complessa costruzione, lucida e priva di graffi o urti nonostante fossero passati anni dalla scomparsa dei Varg e dei Thandulircath.

Quella gigantesca costruzione e i due eroi di Huvendal erano le reminiscenze di quei popoli ormai scomparsi. Appena superato il portone, esso cominciò a richiudersi mentre la chiave triangolare tornò tra le mani di Arilyn: il paesaggio che si presentò ai viaggiatori era lugubre; rovi secchi, resti di ossa, un vento di terra arido che, a giudicare dalla violenza con cui soffiava in distanza, significava sofferenza e disidratazione.

Con fatica e il nitrire costante del cavallo, attraversarono quella distesa deserta, affrontando il vento che frustava violento e incessante. Per fortuna Darrien aveva riempito il carro con teli e coperte in abbondanza da proteggere il carico, la sua compagna e la bambina; non voleva che quella brezza di fuoco colpisse i suoi occhi, i cristalli dei Taurus erano sufficienti come ricordo. Orphen osservò il sole e cercò di concentrare l’ultima scaglia di potere per entrare in contatto con la stella dei viaggiatori. La risposta giunse istantaneamente e una luce rossa solcò il cielo, formando una lunga linea orizzontale:

‘’Seguiamo la stella e giungeremo da…da…’’- le forze abbandonarono il Titano che cadde sul terreno arido. Arilyn balzò dal carro e notò subito come la luce nel suo volto si affievolisse, come se stesse per morire. Darrien arrestò il cavallo e si diresse ad aiutare la sua compagna:

‘’E’ un Titano d’Onice, come facciamo ad alzarlo? Peserà quasi quanto il trono di Searlas. Ci sono voluti circa sette uomini per alzarlo, compreso me.’’

‘’Proviamoci, la luce che ha nel volto sta svanendo e dobbiamo seguire la stella!’’- disse Arilyn alzando la mano del titano. Con loro sorpresa, Orphen pesava come un sacco di farina e fu facile metterlo sul carro. Narwain stava per piangere nel vedere il suo amico ridotto in quello stato immobile freddo legno e, per cercare di tenere vivo il bagliore lo abbracciò, posando la mano con il simbolo della Madre del Globo sul petto. Il comandante dei Merfolk ordinò alla sua compagna di reggersi a lui e spronò il cavallo a correre con tutta le energie disponibili. Il terreno secco e arido lasciò spazio ad una piccola vallata di pietra e una cascata di acqua limpida sgorgava da una catena rocciosa, simile al granito rosso, tramutandosi poi in fiume che si estendeva per chilometri e chilometri. Il luogo era avvolto da una penetrante nebbia, ma lo scrosciare dell’acqua servì ai ragazzi per ambientarsi e, come se qualcuno avesse ascoltato l’aiuto di Orphen, la luce guida aumentò il suo bagliore, consentendo di intravedere il tetto di una baita. All’esterno di essa c’era un uomo in una divisa sporca di polvere, con una sciarpa a proteggergli la bocca e un mantello corto sulla spalla sinistra:

‘’Abbiamo bisogno del vostro aiuto!’’- esordì Darrien, arrestando il cavallo e balzando dalla sella.

‘’Avete il Titano D’Onice Orphen con voi ed ha esaurito le forze per condurvi fin qui?’’- domandò l’uomo inespressivo.

‘’Sì e temiamo che possa morire.’’- disse Arilyn, prendendolo da una spalla e scendendo con cautela dal carro. La nebbia s’infittiva sempre di più e a malapena si riusciva a vedere il terreno.

‘’I Titani non possono morire, si rigenerano se non curati. Portatelo dentro.’’- rispose l’uomo muovendosi per primo e aprendo l’uscio di casa sua; l’interno emanava odore di incenso, c’era un paiolo di rame a riscaldare sul fuoco con uno strano miscuglio che ribolliva. Il tavolo al centro della stanza venne sgomberato rapidamente da un altro uomo, più giovane e dalla pelle olivastra.

‘’Come conosce Orphen?’’- domandò Arilyn osservando il povero titano ferito e con la luce nel suo volto pronta a svanire. L’anziano uomo si tolse la sciarpa dal volto, ordinò al ragazzo olivastro di prendere un  mestolo, polvere di pirite e una scaglia d’onice dalla credenza.

‘’E’ l’unico che è in grado di alterare il colore della stella dei viaggiatori e reindirizzarla nella mia baita. E sono sicuro che quello che sto per fare ricambierà il favore fattogli in passato. Arneb quanto ci vuole per…’’-il ragazzo dalla pelle olivastra era già vicino il tavolo, sull’attenti e lo sguardo rivolto verso di lui.

‘’Oh, vedo che il suo nome deriva da una stella e significa lepre.- esordì Narwain osservandolo con curiosità, ma la voce era ancora rotta dal pianto.

‘’Esattamente, piccola Madre del Globo. Non sorprendetevi, conosco ogni cosa. Se un Custode delle Stelle resta scioccato dalla sua reincarnazione, io no. Neanche la comparsa dei titani protettori mi sorprende più di tanto.’’- disse l’uomo affondando il mestolo nel paiolo e tornò fuori tinto di nero, gocciolante e fumante. Versò il miscuglio puzzolente sulla fenditura, fece cadere diverse manciate di pirite sui graffi e poi, con uno schiocco delle dita una lingua di fuoco si materializzò sulla mano e bruciò le sostanze sul corpo di Orphen.

‘’Un momento…Morghull?’’- chiese Darrien osservando le fiamme danzare nella mano dell’uomo che impallidì quando sentì pronunciare il suo nome. L’anziano osservò il ragazzo con sguardo torvo, finché non notò che sul colletto della camicia c’era il sigillo dei Merfolk, una spada avvolta da fiamme e la miniatura della corona di Searlas:

‘’Tu sei il figlio di Searlas e l’eroe di Huvendal. Darrien. Sono sorpreso dalla tua presenza e, la ragazza al tuo fianco è l’Araldo della Luce Arilyn. I miei omaggi e perdonatemi se sono sembrato freddo ma pochi passano di qui e la maggior parte sono banditi. A causa della mia disabilità non posso fronteggiarli da solo, quindi Arneb mi aiuta.’’- disse Morghull imbarazzato e fece svanire le fiamme. La luce nel volto di Orphen esplose in un bagliore accecante e si alzò di scatto con un respiro lungo.
‘’Non ci tenevo a rigenerarmi. Ma manca qualcosa.’’- esordì il Titano e, non appena vide il recipiente con le scaglie d’onice, prese tre scaglie ed esse si dissolsero nella sua luce.

Le forze ritornarono come una tempesta e prese in braccio la sua padroncina, felice di rivederlo come prima. Morghull, dopo aver pulito il tavolo, condusse i suoi ospiti nel salone adiacente adornato da piccole lanterne ad olio, arazzi e diverse armature, divise e mantelli perfettamente poggiati sui loro supporti con accanto diverse armi. Sulle colonne portanti della stanza erano incise e laccate in bronzo diverse rune mai viste prima d’ora.

‘’Suppongo che la bambina che avete con voi debba tornare nel suo regno e protetta, vero?’’- domandò Morghull sistemandosi sulla poltrona di pelle e prese un bicchiere già pieno di un liquore agrodolce.

‘’Sì, dobbiamo proteggerla da un uomo chiamato Gallart. La bambina ci ha detto che ha impiegato quasi un mese per arrivare ad Huvendal, ma noi non conosciamo bene la strada e non abbiamo una mappa che possa condurci lì e…’’- Darrien venne interrotto da una gesto della mano di Morghull che sentenziò:

‘’La reincarnazione di una Madre del Globo si dirige solo dove c’è del bene e, dato che la Città Desolata è stata rasa al suolo dall’incendio di un mese fa, Huvendal era l’ospite per chiedere aiuto. Io non posso aiutarvi a causa del mio trauma.’’- terminò amareggiato.

‘’Quale è il tuo trauma?’’- domandò Arilyn, curiosa come i felini. Dalla stanza adiacente al salone, giunse a testa alta un lupo dal manto grigio antracite, con magnifici occhi ambrati e l’andatura da alfa.

‘’Ho…sacrificato il mio braccio sinistro per proteggere il mio lupo cacciatore, vero Siffer?’’- disse spostando il mantello che copriva il segno della sua sconfitta. Anche nello scontro contro la Regina di Ghiaccio aveva la stessa fasciatura nera con il guanto in velluto.

‘’Un demone di fuoco oscuro stava per trafiggere il mio amico e, istintivamente, mi sono fatto scudo con il braccio. I suoi artigli mi hanno ustionato la carne fino all’osso e il dolore è stato così forte da farmi perdere i sensi per ore. Ma questo sacrificio, oltre che sconfitta, andava fatto. Per il suo bene.’’- terminò, accarezzando la testa del lupo, anziano come il suo padrone ma pieno di fierezza. 





vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

E per festeggiare il mio 3° anniversario sue EFP, ecco a voi il secondo capitolo delle Cronache del Regno di Fuoco.
Buona lettura e grazie per il supporto.

-Mordekai.
   
 
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