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Autore: arsea    18/11/2016    2 recensioni
Lo vide sbiancare ancora di più se possibile, cereo: "Cosa vuoi fare?" domandò spaventato "Non è la prima volta, Charles. È sempre così: ci incontriamo, ci amiamo e io rovino tutto. Mi dispiace… mio Dio… mi dispiace" "Cosa stai dicendo?" gli prese la destra, così debole, oh, così morbida, e la incatenò alla sua "Fidati di me" disse "Ti troverò" lo baciò mentre teneva la sua mano, lo immobilizzò con quel bacio e prima che potesse fermarlo affondò il pugnale dritto nel suo cuore
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Emma Frost, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Raven aspettava quel momento praticamente da tutta la vita.
Sin da quando era una bambina Charles l’aveva sempre incoraggiata ad essere creativa e seguire la propria vena artistica, tanto da averla appoggiata nella scelta dell’accademia.
Aveva lavorato per gli ultimi due anni a quella mostra, lui aveva seguito ogni passo attraverso la piccola videocamera di un pc, era stato il suo primo critico spietato, il suo primo ammiratore, il suo principale mecenate.
Non aveva mai seguito un singolo campo.
Mutevole come lei, la sua arte rispecchiava la sua volubilità: da una parte c’erano le sculture, intrecci di ferro e legno sospesi nell’aria come non possedessero peso, dall’altra dipinti della sua rabbia blu e del suo animo nascosto, infine c’erano le foto, innumerevoli scatti di migliaia di occhi diversi che però erano sempre lei, uniti in un immenso quadro che ricopriva un’intera parete.
Aveva vissuto nascosta per tutta la vita.
Mostrare così tanto di sé a quella moltitudine di umani la faceva sentire più libera di quanto non fosse mai stata, anche se loro non sapevano, anche se non comprendevano, possedevano comunque abbastanza sensibilità da vedere.
Il colore dominante era il blu naturalmente, in ogni sua sfumatura, ogni sfaccettatura della sua pelle la circondava.
Passeggiò per i corridoi della mostra quando mancavano solo pochi minuti all’apertura al pubblico, blusa nera e pantaloni gessati, e nel silenzio che avvolgeva ogni cosa si permise di essere se stessa, lì dove nessuno la guardava e presto l’avrebbero vista tutti, i capelli di rame che scendevano mossi fino al bacino e la carnagione indaco che riluceva sotto la luce sapiente delle alogene << Sei bellissima >> sentì alle sue spalle, e si voltò con un sorriso per accogliere la persona più importante della sua esistenza.
Charles era stato malissimo in quell’ultima settimana, ma si era comunque trascinato fuori dal letto, aveva indossato uno dei suoi orrendi cardigan di Oxford, blu naturalmente, e un paio dei suoi pantaloni veri visto che i jeans erano troppo giovanili per il suo animo di vecchio intrappolato in quel corpo ingannevole.
Si era fatto la barba e pettinato, rivelando così però quanto il suo volto fosse smagrito e pallido, ma quando la avvicinò per baciarle la guancia l’unica cosa che Raven riuscì a pensare era che senza di lui sarebbe stata perduta.
Era il suo mondo, un mondo di carne e ossa, fragile come vetro e duro come diamante, un mondo di sorrisi dolci e rabbia morsicata, un mondo di occhi che guardavano come nessun altro riusciva.
Occhi blu.
Vedere quel minuscolo pezzo di sé incastonato in lui le riempiva il cuore di calore, stabiliva un legame, creava qualcosa lì dove il sangue non riusciva a fare.
Erano alla stessa altezza, non indossava i tacchi proprio per questo del resto, e lui le carezzò le ciocche rosse con un gran sorriso colmo d’orgoglio << Sei pronta? >> domandò premuroso come sempre, ansioso anche, con quella mania di volere ogni cosa sotto il proprio controllo << Pronta >> lui assentì e le raccolse la mano tra le sue fredde.
Attese che fosse lei ad incamminarsi, percepì il suo sguardo ammirato quando cambiò forma per tornare l’immagine che tutti conoscevano di lei, e insieme attesero che passasse il minuto che mancava all’apertura delle porte << Un giorno smetterò di nascondermi >> annunciò, attirando la sua attenzione << Mi sveglierò un mattino e uscirò nella mia vera pelle >> Charles non disse nulla, si limitò a stringere un po’ di più la mano che teneva << Non posso restare così per sempre >> si sentì la gola stretta in una morsa, come sempre quando ci pensava, ma lo sguardo di lui le diede la forza che le mancava: << Io sarò lì accanto a te, Raven >> assicurò, non c’era alcuna incertezza in lui, una roccia.
Poi tornò il suo sorriso-maschera, indossò la sua pelle umana anche lui proprio come lei, e la lasciò per accogliere gli ospiti.
All’inizio furono strette di mano e benvenuti, brindisi di inaugurazione e discorsi preparati a memoria, la prima ora passò con la velocità sfrecciante di un treno in corsa, a malapena ne ricordava qualcosa, l’unico punto fisso era la presenza costante di Charles al suo fianco.
C’era anche Steve naturalmente, c’erano i suoi amici, ma Charles era diverso, Charles era lì dove ne aveva più bisogno ed era sempre stato così.
Se perdeva il filo di un discorso, lui attirava l’attenzione su di sé con una battuta.
Se le sue mani cominciavano a tremare per l’emozione, lui le stringeva tra le sue con noncuranza.
Se nessuno riusciva a vedere, lui ci riusciva ogni volta.
Aveva sempre desiderato essere altrettanto per lui, voleva essere disperatamente alla sua altezza, farlo sentire al sicuro quanto faceva con lei, aveva sperato persino di esserci riuscita qualche volta, per questo quando lo vide impallidire come la morte ogni altra cosa passò in secondo piano.
Stavano chiacchierando con Angel e Sean, un bicchiere di vino in mano e il resto intorno, quando una distinta signora varcò la porta.
Indossava egregiamente un abito di velluto verde stretto sotto il seno, le spalle morbide erano coperte da una giacca nera coi bottoni di agata lucente, ed erano d’agata anche gli eleganti orecchini e una spilla a forma di gatto sul risvolto.
I capelli striati di grigio erano acconciati in una crocchia morbida, le labbra ripassate di rossetto sobrio piegate in un sorriso curioso, mentre gli occhi scuri vagarono nell’intorno come alla ricerca di qualcosa di preciso.
E parve anche trovarlo a giudicare da come puntò loro due senza alcuna indecisione.
Era bassa, anche coi tacchi non la superava, esile come un giunco, eppure ogni passo possedeva la risolutezza di una regina << Charles, mio caro, è un piacere rivederti >> disse, tendendosi per baciarlo sulle guance, e lui ricambiò come un automa, raggelato.
Tese una mano a Raven << Tu devi essere la famosa Raven. Io sono Edie Lehnsherr, la madre di Erik. Tuo fratello mi ha raccontato meraviglie su di te e a giudicare da questo posto sembra che sia stato anche sincero >> la madre di Erik?
Cercò di non mostrare il proprio stupore, anche se fu piuttosto difficile.
Persino Charles era rigido come una statua al suo fianco << Erik non è qui >> disse soltanto, mentre Raven indicava ad Angel di lasciarli soli con un’occhiata.
Non avrebbe lasciato suo fratello solo con quella donna.
Non sapeva cosa fosse successo con Erik, ma non doveva essere stato nulla di piacevole se gli aveva dovuto cancellare la memoria << Lo so >> rispose lei soltanto e il suo sorriso si affievolì un poco << A dire il vero era con te che speravo di parlare >> << Con me? >> Edie si strinse nelle spalle << Mi hai parlato di questa mostra, ricordi? Mi hai anche invitato a dire il vero. Mi duole tuttavia ammettere che non è stata l’arte a portarmi qui, non del tutto, ma più il bisogno di scambiare con te due parole. C’è un posto appartato in cui farlo? >> << So cosa vuole dirmi >> la anticipò lui con fare colpevole << No, mio caro, ne dubito fortemente >> lo contraddisse lei con un respiro profondo << Non sono qui per biasimarti. Se hai cancellato la sua memoria avrai avuto i tuoi motivi e io non voglio immischiarmi fra di essi. Ma sono piuttosto sicura che il tuo giudizio potrebbe dipendere molto da quanto ho da dirti >> Raven seguì in silenzio lo scambio di battute, notando come lui si accigliò senza capire.
Aveva aumentato di parecchio la dose di inibitori in quel periodo, a volte era persino più svampito del solito, ma le parve che cercasse comunque di entrare nella testa della donna.
Senza riuscirci a giudicare da come sospirò << Andate di sopra >> consigliò, indicando l’ufficio dello staff nel soppalco, poi, per lui: << Ce la fai da solo? >> chiese, e non le importava affatto che l’altra la ascoltasse.
Charles le rivolse uno dei suoi sorrisi incoraggianti, poi fece un cenno con la mano, attirando così l’attenzione di Steve che stava parlando con un paio di ospiti, indicandogli di prendere il suo posto << Non ho bisogno di un cavaliere per tutto il tempo, Charles >> lo rimproverò lei, ricevendo in cambio un bacio sulla guancia << Lo so, lo so... Ma a lui serve una dama >> fu la sua assurda risposta, prima di incamminarsi verso la scala a chiocciola insieme alla donna.
Lo seguì con lo sguardo finché non fu fuori della sua vista, quindi sospirò e svuotò il bicchiere che teneva tra le mani << C’è qualcosa che non va? >> volle sapere Steve, carezzandole i capelli affettuosamente.
Sapeva che uno accanto all’altra sembravano la coppia perfetta, da copertina patinata, e forse il fatto che lui fosse inconsapevole della sua scultorea bellezza era una delle cose che lo rendeva interessante << Charles è un disastro in questo periodo >> lui assentì in un mormorio, cingendole la spalla con un braccio << Dov’è Erik? Mi è parso che avessero legato, giusto? >> << Hanno litigato. E non è proprio il momento perfetto con quello che è successo a mamma... >> << Hai proprio ragione. A dire il vero non credevo che avrebbe reagito così dopo che mi hai detto che lei e tuo fratello non sono molto legati >> Raven lo scostò malamente a quelle parole, trattenendosi a stento dall’urlare: << Come puoi dire una cosa del genere?! >> sibilò, vedendolo spalancare gli occhi d’incredulità << Ma... >> << È sua madre! >> << Lo so, certo, solo che... No, è stato stupido pensarlo, hai ragione >> << Puoi dirlo forte >> azzannò lei, allontanandosi poi a grandi falcate.
Si diresse alla stanza degli occhi come la chiamava Angel, era più buia e appartata rispetto al resto, l’unica cosa illuminata era la parete con le foto, perciò si nascose in uno degli angoli, occupò la panca e rimase a guardare la propria opera come i due sconosciuti poco lontano.
C’erano momenti in cui vedeva qualcosa di più grande nell’immenso collage, sguardi severi che si univano in un monito oppure occhiate più indulgenti che le rivolgevano compassione, ma adesso non riuscì a sentire nulla, non si riconobbe in quell’accozzaglia informe.
Ripensò agli occhi di Sharon.
Comprendeva che non la considerasse parte della famiglia, Raven non l’aveva mai biasimata per questo, ma perché non veniva da Charles?
Sapeva quanto stesse male, l’aveva visto, anche lei aveva assistito al suo mutismo catatonico. Come poteva tenerlo così lontano?
Possibile che non provasse affetto nemmeno per il frutto del suo ventre?
Eppure conosceva già la risposta a quella domanda.
Vide Steve sulla porta ma finse di non farlo e continuò ad ignorarlo anche quando sedette al suo fianco.
Per un po’ non disse nulla, poi si appoggiò al muro alle sue spalle e diede in un respiro profondo << Adoro questo posto >> mormorò, la voce morbida e bassa che l’aveva fatta avvicinare la prima volta, insieme a quel sorriso da bravo ragazzo << Mi sembra di guardare dentro di te >> << Stiamo insieme, Steve. C’è poco che non conosci di me >> lui ridacchiò, si passò una mano trai capelli, poi sospirò << Devi reputarmi davvero uno stupido >> sussurrò poi, senza rabbia, lui non era mai arrabbiato, giusto?
Eppure Raven non aveva mai sentito quel suo tono rammaricato << Cosa stai dicendo? >> << So bene che a me mostri giusto un decimo di quello che sei. Immagino che sia stato lui ad insegnarti visto che non ho mai la più pallida idea di cosa stia pensando, e io non sono un genio né uno psicologo, ma vedo persone con problemi ogni giorno, è il mio lavoro. Non si crea un legame tra fratelli come il vostro senza ostacoli. In due contro il mondo intero, giusto? Basta guardarvi per capirlo >> non si sarebbe stupita di più nemmeno se gli fosse cresciuta una seconda testa mentre non guardava.
Era senza parole << Una famiglia scostante è il primo sintomo, ma c’è dell’altro. La tua diffidenza cronica da cosa dipende? Quale trauma ti porta a pensare che chiunque ti circonda non sia degno di fiducia? Lo percepisco, mi ci scontro il più delle volte. Io vorrei... >> sospirò ancora, continuando a guardare il pavimento per evitare lei << Voglio essere di più per te. Se solo me lo permettessi >> << Se te lo permettessi fuggiresti da me. O peggio >> Steve la guardò come se avesse bestemmiato, sconvolto.
Ferito << Cosa di me te lo fa pensare? >> lei strinse le labbra e lo imitò nel sedere, appoggiandosi anche lei alla parete << Tu sei il tipico ragazzo boy-scout. Bello, buono, onesto. Mi fido di te, Steve, davvero, molto più di quanto non faccia con il resto delle mie conoscenze, ma... ci sono cose che semplicemente non posso dirti >> << Puoi dirmi ogni cosa >> le assicurò, facendola ridacchiare con la sua risolutezza << Credi che io stia scherzando? >> fece lui contrariato e lei tornò seria.
Si mosse per baciarlo lieve sulle labbra, quindi si strinse nelle spalle << Io non sono stata abbandonata >> mormorò infine << Sono stata venduta. Il padre di Charles mi salvò comprandomi >> le parole le uscirono strozzate, cavate a forza dalle sue labbra.
Steve trattenne il fiato, sbiancò, e lei quasi rise visto che non era certo la più sconvolgente delle rivelazioni che poteva fare << C-cosa? >> << Non ricordo molto, ero molto piccola e la paura ha cancellato quel poco che restava. Ero dentro un magazzino, avevo fame, e il giorno dopo ero in questa casa enorme, con un fratello entusiasta che soffriva di solitudine. Charles mi ha raccontato solo molto più tardi quello che era successo davvero. Suo padre era venuto a sapere della mia esistenza per via... mmm... del suo lavoro, ecco. Così mi ha salvato. Dopo nemmeno un anno è morto, ma gli sarò grata per sempre per la vita che mi ha regalato >> si alzò in piedi subito dopo aver parlato, come per fuggire alle sue stesse parole, e Steve la seguì di riflesso, cingendola poi tra le sue spalle ampie.
Si permise di usufruire di quel calore solo per un momento, subito dopo si ricompose, tornò se stessa, forte e fiduciosa << Grazie >> le disse il ragazzo di tutto cuore, e aveva gli occhi lucidi.
La baciò, passionale e amorevole, stringendola con dolcezza << Grazie per avermelo detto >> << So che non è facile essere il mio ragazzo >> disse lei << Ho capito quello che hai detto e mi dispiace. Cercherò... di aprirmi di più, va bene? Ma non è semplice per me >> << Alle tue regole, Raven. Io sono qui >> assicurò, lei si tese per un altro piccolo bacio, quindi si incamminò di nuovo verso la stanza principale.
Appena in tempo per vedere Erik varcare la soglia.




NA: Ciao a tutti!
Scusatemi per il ritardo stratosferico prima di tutto e, secondariamente mi dispiace per il capitolo breve, ma ho preferito mettere qualcosa seppur breve piuttosto che farvi aspettare ancora una settimana -_-''
Primo Raven Pov! Vi è piaciuto? Che ne pensate di questo personaggio?? Fatemi sapere come sempre!! <3 <3

 
   
 
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